Galatrona, il merlot voluto da Giulio Gambelli nel Valdarno che compie 300 anni di DOC
di Andrea GoriCon l’arrivo del 2016 saranno 300: gli anni della denominazione Valdarno piazzano questa DOC tra le più antiche d’Italia, insieme a Chianti, Pomino (oggi Rùfina) e Carmignano. Non male, per una zona che molti faticano ad individuare su una cartina della Toscana. Eppure la storia, i premi e i grandi punteggi si sono dati appuntamento molto spesso da queste parti, come nel caso di Galatrona, il merlot del Valdarno di Sopra che prende il nome dalla torre che svetta in mezzo a 300 ettari di bosco, poco fuori Terranuova Bracciolini, di fianco alla A1.
La Tenuta di Petrolo si trova su un pezzo dell’antica Cassia Vetus, molto frequentata in tutta la storia come dimostra la presenza di una pieve romanica restaurata da Carlo Magno. Una terra che ha allevato menti illuminate e geniali come Masaccio, Poggio Braccioloni, Piero della Francesca. Qui da sempre è stata coltivata la vite oltre a tantissimo ulivo, perché in ogni caso si tratta di terreno povero e sassoso, poco adatto ad un’agricoltura di quantità. La produzione della zona confluiva principalmente nel Chianti “Putto” (vecchio nome che designava le zone esterne al Chianti Classico) e così era anche per il Chianti di Petrolo, molto più che discreto grazie anche all’apporto di Giulio Gambelli amico di battute di caccia del padre di Luca Sanjust, ingegnere romano specializzato in ponti e strade che aveva acquistato la tenuta per i soggiorni in campagna.
E’ per questo che oggi Luca non esita a chiamare Giulio Gambelli il padre di Galatrona, in quanto fu appunto lui a suggerire di piantare il merlot su un banco di argilla che interrompeva la collina di galestro del vigneto più importante dell’azienda. Poi l’amicizia con Denis Durantou di Chateau l’Eglise Clinet a Pomerol fece il resto, nel suggerire a Luca di provare a vinificare il merlot in purezza.
Nonostante la storia da Supertuscan dei tempi d’oro, la lavorazione dietro il Galatrona è rigorosamente in cemento con passaggio in parte in barrique e in parte in botti più grandi, il tutto senza diavolerie moderniste. La verticale di Taormina Gourmet è stata una delle poche occasioni pubbliche in Italia per ripercorrerne la storia recente, giunta ad un punto di svolta con l’ingresso di questo vino nella DOC Valdarno, dopo anni di militanza come IGT Toscana.
Galatrona Valdarno di Sopra DOC 2013. Annata piuttosto intermedia: succoso ed esplosivo, salino, ginepro e mirtillo, resina di pino, boscoso e mentolato. Oliva e radici, menta e sale, bocca piacevole, finissima, elegante e forzuta, vibrante e teso, ferroso, levigato ma netto, che va lungo e diretto nel palato. 94
Galatrona IGt Toscana 2011. Annata calda: vendemmia anticipata al 23 agosto in situazione di grande sofferenza, ma dopo un’approfondita selezione ecco un vino vibrante, balsamico ed evoluto appena iniziale; bocca piacevolissima, gessosa, salina, con tanta spezia e frutto. Note di sottobosco, mirtillo, ribes nero con oliva rosmarino e amarene, finale distinto e fine. 92
Galatrona IGT Toscana 2008. Annata simile alla 2012: un po’ estrema, ma nonostante questo il vino ha un bell’equilibro di armonia e finezza, tono balsamico di sandalo e liquirizia, ancora in evoluzione con tannino in evoluzione ma dotato di un finale di macchia mediterranea stupendo, solare, con anice alloro ligustro e ginepro. 93
Galatrona IGT Toscana 2007. Fine distinto e pacato, ma di una suadenza rara, con mallo di noce senape e mirtilli, olive e resina, sottobosco arioso e tridimensionale, tannino splendido e colto benissimo, lungo ed esaltante, roccioso, sapido, ma dal gusto completo ed equilibrato. 94
Galatrona IGT Toscana 2004. Annata perfetta e precisa: profondo, con senape ribes rosso e alloro, elegante e piccante, pepe e peperoncino, fragole in confettura per un quadro setoso e felpato; forse è nel suo momento migliore, ha tannino piccante, preciso, suadente, balsamico e medicinale, salvia rosmarino, ricordi d’abbazia e gemma d’abete, colline, boschi ed echi marini e mediterranei insieme, davvero un vino capolavoro. 95
Una delle frasi preferite da Luca è “fare il vino è lottare contro l’entropia per non togliere troppa perfezione del chicco d’uva, mano dell’uomo che aggiunge bellezza, un 20% di apporto alchemico che prova a trasformare in bontà e cultura un prodotto naturale”. Galatrona ci riesce spesso benissimo, e si rivela il più delle volte un vino goloso e godereccio senza perdere eleganza e raffinatezza, ma soprattutto mantiene un senso del territorio e una unicità difficili da trovare in altri vini alloctoni toscani.
12 Commenti
Leon
circa 8 anni fa - LinkGrande vino, grande Carlo Ferrini!
RispondiDario
circa 8 anni fa - LinkOttimo professionista che ha capito il mercato come pochi altri e meglio di molti altri. Ma definirlo un "grande" enologo, mi pare una forzatura: l'enologo non dovrebbe fare vini stra-barriquati e "ruffiani" uguali fra loro ovunque prodotti ma esprimere uno specifico territorio e la visione di un produttore con le sue peculiarità. Approccio oggettivamente molto lontano da quello muscolare, internazionale, standardizzato di Ferrini.
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - LinkDario questa è l'opinione comune di molti su Carlo Ferrini ma ti sei mai chiesto se per caso il famoso approccio "muscolare, standardizzato" non sia voluto e imposto proprio dai produttori piuttosto che da lui?
RispondiDario
circa 8 anni fa - LinkInvertendo l'ordine degli addendi il risultato non cambia...
Rispondibiotipo
circa 8 anni fa - Linkferrini non è il mio enologo preferito, spesso i suoi vini risultano un po' tutti uguali e legnosi, ma devo riconoscere che, ad esempio, il san leonardo e gli altri vini dei guerrieri gonzaga sono buonissimi e hanno una continuità ammirevole
Rispondiil chiaro
circa 8 anni fa - Linkil san Leonardo non è da tanti anni che lo fa Ferrini e si sente la sua mano nelle ultime annate: più morbido e "dolcino"
RispondiFilippo Apostoli
circa 8 anni fa - Linksalino, resina di pino, boscoso e mentolato, oliva, menta e sale, gesso, tanta spezia, mirtillo, ribes nero, oliva rosmarino e amarene, sandalo e liquirizia, anice, alloro, ligustro, mallo di noce, senape, mirtilli, olive e resina, senape ribes rosso e alloro, pepe e peperoncino, fragole in confettura, salvia rosmarino, ricordi d’abbazia e gemma d’abete, colline, boschi ed echi marini e mediterranei insieme Quindi abbiamo in un merlot: Oliva e spezie mediterranee, Sale, Senape, pepe, peperoncino. Non trascurerei il ribes nero. Meno male che e’ amico di Eglise Clinet ma un controllo in vigna lo farei perche’ forse gli ha ammollato dei cloni di Syrah, Mourvedre, Carignan e altre varieta’ del Languedoc-Roussillon...
RispondiAlberto R.
circa 8 anni fa - LinkBeh, oliva nera descrittore classicissimo e perentorio nei merlot friulani maturi...evidentemente, anche in Valdarno... Ribes nero = cassis = altro descrittore di base di più o meno tutte le uve bordolesi. Peperoncino? Più in genere sui cabernet sauvignon, parlando di Toscana. Però secondo me non è fuori luogo neppure questo.
RispondiFederico Giuntini
circa 8 anni fa - LinkMi permetto di ricordare che tra le quattro denominazione del Bando c'era anche Pomino attuale Chianti Rufina.
RispondiAndrea Gori
circa 8 anni fa - Linkhai ragione Federico, svista mia, integro subito!
RispondiAlberto R.
circa 8 anni fa - LinkEsiste ancora la DOC Pomino, eh? Poco sfruttata, ma esiste.
RispondiFederico Giuntini
circa 8 anni fa - LinkLa DOC Pomino esiste e gode di buona salute, due aziende Castello di Pomino - Frescobaldi Villa di Petrognano assai più piccola.
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