Figli (maggiorenni) di un Bordeaux minore

di Alessio Pietrobattista

Non è cambiato molto dall’ultima volta che ho scritto: sono sempre una capra nel fare le foto ma almeno ho la scusante di aver usato il cellulare. Mi rendo conto di un’altra mia pecca: non considerare mai abbastanza Bordeaux, almeno non tanto quanto merita.
Le sirene langarole e borgognone sono spesso più ammalianti, forse pure più modaiole in molti casi: la scoperta di terroir alternativi, nuovi e piccolissimi produttori, dimensioni artigiane, produzioni confidenziali sono fattori che incuriosiscono l’appassionato e stuzzicano il piccolo Robinson Crusoe vinicolo che è in noi.
Siamo quindi ben lontani dai numeri e dalle produzioni da centinaia di migliaia di bottiglie provenienti dai singoli Château sparsi sulle due rive della Gironda, eppure ogni volta (sempre troppo poche a dir la verità) non posso fare a meno di stupirmi di fronte alla capacità che hanno questi vini di sfidare il tempo. C’è davvero un mondo da scoprire, ben oltre la lucente facciata con gli occhi a mandorla dei Premier Cru Classé, fatto di Château con grande storia e prestigio. Un piacere da esplorare, insieme ad un manipolo di volenterosi che hanno condiviso la gioia di scoprire splendidi vini maggiorenni nel pieno del loro vigore. E con una spesa davvero irrisoria rispetto alla mostruosa qualità espressa.

Bordeaux minoriChâteau Clinet 1982: Pomerol, regno del Merlot che incide in questo caso per una percentuale intorno all’ 80%, tralasciando il resto più o meno equamente diviso tra i fratelli Cabernet. Ecco, il Merlot: lo vedo un po’ come il fumo negli occhi, non è un vitigno che nelle interpretazioni nostrane riesce a smuovere un qualsivoglia neurone. Qui assume una dimensione nuova, la dimensione del terroir di provenienza. Eleganza, sin dall’irreale colore rubino luminoso. Bordeaux fino al midollo con la grafite, il legno di cedro e una spinta speziata e pepata da cappottarsi. Bocca che è pura seta, lunga, con una forza motrice che rende il sorso una piacevole carezza sul palato di una mano forte e ben salda. Infinito, anche in prospettiva.

Château Latour à Pomerol 1995: il bimbo del gruppo, l’imbucato alla festa dei maggiorenni. Qui ovviamente lo scontro è in casa, il Merlot sale mediamente al 90% e si sente chiaramente. Di fronte a vini come questo che mi domando sempre: ma quando lo stappi un vino così? Perchè??? Si ha la sensazione che non sia affatto pronto, malgrado i 17 anni dalla vendemmia. E’ comunque una interpretazione di Pomerol più calda, sensuale, sanguigna, giocata su una potenza non strabordante ma sotto controllo. Emerge la prugna e il pepe nero, toni verdi e scuri che si perdono in sensazioni minerali di pietra focaia e grafite. A tinte scure anche la bocca, potente e compatta, lunga e in progressione fino all’ultimo sorso. Un ragazzo che sbuffa e scalcia per averlo disturbato troppo presto. Scusa.

Château Smith-Haut-Lafitte 1990: si passa a Pessac-Léognan, un salto sulla riva sinistra e il Cabernet Sauvignon torna protagonista (mediamente per il 60% in questo vino). Qui molti mi hanno guardato con qualche dubbio: vabbè Bordeaux minori ma questo non lo conosciamo. Per fortuna il risultato è di quelli che ti mettono il sorriso: marasca, menta, balsamicità evidente accompagnata da un peperone rosso dolcissimo con ricordi di caffè e liquirizia. La bocca scalcia ancora tra acidità e fittezza tannica, allungando un sorso che toglie qualsiasi interrogativo anche ai più scettici. Cede un po’ alla distanza ma per molto tempo è stato un bel roteare di bicchiere.

Château Figeac 1989: dopo l’incursione nella riva sinistra, si torna a destra, a Saint Emilion con il Merlot a tornare protagonista ma non in questo caso. Qui le facce sono più del tipo “questo lo conosco”, infatti non stiamo parlando di uno Château qualsiasi. Che si tratti di qualcosa fuori dal Saint Emilion che ci si potrebbe aspettare è il naso a dircelo: friggitello, netto, evidente segno di un contributo decisivo del Cabernet Franc, poi cedro, sbuffi salmastri, pepe, chinotto. Un olfatto caleidoscopico, da rincorrere col fiatone per cercare di racchiuderlo in poche parole. La bocca è una lama di Hattori Hanzo che con eleganza si incunea tra le papille gustative, che fanno una hola al passaggio di una scia sapida di lunghezza smodata.

Château Pavie 1988: Si resta a Saint Emilion e il Merlot si prende la sua rivincita. Predominante nella composizione del vino di questo Château che tanto piace a Robert Parker. Siamo quindi pronti a ricevere un montante fatto di vaniglioni e fruttoni muscolosi? Giammai. L’olfatto è invece ematico, sanguigno, autentico. Passa da cenni di tartufo a note ferrose, quasi ancora chiuso e arcigno, restio a togliersi di dosso una riduzione giovanile che sfocia in sentori di pollame. La bocca è però rivelatrice, travolge ad ondate impetuose, con densità, acidità e spessore degne di un vino di grande classe.

Château Duhart-Milon 1990: si torna a sinistra, a Pauillac per la precisione. Un caro amico fa spesso riferimento alle “cinque sorelle di Bordeaux” e se questa non è una sorella è quantomeno una cugina. Si torna al dominio del Cabernet Sauvignon come usanza vuole, espresso con una potenza esplosiva quasi inusuale. Intenso e caleidoscopico al naso con il classico tabacco accompagnato da un susina, cenni mentolati e sanguigni, addirittura una visciola e lampone a schiarire le inziali note cupe per poi proseguire su erbe aromatiche. La bocca si conferma intensa, di impatto, sostanziosa e di lunghezza invidiabile. Su questo vino devo solo aggiungere una cosa: grazie Roberto-Cortomaltese.

Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande 1988: lasciato per ultimo, stappato con un certo timore reverenziale. Château di Pauillac che non ha bisogno di tante presentazioni, un mito presso gli appassionati, i cui vini sfidano il tempo con l’incedere elegante che solo una grande storia e una grande tradizione alle spalle possono offrire. Colore al solito irreale per gioventù e vitalità, si traduce in un olfatto che è la sintesi di Pauillac: scatola di sigari, cedro, incenso, frutto chiaro di lampone e ciliegia fresca, tocchi agrumati rinfrescanti con un soffio vegetale di sottofondo mai invadente. Bocca sinuosa e setosa, si insinua in ogni dove della cavità orale per non mollarla più, stringendola in abbraccio morbido e rassicurante. Non molla un millimetro nel bicchiere, come il blasone e la classe gli impongono di fare.

Château Climens 1985: potevamo chiudere senza un botto finale da Sauternes (o meglio Barsac)? Ovvio che no, non potevamo esimerci dall’affrontare il lato dolce di Bordeaux. Ok vi stupirò con un descrittore: zafferano. Ma dai? E vabbè ma mica c’era solo quello: c’era anche l’albicocca, il cioccolato bianco, il pan di spezie, scorza d’arancia candita, un mazzetto odorosissimo di erbe aromatiche e un soffio salmastro di gran fascino. Il sorso favoloso per equilibrio tra zuccheri e acidità, lungo e filante, con una beva smodata che ci fa litigare la bottiglia mentre mi domando: ma ho mai scritto fin’ora di note ossidative/evolutive evidenti? Vabbè, mi verso l’ultimo goccio di Climens, sennò mi viene lo sconforto a pensare ai molti vini italiani senza alcuna storia alle spalle e che avrei pagato la stessa cifra della maggior parte dei franzosi presenti a tavola.

21 Commenti

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Daniele

circa 11 anni fa - Link

Complimenti! Che ne pensi, se conosci, di Chateau La Cardonne? Non so se inserirlo in questa lista di 'minori', ma quanto meno per la classification (Cru Bourgeois) si. Siamo nell'alto Medòc...e i prodotti che sforna sono una lezione di Bordeaux

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Grazie Daniele, non conosco La Cardonne ma mi rendo conto che c'è davvero una miriade di Chateau che varrebbe la pena di esplorare. Ad esempio ultimamente ho bevuto uno Chateau Artigues 2000, un vino pagato sui 15 euro all'epoca ed era un perfetto ritratto di Pauillac. Pronto, a giusta maturarione e per un vino di quel costo a 12 anni dalla vendemmia penso sia difficile pretendere di più.

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Daniele

circa 11 anni fa - Link

[se ne trovi] ti consiglio caldamente di provare la 2000. Alcuni amici lo accostano ad alcuni Lafite anni '80... lo so i paragoni son sempre rischiosi.. mi farai sapere!

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Grazie, se mi capiterà sotto al naso provero di sicuro!

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Daniele

circa 11 anni fa - Link

http://www.webdivino.com/scheda.asp?id=1336 Se c'è veramente non fartelo scappare

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Leonardo

circa 11 anni fa - Link

Bordeaux è un territorio complesso, ricco di sfaccettature e di contraddizioni. E' un territorio vinicolo che non nasce per vocazione ma per necessità commerciale, il terroir sembra un fattore acquisito, eppure c'è; la tendenza verso l'alto dei prezzi è un muro altissimo da superare per gli appassionati che spesso identificano il territorio di Bordeaux esclusivamente con l'alto Médoc e Pomerol/St-Emilion; la corsa all'impianto di nuovi vigneti negli anni '80 e '90 per sfruttare l'onda Parkeriana ha dato origine a vini spesso sotto la media; il ricorso massiccio al Merlot anche in zone in cui tradizionalmente non era eccessivamente presente (St-Estéphe per esempio). Questi ed altri motivi contribuiscono a tenere a distanza gli appassionati meno volenterosi, meno disposti a scontrarsi con quello che sembra un muro di supponenza e alterigia. Tuttavia il territorio è ricco di vini interessanti. Io amo particolarmente i vini della zona di St-Estéphe (Phélan-Segur) e alcune perle sparse per le zone anche "meno" vocate (Chasse-Splenn a Moulis). Tutto questo per dire che i vini buoni ci sono, che magari è un po' difficile raccapezzarsi, ma la fatica di capirci qualcosa sarà ricompensata da vere e proprie sorprese di finezza e longevità.

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Leonardo

circa 11 anni fa - Link

Chiedo scusa, Chasse-Spleen

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Leonardo

circa 11 anni fa - Link

Chasse-Spleen

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Marco

circa 11 anni fa - Link

Sbaglio o la prima boccia a sinistra è Champagne Brut Josè Michel? Due paroline anche se fuori tema si potrebbero avere? Se non chiedo troppo...Grazie :-)

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

E' passato un po' di tempo dalla degustazione però lo ricordo davvero molto piacevole, cremoso e rotondo come il Pinot Munier vuole ma senza svaccare. Scusa se non so essere più preciso ma sull'aperitivo non ho preso appunti!

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andrea

circa 11 anni fa - Link

ragazzo... Chateau Pavie è di Gerard Perse, quindi è Parkerizzato, solo dal 98, negli anni precedenti era tutt'altro, proprio come lo descrivi bene tu, un gran vino!

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Grazie per il ragazzo Andre', infatti scorrendo i punteggi si capisce che Parker l'ha cominciato ad esaltare da un certo punto in poi. ;-)

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vinogodi

circa 11 anni fa - Link

...bravo alex, bella bevuta e commenti direi... sobri...

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Marco detto da te, che dell'argomento sei un esperto, è davvero un gran complimento. :-)

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alvaro pavan

circa 11 anni fa - Link

Clinet: equivalente ad un 1ere C.C. Latour a Pomerol: equivalente ad un 3eme C.C. Smith Haut Lafitte: Cru Classificato Pessac-Leognan Figeac: Grand Cru Classè B Pavie: idem Duhart Milon: 4eme C.C. Contesse Lalande: 2eme C.C. Climens: 1ere C.C. Mi scusi, e questo sarebbe un Bordeaux minore? Non è che ci stiamo prendendo in giro... Cordialmente Alvaro Pavan

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Nessuna presa in giro Alvaro e dammi pure del tu, io perlomeno lo farò. Ovvio che non si tratta di "minore" in senso stretto, ho scritto infatti C’è davvero un mondo da scoprire, ben oltre la lucente facciata con gli occhi a mandorla dei Premier Cru Classé, fatto di Château con grande storia e prestigio. Alcuni sono molto conosciuti (mi riferisco ai rossi, Climens fa storia sè), altri lo sono un po' meno e sono molto meno sulla bocca dell'appassionato. Vuoi o non vuoi si va sempre col pensiero al top, ai vari Latour, Lafite, Haut Brion e compagnia bella. E' un "minore" soprattutto nel prezzo, perchè una bevuta così, divisa tra 9 amici appassionati, viaggia sui 60-70 euro. E scusa se è poco. :-)

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alvaro pavan

circa 11 anni fa - Link

In un millesimo a scelta dei recenti, diciamo tra 2006-2008, lasciando perdere 2005-2009-2010 e anche 2011 che sono tutti in preda alla più vertiginosa speculazione, una bevuta del genere è davvero un buon affare se riesce a portarsela a casa con un migliaio di euro, ma nutro qualche dubbio. Quelle bottiglie, in quelle annate, se uno va a comprarsele, se riesce a trovarle, difficilmente se le porta a casa in blocco con un migliaio di euro. Le muovo questi appunti perchè i vini da lei citati, attualmente, sono diventati praticamente inacessibili ai comuni mortali, perciò la sua informativa mi sembra peccare di irrealismo. Anche i cru bourgeois, che sono la vera ricchezza e goduria di bordeaux, hanno prezzi che solo una èlite di consumatori si può oramai permettere. Rimane il grande mare del bordeaux non classificato, che è davvero vasto, dove tra 5 e 15 euro si può davvero trovare qualcosa di delizioso... peccato che se lo possano godere solo i francesi! Cordialmente, Alvaro Pavan

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Alvaro ti assicuro (io contino a darti del tu, non per mancanza di rispetto ma perchè dare del lei su internet non mi piace) che per quella bevuta, comprata abbastanza recentemente, ho speso mooooolto meno del migliaio di euro. Infatti, se moltiplichi 70 (come ho scritto) per per 9 persone, ecco che esce fuori il totale della degustazione. Basta trovare il canale giusto perchè, mentre come dici giustamente negli ultimi anni la speculazione su annate recenti è stata folle, le vecchie annate si riescono ancora a trovare a prezzi relativamente decenti. Per dire: personalmente riesco a comprare meglio la 2000 (bellissima annata) che la 2009. Un'annata, la 2009, che chissà quando riuscirò a bere contro una che non è ancora pronta ma che un po' di bottiglia se l'è già fatta. Assurdo no? Eppure il mercato è questo e basta un superpunteggione di Parker e soci, che l'attenzione del mercato si sposta in quella direzione, tralasciando spesso vini che non hanno ricevuto mega-punti. Vai a vedere quanto ha preso ad esempio Pavie '88, Figeac '89 e Clinet '82, e se non hai voglia o tempo te lo dico io: 88, 83 e, udite udite, 73. Degli altri solo Duhart-Milon e Lalande sono a 90 punti, la soglia sotto il quale Parker di solito punteggia l'acido delle batterie. Con questi voti, quale compratore (possibilmente orientale) farebbe follie per comprarli? Ecco il perchè del "minore", ecco perchè una bevuta del genere non è inaccessibile ma solo molto difficile da reperire, soprattutto con un buono stato di conservazione. Grazie comunque degli appunti che mi hai mosso perchè mi hai dato la possibilità di spegare ulteriormente il significato di quanto scritto. :-)

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Diana

circa 11 anni fa - Link

Da tempo cercavo una frase che descrivesse l'emozione provata in quel viaggio nei dintorni di Bordeaux, quando ci addentravamo tra le vigne di Pomerol stupiti come bambini alla prima visita al circo. Adesso l'ho trovata grazie a te, Alessio: eravamo proprio dei "piccoli Robinson Crusoe vinicoli". Certo, non saranno stati 28 anni (al massimo 28 ore spalmate su più giorni, la maggior parte delle quali passate vagando intorno alla cartina stradale), ma ci sono sembrate davvero tante di più.

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Alessio Pietrobattista

circa 11 anni fa - Link

Onorato di aver contribuito alla ricerca della frase, di sicuro deve essere stato un bellissimo viaggio. :-)

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Diana

circa 11 anni fa - Link

Eh sì, di quelli che non si scordano!! :-)

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