Il business della sostenibilità ambientale, sigle e personaggi: Magis, Tergeo, Bayer, Scienza e poi…

di Giovanni Corazzol

Nel 2011 a Montepulciano venne presentata, su iniziativa dell’azienda agricola Salcheto di Michele Manelli, la Carta di Montepulciano. La Carta di Montepulciano può essere considerata il punto di partenza di un percorso che negli ultimi anni è stato seguito e recepito a più livelli, sia istituzionali che economici: il percorso per la definizione ed applicazione di protocolli mirati a perseguire la sostenibilità ambientale in tutta la filiera del vino. Sostenibilità è concetto vago, un po’ a rischio supercazzola. Secondo il manifesto redatto dal Forum per la sostenibilità del vino è un “sistema di analisi ambientale unico, condiviso e comparabile; per il progetto V.I.V.A. Sustainable Wine promosso dal Ministero dell’Ambiente, è il modo per migliorare l’ecosostenibilità del settore vitivinicolo italiano, rendere il consumatore consapevole dell’impatto ambientale del vino e incoraggiare la competitività delle aziende del nostro Paese. Seguono una selva di documenti, rapporti, istruzioni operative che magari riescono a rendere un po’ più concreto il concetto, ma per ora accontentiamoci.

Oggi molti sono i progetti e le iniziative, anche commerciali, che hanno sviluppato l’indirizzo tratteggiato nel 2011. E’ lo stesso Forum per la sostenibilità del vino a presentare una panoramica dei progetti in essere e lo fa nel primo rapporto sulla sostenibilità del vino, appena pubblicato (25 ottobre del 2014):

Citando lo stesso rapporto “questo vero e proprio movimento scientifico-produttivo vede coinvolti 31 tra Università e Centri di Ricerca, 10 tra Associazioni ed Istituzioni Governative e 537 aziende produttrici oltre a svariate imprese di servizi lungo la filiera”.

Ed in effetti in questi progetti si leggono i nomi dei più importanti attori del mondo del vino italiano a comprova del fatto che il tema è assai sentito. Facciamo qualche esempio tralasciando di citare le aziende (l’80% della produzione italiana) e partendo dallo stesso Forum che in home page del proprio sito riporta: “ll Forum per la Sostenibilità Ambientale del Vino si è costituito nel Febbraio del 2013, su iniziativa di Attilio Scienza, Michele Manelli e Marco Sabellico e con il sostegno di Gambero Rosso Holding e Unione Italiana Vini”.

Manelli di Salcheto ispiratore della Carta di Montepulciano e Marco Sabellico del Gambero Rosso sono nomi noti agli appassionati, Attilio Scienza magari un po’ meno in quanto è figura assegnabile all’area tecnico-scientifica: è infatti docente alla facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari dell’Università degli Studi di Milano.

Ed è sicuramente in forza di questa competenza che il suo nome compare anche quale Presidente del Comitato tecnico-scientifico di MAGIS VINO, il progetto di Bayer Cropscience (azienda del gruppo Bayer, sì quello dell’aspirina) per la sostenibilità in viticoltura. MAGIS che compare nella Guida ai Vini 2015 dell’Espresso con un proprio bollino in corrispondenza delle schede di quelle aziende che quel protocollo hanno adottato. Magis che con Manuela Casaleggi risulta essere tra gli aderenti del Forum.

Interessante poi notare, oltre a Scienza, chi altri è stato coinvolto dal progetto della Bayer; in particolare l’Assoenologi presieduta da Riccardo Cotarella e la stessa UIV presieduta da Domenico Zonin che è ispiratrice del Forum ed anche coordinatrice di un altro progetto sulla sostenibilità, il progetto Tergeo (come segnalato nel commento di Carlo Flamini UIV non è più nel panel del progetto di Bayer, è Bayer assieme ad altre aziende ad essere tra i partner di UIV nel progetto Tergeo): “Il punto di partenza del progetto Tergeo è: se faccio monitoraggio in vigneto sulle modalità di utilizzo degli agrofarmaci, perché non coinvolgere chi gli agrofarmaci li produce al fine di stilare insieme un protocollo di “best practices” che sia per l’azienda garanzia effettiva di riuscita nell’attività di difesa al minor impatto ambientale possibile e al minor costo? Rimanendo in vigna, se faccio attività di monitoraggio nell’utilizzo delle macchine irroratrici in ottica sicurezza, salvaguardia e tutela dell’ambiente, perché non coinvolgere i produttori di queste tecnologie nello stilare un protocollo che definisca insieme alle imprese il loro miglior utilizzo possibile?”.

Anche il progetto Tergeo coinvolge la migliore espressione delle competenze tecnico-scientifiche disponibili tra cui il professor Ettore Capri del Centro di Ricerca sull’Agricoltura Sostenibile (OPERA) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Ovviamente anche Capri risulta tra gli aderenti al Forum, così come risulta responsabile del già citato progetto V.I.V.A. Sustainable Wine e referente per l’Università del progetto ECO-PROWINE, finanziato dalla UE.

Insomma il Forum per la sostenibilità del vino pare una sorta di Gruppo Bilderberg della sostenibilità. Ci stanno dentro a vario titolo i più importanti produttori italiani, i più importanti esponenti del mondo accademico e scientifico, enti corporativi, le aziende che sul tema hanno investito. I nomi che compaiono sono sempre i soliti, si ripetono e la ragione sarà da ricercarsi nell’estrema competenza che sanno esprimere. Io intanto preparo i bagagli per Fornovo, vado a Vini di Vignaioli, sotto al tendone, a respirare un po’ di insostenibilità. Chi invece volesse saperne di più sulla sostenibilità si iscrivesse nientepopodimeno che al World Wine Economic Forum, non lo fanno a Davos, ma a Merano. Modera Michele Manelli, tra i relatori Attilio Scienza. Vado a prendermi un’aspirina? (ops)

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

16 Commenti

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Antonio

circa 9 anni fa - Link

Tutti questi progetti sono fuori legge. Riporto un po' di normative, leggetevele. Se il nostro sistema giudiziario venisse messo nelle condizioni di operare.... ne vedremo delle belle. Tra l'altro tutti questi progettini sono stati finanziati da denari pubblici, di tutti i cittadini. Art. 515 Codice Penale. Frode nell'esercizio del commercio. Chiunque, nell'esercizio di un'attività commerciale, ovvero in uno spaccio aperto al pubblico, consegna all'acquirente una cosa mobile per un'altra, ovvero una cosa mobile [c.c. 812; c.p. 624], per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita, è punito, qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 2.065 (2). Se si tratta di oggetti preziosi, la pena è della reclusione fino a tre anni o della multa non inferiore a euro 103 [c.p. 29] (3) (4). REGOLAMENTO (CE) N. 834/2007 DEL CONSIGLIO del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91 ETICHETTATURA Articolo 23 Uso di termini riferiti alla produzione biologica 1. Ai fini del presente regolamento, si considera che un prodotto riporta termini riferiti al metodo di produzione biologico quando, nell’etichettatura, nella pubblicità o nei documenti commerciali, il prodotto stesso, i suoi ingredienti o le materie prime per mangimi sono descritti con termini che suggeriscono all’acquirente che il prodotto, i suoi ingredienti o le materie prime per mangimi sono stati ottenuti conformemente alle norme stabilite dal presente regolamento. In particolare i termini elencati nell’allegato, nonché i rispettivi derivati e abbreviazioni, quali «bio» e «eco», possono essere utilizzati, singolarmente o in abbinamento, nell’intera Comunità e in qualsiasi lingua comunitaria, nell’etichettatura e nella pubblicità di prodotti che soddisfano le prescrizioni previste dal presente regolamento o stabilite in virtù del medesimo. Nell’etichettatura e nella pubblicità di un prodotto agricolo vivo o non trasformato si possono usare termini riferiti al metodo di produzione biologico soltanto se, oltre a tale metodo, anche tutti gli ingredienti di tale prodotto sono stati ottenuti conformemente alle prescrizioni di cui al presente regolamento. 2. I termini di cui al paragrafo 1 non vanno utilizzati in alcun luogo della Comunità e in nessuna lingua comunitaria, nell’etichettatura, nella pubblicità e nei documenti commerciali di prodotti che non soddisfano le prescrizioni del presente regolamento, salvo qualora non si applichino a prodotti agricoli in alimenti o mangimi o non abbiano chiaramente alcun legame con la produzione biologica. Nell’etichettatura e nella pubblicità non sono inoltre ammessi termini, compresi i termini utilizzati in marchi, o pratiche che possono indurre in errore il consumatore o l’utente suggerendo che un prodotto o i suoi ingredienti soddisfano le prescrizioni del presente regolamento. 3. I termini di cui al paragrafo 1 non vanno utilizzati per un prodotto la cui etichetta o pubblicità deve indicare che esso contiene OGM, è costituito da OGM o è derivato da OGM conformemente alle disposizioni comunitarie DECRETO LEGISLATIVO 27 gennaio 1992, n.109 Art. 2. P u b b l i c i t a' 1. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicita' dei prodotti alimentari non devono indurre in errore l'acquirente sulle caratteristiche del prodotto e precisamente sulla natura, sulla identita', sulla qualita', sulla composizione, sulla quantita', sulla durabilita', sul luogo di origine o di provenienza, sul modo di ottenimento o di fabbricazione del prodotto stesso. 2. L'etichettatura, la presentazione e la pubblicita' dei prodotti alimentari, fatte salve le disposizioni applicabili alle acque minerali naturali ed ai prodotti destinati ad una alimentazione particolare, non devono essere tali da indurre ad attribuire al prodotto proprieta' atte a prevenire, curare o guarire malattie umane ne' accennare a tali proprieta' che non possiede; non devono, inoltre, evidenziare caratteristiche particolari, quando tutti i prodotti alimentari analoghi possiedano le stesse caratteristiche

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Giovanni Corazzol

circa 9 anni fa - Link

Antonio, innanzitutto non risulta che tutti i progetti siano stati finanziati da denaro pubblico e anche fosse la cosa di per sé non configurerebbe alcun reato. In secondo luogo se ritieni di poter provare quanto dichiari ti invito a rivolgerti agli organi competenti, quelli che la normativa la possono interpretare e semmai applicare. Qui affermare che questi progetti sono fuori legge espone solo te e noi inutilmente. Prego esimersi

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Antonio

circa 9 anni fa - Link

Mi sono espresso male. Hai ragione e chiedo scusa. Mi correggo...secondo me questi progetti fanno pubblicità delle aziende e dei loro prodotti come se fossero produzione biologiche o comunque metodi e prodotti migliori delle normali produzioni convenzionali. (in ogni caso è il mio punto di vista). Perché mi ha toccato tanto? Leggendo la guida dell'espresso 2015 con un caro amico, sono rimasto sconvolto da una sua affermazione:<>. Il marchio affianco era Magis. Ho dovuto faticare a spiegargli che il marchio non aveva niente a che fare col biologico e che quasi tutte le aziende in questione non avevano la certificazione Bio. Mi si è aperto un mondo! :-) :-) Non tutti sicuramente ma tantissimi hanno percepito finanziamenti pubblici, ma molti hanno preso contributi dell'unione europea ed altri contributi pubblici.

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Antonio

circa 9 anni fa - Link

Mi ha tagliato le virgolette ... riporto l'affermazione del mio amico:"che bello tutte queste aziende Bio!, anche importanti....."

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Maurizio

circa 9 anni fa - Link

nulla di fuorilegge secondo me.In quella lista ci sono comunque cose piuttosto diverse. Ad esempio vite.net di horta è un sistema previsionale sulla probabilità di malattie in funzione dei dati meteorologici (principalmente) si basa su modelli matematici messi a punto da ricercatori italiani ed è effettivamente uno strumento di alto livello molto utile a limitare il numero dei trattamenti antiparassitari. Quindi direi proprio che va nella direzione dichiarata. Su altre iniziative con ambizioni più grandi e partner di varia natura il discorso si fa complicato e anche parecchio confuso. Il concetto di sostenibilità dovrebbe comunque basarsi su parametri misurabili e oggettivi, ma quando si pensa più alla comunicazione che alla sostanza è abbastanza facile rivoltare la torta e dimostrare che, ad esempio, il biologico è meno sostenibile di un "convenzionale fatto bene". Insomma, diciamo la verità, per voi consumatori sapere come stanno davvero le cose non è mica facile.

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indie

circa 9 anni fa - Link

scusa, ho letto due volte l'articolo, sono un semplice appassionato ma non sono molto addentro alle cose del vino quanto molti altri. in sostanza cosa volevi dire nell'articolo? io non l'ho capito

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Giovanni Corazzol

circa 9 anni fa - Link

guarda che vivere da semplice appassionato non è male. ;)

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antonio

circa 9 anni fa - Link

Visto che siamo in argomento, vorrei toccare il punto che da sempre mi lascia perplesso circa le certificazioni biologiche. Gli enti preposti alla certificazione in Italia dovrebbero essere circa una decina, sono organismi privati che vengono pagati da chi chiede la certificazione. i miei dubbi sono soprattutto i seguenti: 1) Si presume che a fronte del rilascio di una certificazione le aziende in questione siano soggette a controlli periodici o a campione. Senza voler includere nel mucchio chi produce altro, ma fermandomi al settore vino, di quanto personale dispongono questi 10 organismi per poter controllare regolarmente i propri clienti? A giudicare dal numero di etichette bio certificate presenti sul mercato, se fossero in numero adeguato avremmo risolto il problema della disoccupazione nel nostro paese! 2) Se l'organo controllante viene pagato dal controllato, giocoforza si presta al sospetto che rilevare eventuali irregolarità porta come conseguenza la perdita del cliente. Chi è così pazzo da perdere volontariamente il cliente? Questo mi porta a diffidare delle varie certificazioni più o meno roboanti, preferisco in questi casi basarmi sulla serietà del produttore piuttosto che su una certificazione che a spanne si riduce ad una serie di scartoffie più che a fronte di un controllo serio.

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Lorenzo

circa 9 anni fa - Link

Antonio, I controlli vengono effettuati ed anche molto seriamente, In più, a differenza dei vari triple a, vinnatur, viniveri ed altri ammennicoli ameni, i controlli non vengono effettuati solo in bottiglia, ma anche in campagna e, soprattutto, in diversi periodi dell'anno. Controllare i residui del vino in bottiglia non serve praticamente a nulla, tutti sanno che le molecole hanno un tempo di decadimento ed uno di rilevabilità. In più la fermentazione alcolica fa il resto. Almeno, un vino certificato come biologico, si porta dietro una normativa ed dei controlli molto seri. Il vino naturale... Direi proprio di no. Chissà perché tutti questi produttori naturali non si certificano come produttori di uva biologica in primis.,. Dovrebbero fare, quantomeno, come ha fatto il demeter per il vino biodinamico, ovvero, sancire che come minimo tutte le uve provengano da agricoltura biologica.

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doxor

circa 9 anni fa - Link

ma guarda che i 'vignaioli naturali' seri, o almeno le decine che ho conosciuto, di partenza sono sicuramente biologici in vigna, e anche più e molto più strettamente dei 'certificati'. Poi certo finché non c'è un disciplinare regolamentato ognuno può definirsi naturale quanto vuole

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Maurizio

circa 9 anni fa - Link

Antonio qualunque certificazione è uno strumento imperfetto e i rischi che evidenzi esistono. I controlli non documentali, cioè quelli su foglie e frutti e successive analisi, sono fatti a campione, quindi non tutti gli anni e su tutte le aziende, ma vengono fatti, e i certificatori sono a loro volta soggetti a controllo. La serietà del produttore può essere un parametro attendibile ma si basa su un giudizio soggettivo tuo non su dati oggettivi, vale comunque solo se conosci personalmente il produttore e ti fidi di lui. Ovviamente questo è un caso che nel mercato mondiale del vino rappresenta l'eccezione, non certo la regola nel rapporto tra produttore e consumatore.

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carlo flamini

circa 9 anni fa - Link

Solo una precisazione: Unione Italiana Vini, pur avendovi aderito dall'inizio, non partecipa più al progetto Magis. Il pdf citato nell'articolo è del 2011. L'impegno di Unione Italiana Vini nella sostenibilità si concreta oggi nel progetto Tergeo, da essa stessa ideato e portato avanti, e a cui Bayer partecipa con un proprio protocollo di difesa vigneto, valutato e approvato dal Comitato tecnico scientifico del progetto, iter a cui vengono sottoposti tutti i protocolli che intendano entrare nel circuito Tergeo. http://www.uiv.it/aziende-partner/. Grazie in anticipo per una rettifica anche nel testo del post. Carlo Flamini, Corriere Vinicolo-Unione Italiana Vini

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Giovanni Corazzol

circa 9 anni fa - Link

Gentile Flamini la ringrazio per la segnalazione, provvedo a correggere. Mi permetto di consigliare che sollecitiate la rimozione del documento che ho linkato.

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Antonio

circa 9 anni fa - Link

Per spiegare ancora meglio li perché ritengo il concetto di "Sostenibilità" assolutamente fuorviante e contrario alle normative che ho esposto sopra (frode in commercio, la 109 e regolamento bio). Riporto qui alcuni link di come guide e giornalisti ancora facciano confusione. Iniziamo con Slow Wine, Giavedoni viene intervistato da Vanity Fair: http://www.vanityfair.it/vanityfood/food-news/14/10/24/slow-wine-2015-guida-migliori-vini-slow-food La giornalista Vanity Fair domanda: "Quali sono le grandi novità di quest’anno?" Giavedoni:"Le grandi regioni, ovvero Piemonte, Toscana e Veneto, continuano a rimanere importanti ma c'è molto fermento al centro, nelle Marche e in Abruzzo e al sud, tra Puglia, Campania, Calabria e Sicilia, dove c’è un’energia particolare. Inoltre il numero di aziende biologiche nella Slow Wine di quest’anno è decisamente aumentato dall’anno scorso: da 450 a 590. È il segno di una forte attenzione verso la sostenibilità che non abbiamo notato solo da parte delle piccole realtà ma anche delle grandi aziende". Vanity Fair domanda: "Come si fa ad accorgersi che un vino è stato davvero prodotto in modo sostenibile leggendo l’etichetta?" Giavedoni: "Non c’è un modo per capire se si sta per bere biologico. Può esserci una certificazione, che non dà però le garanzie estese che noi vorremmo. Per non parlare delle tante aziende che si autocertificano biologiche, sulle quali non c’è controllo perciò da parte del consumatore si chiede un atto di fiducia". A ecco Giavedoni, associ il concetto di sostenibilità a biologico esprimendo perplessità sul metodo di certificazione biologico. Poi riporto un articolo della Stampa http://www.lastampa.it/2014/10/23/scienza/ambiente/architettura/e-il-vino-diventa-eco-1olpVMmiIkmXzFYdOa2D5L/pagina.html dove c'è poco da dire...si usa la parola "eco" ma la Cantina dovrebbe avere la certificazione biologica per potersi presentare come "eco". Anche qui tanta confusione tra "eco" e sostenibilità.

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Paolo

circa 9 anni fa - Link

Non hai torto nelle osservzioni che esprimi, Antonio, ma ti faccio sommessamente notare che citi un'intervista su un tema "complesso" pubblicata da VF. Non sul "Zeitschrift fur Naturwein" o su "wine & Ecological Economics". Si parla di rivista il cui abbonamento è negletto anche da parrucchiere e dentisti; e chiunque la legga, cosa andrà a cercare a tuo parere in quelle pagine? Il matrimonio veneziano di clooney o la disanima sulla sostenibilità/naturalità dei vini? Difficile dire cosa sia peggio: le parole pronunciate o il farsi portavoce della sostenibilità su una rivista del livello di VF?

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