Grandi Langhe visto da Dogliani | Entusiasmo e qualche autocritica

di Mauro Mattei

Ospitiamo, come spesso accade sulle pagine di Intravino, l’opinione di un produttore. Nicoletta Bocca, interprete maximo del Dogliani, ci gira la sua idea riguardo la neonata manifestazione di Langa. Grande occasione o flop? Non ci resta che leggere.

Ho un rapporto altalenante con Intravino ma per una volta mi sento allineata ai vostri commenti su Grandi Langhe. Avete dato una lettura della manifestazione concreta, lucida. 
Da produttore coinvolto in prima persona, però, qualche cosa la aggiungerei.
 Una considerazione generale è sul tenore della manifestazione: buono, addirittura ottimo se pensiamo al fatto che si tratta di un numero zero. E’ pur vero che tutto va ancora rodato, costruito, bisogna capire come declinare questa realtà sul nostro territorio nella maniera più adeguata, promuovendola al meglio. Non sono in grado ad esempio di giudicare il lavoro d’informazione portato avanti da Sopexa su un territorio, quello italiano, che non è il suo raggio d’azione abituale. Ho trovato operatori e anche molti produttori che non ne sapevano nulla. Ma sono tutte cose su cui si può tranquillamente riflettere per aggiustare il tiro in vista della prossima edizione. Se una manifestazione come questa funzionasse, potrebbe essere il sogno di Bartolo Mascarello fatto realtà: perché andare a Vinitaly quando possiamo ospitare i buyer e i clienti sulla nostra terra affinché essi la comprendano a fondo? Se in questi ultimi anni abbiamo lavorato correttamente sul nostro territorio, e non riesco a pensare il contrario, è arrivato il momento di raccogliere i frutti. Le fiere così come pensate dieci o venti anni fa, prima degli attuali mezzi di comunicazione, hanno fatto il loro tempo. Ora è: o i buyer sul territorio dei produttori, o i produttori sul territorio dei buyer. Ma i produttori devono crederci e fare squadra, l’approccio deve essere lo stesso che li motiva in campo enoico: capire che le cose si costruiscono anno dopo anno.

Io credo che il Consorzio si sia mosso con la giusta prudenza, ma è arrivato il momento di sbilanciarsi. Non possiamo abbassare gli occhi, va pensata un’unica grande manifestazione capace di unire il modello di Grandi Langhe alle esigenze di Nebbiolo Prima. E’ una formula da pensare accuratamente per non creare fastidiosi cortocircuito o irritanti disattese. Ci deve essere la stessa cura nell’accogliere e soddisfare l’operatore del settore e la stampa specializzata. Giusti spazi e vivibilità devono essere la base di una convivenza serena per questi due mondi, apparentemente differenti ma a loro modo fondamentali; per un giornalista testare i vini al banco d’assaggio può apparire inadeguato ma non è l’unica cosa che deve essere presa in esame. Come ha suggerito un amico serial drinker incontrato durante Grandi Langhe “trovare la quadra si può: spin-off di degustazione e visite guidate in cantina con i giusti approfondimenti + banchi d’assaggio old fashioned è la soluzione. A Les Grands Jours è così, degusti tete-a-tete con il figlioccio di Bettane o il portaborse di Dessauve” e nessuno sembra avere niente in contrario.

Non possiamo continuare a chiedere agli operatori di prendere un aereo alla settimana, dobbiamo concentrare energie, risorse economiche e tempo. E magari ripensando in negativo il presenzialismo imperante, potremmo guadagnare qualche giorno da incollare a Grandi Langhe, per potenziarne gli aspetti comunicativi.

Due parole vorrei dedicarle a Dogliani che quest’anno si è presentata da sola, rischiando grosso. Abbiamo patito la mancanza di una sede istituzionale che permettesse di presentare i vini secondo le ambizioni che la denominazione ha, ma nel bene e nel male è stata comunque una scelta per sottolineare la nostre necessità di indipendenza, la nostra voglia di ribadire un’autonomia di pensiero.
 L’organizzazione aveva pensato per noi un corner nella sede di Monforte (ndr: i Dolcetto di Diano sono stati presentati a Barolo) ma staccarci per cercare una nostra dimensione è stato fondamentale. Questa considerazione è nata da una necessità: fare il punto sull’interesse reale per la denominazione. Vedete, essere a fianco a vini commercialmente più forti può avere una valenza positiva, poiché questi fungono da attrattiva. Il rischio è che il divario agli occhi degli astanti sia figlio di un atteggiamento di subalternità. Insomma, qualcuno per pietà assaggia i tuoi vini, ma il più delle volte passi inosservato. Non si può fare sempre la band di supporto, e dopo anni di Vinum e altre manifestazioni analoghe abbiamo capito che non è questo il modo per andare lontano. Insomma non ci spaventava un calcolato deficit di affluenza, l’avevamo messo in conto pensando: verranno in pochissimi, ma quei pochi lo avranno fatto per scelta. Accettiamo la realtà che verrà fuori e lavoriamo su quella. Sono questi i presupposti corretti per raccontare un angolo di Langa che al momento è sconosciuto ai più. Al nostro interno ci sono state opposizioni ma alla fine, insieme, abbiamo tenuto duro, avallando quella che è stata una scelta cruda ma realistica, ed io sono convinta che abbiamo fatto bene. Insomma, è giusto lavorare fianco a fianco con i colleghi di Barolo e Barbaresco –  più avvezzi di noi a manifestazioni di questo tipo – supportati da una struttura solida come quella capitanata da Pietro Ratti, ma questo non significa che la soluzione stia nella mimetizzazione o nel parassitismo. Non si può rimanere seduti a sperare.  E’ il momento di ritagliarci definitivamente uno spazio, in una fascia dove peraltro possiamo essere leader.

Abbiamo sofferto, dunque, per le condizioni ambientali non perfette e per la sovrapposizione – scelta consapevolemente – con una denominazione che ha maggiore appeal commerciale e, visti questi presupposti, considero un miracolo la visita di una cinquantina di persone, avvenuta ovviamente nel tardo pomeriggio dopo gli assaggi di Barolo. Ma – lo ribadisco – coloro che si sono spinti fino a Dogliani erano quanto di meglio si potesse desiderare in termini di serietà e attenzione: hanno assaggiato i vini di tutti, con estrema concentrazione e professionalità nonostante le condizioni improbe. Ci sono state richieste di listini da parte di importatori e diversi produttori hanno confermato come l’appuntamento a Dogliani abbia generato contatti più proficui di quanto non raccolto durante il bailamme della kermesse veronese. Mi sembra che i dati siano sufficienti per affermare che palesare la differenza paga, e che questa è la strada da percorrere. In ogni caso. E scusate se è poco.

Nicoletta Bocca

[Immagine: Sanfereolo.com]

Mauro Mattei

Sommelier multitasking (quasi ciociaro, piemontese d'adozione, siculo acquisito), si muove in rete con lo stesso tasso alcolico della vita reale.

1 Commento

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silvana biasutti

circa 11 anni fa - Link

Buonasera Nicoletta Bocca, ho letto velocemente, ma con grande interesse il tuo post. Dentro c'è un'idea che a tanti magari sembrerà ovvia: quella di creare gradualmente un modo che faccia conoscere il vino e la terra, insieme. Credo che sia una strada da percorrere, con cautela e attenzione, per arrivare più che alla manifestazione perfetta, a un cambiamento di sguardo, una visione nuova in cui la terra davvero diventi il centro della cosa... non riesco a esprimerlo compiutamente qui, ora, ma sarebbe anche un modo di trasformare (dove si può e si riesce) il turismo più pestifero...

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