Dal vostro inviato a Berlino: Natural Resistance non è Mondovino 2 e questa è la prima recensione

di Giovanni Corazzol

“Ehi figlio di vignaiolo!”
Cupramontana, estate, interno giorno. Corrado cerca confuso dell’acqua da bere; Valeria, comprensiva, gli porge il bicchiere; il piccolo Giacomo, reduce da molti tuffi, corre zuppo in casa, in costume.
“Ehi figlio di vignaiolo! Farai anche tu il vino da grande?”
La risposta secca, sonora, schiocca con lo strepitio dell’ovvietà:
“Boh!”

Berlino, Potzdamer platz, otto febbraio, esterno giorno. Rettangoli, quadrati, angoli, curve, linee, luci; strutture alte, larghe, lunghe. I manifesti della Berlinale e le insegne dei ristoranti tingono di qualche colore le strutture di una città nuova fatta di metallo, cristallo e cemento, con qualche vecchia ferita ancora da rimarginare.

Sotto l’imponente, iridescente cupola del Sony Center si sviluppa ellittico il nuovo concetto di piazza. Un concetto giovane, europeo, veloce. Nello Starbuck solo ventenni o poco più, coi loro computer collegati, con le loro cose serie da preparare, scrivere, leggere, prima di sapere senza dubbi che fare e dove andare.

Il Cinestar sta sotto la cupola, prospiciente questo concetto di neuen Platz. Nella sala sette – su uno schermo che a noi doppiati dal mondo fa stupore – inserito nella sezione “Panorama” del 64° Festival del Cinema di Berlino, si proietta l’anteprima mondiale di “Natural Resistance”, l’ultimo lavoro di Jonathan Nossiter.

Protagonisti quattro vignaioli italiani: Stefano Bellotti (Cascina degli ulivi), Corrado Dottori (La Distesa), Giovanna Tiezzi (Pacina), Elena Pantaleoni (La Stoppa) ed un direttore di cineteca: Gian Luca Farinelli (Bologna). Il teatro si riempie lasciando persone sedute sui gradini e molti figli sulle gambe dei genitori. Buio in sala, i quattro vignaioli si guardano; proiettati: loro, le loro idee, il loro lavoro, su uno schermo così, in un contesto così.

Innanzitutto sgombriamo il campo: Natural Resistance non è Mondovino 2. Non ne ha la struttura, il ritmo, la leggiadra sfrontatezza, nemmeno la falsa dicotomia tra buoni e cattivi. E’ invece un’opera corale e asimmetrica, certamente non convenzionale. Un film che può assomigliare ai vini delle persone che ne sono protagoniste, magari con dei difetti e delle imperfezioni che richiedono un modo di accostarsi alla visione, come alla degustazione, alternativo ai modelli di riferimento.
Una fermentazione spontanea anche quella che ha condotto alla genesi del progetto. Avviato in realtà per girare del materiale da aggiungere come extra alla versione italiana della serie di Mondovino (in uscita a fine anno a cura della Cineteca di Bologna), la sollecitazione nata dal dialogo e l’interazione tra i vignaioli e Farinelli ha fornito gli spunti e le connessioni per creare un opera a se stante; un’opera per certi versi riconducibile al filone dei film-documentario degli anni sessanta, come quel Comizi d’amore del 1965, citato da Nossiter nel film, in cui Pier Paolo Pasolini investiga il mondo contadino del nord e del sud Italia per misurarne l’evoluzione morale; o ancora come Chi legge – Viaggio lungo il Tirreno del 1960 – di Mario Soldati e Cesare Zavattini con le musiche (tanto per gradire) di Nino Rota – in cui Soldati conduce un’inchiesta sull’alfabetizzazione degli italiani giungendo alla conclusione che, una volta acculturato, il contadino sarebbe diventato l’uomo più felice del mondo.

Nel 2014, Nossiter in qualche modo misura la sostanza della conclusione di Soldati offrendo al pubblico – non a voi enosapienti – la versione moderna del contadino e del vignaiolo consapevole del significato del lavoro proprio e del valore etico e politico delle proprie scelte. Ne escono frasi e concetti ampiamente noti a chi bazzica con pervicacia gli angiporti delle discussioni sul vino naturale o artigianale o come fischia si chiama, ma che la giovane platea della sala sette del Cinestar, con le tazze di Starbuck in mano, ha trovato eccitanti, infatuandosi della figura del giovane bocconiano tornato alla terra, del volto lombrosiano del contadino antagonista, della serena resistenza ai vincoli imposti dalle DOC, alla domestica, bizzosa relazione tra la vignaiola ed il proprio enologo.

Natural Resistance è quindi un film che affascina nella sua alternanza irregolare scandita da spezzoni di storia del cinema, tra cui, per incredibile forza espressiva, spicca quello tratto dal film Fuoco! del 1968 di Gian Vittorio Baldi, oltre che regista anche produttore di Pasolini, Fellini e, tanto per stare in tema, di vini straordinari in quel di Modigliana. Tra questi intermezzi citazione a parte merita l’animazione fatta da Chiara Rapaccini – che tra i molti meriti possiede anche quello d’essere stata per oltre trent’anni la compagna di Mario Monicelli – che da sola, per potenza ed incisività nella rappresentazione delle più probabili dinamiche della famiglia del Mulino Bianco, merita il celeberrimo prezzo del biglietto.

Natural Resistance ha trovato già un’importante distribuzione in Francia, in via di definizione anche quella in Italia.

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

7 Commenti

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Giovanna Tiezzi

circa 10 anni fa - Link

Siiiiii! Mi piace...grazieee! Giovanna Pacina!

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Giovanna

circa 10 anni fa - Link

Mi piace moltissimo, ironico, leggero, complesso quanto basta!

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Lucia Montomoli

circa 10 anni fa - Link

La normalità delle cose, stranamente incontra sempre più consensi in un epoca in cui il tempo della com...prensione e con....divisione rappresenta un'eccezione, un'alternativa! Felice di condividere questo naturale momento con Giovanna e Stefano.

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M.Grazia

circa 10 anni fa - Link

Ci hai convinto Corazzol, andremo a vedere il film, ma il Contadino una volta "ACCULTURATO" fa rivoltare Soldati nella tomba.

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Giovanni Corazzol

circa 10 anni fa - Link

Perdio M.Grazia, convincere non è azione che tipicamente mi distingue e nemmeno far caprioleggiare i defunti, per qual motivo “ACCULTURATO” dovrebbe indurre il nobile trapassato a tanto sommovimento?

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Maule Francesco

circa 10 anni fa - Link

Tu, Corazzol, sei stato spedito su a Berlino per questo nobile scopo? Ti stimo e ti invidio, cazzo!

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Chiara rapaccini

circa 10 anni fa - Link

Grazie, di cuore per la recensione Grazie a jonathan che mi ha voluto e a tutti i Miei amici vignaioli.

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