I nostri migliori assaggi di Vinitaly 2013 e dintorni, tra etichette mainstream e piccole chicche. E i vostri?

di Intravino

Quella che segue è una lista incompleta dei migliori assaggi pescati nei taccuini di degustazione degli editor di Intravino al Vinitaly 2013. Coraggio, un bel brainstorming di gruppo e ognuno ci metta del suo.

Fabio Cagnetti
Barrosu Riserva Franzisca 2010 Montisci: un vino immenso e soverchiante, che non fa prigionieri. Tale è la sua personalità, il suo corpo, il suo equilibrio nell’eccesso di tutto (alcool, acidità, estratto, sali) che il degustatore diviene soggetto passivo, rapito. Un’espressione personale e verace di cannonau che si erge a punto di non ritorno non solo della regione, che vanta in Mamoiada (dove c’è anche l’eccellente Sedilesu) il suo Grand Cru più nobile. Assieme al blasonatissimo e costosissimo Ermita di Alvaro Palacios (peraltro convertitosi in biodinamica in tempi non sospetti), che però ha un saldo di cabernet sauvignon e altre uve, oggi la più grande espressione del grenache fuori dal Rodano.
Cesanese del Piglio Ju Quarto 2010 La Visciola: assaggio da magnum che vuole convincermi che il Cesanese può arrivare fin qui. Ad avere sì polpa, ma anche tanta eleganza e precisione, senza sconfinare in eccessi, un vino vibrante e solare, senza effetti speciali ma con una compostezza e una piacevolezza da manuale. Il miglior vino del Lazio da tanti anni (senz’altro più di dieci) a questa parte; fa sorridere come questo sia considerato dal produttore il meno importante dei tre cru, senza togliere agli altri, coerenti con l’alto livello della produzione aziendale. Purtroppo non ce n’è più.
Sylvaner 1983 Terlano: ormai solo i neofiti si possono stupire della qualità delle vecchie annate di Terlano. Il profilo, per chi non è estraneo alle grandi espressioni di quest’uva, è assolutamente coerente e rigoroso, ma l’assaggio alla cieca spiazza comunque visto che Terlano non produce più un Sylvaner da parecchi anni. Che lo storico cantiniere Sebastian Stocker sia un genio è risaputo, mi spingerei più in dettaglio a lodare la sua impressionante perizia nel vinificare uve semiaromatiche. In Italia non c’è un altro Sylvaner in cui la potenza non soggioghi l’eleganza, un discorso che potrei ripetere con il Gewurztraminer 1986, espressione mai più pareggiata di un’uva davvero difficile da trattare se l’obiettivo è l’emozione. Un autentico UFO.

Francesca Ciancio
Mai come quest’anno, con tutta questa pioggia, la voglia di mare si è fatta sentire. L’ho cercato anche al Vinitaly e sono andata a bermi vini di mare e sale. Il “Dietro le case” di Cantine Barbera e’ un riassaggio recente e una conferma mai scontata. Inzolia in purezza da vigne vecchie di 40 anni. Un vino netto, pulito, che non strizza l’occhio a facili e piacioni sentori frutto-floreali. È siculo, senza dubbio, ma non gioca sull’esplosività. Piuttosto sceglie la via del sale e della mineralità. A ricordarti del mare a due passi e del fiume Belice con i suoi lasciti alluvionali. 
Lo Zibibbo di Nino Barraco è secco, ma anche dolce in quanto tenero. Il Moscato d’Alessandria marsalese non “orientaleggia” come quello pantesco. È più pudico nelle sue note primarie di zagara e ginestra ed è vero che c’ha l’albicocca, ma ha soprattutto pompelmo, erbe fresche aromatiche e una sapidità degna della riserva dello Stagnone. Che poi non è mica tanto lontana dalle vigne di Nino. Prendo il mare aperto e me vado a Vulcano da Paola Lantieri: è un passito, è salino ed è vulcanico. Chiedere di più a una Malvasia delle Lipari non si può. C’ha un’etichetta rosa antico che subito fa vacanza eoliana e piedi scalzi. La frutta secca, il miele, la nocciola tostata, tutti dentro uno scialle di brezza marina. Iodio, alghe, bocca salata.

Jacopo Cossater
Basta un veloce assaggio di quello che una volta imbottigliato sarà il Grillo “Vignamare” 2012 di Nino Barraco per ritrovarsi immediatamente lì, in mezzo a quel particolare appezzamento non lontano da Marsala che si affaccia sulla spiaggia, letteralmente. Vento, sole e mare. Nel bicchiere ci sono quell’immagine e quelle sensazioni prima di una chiusura che spicca per la qualità dei sali minerali, così distintamente avvertibili sulle labbra. Circa mille chilometri più a nord Paolo Vodopivec ha prodotto dalla vendemmia del 2009 due vitovska spettacolari per purezza e luminosità. Due vini capaci di ridisegnare ancora una volta ai miei occhi i confini del Carso e non solo: non ricordo infatti vini bianchi italiani di pari annata con lo stesso straordinario ritmo. Wow. E poi il Rosso 2010 di Alessandro Dettori, un cannonau che durante l’assaggio ti porta altrove tale è la qualità del timbro mediterraneo che è in grado di sprigionare. Slancio, profondità, eleganza. Ed è subito meraviglia.

Andrea Gori
Centottanta Florio Zibibbo: affinato in 3 carati di rovere usati per malvasia vergine del ’63. Mallo di noce, cotognata e rafano, oro verde guizzante, beva sorprendente e lieve, coccolante e moderno, grande trait d’union tra passato e futuro. 91
Luce 2010 Frescobaldi: freschezza e frutto incredibili, legno zero, controllo e calma. Se non lo assaggiate da un po’ è il momento di riprovarlo. 94
Carmenere Tenuta San Leonardo 2007: solo magnum, 40 anni vigneto, esotico e alpino allo stesso tempo, balsamico e speziato, tannino stupendo, soffice eppure potente, grande stoffa e persistenza. 93
Champagne Winston Churchill 2000 Pol Roger: Ricco ed elegante, mela, ribes rosso e classe, lieve fumè intensità minerale e iodio. Sospeso e scontroso sulle prime ma immenso per riscontri e capacità di lasciarsi ricordare. In una fase molto pinot nero ma presto si completerà.  95

Andrea Marchetti
Val delle Corti: la paurosa verticalità del Chianti di Radda in una sequenza di vini splendidi, riserva 2007 su tutti, ma fin dal base una bevibilità fuori del comune.
Le Ragnaie: una sequenza perfetta, dal Chianti Colli Senesi, vino quotidiano e di pronta beva, ma buonissimo, al Brunello Vecchie Vigne, al tempo stesso classico e dinamico, passando per il rosso di m. ed il fornace, dal profilo più caldo, ma ben calibrato.
Le Chiuse: sempre belli i vini di Simonetta Valiani, Nicolò e Lorenzo Magnelli, un metodo classico da sangiovese grosso semplice, ma molto gradevole, un brunello 2008 che brilla per freschezza ed una riserva 2007 riuscita e classica.

Mauro Mattei
Il primo dei tre vini che porto a casa è Breg 2006 di Josko Gravner, un capolavoro. Assaggiato “massonicamente” nel retrobottega di uno stand si è mostrato subito per quello che è: introverso e a suo modo esplicito. È frutto di un’annata superba, le uve caratterizzate da un attacco poderoso di botrite sono state raccolte alla metà di novembre. Il naso è ricco, caratterizzato da note iodate e frutta matura a non finire. Bocca larga, succosa, connotata da un finale piacevolmente austero. 
Il secondo assaggio, direttamente da Vinnatur, è “Le Verre De Poetes” di Chateau de Montrieux, Loira. Il Dio dei Pineu d’Aunis, senza dubbio alcuno. Vigna a piede franco, vecchia di 140 anni e vinificazione che non prevede alcuna macerazione carbonica. È espressione pura della varietà: naso fra il dolce e piccante, bocca scorrevole e soda, finale piacevolmente tannico. Un incubo la bevibilità assassina, caldeggiamo l’imbottigliamento in soli formati “monstre”.
Il terzo assaggio è figlio del territorio che mi ospita: Barolo 2009 La Serra, Giovanni Rosso. Al naso ha tutto ciò che ti aspetti da un vino di Serralunga d’Alba: austero, serrato ma definito. Ricordi di frutta croccante, succo di melograno, fiori rossi. In bocca è giustamente rigido e mostra una sana tensione. Grande interpretazione di un’annata mediterranea.

Fiorenzo Sartore
Tre assaggi all’insegna dell’insaputismo. Nel senso che ci sono finito a mia insaputa, non erano in elenco. Del resto l’inaspettato può essere meglio del solito tran-tran. Comunque, ecco: Arcari+Danesi hanno fatto centro (o ha fatto? Quanti sono? Vabbe’) con un Franciacorta Satèn millesimato che unisce la gnoccaggine del setoso alla trama comunque salina, verticale, che uno dice “non pare manco un Satèn”. E’ un complimento? Non lo è? Ai posteri eccetera. Io dico che lo è. Una collega (commerciante) poi m’ha trascinato manu militari ad assaggiare Tosolini, sì, quello che fa grappa. E in mezzo ai distillati a me piacque un botto il suo Limone Amaro, che è un “distillato e infuso di purissimi limoni italiani” come dicono loro. Ora, se avete la scimmia del limoncino, ma vi vergognate a trangugiare quella roba dolcina ebbasta (quando va bene) qui avete una via d’uscita dignitosa, visto il perfetto equilibrio dolceamaro (appunto), assieme alla selva di aromi stratificati. Bella sorpresa. Infine, siccome sono un proseccofilo impenitente, devo elencare l’impressionante (nel senso che rimane impresso) Rive di Solighetto di Spagnol: veramente una meraviglia, tutto frutta e consistenza, profondo, lungo, il genere di assaggio che concluderesti volentieri baciando in fronte il produttore.

Antonio Tomacelli
Avere il padiglione Vivit a due passi da casa — la Puglia — ha segnato profondamente il mio Vinitaly: altri cinque minuti lì dentro e mi avrebbero assegnato alle pulizie. Tante le bottiglie saggiate e tra le migliori c’è, sicuramente, l’Accamilla 2011 della Cantina Camerlengo di Barile (Pz), un bianco da malvasia, santa sofia e cinguli (a sort of trebbiano) stramacerato per 10 giorni nei tini di castagno. A un naso ancora in via di definizione fa contrappunto una bocca esplosiva, ricca, fruttata di albicocche e erbe aromatiche. Bella acidità e uno zic di tannino che non guasta (p.86). Sempre più convincente il primitivo biodinamico di Morella, l’Old Vines 2005, da vecchi alberelli posizionati nel triangolo d’oro tra Manduria, Sava e il mare. Frutto, eleganza e robustezza non gli mancano e siamo davvero a un passo dai mostri sacri (p.89). Chiudo con una delle migliori barbera mai assaggiate, la Lia Vì di Carussin, polposa, fresca e senza gli spigoli classici del vitigno. Bevibilità da urlo che merita un 87 p. in scioltezza.

26 Commenti

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Eugenio

circa 11 anni fa - Link

Niente Vinitaly, solo Collateral. E a random dico: Cornelissen, tutta la batteria (specie Munjebel VA); il suo vicino di banchetto Robinot (Les Vignes De L'Ange-Loira); Dario Princic tutta la batteria (e un Pinot Grigio '11 che ho cercato di fregare); Costadilà col 280 SLM, macerato frizzante, da beva infinita; Principiano per almeno una barbera e mamma-lì-Baroli; Kupra '10 dove Casolanetti trovò la quadratura del cerchio; Litrozzo Bianco '12, dove Antonuzzi (Le Coste) fece del vino quotidiano un paradigma; Habemus '11 di San Giovenale, dove Casolanetti disse "Si può fare!" nel Lazio; Mida '09 di Allevi, forse il meglio rosso a Cerea. E signor Cagnetti, stretta di mano e abbraccio virtuale per Montisci, ne rimasi folgorato sulla via di Gusto Nudo e ne scrissi in trance. To be continued... (forse

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Nadia Verrua

circa 11 anni fa - Link

Magma Rosso 2011, Frank Cornelissen!

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Adriano Aiello

circa 11 anni fa - Link

Montisci è anche nel mio di cuore, non solo enologico, da quando l'anno scorso a Sorgente del vino tirò fuori formaggio e prosciutto in quantità industriali. Fu un'ora di compulsione e goduria inumana. Grande uomo sardo!

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la cinta milanese

circa 11 anni fa - Link

Feudo '10 Gerolamo Russo, alla scoperta del nerello mascalese.

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la cinta milanese

circa 11 anni fa - Link

Girolamo Russo, sorry.

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Montosoli

circa 11 anni fa - Link

Verdicchio - Viticoltori Finocchi Piromafo - Valle dell'Asso Taurasi Opera Mia - Cavaliere Pepe Sagrantino Passito - Colle Ciocco Chianti Riserva I Tre Borri - Corzano e Paterno Barolo Prapo' - Schiavenza Barolo Sette Anni - Conterno Franco Guado de Gemoli - Chiappini Aglianico Valle del Noce- D'Angelo Spirasole - Renicci Barbaresco Rio Sordo Riserva - Cascina Bruciata Fiano Avellino - Sarno 1860

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Green Manalishi

circa 11 anni fa - Link

Qualche nome fra quel poco che sono riuscito a girare io in una giornata: Sfursat 2010 Albareda di Mamete Prevostini, Pinot nero Pfarrhof 2010 Cantina di Caldaro, Picolit 2008 Alfredo Gigante, Barbera sup. 2007 "Nizza" Cascina Garitina.

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Ciro Pirone

circa 11 anni fa - Link

Due verticali di Mille e Una Notte e Ben Rye' di Donnafugata. Stravolgenti tutti e due i vini.

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Ciro Pirone

circa 11 anni fa - Link

e dimenticavo... il Fiano in anfora di Lunarossa!

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Gustavo

circa 11 anni fa - Link

A Cerea: Habemus 2011di San Giovenale Il Kupra Le vitovske di Vodopivec La malvasia di Skerlj Il Gaia di Cantina Giardino Il Trebbiano di Mattoni L'aleatico di Le Coste Il barolo chinato di Cappellano

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Gustavo

circa 11 anni fa - Link

Dimenticavo: praticamente TUTTI i vini di Collecapretta, in particolare il rosato di ciliegiolo, il burbero, il barbera, il greco.

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Dopo aver sollecitato in vari modi un post a riguardo, sono contenta che Intravino abbia deciso di raccontare e farsi raccontare qualcosa del Vinitaly relativo ai vini. Do quindi volentieri il mio contributo. Premetto che al Vinitaly lavoro per la mia azienda e quindi il tempo degli assaggi di vini altrui è scarsissimo, sopratuttto se si tratta di uscire dalla Toscana. Ho assaggiato di più e diversamente in una mezza giornata a Cerea-ViviVeri perché lì ero in privato ed in licenza premio. Premetto che gran parte di quello che ho assaggiato era solo una conferma della qualità e costanza di vignaioli amici, la scusa del vino era fungibile al piacere di rivederci anche se brevemente dopo un anno. Premetto che non voglio parlare di produzione toscana per conflitto di interessi. Premesso tutto ciò, c'è un vino di cui vorrei parlare e anche del produttore/i. Assaggiata tutta laloro batteria alla Prowein, li ho cercati a Verona. In un angolo del Padiglione Toscana, loro, pugliesi, avevano trovato spazio. Lontani da qualsiasi contaminazione modaiola, più o meno giustificata. Lontani galassie ed anni luce dal Potere e la Gloria. Lontanissimi dal qualsiasi look glamour. Nessun incedere da vincitore. Loro son lì, convinti che quello che fanno è giusto. Ti guardano e ti vedono, anche se non sei né bona, né famosa.Ti versano e ti spiegano. Non fanno cadere le loro parole come sentenze lapidarie. Non hanno padrini, mentori, miti. Sulla brochure non c'è una loro fotografia, solo quella delle vigne e delle bottiglie. L'eutanasia del marketing spinto. Vito e Giuseppe Angiuli hanno l'azienda a Adelfia (BA). Producono diversi vini che non sto a raccontare perché questo non è uno sponsor post. Basti sapere che nessuno dei loro vini è un toro da competizione, e non credo che lo sarà mai. Il loro Fiano IGP Puglia, 100% uve Fiano Minutolo, ultima annata non ancora in commercio, versatomi l'ultimo giorno del Vinitaly, mi ha ricordato che la primavera esiste da qualche parte al di fuori dai padiglioni della fiera. Mi ha ricordato che ci sono ancora tanti che ci credono, nel fare il vino e farlo solo lì, in quelle vigne. Mi ha ricordato che ci sono altri 361 giorni all'anno oltre al Vinitaly. Ad annusarlo mi sono drogata non di ganja ma di tutto quello che si può trovare in un campo di fiori selvatici in questa stagione. Camomilla, tiglio, erbe officinali. Miele ancora nell'alveare con le apette operose che si danno da fare. Più una nota citrina proveniente più dalle foglie degli alberi di limone che dal loro frutto. Così, per qualche breve istante, mi sono trasformata una giapponesina delicata dalla pelle cremosa, una creatura "minutòla". A piedi nudi ho attraversato il parco. Questo è un vino prodotto in poche bottiglie. La linea alta di gamma dei fratelli Angiuli si chiama Maccone, dal nome del loro primo cantiniere. Niente a che vedere con Freud, citazioni latine colte e altri sforzi intellettivi per trovare qualcosa di originale da mettere in etichetta. Prima o poi diventeranno famosi, spero il più tardi possibile.

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AFI

circa 11 anni fa - Link

Sei immensa, cruda e vera, sincera, mai banale. Uno dei pochissimi fari assieme a Fiorenzo Sartore nella blogosfera.

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la cinta milanese

circa 11 anni fa - Link

Amo il Fiano Minutolo e sarei curioso di provare questo prodotto. Feci il primo assaggio di questo vitigno con il Tufjano dei Colli della Murgia e fu amore a prima vista.

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Marco De Tomasi

circa 11 anni fa - Link

Rossi: Suber di Daino Bianchi: se la giocano l'Isidor 2008 di Alessandro Fanti e il Voglar 2010 di Peter Dipoli. Il resto lo trovate qui: http://vitisblog.wordpress.com/2013/04/15/vinitaly-2013-il-report-da-verona/ E non dite che è spam !

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Giovanni Solaroli

circa 11 anni fa - Link

Il tempo per assaggiare qualcosa,per chi fa la statuina vivente in uno stand,è quello rubato alla pausa p.p. Il che limita in senso geografico le possibili escursioni al padiglione più vicino. Escluso il Lazio, pad. messo in piedi in fretta e furia,dove andavo per salutare amici e ascoltare Giampaolo Gravina il più accosto al pad.Emiliano-romagnolo è quello della Sicilia. Quest'anno avevo una ragione in più per tornarci,volevo notizie fresche sull'azienda di Vincenzo Pennisi,scomparso l'anno scorso. Avrei voluto trovarci qualcuno della famiglia,vedere che l'azienda con i suoi vini esisteva ancora e che il Don Michele avrebbe continuato la sua avventura sulle nostre tavole. Purtroppo così non è stato. Ma ho avuto una più che buona accoglienza da chi avevo visitato l'estate scorsa in loco. Pappalardo e Bonaccorsi, Graci, Girolamo Russo ed il simpatico proprietario dell'enoteca Il Brigante. Volendo estrarne uno dal cilindro, ricordo che l'anno scorso fù l'assaggio del Don Michele Rosso e la cortesia di Vincenzo a rendere meno pesante il lavoro allo stand. Quest'anno la palma spetta al Crucimonaci e alla premura e alla ironia di Alice Bonaccorsi a farmi desiderare un'altro vinitaly ancora e poi basta...

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A.F.I.

circa 11 anni fa - Link

@FabioCagnetti al Vinitaly 2013 hai assaggiato altri cannonao oltre montisci?

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A.F.I.

circa 11 anni fa - Link

Cagno...tanto so già che farai finta di niente e quindi scrivo tutto. Mi hai detto tu al Vinitaly che non hai fatto a tempo ad assaggiare Dettori e mi hai parlato benissimo di Montisci, per questo sono andato ad assaggiarlo. Caro Fabio, stai perdendo senso del giudizio e dell'imparzialità che ti ha contraddistinto in passato. Non puoi non aver assaggiato gli altri e sentenziare che il Montisci sia il "Gran Cru più nobile". Poi parli di nobiltà e definisci Montisci come "versione verace". Una cosa verace non può essere nobile. Comunque grave è sentenziare senza aver assaggiato il resto. Molto grave. Poi che Dettori Figlio sia un c. e non lo hai assaggiato per questo...posso capirti, ma i suoi vini, tutti dalla monica ai cannonao finendo con il moscato sono assolutamente nobiltà che montisci difficilmente raggiungerà.

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Aridaje col Dettori figlio che è un c...! Per il resto sono pienamente d'accordo con te, se i cannonau delle tenute Dettori non sono Grand Cru nobilissimi - e per me anche veraci - non so quali altri possano aspirare ad esserlo.

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Andrea Toselli

circa 11 anni fa - Link

Quoto integralmente Nelle Nuvole.

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Zakk

circa 11 anni fa - Link

Io stò sul tradizionale: Tutta la linea di g.Mascarello è da brivido Rocce rosse 2002 di arpepe è un vino clamoroso Baron'ugo 2009 Monteraponi è un sangiovese stupendo. Due parole su Casolanetti e i suoi bambini: bravo!!! Kurni 2011 e kupra 2010 sono versioni giocati più sull'eleganza che sulla mastodonticità. Non che siano esili, ma hanno più finezza del solito e il risultato sarà grandioso quando verranno messi in commercio. Ne ho già prenotato un po' dal mio fornitore. Amerighi: quadratura del cerchio direi raggiunta, adesso sembra davvero un Cornas, con intensità minore, ma davvero la mente vola in Rodano quando si prova il syrah e l'apice. Rinaldi mooooolto buono, come sempre, però la figlia potrebbe tirarsela di meno.

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Ho fatto assaggi a Cerea, Vivit e Lombardia per lavoro... Dettori SPETTACOLO fino ai Cannonau che ho trovato troppo alcolici e con residui zuccherini troppo elevati per i miei gusti... Rinaldi se ha veramente già venduto tutto in prenotazione è un GENIO... Sempre meglio la Valtellina anche se gli sforzati 2010 sono troppo crudi e squilibrati...TEMPO AL TEMPO... Deluso da alcune aziende e prodotti seguiti da Salvo Foti...

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jakot

circa 11 anni fa - Link

..mamma mia quanti fenomeni!

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Gilberto G.

circa 11 anni fa - Link

Poco interEsse per il verdicchio, un bianco straordinario mentre l'export regionale 2011 è cresciuto più del doppio rispetto alla media nazionale: con 45,7 milioni di euro in valore, i vini marchigiani hanno registrato un +10% (dati Coldiretti) sul 2010, contro una media Italia di +4,2% (dati Assoenologi). Non profeta in patria, Terzo vino bianco più esportato al mondo: con 7,5 mln di bottiglie esportate su 14 milioni prodotte (pari al 78% delle Doc e Docg della regione) e 22 milioni di euro di fatturato (+2% sul 2010).

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