Fivi, l’Europa e la disobbedienza civile. (Anche le Fivi nel loro piccolo, eccetera)

di Fiorenzo Sartore

Il post che state per leggere parte dalle conclusioni. Non so come esprimere altrimenti il senso di disagio, o dovrei dire malessere, che mi coglie ormai ogni volta che ho a che fare con alcuni meccanismi della cosiddetta convivenza civile. Prendi la burocrazia, per esempio: io credo che siamo tutti al centro di un gigantesco, immenso esperimento sociale che ha come scopo ultimo farci impazzire. Non c’è altra spiegazione razionale: vogliono indurre la follia collettiva, e probabilmente l’Italia è un terreno sperimentale avanzato. Mentre in altri paesi europei (pare, si dice) questi meccanismi hanno ancora funzioni comprensibili, ma soprattutto praticabili, da noi l’esperimento è in una fase nella quale si stanno applicando tecniche estreme, ed è possibile che qualcuno, da qualche parte, stia osservando per prendere le misure: “vediamo quanto possono reggere. Vediamo quando esploderanno, e fermiamoci un attimo prima”.

So già che il mio discorso ha la forma, e probabilmente la sostanza, del peggior complottismo. Per la verità io non credo che dietro a tutto ci siano gli Illuminati, la Spectre, e nemmeno i Rettiliani. Probabilmente è pure peggio di così, il grande cattivo è solo un ufficio (o una serie di uffici) in qualche capitale straniera. Ma appunto, parto dalle conclusioni: la volontà di indurre la pazzia collettiva a me pare evidente. Così, insomma, la recente vicenda delle regole UE sulle etichette vinose diventa solo un’altra tessera del domino. Spieghiamo in breve cosa sta succedendo.

Sapete tutti cos’è un’etichetta. Il papello appiccicato ad ogni bottiglia di vino contiene una serie di dati (parole e numeri, cioè) sottoposti a una normazione feroce e draconiana. Bene, il legislatore intende allargare questi dati di tipo, diciamo così, comunicativo per il consumatore, ad ogni altro involucro, documento, brochure, ma anche sito Internet ed eventualmente blog che attenga all’azienda vinicola. Questo potrebbe comportare una serie di conseguenze paradossali: per esempio chi produce “Barolo” non può scrivere “Langhe” in etichetta, siccome quel termine fa riferimento ad un’altra denominazione – e fin qui va bene. Se si applica la norma UE, l’azienda non potrà fare nessun tipo di riferimento alle Langhe in qualsiasi contenitore, cartone, brochure, eccetera. Vi è chiaro ora il tipo di paradosso? Ecco un esempio pratico: ammettiamo che una certa azienda di Barolo rechi un claim totalmente innocente sui cartoni, chessò “il tesoro delle Langhe”: l’azienda in questione dovrebbe rifare tutti i cartoni distruggendo quelli illegali.

Nel riportare la cosa è obbligatorio abbondare nell’uso dei condizionali, siccome la norma non è ancora certissima, ma soprattutto perché verrà applicata da enti di controllo che potranno interpretarla. Questa, precisamente, è l’essenza del meccanismo che induce alla pazzia: siamo oggetto di normazioni folli, e siamo sottoposti a forme di controllo che generano terrore.

Arrivati a questo punto, ci starebbe bene il solito caro vecchio interrogativo: che fare? Fivi, che è un’associazione di persone perbene, nei giorni scorsi ha finalmente sbroccato: “i vignaioli indipendenti soci FIVI sono pronti alla DISOBBEDIENZA CIVILE per difendere il diritto a poter usare nella comunicazione il nome del loro territorio/regione di appartenenza”. Hanno scritto proprio così, DISOBBEDIENZA CIVILE, tutto maiuscolo. Gente che normalmente non vede l’ora di fare tutto per bene, e tutto nei modi previsti dalla legge. Ecco, questo ci resta: disobbedire, giusto un attimo prima di impazzire.

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

16 Commenti

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Nic Marsél

circa 10 anni fa - Link

Mah! Allo stesso tempo la FIVI osteggia l'inserimento degli ingredienti nella vera etichetta.

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

io con tutte ste leggi cazzata non ci capisco più niente. ho levato il bindello dal prosecco perchè portava per 2 volte la dicitura Piave e in una Doc non si può mettere....sai cosa? è stancante doversi girare tra leggi che sono incasinate di loro e interpretabili a seconda di chi le applica. io mi faccio seguire da un ufficio, e non è facile comunque.

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

domanda1.... ma io che abito a Ponte di Piave che cazzo scrivo? che sto sotto al Ponte? domanda2 ... ma è possibile che non posso chiamare un vino Campagne29 perchè pure i francesi mi rompono le palle ed è semplicemente il nome della mia via? no giusto per sapere....

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Angelo Peretti

circa 10 anni fa - Link

Che io sappia, devi scrive Pave con una carattere di stampa almeno 4 volte più piccolo del nome della doc che utilizzi: follia pura.

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Emanuele

circa 10 anni fa - Link

Carolina, questa è da premio!

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

mah... mica tanto... è da incazzarsi e far ricorso visto che il mio paese ha la dicitura Piave in comune e che il fiume passa li... stessa cosa per ogni fiume in cui ci siano vitigni. e la chiamano cultura/intelligenza.... mah

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damiano

circa 10 anni fa - Link

Ma manca un h . Rompono uguale ?

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

si, perchè rimanda al nome champagne e io non sono, evidentemente, una champagnista. tale cosa è stata momento di discussione a Cerea con la Frison che fa champagne e che mi ha fatto notare la cosa dicendomi : " ne hai fatte tante bottiglie? no perchè se le vede un altro champagnista che ha soldi per farti causa lo fa..." io a differenza di picariello ho levato il nome seduta stante.

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damiano

circa 10 anni fa - Link

E se scrivessi sciampagn ?

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

mi dimenticavo: l'ho chiamato el gat bianco. e f@@@@@@@@@

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

e se semplicemente la smettessero di andar dietro a menate senza senso? se iniziassero a ragionare come un contadino-produttore-viticoltore che non ha segretaria, marketing-man, avvocato, ufficio stampa ma che lavora la terra e lavora in cantina? il problema è quello che ha descritto bene fiorenzo: vogliono farci impazzire, vogliono vedere fino a che punto uno arriva prima di sclerare e di mandare a F@@@@@@@@@@@@ ecc ecc (mi sono moderata vedi?) tutti. il secondo problema è che a nessuno frega del nostro pensiero, perchè siamo minoranza. detto ciò vo dalle capre, loro non hanno problemi burocratici, ma rompono uguale se han fame. adieu

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Mike Tommasi

circa 10 anni fa - Link

La regola UE che citi non esiste, è una confusione da parte dei giornalisti che hanno creato questo falso problema.. Al contrario, la regola UE (che non è regola ma legge, essendo un Regolamento) indica il contrario, che DEVI indicare la provenienza su etichetta, imballaggio e brochures relativi. E la FIVI ha protestato proprio quello, per via dei costi. Eppure la FIVI non ha capito che da tempo in altri paesi UE queste cose si fano già. Mi spiego, non è che devi far stampare dal tipografo una cassa per ogni tipo di vino he vendi. Bast mettere delle caselle da segnare con le varie opzioni. Quindi tutto questo è un non-problema. Il problema invece sono le interpretazioni locali in Italia da parte di ispettore con troppo xelo e che fanno come vogliono.

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Angelo Peretti

circa 10 anni fa - Link

Mike, il problema sta nell'ultima frase: poiché ogni burocrate interpreta le norme a modo suo, non è detto che dopo l'entrata in vigore del nuovo regolamente Ue accetti ancora la soluzione empirica che hai indicato e che molti hanno sin qui adottato. Purtroppo.

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damiano

circa 10 anni fa - Link

Ho il desiderio di assaggiare i vini di Carolina anche se nn sono un grande amante del prosecco. Intendevo dire che la trovata jakot dei friulani era meravigliosa. E proseguiró oggi più di prima a bere vini di piccoli produttori che tribulano per ste c____e ma producono grandi vini. Ciao

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armin

circa 10 anni fa - Link

mike, detto velocemente, sicuramente con una certa superficialità dettata dal periodo vendemmiale, i problemi sono due, te alludi a qualcosa di diverso da quello riferito nel post: 1. il problema dell'impossibilità di poter usare nomi in brochure, su siti, ecc. che indicano nomi di altre denominazioni. come esempio estremo che ho sentito in una seduta dei vignaioli "le uve vengono vendemmiate all'alba" non è consentito in quanto esiste la doc alba (ovviamente se non sei localizzato in quella zona). 2. sui cartoni deve essere scritto il contenuto di questo, vuol dire che non è più sufficiente mettere la crocetta su cabernet invece di sangiovese ecc, ma bisogna o fare i cartoni appositi per ogni tipologia di vino o incollare l'etichetta della bottiglia sul cartone. può darsi che le due questioni derivano dallo stesso regolamento, in pratica però sono problemi diversi. la disobbedienza civile della fivi si rivolge contro il punto 1 in quanto molto più grave.

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