E se vi dicessi che il Vinitaly biologico non mi fa impazzire di gioia?

di Antonio Tomacelli

Forse non ve ne siete accorti ma il Vinitaly sta lentamente, inesorabilmente cambiando. L’impianto classico da fiera del vino, quello che vedeva i padiglioni suddivisi per regioni, presto sarà solo un ricordo del passato. Già da qualche anno, per dire, il padiglione centrale, quello che vi accoglie all’ingresso, non è più appannaggio esclusivo della regione Veneto ma è diventato il più ambito spazio per i produttori che ogni anno sgomitano per un posto in prima fila. Qui ci trovate di tutto, dai produttori del Brunello di Montalcino a quelli dell’aglianico del Vulture e il senso di smarrimento regna sovrano. Insomma, ci si aggrega tra grandi in nome della visibilità e del prestigio.

Ora però, sta succedendo qualcosa di diverso e, per certi versi, più inquietante.

Il 2014 sarà il primo anno del Vinitaly Biologico, ché già bioqualcosa lo era diventato con l’avvento del salone Vivit dei vini naturali. Nei giorni della fiera, infatti, Federbio ha annunciato l’accordo con l’Ente Veronese per l’apertura di uno spazio dedicato alle produzioni biologiche certificate, del tutto autonomo rispetto al Vivit e ai vini convenzionali.

Intendiamoci: questa decisa sterzata verso un’enologia etica e pulita non può che farci piacere, anche perchè zittisce una volta per tutte, quelli che a suo tempo avevano bollato il fenomeno “vini naturali” come una moda passeggera. Un dubbio, però, mi assale: se nell’offerta ai visitatori calcoliamo anche Cerea e Villa Favorita la questione si complica a tutto danno degli operatori del settore. Mi chiedo: non saranno troppi quattro saloni per il bioqualcosa? Forse si, ma la domanda vera è un’altra e riguarda il cambio di impostazione che il Vinitaly sta subendo.

Dicevo all’inizio che la fiera sta lentamente, inesorabilmente cambiando. Stiamo passando, infatti, dal Vinitaly nel quale contavano le regioni a quello nel quale contano di più le modalità di produzione: dal Vinitaly dei terroir a quello delle pratiche di vigna e cantina.

E il senso della perdita di senso si fa sempre più forte. Mi sbaglio?

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

11 Commenti

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Viviana

circa 11 anni fa - Link

La mia sensazione e che la fiera sia in lento declino e allora bisogna inventarsi qualcosa È... Bastaaaa con questo biologico che naturale non è ... Lo sapevate che in vigna per i trattamenti biologici si usano dei prodotti che hanno bisogno del patentino !!! Se non lo sapete il patentino serve per tutti quei prodotti altamente pericolosi per la salute che intervengono sul DNA e sono cancerogeni!!!!!!!! È in cantina ... Dove si fa uso del propoli ?! È un antibiotico!!! Che si usi il buon senso!!!!!!! È meglio

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Mauro braidot

circa 11 anni fa - Link

Da sempre esistono i piu e i meno bravi, e soprattutto quelli che pensano di essere i migliori! La novita sta nell'evoluzione,nel cambiamento dell'approccio del consumatore al prodotto vino, ci stanno quindi i cambiamenti a cominciare dal vinitaly. L'importante che dietro a un prodotto ci sia sempre una certificazione, anche se per alcuni poco credibile.

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gianpaolo

circa 11 anni fa - Link

Mi sembra una domanda posta molto bene: comunichiamo prima il territorio, come ci e' stato chiesto infinite volte, o le modalita' di produzione? La questione e' seria, in una fiera gia' ampiamente dispersiva per forza della dimensione, e in un momento dove si sono sviluppati molti eventi satelliti. Certamente negli ultimi anni il consumatore si e' dimostrato sempre piu' interessato alla conoscenza delle modalita' produttive degli alimenti, e quindi qualche risposta va data. Pero' ci si deve chiedere a cosa serve una fiera, e fondamentalmente serve, da che mondo e mondo fin dal medioevo, a favorire l'incontro della domanda e dell'offerta. Attenzione quindi a mettere il visitatore nelle condizioni di non impazzire tra decine di percorsi diversi.

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A3C

circa 11 anni fa - Link

non riesco a capire perché il Vinitaly dovrebbe restrare immobile e immutabile...tutto cambia e il Vinitaly anche...e poi, le regioni...ma che c'entra il Sannio con la Costiera di Amalfi...o l'Etna non la piana di Noto... o il il Moferrato con Boca...insomma nelle regioni c'era già dento un bel casino...

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francesco romanazzi

circa 11 anni fa - Link

Sono abbastanza d'accordo con Gianpaolo e A3C. Il concetto di terroir è fluido, soprattutto in Italia, dove "fluido" diventa addirittura eufemismo. Tra un produttore che lavora male a Barolo e uno che lavora bene, che so, in Maremma, preferisco il secondo. Di più, il primo scredita l'immagine e la storia del territorio in cui opera, il secondo lo valorizza. Forse passare da un criterio di "giudizio" basato sul terroir ad uno basato sulle modalità produttive non può che giovare al vino italiano. Anche perché c'è una terza categoria, che gareggia fuori concorso: chi lavora male in territori improbabili. Premio speciale della giuria. E troppi ne girano di questi premi.

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

Il consumatore va messo al centro di questa nuova fase di rinnovamento,nel senso che deve essere in grado di capire la differenza tra 1 vini naturali 2 vini biologici 3 vini liberi 4 vini biodinamici e ciò che li differenzia dai 5 vini convenzionali. Più importante di come si evolverà una fiera è il rinnovamento dell'informazione sul vino.Concordo che al consumatore interessano le modalità di produzione(in cantina e in vigna) ,ma anche sapere se vi è un efficiente sistema di controllo che faccia rispettare quello che si proclama nei disciplinari(o carte d'intenti). Più che il territorio è importante l'uomo_imprenditore ed il rispetto delle regole di produzione che dice di applicare. In questo articolo pubblicato ieri il fatto vini alimentare fa una puntualizzazione tra vini naturali ,veri e biologici. http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=vini%20biologici&source=web&cd=11&cad=rja&sqi=2&ved=0CIcBEKkCMAo&url=http%3A%2F%2Fwww.ilfattoalimentare.it%2Fvino-naturale-libero-biologico-federbio-marketing.html&ei=F1ptUc_-MNHo4QSLtoCIDA&usg=AFQjCNEbYtkfriv-hHBisZHrAL09ma5Z8A&bvm=bv.45175338,d.ZWU

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Zakk

circa 11 anni fa - Link

Invece io credo che per una maggior facilità di orientamento sia arrivato il momento che i produttori toscani stiano in Toscana, i piemontesi in Piemonte..... e non a zonzo come succede adesso con molti produttori. Poi sarà il singolo che decide chi lavora bene in zona sfigata e chi lavora male in zona vocata. Il ViViT mi sembra possa esser l'unica eccezione, anche se io credo che ancora una o al massimo due edizioni e anche il ViViT verrà assorbito dal resto della fiera. Così come dovrebbero esser assorbite sia Villa Favorita (location folle x una manifestazione che tratta vino) sia Cerea.

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manilo

circa 11 anni fa - Link

Tanto come al solito non andrà mai bene sto Vinitaly, comunque sono d'accordo con Zakk sulla prima parte e nn sulla seconda, perchè Vivit ,Cerea e Villa devono rimanere così come sono con le loro location. Comunque sto Biovatteloapesca è una grande minchiata come dice Viviana sopra, mi dispiace dirlo ma serve solo per le grandi aziende che da kimiko diventano Biofregatura.

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bruno

circa 11 anni fa - Link

Gentile Viviana la mia sensazione è che invece non conosci molto bene il biologico in generale. Io produco vino e mais biologici e non ho mai avuto bisogno di patentino alcuno ed il propoli è un antibiotico naturale e si usa principalmente nel vigneto che io sappia. L'unico modo di fidarsi di una produzione bioqualcosa è quello di andare sul posto a conoscere il produttore, quando è possibile, diversamente bisogna informarsi bene. Certo dopo le notizie sul grano bio proveniente dall'Ucraina, non posso darti torto :-(

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ViniEtici

circa 11 anni fa - Link

Io credo che si debba puntare il dito sull'attenzione al metodo di produzione, poichè potrebbe aprire uno spiraglio per un dialogo sempre più etico con il consumatore, il quale, purtroppo, non si può più affidare al territorio di provenienza dato che troppi produttori hanno giocato in modo scorretto in passato! Non ha molto senso in effetti che in 4 giorni ci siano: vivit, vinitalybio, cerea, villa favorita e il vinitaly! Avrebbe molto più senso comunicare l'Italia in modo più compatto, facendo capire in modo chiaro ai consumatori da che cantina proviene quella bottiglia: produttore? imbottigliatore? commerciante? le uniche chiare al momento sono le cantine sociali! Inoltre secondo me il produttore che supera le 100.000 e parla di bio o simili dovrebbe avere l'obbligo di essere certificato, visto che il numero di bottiglie può coprire i costi necessari alla certificazione. Inoltre il produttore che supera le 100.000, a mio avviso, dovrebbe indicare in etichetta il numero di bottiglie prodotte ed il totale degli ettari in produzione. Imbottigliatori e commercianti dovrebbe essere controllati alla pari di una grandissima cantina come La Caviro (Madre del Tavernello), con i litri contati al millesimo e con tracciabilità totale! Inoltre dovrebbero avere anche prezzi pari ad un tavernello, senza castelli o altri nomi "fuorvianti"!

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ceedub

circa 11 anni fa - Link

Chi scrive post come questo in un blog di tale levatura dovrebbe sapere e di conseguenza comunicare che vino biologico e vino naturale non sono la stessa cosa. Raggruppare nel "bioqualcosa" i produttori di Cerea, di Villa Favorita e del Vivit signifca sminuire un lavoro che va ben oltre la semplice certificazione. Esistono ormai prodotti enologici bio, dai lieviti selezionati in su, che poco hanno a che vedere con la naturalità del vino. Il consumatore attento sa bene la differenza. Chi vuole scoprire magari legge articoli come questo e probabilmente poi pensa che dietro ai vini di Le Coste (naturale senza certificazione) e Sergio Mottura (bio) ci sia dietro lo stesso lavoro. E invece non è così.

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