Gli indifferenti e i modaioli. Scegli quale produttore ti piace di più

di Fiorenzo Sartore

Prima che iniziate a leggere, dovete sapere che questo è il genere di post senza nomi e cognomi. A modo suo anonimo, quindi, senza riferimenti precisi. Uno po’ come fanno i giornalisti quando scrivono pensosi articoli sui blog, senza riuscire a dire chi ha fatto cosa. Ma il motivo qui è diverso, qui non serve dire chi e dove. Diciamo che è come in quel serial TV, dove i nomi sono stati omessi per proteggere gli innocenti.

E insomma, è successo che Paolo ha cambiato stile produttivo. L’ha cambiato proprio alla grande, eh, ha mollato definitivamente quei rossi modello California, e ha abbracciato la nuova causa dei rossi decolorati e snelli. Ma insomma Paolo – gli dico, durante l’ultimo tour nella sua cantina – che diavolo è questo? Sembra un grignolino, sembra un pinot nero, al colore. Tu che hai sempre fatto quel cabernet (taglio nebbiolo) che pareva un inchiostro. Ma buono, a me piaceva. Oddio, piaceva a ME, e a qualche mio cliente, ché se lo avessi mai fatto assaggiare ai miei amici puzzonisti, me l’avrebbero tirato in testa. “Ecco, esatto, come un pinot nero!” si illumina Paolo: “è esattamente quello lo stile che voglio dare, questi sono i vini che vanno oggi, e comunque quelli pesanti mi avevano stancato”. Evabbe’, penso, uno avrà anche diritto di cambiare idea, no? Anche se questo, più che cambiare idea, pare il caro vecchio “salire sul carro del vincitore”.

Avevo quasi metabolizzato la cosa, che Paolo mi dà la mazzata finale: “e comunque l’anno prossimo esco con la linea a zero solfiti”. Non so bene che espressione ho fatto, ma non deve essere stata bella, perché si è affrettato ad aggiungere “guarda che aiuta molto la vendita, dire che sono a zero solfiti. Anche per te, pensaci”. Ma certo Paolo, ci penso. Lo so che sventolare il vessillo del nuovissimo trend modaiolo (“zerosolfiti”) davanti al naso del cliente enoimbranato mi aiuterà a vendere. Ma anche: chissenefrega. Diamine Paolo, tu fino a ieri spalmavi il mancozeb sul pane e ora mi parli di zero solfiti. Me ne vado dalla cantina di Paolo un bel po’ depresso.

Torno a casa e penso all’ultimo giro che ho fatto in cantina da Francesca. Quella fa nebbiolo tradizionale – avete presente il genere, legno grande, colore scarico, vino nervoso e perfetto. Lei, e la sua azienda, hanno attraversato gli ultimi decenni nell’indifferenza delle tendenze. Facevano grandi nebbiolo in Langa quando quei vini erano i grandi vini. Poi sono arrivati gli anni novanta, gli anni del turbomodernismo e del vino California-style, e tutti a snobbare i vini di Francesca, tragicamente fuori moda. Poi sono arrivati i vini naturali e scarnificati, e oplà, Francesca torna di moda. Lei, però, è indifferente: ha cominciato in un certo modo, ha proseguito in quel modo nei decenni. Senza guardarsi attorno, senza seguire i trend: questo è il mio vino, se ti piace – dice, con quel minimalismo langhetto.

Mi accorgo adesso che Francesca non m’ha parlato mai, nemmeno una volta, di solfiti.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

17 Commenti

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AG

circa 11 anni fa - Link

Ci sono gli uni e ci sono gli altri. Ma qui si parla di persone: avere o non avere un'identità fa la differenza, non importa se si è produttori di vino o bancari.

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LA MONACESCA

circa 11 anni fa - Link

Il modaiolo è sempre esistito ed ha preso vigore spesso anche attraverso una certa stampa specializzata nell'approssimazione, nella necessità di dover "parlare purchè se ne parli" e che spesso si dimentica, forse perchè ne sa poco, che il vino è prima di tutto tradizione di territorio,di uomini e di generazioni.

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Giovanni

circa 11 anni fa - Link

Per seguire le mode perdiamo identità, forse noi "romantici" del vino dobbiamo rassegnarci , il vino è un prodotto e segue le regole del business: vende + l'immagine che la sostanza (purtroppo). almeno speriamo che questa nuova tendenza,bio-naturale-sostenibile-green-etc.etc- non sia solo scritta in etichetta ma messa in pratica.

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LamorraDK

circa 11 anni fa - Link

La moda aiuta a vendere questo non cambierá mai, ma l´identitá é l´anima del connubio tra zona,vitigno e produttore.Ci é stato il periodo delle grande concentrazioni,poi le barrique,adesso i vini cosi´detti naturali con zero solfiti e domani chi sa´cosa.Posso solo dire che adoro il vino in tutte le sue forme quindi non critico nessuna scelta aziendale,anzi credo che sia giusto trovare prodotti diversi perché ogni tanto ho voglio di bere un barolo giovane concentrato e boisé e altre volte un barolo piú fine e piú giocato sulle durezze e eleganze.Per i vini naturali ho i miei dubbi perché i solfiti puoi decidere di eliminarli solo nelle annate dove lúva é perfetta,ma fortunatamente capitano anche le annate o troppo calde o troppo fredde.Io personalmente se devo sceglier tra un vino con basse dosi o zero dosi di solfiti sceglierei basse dosi.Come sempre gli estremi non vanno bene.Propio ieri ho bevuto un cabernet con un colore che sembrava un pinot e con un naso che piú che erbaceo fruttato si sentivano solo "puzzette"

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Stefano Menti

circa 11 anni fa - Link

Chi è coerente, non sarà mai demodè (forse non sarà mai di moda ma sicuramente non sarà mai fuori moda).

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AzAgrIlCalamaio

circa 11 anni fa - Link

Il vino è territorio: il vitigno, la terra, il territorio e la cantina fanno la tradizione. Si può cambiare idea, ci mancherebbe, ma senza snaturare il prodotto. Per me i solfiti in giuste dosi sono necessari e il fatto che siano nocivi nel vino è una bischerata.

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giulia angela

circa 11 anni fa - Link

azzzzz..... complimenti per il core business della Sua azienda che, a quanto pare sembra il marketing.

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giulia angela

circa 11 anni fa - Link

sembra essere.

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Sophie

circa 11 anni fa - Link

Io sono per la tradizione affiancata da buone capacità comunicative, capaci di mettere il vino nella giusta luce, senza perdere la propria verità.

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Primo Oratore

circa 11 anni fa - Link

Mah, per riprendere le parole del titolo, i grandi stilisti di moda (modalioli anche loro?) fanno prima la gonna corta, poi lunga, poi media, poi alta, poi bassa, poi la cancellano per i pantaloni, per esempio. Ma in ogni loro abito si intravede la loro mano. Direi che se il vino è buono va bene sia se il produttore è sempre fedele a se stesso, sia se il produttore lo cambia ogni tanto. Perchè no? O magari non ho capito niente e questo è un post da commentare "sotto l'ombrellone col mottarello in mano" come diceva Mchele Serra.

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AG

circa 11 anni fa - Link

Perchè sotto l'ombrellone cosa vuoi tenere in mano, se non un mottarello? :-)

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Primo Oratore

circa 11 anni fa - Link

La citazione è stata ripresa da questo vecchio testo, http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/08/30/amaca.html. ma intendevo riportare solo l'atmosfera svagata non la indubbia durezza di quell'articolo.

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AG

circa 11 anni fa - Link

Ricordavo il gioco di parole di Serra ma non nella sua esattezza. Qui sopra apprezzavo invece il ricordo del omonimo gelato (anni '70/'80) origine del gioco di parole.

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Viticoltore

circa 11 anni fa - Link

Quel Paolo non lo conosco, ma ci sono anche grandi aziende del gota enoico che ai tempi producevano "superpiedmont" e ora si rivolgono al biologico, zero solfiti, vino naturale e nessuno si permetterebbe di accusarli di essere schiavi del consumatore o modaioli...

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maurizio gily

circa 11 anni fa - Link

Sono scelte legittime, entrambe. Una cosa però è certa: se corri dietro alle mode non diventerai mai un classico. Anche i grands crus di Bordeaux hanno seguito le mode, ma non troppo e sempre ostentando di non seguirle (bottiglia povera, etichetta retro etc) . La costruzione dell'immagine di un vino di prestigio richiede decenni, se non secoli, e non puoi fare il saltimbanco da un anno all'altro per correre dietro al Parker di turno, perché ti sputtani. Il prestigio si costruisce con la ripetizione, cesellando appena appena, inseguendo di anno in anno, a piccoli passi, la chimera della perfezione.

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gianpaolo paglia

circa 11 anni fa - Link

nell'analisi del post, o meglio nella storiella raccontata però non si tiene conto della realtà italiana, dove la storia e la tradizione del vino imbottigliato è molto recente, tranne pochissime zone che si contano sulle dita di una mano, e anche queste hanno una tradizione storica che non è neanche la metà o un terzo delle zone storiche francesi, Bordeaux in testa (che si beveva in bottiglia a Londra a metà del 1600. S. Pepys su Haut Brion, la prima recensione della storia moderna). Dove non c'e' storia e tradizione è logico che si deve costruire, e questo richiede tempo e anche cambiamenti, a volte anche repentini di stile e di sostanza. I vini hanno sempre in un certo senso seguito il mercato, posto che senza vendita non c'e' produzione e non c'e' storia. I vini di Bordeaux non fanno eccezione, tanto è vero che la famosa classificazione del 1855, quella che stabilisce i Grand Crus Classes, ha come base di scelta non il gusto,ne le guide (che peraltro non esistevano), ma i prezzi spuntati sul mercato da parte dei vini, come stabilito dall'unione dei brokers (Syndicat des courtiers), in pratica gli intermediari. Una cosa oggi che farebbe gridare al conflitto di interesse, ma all'epoca Intravin non c'era. E non c'era neanche internet, e l'accresciuta velocità delle informazioni, i nuovi mercati mondiali, la stampa, i blogs, e i produttori del nuovo mondo. E' quindi comprensibile che oggi "le mode", o meglio i mercati e i vini che necessariamente cercano di trovarvi posto, cambino a ritmi di lustri e non di decenni o ventenni come nel passato. Io credo che si debba essere un po' meno severi nel giudicare chi si trova a interpretare un territorio, spesso partendo da una tabula rasa, e accogliere anche i cambiamenti con maggiore comprensione e condiscendenza. Non tutti sono modaioli e non tutte le mode vengono per nuocere.

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maurizio gily

circa 11 anni fa - Link

Su questa cosa dei prezzi come base per la classificazione dei grands crus, che è verissima, sarebbe utile tornare. Nel senso che è proprio così che le denominazioni di origine dovrebbero nascere. Magari proporrò a Intravino un post! E che aspetti? :-))) [ale]

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