Grandi distillati di frutta in Alto Adige. Qualche indirizzo per orientare il Tom Tom

di Thomas Pennazzi

Quando si pensa al Sud Tirolo, viene subito in mente il vino e, forse, la diffusa birra meranese ma l’Alta Val d’Adige parla anche attraverso i suoi distillati, poco noti al di fuori dell’area linguistica tedesca, se non per qualche grande azienda di liquori. Discesa la provincia di Bolzano i distillatori di frutti si fanno rari e, a parte il brillante astro di Capovilla sicuramente ispirato dalle usanze tirolesi, è difficile ricordarsi di qualcuno.

Dobbiamo ammettere che la pratica di distillare frutta non è nelle corde degli italiani: la tradizione al contrario è viva in tutto il versante a nord delle Alpi, dall’Alsazia all’Austria, seguendo il corso del Reno su entrambe le sponde, senza dimenticare un’altra direttrice, stavolta nordovest/sudest, altrettanto importante per quanto un po’ meno varia, che va dalla Polonia alla Bulgaria attraverso i Balcani.

Ma torniamo nell’Alta e assolata Val d’Adige: se in queste contrade si è da sempre distillato frutta, spesso in nero e perlopiù per un consumo familiare e degli amici, è solo da pochi anni che si osserva un rinascimento distillatorio. Il merito è in buona parte della ricca provincia autonoma, che ha sviluppato negli anni scorsi un progetto di sostegno al reddito dei masi delle vallate, incentivando l’acquisto di alambicchi e la produzione di spiriti dalla frutta locale, nonché del Centro di Ricerca di Laimburg, che forma i distillatori. Un modo intelligente di mantenere la tradizione e di creare maggiore reddito per le piccole aziende agricole: come effetto collaterale si incoraggia la popolazione a rimanere in valle, e ci si garantisce la tutela del territorio, tramite la coltivazione.

L’operosità della gente assieme ad un’innata voglia di far bene ha prodotto una fioritura di microdistillerie collaterali alle altre attività agricole, piccole per volumi ma di tutto rispetto per qualità, tanto da figurare a volte tra le premiate ai concorsi internazionali di livello come IWSC.
I due poli pulsanti di questa nuova “ventata di spirito” sono l’area intorno al lago di Caldaro (Kalternsee), e la Val Venosta (Vinschgau) ai piedi dell’Ortles, con qualche sconfinamento in Dolomiti e Valle Isarco.
La produzione è in parte molto conservatrice, ed in parte risente della dinamicità dei giovani agricoltori che prendono a modello i grandi grappaioli italiani e le distillerie austriache e della Foresta Nera.
Le qualità prodotte sono diversissime, dai classici Obstler (distillato di mele e pere, il “cicchetto” locale, prodotto da sempre come recupero dei frutti non commerciabili), ai pregiati Williamsbrand (pera Williams), Marillenbrand (albicocca) e Kirschwasser (ciliegia), spaziando fino alle acquaviti di piccoli frutti, lampone (Himbeergeist), fragola, mora, mirtilli, ribes nero, sambuco, sorbo, rosa canina; a volte perfino l’anice o il dimenticato Kümmel.

Sul lato creativo si distillano frutti monovarietali, per cui potremmo trovare rare acquaviti da un tipo autoctono di pera o di mela, piuttosto che di pera cotogna o di una varietà di ciliegie locali, oppure molti altri frutti insoliti come, ad esempio, la castagna.

Nel già ricco panorama si inserisce uno sguardo a sud, per cui il Treber o Trester, nome locale della grappa, fino a pochi anni fa confinato assieme all’Obstler tra le bevande da osteria, viene ora distillato con grande cura, spesso con vinacce monovitigno, e venduto di frequente col nostro nome di grappa, che ha più notorietà sui mercati nordici. La zona sotto Merano è la terra di elezione di queste produzioni, che nulla hanno da invidiare alle grappe trentine o friulane, benché ancora poco diffuse da noi. Si tratta tuttavia di piccoli agricoltori e di lotti che raramente superano qualche centinaio di bottiglie per volta.

Salendo di quota dal frutteto ai pascoli, le sorprese non mancano: accanto a distillati alpini come la radice di genziana (Enzian), dal gusto amaro, al ginepro, alla radice di imperatoria (Kaiserwurz) un’ombrellifera parente dell’angelica, allo spirito di cirmolo (Zirbengeist), troviamo le grappe aromatizzate secondo le usanze comuni in tutte le Alpi: al cirmolo (Zirbenschnaps), al pino mugo, al miele.
La qualità dei distillati artigianali di frutti è generalmente buona, ma risente della mano del produttore. Se si trovano squisite acquaviti di ciliegie e albicocche fatte da distillatori di vecchia data, i giovani produttori, lanciati nella scoperta di spiriti inconsueti o riscoperta di quelli abbandonati, non sempre raggiungono livelli di eccellenza.

Il migliore affidamento per le grappe lo danno i produttori di Caldaro e dintorni, che affiancano la distillazione alla cantina.
Per le acquaviti di frutta la tradizione è più vivace nella Val Venosta: i più raccomandabili sono alcuni produttori di esperienza, ma anche altri più giovani che hanno acquisito una formazione specifica. Ovviamente la distinzione lascia ampio margine. Unica regola: assaggiare.

Le acquaviti di piccoli frutti, soprattutto quelle in cui i profumi sono delicati ed evanescenti, andrebbero bevute non troppo oltre l’annata di produzione, perché tendono ad appiattirsi od ossidarsi col tempo. È lodevole tuttavia l’indicazione dell’anno di distillazione da parte di alcuni imbottigliatori.

Quindi quando punterete la bussola a Nord, non fermatevi al pinot nero o al gewürztraminer delle vostre amate cantine, ma guardatevi intorno, chiedete informazioni, sempre disponibili nelle pro-loco di ogni villaggio, e andate in giro per masi ad assaggiare. Vi si aprirà un mondo a 40° ricchissimo di profumi e di sorprese.

Qualche indirizzo, tra i numerosissimi produttori:

Bottega del Contadino, degustazione e vendita – Naturns/Naturno
Fischerhof , famiglia Mauracher – Girlan/Cornaiano
Fohlenhof, famiglia Gartner – Laas/Lasa
Hofbrennerei Niklaserhof, famiglia Sölva – Kaltern/Caldaro
Köfelgut, Martin Pohl – Kastelbell/Castelbello
Langwieshof, Josef Prantl – Naturns/Naturno
Marinushof, famiglia Pohl – Kastelbell/Castelbello
Weingut Armin Kobler – Margreid/Magrè
Weingut Unterortl, famiglia Aurich – Castel Juval fraz. Tschars/Ciardes – Kastelbell/Castelbello
Weinhof Sankt Urban, famiglia Leimgruber – Girlan/Cornaiano
Zu Plun, Florian Rabanser – Kastelruth/Castelrotto (Alpe di Siusi)

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Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto non può ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito, e da qualche anno ne scrive in rete sotto pseudonimo.

2 Commenti

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il chiaro

circa 9 anni fa - Link

manca il piccolo Radoar, ottimi sia vini che distillati

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Armin

circa 9 anni fa - Link

Sono lusingato dalla citazione nell'elenco. Ma non è giusto che ci sono. Ho solo un distillato in vendita, una grappa di Merlot delle nostre vinacce distillata da Martin Aurich (del maso Unterortl. Quella di Gewürztraminer è finita). La nostra proposta non è paragonabile a quella degli altri elencati che ne sono produttori.

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