I 6 evitabili fail nei comunicati stampa che non volevi ricevere, e invece ti sei beccato

di Fiorenzo Sartore

Uno dice: mal comune, mezzo gaudio. Sarà pure vero, ma certi comunicati stampa che inondano copiosi le caselle di posta elettronica prima, durante e dopo ogni Vinitaly che si rispetti sono il male. Che poi questo male si condivida in ogni ambito e non solo nell’enomondo, servirà a farci godere a metà, ma lo strazio permane. Probabilmente ci addolora il fatto che dovunque ti giri senti dire “bisogna migliorare la comunicazione del vino” – che va benissimo. Ma poi ti ritrovi, proprio come scrive Wired a proposito del Salone del Mobile, a leggere “Manierismi, aria fritta finta cool, pose da boho-chic” anche nei comunicati stampa di produttori, agenzie, cantine. E allora vediamo un elenco delle sei peggio nefandezze.

1. Save the Date. Questo lo prendo direttamente da Wired. Forse qualcuno pensa davvero di essere originale a scrivere Save the date. Un po’ di giorni fa (vedi quanto sono avanti) su Facebook esibivo una porzione del mio inbox:

per dire quanto save the date sia inflazionato. Oltretutto ottiene esattamente l’effetto opposto, visto che quella data si obnubila in fretta, con quel tono ultimativo (siccome non abbiamo abbastanza scadenze).

2. Il tono para-bellico. “Il Barolo conquista l’Australia”. “Il Verdicchio invade i mercati asiatici”. A me questo piglio belligerante fa un po’ ridere, e comunque ogni volta mi ricorda “Rocco invades Poland”. Fate un po’ voi.

3. La preghiera di (ampia) diffusione. Sarà che sono laico, ma a me queste orazioni provocano allergia. La preghiera di diffusione (o di stampa, sic), a volte accompagnata dall’aggettivo ampia, di solito si manifesta assieme ad un altro fail abbastanza clamoroso: il tono finto-collega tra giornalisti, ritenendo con questo che il destinatario del CS sia un giornalista proprio come il mittente. Quindi via col tu e con delicatezze del tipo “caro/gentile/esimio collega, ti prego di dare spazio sulla tua testata, a presto, ciao”. Eh?

4. Quello che insiste. Mandare due, tre, quattro volte di fila lo stesso identico comunicato stampa NON serve a renderlo più evidente o più efficace. Serve ad attivare il filtro di spam (e quello di Gmail funziona molto bene). Connesso a questo fenomeno c’è quello che prima ti manda un CS poi ti manda un mail per chiederti se hai letto davvero il CS. Ma non sarà creando un’atmosfera ansiogena che renderete attrattivo quel che avete da dire (e a proposito: che avevate da dire? L’ho rimosso).

5. Il subject demenziale. La scelta dell’oggetto del mail è delicata: è quello che leggiamo comunque, anche se decidiamo di non considerare tutto il resto, per cui serve appunto ad evitare il clic mortifero “cancella/contrassegna come spam”. Il subject dovrebbe attivare il desiderio di leggere il contenuto, e invece spesso è solo urlato, fuffoso, insomma respingente.

6. L’invito alla Fiera del Vino di Timbuktu. Non so se esista davvero una fiera del vino da quelle parti, ma gli inviti ad “eventi” che si tengono in continenti diversi da quello del destinatario sono sempre un po’ comici. Nel mio inbox ne avevo uno per una fiera a Hong Kong: avrei dovuto chiudere bottega una settimana, prendere un paio di aerei e andare ad assaggiare un prescindibile vino. E tanti saluti al chilometro zero.

Questi ed altri fail hanno almeno due cause possibili: innanzitutto, gli addetti stampa sono pressati dalle aziende affinché martellino in ogni modo un numero esagerato di destinatari. E’ un po’ la tecnica della rete da pesca, se è grande prende più pesci. E poi i destinatari sono una massa confusa. Per questo riceviamo inviti impossibili da accettare: semplicemente perché i database che contengono i nostri indirizzi non possono distinguere un destinatario dall’altro. Per questo, quando riceviamo l’invito alla fiera del vino di Timbuktu pensiamo, un po’ ingrugniti: “ma allora non mi ami veramente”.

[Immagine: Digital Organics]

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

9 Commenti

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Alfonso Cevola

circa 10 anni fa - Link

I totally agree

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maurizio gily

circa 10 anni fa - Link

Fiorenzo severo ma giusto, come un maestro elementare d'antan. Il save the date e la preghiera di pubblicazione sono formule di rito, come buongiorno e buonasera, non le condannerei troppo duramente. Certo un po' più di fantasia non guasterebbe. Ma non guasterebbe, soprattutto, nei contenuti, più che nelle formule. Non sempre si ha qualcosa da comunicare e a volte il silenzio è d'oro. Le notizie, se sono veramente tali, sono il frutto di un'attività progettuale. La loro eventuale inconsistenza di solito è sintomo di qualcosa che non dipende dall'ufficio stampa, ma da livelli più alti.

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Tommaso Farina

circa 10 anni fa - Link

Si potrebbe anche aprire un capitolo a parte sui demenziali disclaimer aggiunti in fondo, quelli in cui ti spiegano che se non sai chi ti ha scritto devi distruggerti il computer e prendere a picconate l'hard disk, o cose così. Spesso sono più lunghi del comunicato stesso.

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Rossano Ferrazzano

circa 10 anni fa - Link

Riuscire ad infilare un riferimento porno anche con un argomento com questo era veramente dura, complimenti, questo post vale una medaglia al valore! :-D

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Fiorenzo Sartore

circa 10 anni fa - Link

ma per carita': fatica zero.

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Costanza Fregoni

circa 10 anni fa - Link

Fiorenzo, avrei voluto scrivere io ciò che hai scritto tu. Sintesi mirabile, analisi super-azzeccata.

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Maurizio Rusconi

circa 10 anni fa - Link

Grazie Fiorenzo. Copiato, stampato e posto in bella vista.

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valentina

circa 10 anni fa - Link

Tutto giustissimo Fiorenzo. Quindi come si scrive un comunicato?

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Rizzo Fabiari

circa 10 anni fa - Link

Non si perde occasione per autocitarsi: http://vino.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/11/28/inviti/

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