Crazy diamonds. Manfredi in Paradiso, o come riscrivere la Divina Commedia

di Emanuele Giannone

Crazy diamonds #3. Questo è il resoconto di una fantasia durata lo spazio del tragitto dal salotto alle cantine di Rosella Martini e Florio Guerrini, sotto la pioggia.
Io non so quanto profondamente Manfredi Martini conoscesse la Divina Commedia e fosse perciò avvisato, allorché nei tardi anni Cinquanta acquistò il podere Il Paradiso, della metafora poetica di quell’atto d’acquisto e fondazione. Ai dantisti di passaggio lungo la strada che mena a Buonconvento non sarà sfuggito il segnale con variazione su un tema a loro familiare: la correttezza filologica avrebbe necessariamente collocato Manfredi in Purgatorio, secondo la lezione del sommo padre che, proprio nella seconda cantica, al canto terzo, colloca tra i contumaci (gli scomunicati) il suo Manfredi, l’ultimo re svevo di Sicilia che biondo era e bello e di gentile aspetto. Gli studiosi di questo mondo resteranno interdetti. Nel mondo a parte, intanto, il Manfredi dei Martini e il suo omonimo degli Hohenstaufen ridono in dileggio di quei papi che espulsero il figlio di Federico II da Sancta Romana Ecclesia: già quel sovversivo dell’Alighieri l’aveva tratto a sorpresa dall’inferno per piazzarlo tra i purificandi. Ma che addirittura arrivasse un qualche contadino ilcinese a riabilitarlo del tutto, togliendogli di fatto la scomunica per assumerlo in un Paradiso, facendo insomma meglio dei pontefici e di Dante, è materia da favola. E di questa noi assaporiamo da anni il lieto fine nell’esito che ci è più consueto.

Ritornando sulla terra, dalle cantine al salotto, ad attenderci trovammo le bottiglie. Nel seguito le potete distinguere grazie all’asterisco. Le altre sono dell’anteprima.

Rosso di Montalcino 2011(*). I profumi suggeriscono dolcezza ma è apparente: è la polpa del frutto rosso e degli agrumi maturi, la sua acidità è poco sotto. Le si affiancano tratti polverosi e terrosi, rovo e humus. La freschezza si libera al sorso e lo slancia, sa di piccoli frutti, basilico, sciroppo di menta, si fonde a ruggine e salgemma. Equilibrio dinamico, il passo è deciso e regolare. Cadenza perfetta, spigliata, persistenza ben oltre l’ordinario per un Rosso.

Rosso di Montalcino 2011. Nessuna differenza di rilievo. Trascrivo tel quel la sintesi delle note raccolte al chiostro: N(aso) di frutta rossa per fragranza e sensazione acidula, per la dolcezza accennata. B(occa) diritta, integra, fresca, lascia le dolcezze in filigrana. Molto sapido, ferrosa, continuo e presente nella progressione. Sensazioni finali nitide e di buona durata. 

Brunello di Montalcino 2008. Descrivere un vino per metafore e allegorie è un espediente. Se tuttavia è patentemente in itinere, il tentativo può rendergli maggior giustizia che un diligente asindeto dell’analisi sensoriale, un’ardita prova allegorica di maturità. Dalla vite, ecco la vite: quella di Archimede. E ruotando, ruotando, solleva qualcosa dal fondo, un poco a ogni giro, lo sversa per cenni in un naso mimetico, denso di ferro, melata, cappero, terra, cenere e mela granata. Il sorso è concentrazione delle note olfattive, compostezza e austerità. Ruotando, ruotando, chissà cosa drena, chissà cosa dona tra un anno, tra dieci o tra un po’.

Brunello di Montalcino Riserva 2007(*). Naso serrato, riservato, fatto di dettagli e tratteggi – più che riconoscimenti – fruttati, balsamici, ferrosi. In bocca rivela energia e densità, diffuse con continuità e misura: ingresso vibrante, tensione acida sottolineata dai cenni di arancia rossa, aronia, sale, ruggine, iodio. La connotazione minerale è continua e marcante, evolve in pietra e ghisa. Progressione circonfusa di cenni fruttati e tannini ben temperati, lunga dissolvenza che premia persino i pazienti cercatori di morbidezza. Lento e cauto.

Brunello di Montalcino 2006(*). La buona sorte ce lo presenta in una sua fase souple, carnosa e rotonda, piena di umori di terra, erbe macerate, frutta rossa croccante, cipresso, soia, mela disidratata, terra e spezie rosse. La bottiglia era aperta da oltre un’ora, il liquido è nel calice da venti minuti quando inizia la sua farandola: ciliegia, terracotta, ruggine, sangue, ciclamino, selvaggina, cacao in polvere. La dote di acidità e sali agevola lo svolgimento di una trama gustativa fitta e dai riferimenti nitidi e molteplici: ciliegia e fragola mature, carne salata, iodio, melagrana. Molto lunghe e piacevoli le sensazioni finali, fiori, lavanda e distillati di frutta, scandite da tannini setosi.

Brunello di Montalcino Riserva 1995(*). Tappo esemplare per tenuta: integro, elastico, nuovo. Persino per gli odori: oliva nera, foglie secche, vinaccia, mallo di noce. Espressione olfattiva molto coinvolgente, in specie per i risvolti balsamici, ricchi ma non debordanti, dell’abito terziario: edera, muschio bianco, bacca d’alloro, aneto e un anelito quasi levantino, un ricordo di incenso. Più attesi i profumi di rose passe, ciliegia, pasta di olive, camino e ferro caldo. Fin dal principio sapidità e tannino connotano l’assaggio per presenza e pressione, un tocco deciso e saporoso. Progressione autorevole: un ottocentista, corre in agilità per un lungo giro e mezzo, poi allunga in potenza. Per chi vuol contare i passi: gelatine di fragola e ciliegia, mirtillo rosso, tè nero, tabacco, ferro, pinolo, fieno, tufo…

Una postilla. Durante l’anteprima e nei giorni successivi alla visita mi sono imbattuto in ripetute esternazioni di scetticismo circa i vini di quest’azienda. La carente tenuta, nonché il profilo ossidativo che la spiegherebbe, sono emersi quali Leitmotive delle critiche. Ad esse oppongo convinto la mia opinione, senza alcuna velleità apologetica o pretesa epesegetica. Mi baso solo sui ripetuti assaggi dell’ultimo lustro. Se di questi vini dovessi citare una caratteristica tra tutte, essa sarebbe senz’altro la variabilità o l’imprevedibilità della resa espressiva e, per riflesso, delle impressioni sensoriali: maggiore in questi rispetto a molti altri, anche prodotti da vigneti limitrofi; maggiore soprattutto nel tempo, che si tratti di anni, mesi o anche solo dei minuti di permanenza nel calice.

Nel loro sviluppo sinusoidale – diciamo anzi, ripensando al 2008,  cocleare – i vini alternano accoglienza e riserbo, tratti terricoli e aerei, tenerezze – le ouvertures floreali – e ruvidità – la roccia, e subito si pensa a quella che nella cantina si mostra nuda, scanalata in profondità da vecchie radici. Un quadro cangiante e inusitato, perciò si capisce che possa fuorviare. Ripercorrendo vecchi e nuovi appunti di degustazione trovo ciliegia, oliva, cappero, fiori passi, cumino, fico, ortensia, alghe, amido, pelliccia, saldatura; e, quel che più importa, l’alternanza lenta di momenti ombrosi e luminosi.

Il Paradiso di Manfredi spiazza, può risultare originale, eterodosso, strano a seconda delle gradazioni soggettive di giudizio. Bollarne i vini come generalmente estenuati è un vizio dettato dalle due condizioni-standard del degustatore-standard: precipitazione e abitudine. In occasione di questa visita, nessuno tra gli astanti (7) ha potuto cogliere segni di declino. Neanche nella Riserva già maggiorenne, un vino tutta presenza. Assenti giustificate: le note ossidative.

(Foto credits: wineanorak.com, Andrea Federici)

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

12 Commenti

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Daniele

circa 11 anni fa - Link

Già il titolo vale da solo la levata di cappello... il resto poi.. mirabile

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AG

circa 11 anni fa - Link

Un uomo unico del quale hanno buttato via lo stampo. Purtroppo. Salute Florio!

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Zakk

circa 11 anni fa - Link

Io ci avrò capito poco, ma tra Fornovo e benvenuto brunello erano più le puzze dei profumi, più le note surmature che le freschezze. Boh!

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Eleutherius Grootjans

circa 11 anni fa - Link

No, non è questione di capirci poco. Ad esempio: è assodato che al BB (parlo della sessione stampa, ven/sab) circolasse una bottiglia poco fortunata. In quella sede e subito dopo, inoltre, ho sentito voci molto autorevoli esprimersi in termini simili ai Suoi. Quel che tengo a dire - beninteso, non a difesa o a discolpa: non prendo parti e parlo solo per la mia, sulla scorta dei miei assaggi - è che, con la fortuna e la tranquillità di una visita in cantina, o di degustazioni casalinghe, o di quelle fuori da anteprime e rassegne varie, non mi è successo di inciampare in sudori, ascelle, cavalli, cartapesta, stabbio e strame. Registrare un andamento erratico nell'espressione olfattiva, questo sì. Per mia fortuna avevo tempo.

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manilo

circa 11 anni fa - Link

Concordo con Zakk, al BB di domenica la bottiglia sfortunata girava ancora, poi come dici tu, sicuramente in cantina come dici tu ne puoi aprire un altra. Poi questi vini fanno aspettati,quest'anno le mie cantine Salvioni e Stella di Campalto, il prox ti seguo.

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Alberto G.

circa 11 anni fa - Link

Quelle discussioni di cui parli sono piu' o meno quelle che si fanno ad es. in questi giorni sulla "stranezza" del Taurasi 2009 Luigi Tecce (presente a Taurasi Vendemmia di questi giorni)ed anche direi sul suo Aglianico. Ossia perplessita' sulla tenuta,sul profilo ossidativo o la volatile,la leggibilita' o la tenuta. Ne ho sentite e lette, diverse di opinioni in merito,non solo per i vini in questione. Intervengo perche' anch'io a volte son rimasto "confuso"ma in questo momento, la penso piu' o meno come te sul fatto che siano vini di grande personalita', e cangianti piu' di altri e quindi anche sorprendenti nell'evoluzione gustolfattiva. Almeno,se ho capito bene quello che scrivi, visto che al solito ci sono un paio di vocaboli troppo complicati per me e non ho il dizionario a portata di mano (sorridi). Soprattutto sono vini che se degustati in batterie, con troppa fretta sulle prime sicuramente possono lasciare perplessi(ed anche sulle seconde...) A volte occorrono davvero molti e molti minuti ,o decine di minuti per iniziae a coglierne alcuni aspetti e magari(non e' obbligaorio) apprezzarli per questo. Ps. a proposito c'e' qualcuno che di giro in giro abbia partecipato a Taurasi Vendemmia o campania Stories di quìuesta settimana?

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Sorrido! E l'interpretazione è corretta. Più chiara dell'originale :-D

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silvana

circa 11 anni fa - Link

Uomo delizioso, Florio, con un nome che è tutto un programma; amo i suoi vini e il suo sguardo. Ciao Florio, vengo a trovarvi al Paradiso.

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Alberto G.

circa 11 anni fa - Link

Ok.

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Giovanni Solaroli

circa 11 anni fa - Link

Oppure ci sta anche che il post sia sincero e ben fatto,che il proprietario sia persona magnifica e che i suoi vini dividano. Io,per esempio, ho un'altra idea del Brunello di Montalcino che non corrisponde al vino in questione. Ciò non esclude che mia nipote possa apprezzarlo. Quando però i "rumors" aumentano e gli indizi si moltiplicano si forma l'idea che quella sia la vera identitá del vino. A maggior ragione se chi lo ha fatto non sente il bisogno di esprimersi.

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Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Mi risulta che il faber non sia frequentatore di virtuali agorài. Sulla questione preferisce esprimersi faccia a faccia. La butto là: io non ho un'idea del Brunello. Ne ho tre, forse a questo punto quattro. Su questo possiamo esser d'accordo?

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Giovanni Solaroli

circa 11 anni fa - Link

Certamente! Tutte legittime. Solo che il gusto richiede scelte ed il mio,per ora, veleggia altrove.

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