Dom Perignon Rosé Vintage 2003. La prima delusione d’amore non si scorda mai
di Cristiana LauroSiamo sinceri: alla fine preferiamo un complimento fasullo a una critica verosimile. Ho parlato spesso di bottiglie fantastiche di Dom Perignon Vintage, rosé e Oenoteque brut e rosé, perché quei vini mi sono piaciuti, non per altro. Eppure prima o poi doveva capitare la bottiglia della delusione, quella memorabile e utile a ricordare che nulla è certo, tranne le tasse.
È successo a Milano da Trussardi alla Scala, un locale che mi piace per vari aspetti oltre alla cucina di Luigi Taglienti, al piano superiore, già riconosciuta dalla critica ufficiale. Il posto è gestito alla perfezione da Luca Cinacchi e ha una varietà di offerte: potete passare in modo veloce ed informale a mangiare un piatto al banco con un’ampia scelta di vini oppure scegliere, come me, un ottimo cocktail preparato da Tommaso; il contesto è piacevole dal punto di vista estetico, dell’accoglienza e per le attenzioni rivolte ai clienti. Parlo proprio da cliente, altro non sono. Solo che a me non piace Trip Advisor.
L’incontro era di lavoro, dovevo parlare con un collezionista di vini che voleva provare con me, Luca Cinacchi e Marco Curcio, sommelier del ristorante, due annate di Dom Perignon rosé: 2003 e 1998, quest’ultima in versione magnum. Io avevo aperto un ’96 dello stesso champagne il giorno prima da Roscioli, a Roma, ed ero quindi in possesso di un confronto recente.
L’ultima novità che segnalo da Trussardi è un ampio fumoir, dotato di un impianto di aspirazione così prodigioso che mi è sparita la forfora sulla giacca. Si può bere, parlare, mangiare, fumando sigari eccellenti. Ed è esattamente quello che abbiamo fatto noi, con Habana Montecristo “A”.
Dom Perignon Rosé 2003 è figlio di un’annata calda. Uve raccolte con quasi 40 gradi, in condizioni dove solo Geoffroy, lo chef de cave, poteva ricavare qualcosa di buono, cosa che gli è riuscita degnamente col brut ma un po’ meno con questo rosé. L’acidità non è sufficiente a sostenere un frutto così carico, maturo, che sa direttamente di Kir Royal, di cassis de Dijon, senza passare dal ribes, che è evidente e piacevole nel ’96 (grandioso) e, ancor di più, nel ’98, ornati entrambi da spezie, agrumi e bocca assai nobile per equilibrio. Il perlage è come sempre inattaccabile. Nel complesso, non m’è parso di avere a che fare con un vino pesante ma con una bevuta eccessivamente morbida, almeno per il mio gusto, sul cui futuro non scommetterei.
Dom Perignon Rosé Vintage 2003 non mi ha soddisfatta, sono sincera e prima o poi doveva capitare. Non è così grave che le certezze possano incrinarsi, e sono convinta che nel vino, come in amore, a niente serva il sacrificio di innamorarsi dei difetti dell’altro: basterebbe imparare ad accettarli.
12 Commenti
Pier Paolo
circa 11 anni fa - LinkNon ho sentito il Rosé, ma il Brut 2003 mi ha deluso parecchio con quella nota amarognola fastidiosa, calcolando che è stata anche la prima bottiglia di Dom che ho comprato interamente con i miei dindi alla delusione si è unita anche un pò di incazzatura!
RispondiAG
circa 11 anni fa - LinkPer rispetto a M. Geoffroy, direi "Semplicemente, l'eccezione che conferma la regola."
RispondiAlberto Lupetti
circa 11 anni fa - LinkCara Cristiana, ne abbiamo parlato brevemente poco tempo fa ed eravamo di idee diverse. Però ci dobbiamo ritrovare tra un po' di fronte a una bottiglia di DPR 2003 perché credo che il tempo giocherà a suo favore. Quindi... a presto!
RispondiCristiana Lauro
circa 11 anni fa - LinkSì è vero ne abbiamo parlato e ricordo bene che non eravamo della stessa opinione. Siccome mi piace confrontarmi, cerco di avere ragione più che posso ma capita spesso che abbia torto, accetto l'invito con piacere. ;-) che nella mia lingua significa: offri tu! :D
RispondiRossano Ferrazzano
circa 11 anni fa - Linkcioè, Cristiana, questi spendono dei soldi (immagino non pochi) per avere consulenze d'assaggio, nel mentre ci si fuma sigari di non propriamente leggera dote aromatica? il mondo è meraviglioso (o almeno può esserlo) :-D
RispondiCristiana Lauro
circa 11 anni fa - LinkOggesù, è arrivato Furio...precisiamo allora: abbiamo bevuto, poi mangiato e poi parlato (ma non con la bocca piena) e solo successivamente fumato sigari. A parte il fatto che la cosa non mi scandalizzerebbe comunque perchè, non so tu, ma io so distinguere sentori di tabacco fumato da ribes e cassis. P.s la persona in questione non spende soldi per consulenze di assaggio. Il mio mestiere non consiste nel farmi pagare per dire a uno se il vino è buono o cattivo. E poi pensi sempre ai soldi, che volgarità ;-)
Rispondiapalmero
circa 11 anni fa - Linkwell, Trussardi alla Scala, tre annate di Dom Perignon in due giorni, Montecristo... this is so Jet Set!!! Se c'e' da bere vino mediocre in questo modo, chiamatemi! ;))))
RispondiMuffanobile
circa 11 anni fa - LinkD'accordo con Cristiana. Degustata due giorni fa da Arcioni, insieme al nuovo ed eccezionale Dom Pèrignon Vintage 2004 ed all'interminabile Dom Pèrignon Enothèque 1996. Un Rosè certamente ben equilibrato, ma privo della personalità che contraddistingue i vini di Geoffroy. Oltre alla calda annata 2003 le uve, prima della vendemmia, subirono anche un paio di giorni di gelate notturne. La qualità di questa 2003 non giustifica certamente l'alto prezzo di vendita.
RispondiCristiana Lauro
circa 11 anni fa - LinkMusica per le mie orecchie. 04 buonissimo, Oenoteque 96 spaziale e l'enoteca Arcioni gran buon indirizzo a Roma. ;-)
Rispondimuffaplebea
circa 11 anni fa - Linksante parole, il buon vecchio Geoffroy non e' piu quello di una volta... ah, non c'entra nulla, ma nel'ultima settimana mi sono scolato 14 dom perignon diversi in formato tanica. avevo una sete... Buonini ;)
RispondiGiacomo
circa 10 anni fa - LinkMeno male che non avete fumato prima di bere allora visto che dopo una fumata di quelle il palato diventa inservibile per un po' di tempo :D
RispondiDenny
circa 10 anni fa - LinkEvviva i vini con i diserbanti a gogo e gli insetticidi a manetta
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