E ora ripetete con me: “giuro di non iscrivermi mai alla Confraternita del Panozzo Intortato”

di Massimo Andreucci

C’è un momento della vita in cui realizzi che gli amici hanno altro a cui pensare e non ti cagano più, tua moglie si è abituata a non averti tra i piedi in casa ed i tuoi colleghi ti hanno liquidato con una pergamena ed un orologio placcato oro. E dire che la tua voglia di fare è tutt’altro che sopita. Il problema serio è che non c’è più nessuno ad offrirti una sponda.

Ebbene, quello è il momento in cui, più di ogni altra volta, dovrai fare i conti con te stesso. Mantieni i nervi saldi e non cedere alle lusinghe di quella ragazza che ti reputa ancora bell’uomo. Mente: vuole soltanto mettere le mani sulla tua liquidazione.

Cestina senza indugio quel foglietto nella cassetta delle lettere: sarà pur gratuita la prova audiometrica che ti offrono, ma quando sarai lì faranno di tutto per appiopparti un apparecchio acustico di cui non hai affatto bisogno e che costa una tombola. Ti ricordi quando, da bambini, tu e Tizio muovevate le labbra per far credere a Caio di essere diventato sordo? Appunto.

Getta via anche quel volantino di una gita Roma-Montecarlo in dodici ore, con visita all’acquario di Genova e pranzo sul panfilo del cugino del principe di Monaco. È una trappola: nessuno è mai tornato da quei viaggi.

Ma soprattutto: NON ISCRIVERTI AD UNA CONFRATERNITA!

Intendo quelle associazioni che sulla carta si prefiggono lo scopo di recuperare una tradizione eno-gastronomica in via di disuso ma poi finiscono con l’organizzare gozzoviglie generaliste e baccanali di ogni sorta in abiti ridicoli. È vero che ce ne sono alcune il cui oggetto sarebbe anche meritevole di attenzione, tipo il baccalà o il nerello cappuccio, ma non va sempre così. La gran parte di esse, in verità, è palesemente una farsa. Dico: da quando in qua la tagliatella ed il capocollo rischierebbero, gastronomicamente parlando, l’estinzione? Altre sono addirittura improponibili. Tu ad esempio ne hai puntata una il cui fine è la tutela del Panozzo Intortato di Massaciucoli. Mi chiedo: riuscirai mai a rimanere serio quando andrai a spiegare a tua moglie che hai deciso di impugnare il brando affinché un pezzo di storia gastronomica locale non finisca nel dimenticatoio?

Sì, lo so, c’è che la prospettiva di avere nuovamente degli amici ti esalta. Di più: ti rimette letteralmente al mondo. Non ricordi nemmeno come è fatto, un amico. Ma, credimi, c’è più di un valido motivo per lasciar perdere l’idea delle confraternite. Ragioniamo insieme.

Tanto per cominciare sappi che è quasi sempre prevista una cerimonia di iniziazione piuttosto imbarazzante. Gli “Amici della spalla cotta”, ad esempio, baciano la spalla nuda del Gran Maiale, che altri non è se non il loro membro più anziano. E questo basti quantomeno a tenerti alla larga dagli “Amici del culatello”.

Ma andiamo avanti. Hai impiegato una vita a costruire una certa rispettabilità intorno al tuo nome. Tanto per dire, un tempo hai lasciato la tua ragazza su due piedi perché ti ha confessato di adorare gli Spandau Ballet. E hai fatto bene. Ora questi tizi vengono a chiederti di indossare una palandrana blu ed un cappello floscio. Se tanto mi dà tanto, mi aspetto di vederli correre via a gambe levate.

Sul loro sito (sì, ogni confraternita ne ha uno) c’è la sezione “Menzioni al merito”. Vi leggerai il tuo nome con la motivazione a fianco: “insignito del titolo di Gran Damigiano della Paliata, con diritto di farne sfoggio, per averne trangugiate dodici porzioni in una sera”. Ora mi dico: ti guarderai bene dal farne sfoggio, e va bene. Ma sei sicuro che basterà? Pensa ai tuoi nipoti che navigano continuamente in Internet. Gli capiterà senz’altro, in un momento di noia, di cercare il tuo nome su Google, e immaginati la loro ammirazione quando leggeranno: “Gran Damigiano della Paliata”. Già mi complimento. Farai un figurone.

Ricordi quando hai picchiato quel tipo per aver detto che “La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci è un testo fondamentale che ridisegna i confini semantici del sapere occidentale, circoscrivendone..”. Nemmeno gli hai fatto finire la frase. Sì, se lo ricordano anche i tuoi vecchi amici. Gli stessi che si stanno per domandare cosa ci fai in quelle fotografie vestito da Licio Gelli e, soprattutto, perché stai tagliando la soppressata con uno spadino.

Prima o poi ti capiterà di incrociare un tuo ex collega al supermarket. Quando La conversazione cadrà su quell’altro collega appena nominato Cavaliere del Lavoro, tua moglie, pensando di farti una lusinga, gli confesserà che anche tu sei stato insignito di un’alta onorificenza: Cavaliere di Gran Forchetta. “È stata una cerimonia toccante! Vada a vedere: ci sono le foto sul sito della confraternita!”.

Tanti bagordi, infine, ti seppelliranno. Hai il colesterolo altino, cos’altro puoi aspettarti? Ma la notizia veramente brutta è che nemmeno allora ti libererai di loro. Verranno al funerale in divisa di ordinanza. Forse si limiteranno a dire due parole in tua memoria, ricordando con quale sollecitudine avvicinassi il piatto al pentolone dei fagioli in umido. O forse vorranno addirittura omaggiarti col “gran cerimoniale dell’estremo saluto” e, credimi, il vilipendio di cadavere è una bazzecola in confronto.

(foto: Studiocru)

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Massimo Andreucci

Bianchista. Compulsivo. Uno che per indole starebbe sempre a mangiare e bere ma non potendolo fare ci scrive sopra qualche riga nel vano tentativo di prolungare una gioia sempre troppo breve.

1 Commento

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Giulia

circa 8 anni fa - Link

Sei un genio!!, grazie ! Sappiamo esattamente di cosa parli... Proveremo , grazie al tuo articolo, di salvare un amico!!!!!

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