Il cortocircuito dello storyblabla sul vino

Il cortocircuito dello storyblabla sul vino

di Fiorenzo Sartore

I nostri lettori, generalmente sui social, si lamentano che storytelling ha rotto le scatole: il termine non piace, va sostituito con qualcos’altro. Io, che con le parole un po’ ci lavoro, sarei anche d’accordo. Mi do da fare quindi a trovare sempre parole nuove per il vostro divertimento. Stamattina a colazione ho inventato storyblabla, chissà cosa sarò capace di inventarmi a pranzo.

Comunque sia, oggi Fabrizio mi ha detto che certi storyblabla sul vino “sono interessanti per l’uno per cento della popolazione. Le persone continuano a comprare vino al supermercato guardando il prezzo e non la qualità”. Come dargli torto? Al massimo potremmo dire che l’uno per cento della popolazione non sono quattro gatti, ma è una magra consolazione.

Niente, da ‘ste parti ci arrotoliamo volentieri sullo storyblabla.

Ma vuoi sentirne una bella? Mica è colpa (per dire) dei blogger. È colpa di voi produttori. I produttori di vino si sentono assediati dall’uno per cento degli enofili, e si sono convinti DAVVERO che il mondo stia parlando solo di solfiti nel vino (cito un argomento a casissimo). Non importa quanto sia fondato quel sentimento, loro ci tengono a raccontare (ve l’avevo detto che eliminavo storytelling) quasi unicamente quanto sono zerosolfiti.

Che va bene, eh. Poi alla fine però a turno, a scadenze regolari, questi hanno un tracollo quando lo storyblabla supera il livello di guardia. Come se ne esce? Non se ne esce. Però adesso lo sapete, quindi regolatevi, almeno un po’.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

13 Commenti

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claudia

circa 8 anni fa - Link

Oramai tutti sanno fare un vino piu' o meno enologicamente corretto. In un mondo dove gli acquisti sono ancora legati al rapporto qualita' prezzo , si cerca la peculiarita' a tutti i costi. Si fa storyblabla per uscire dall'anonimato , per vendere, per creare valore aggiunto. a amici Intravinici, quindi volete dirmi che la favola dell'artigianalita'è gia' finita? Io che avevo inizato a crederci

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Emanuele

circa 8 anni fa - Link

Finita? Nient'affatto. Sta solo a te, a me, a tutti leggerla e ricercarla criticamente. Meno storytelling, più fact-finding.

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Lorenzo Biscontin

circa 8 anni fa - Link

Storytelling si traduce narrazione; le persone guardano al valore (percepito) piu' che al prezzo; sull'appiattimento dei produttori di vino ai codici/valori delle nicchie di enoappassionati torniamo a guardare il quadrato semiotico dei wine lovers.

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Marilena

circa 8 anni fa - Link

D'accordo con te Fiore. Noi produttori dovremmo ricordarci più spesso che i social sono nati per ottimizzare il cazzeggio, non per vendere. Che poi, cazzeggiando cazzeggiando, qualcosa si vende pure.

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Luigi d

circa 8 anni fa - Link

Ho paura che si stia confondendo lo storyblabla con il marketing. O, peggio, viceversa.

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Federico

circa 8 anni fa - Link

Troppo bello storyblabla! Applauso a Fiorenzo

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Francesco Garzon

circa 8 anni fa - Link

Però questi rumors hanno dato adito a diversi approcci, espressioni ed idee da parte di esperti del vino sui loro blog, etc.... Molto interessanti. Comunque quoto Emanuele.

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Rossano

circa 8 anni fa - Link

Mi pare di capire che il succo sia che il problema -o almeno un problema- del mondo del vino sia il fatto che comunica in maniera ostica, rivolgendosi ad un pubblico troppo ristretto e specialistico. Di solito l'immediato corollario è che la soluzione al problema del mondo del vino sia la semplificazione dei modi della comunicazione del mondo del vino, con immancabile citazione della casalinga di Voghera. Al di là delle mie coloriture da post-blabla, la linea del tuo post è più o meno questa, oppure ho fatto sbajo di erore?

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Fiorenzo Sartore

circa 8 anni fa - Link

dunque no: molte aziende parlano piu' che in maniera ostica in maniera omologa, quanto ai contenuti, a quel che confabula il famoso pubblico ristretto che essendo rumoroso pare fondamentale. poi quando quei contenuti diventano una palla al piede svalvolano, da qui il cortocircuito. comunque gente qui mica si blogga, si fa arte astratta. tu ci vedi la casalinga di voghera, quell'altro "la fine della favola dell'artigianato" (eh?). mi ci vorra' un esegeta, o in alternativa devo diventare bravo a spiegare.

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Federico

circa 8 anni fa - Link

Tendenzialmente si legge volendo capire ciò che si vorrebbe che ci fosse scritto, così da rispondere ciò che si sarebbe voluto dire a prescindere da ciò che si è letto e che è stato scritto. :-)

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Ale

circa 8 anni fa - Link

il king del storytelling: https://www.youtube.com/watch?v=HjNTu8jdukA

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Samuele

circa 8 anni fa - Link

Bravo Fiorenzo! A noi produttori ogni tanto viene in mente che quello che abbiamo davanti non sia solo un uomo assetato di cose buone ma anche un uomo a cui possa interessare tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi dieci anni per arrivare a quel risultato. Poi rientriamo nel nostro corpo e spesso davanti ci troviamo un uomo basito ed annoiato che aspetta solo di riempire il bicchiere per continuare l'assaggio. Scusateci ma spesso è più forte di noi. :-)

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sergio

circa 8 anni fa - Link

Questo è un estratto di uno delle migliaia di link che trattano l'argomento storytelling: . "Le origini In molte culture, come pure anticamente nella nostra, il cantastorie era ed è ritenuto un personaggio a stretto contatto con il divino, una figura sacra che veicolava sulla terra i messaggi degli Dei. Basti pensare ad Omero e ai rapsodi dell’antica Grecia, ai cantastorie tradizionali dell’Africa, delle varie nazioni dei Nativi Americani, o dei Nativi dell’Australia. Ovunque la cultura venga trasmessa senza il supporto della scrittura, lo storyteller è stato considerato ed è tutt’ora una figura sociale di grande importanza. E` colui/colei che garantisce la continuità e la trasmissione dei valori tradizionali e dell’identità. Questa è stata una realtà anche in Europa, fino all’alfabetizzazione di massa e all’ingresso della televisione nelle case, cioè fino al momento in cui la memoria e la comunicazione sono stati spostati dal piano orale a quello letterario e poi mediatico. Alla fine degli anni ’60, negli Stati Uniti...ecc..." . Insomma, si è sempre fatto lo storytelling. E lo fa anche Intravino in alcuni post. . Il problema vero è, per chi riceve la "storia", di sviluppare delle ottime capacità di analisi critica e distinguere il vero dalla fuffa, dalla RETORICA. Che è forse più difficile della degustazione di un bicchiere di vino.

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