Cinque cose che hai smesso di fare quando hai terminato il tuo corso sul vino
di Fiorenzo Sartore«Che ti ho mandato a scuola a fare?» L’urlo straziato, generatore di sensi di colpa, che ci ha rincorso ogni volta che un genitore aveva da ridire sulle nostre scelte oggi ritorna utile. Siete andati a scuola? Bravi. Avete seguito quindi più o meno tutti un corso ufficiale sul vino: dai corsi AIS e Onav in giù, fino a quelli organizzati da associazioni e conventicole, enotecari e fruttivendoli. E solo adesso che avete frequentato l’accademia, come uno Steve Jobs di noialtri, potete prendere quel che vi hanno insegnato e buttarlo alle ortiche: ve ne state hungry foolish e pure un po’ ribelli davanti al bicchiere di vino, e avete smesso di fare all’incirca queste cose. Del resto “la cultura è ciò che resta nella memoria quando si è dimenticato tutto” (come dissi in quinta ginnasio quando venni rimandato di greco).
1. L’abbinamento armonico. A me ‘sta parola, armonico, ha sempre evocato l’amplesso. Siccome sono inesperto del secondo ho pure cominciato a snobbare il primo. Insomma la dannata ricerca dell’abbinamento perfetto tra vino e cibo è una cosa che sta sui libri, i migliori sommelier che conosco bevono la qualunque associata a quel che gli pare, perché sono magnificamente bizzarri e spettinati. Ho visto bere il tè con le ostriche, il Marsala con la pizza, il Cannonau col pesto, il tiramisù col Lambic, eccetera.
2. L’analisi visiva dell’opalescenza. “Brillante, abbastanza brillante, trasparente”: vabbè, è tutto finito. La rinascenza dei rifermentati col fondo (o dei vini col fondo che non hanno bisogno della scusa della rifermentazione per essere nebbiosi) ha reso inefficace quel parametro dell’analisi visiva. Alcuni tuttavia bevono prosecco col fondo solo di nascosto, perché hanno paura di incontrare il loro docente Ais in enoteca.
3. La sequenza nel servizio. Quella cosa che si parte dai bianchi leggeri e vivaci poi si passa ai rosati, infine ai rossi di corpo e si termina col vino da dessert: ecco, parliamone. Si vede in giro gente che beve Sauternes di aperitivo, poi un bel Chianti sul contorno di fave, poi quel certo trebbiano abruzzese e si chiude con uno Champagne possibilmente che inizi con la K. Il fatto è che costoro si stanno divertendo molto di più.
4. I bicchieri ISO da 50 ml. Il micro calice che purtroppo infesta ancora qualche corso per assaggiatore ha qualche vantaggio: una volta rivelata la sua scarsa attitudine, finisce nelle campane del vetro riciclato, per il bene dell’ambiente. Si segnalano crisi familiari a seguito di liti sui calici del servizio buono, quelli arancioni con lo stelo viola regalo della zia Pina, andati in mille pezzi. Ma quei divorzi in definitiva sono tollerabili vittime collaterali.
5. L’impugnatura del calice dallo stelo. E sì, questo argomento m’è venuto in mente leggendo un oste romano nemmeno troppo anonimo: “Quando bevo per piacere ho spesso il vezzo volontario di impugnare il bicchiere non utilizzando lo stelo ma prendendolo per il vaso. Il motivo è polemico e, più la gente con cui sto a tavola tiene a queste cazzate inutili più lo faccio”.
24 Commenti
Marco De Tomasi
circa 9 anni fa - LinkVisto al compleanno di mia figlia domenica. Apro un Trento brut per gli amici adulti annoiati. Abbinato ai marshmallow ... Però il calice ormai mi viene automatico prenderlo per lo stelo anche quando ci bevola minerale. ... con gli amici di cui sopra che mi perculano...
Rispondiaf
circa 9 anni fa - Linkaggiungo la sesta cosa che ho smesso di fare dopo aver buttato letteralmente oltre 1,5k euro per tre livelli di corso anzichè in una boccia di La Tache: 6. smettere di regalare soldi per far fare cassa a pseudoassociazioni di categoria che sfornano tanti sommelier all'anno per quanti non rinnovano la tessera, che propugnano eccellenza smarchettando qua e la cartoni di vino (ovviamente regalati ed i cui avanzi vanno a rimpinguare cantine personali di delegato) e che danno allo squallido avverbio "abbastanza" una valenza positiva.
Rispondiaf
circa 9 anni fa - Linkps. il bicchere ISO, che è un po' la Rosy Bindi dei calici, coi liquorosi ci sta bene. non buttatelo.
Rispondiantonio
circa 9 anni fa - LinkQuoto al 100% af. Al terzo anno del corso AIS facemmo una protesta contro i "vini abbastanza", non ne potevamo veramente più di avanzi di magazzino. All'esame ci presentarono un Bardolino Chiaretto di 7 anni!!!!
RispondiFP
circa 9 anni fa - LinkIo prima di partecipare mi farei queste domande: Perchè pagare per uscire dalla sala con idee di altri? Non è meglio avere idee ed esperienze proprie ? E' così necessario sapere se il retrogusto è di carcadè o di bidet? I corsi sul vino come molti altri così sono solo un businness? Di che stampo sono certe associazioni che di vino si occupano? Per iniziare penso che possa bastare..
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 9 anni fa - LinkQuando leggo robe così mi viene in mente una riflessione; il mondo si divide in chi ama bere il vino e chi ama teorizzare sul vino. Personalmente preferisco i primi, anche perché mi pagano il pane ed il companatico.
Rispondicarolaincats
circa 9 anni fa - Linkste menate le ho fatte ai corsi di degustazione all'enologia... menate appunto.
RispondiGiovanniP
circa 9 anni fa - LinkIo ne aggiungo una settima : ho smesso di prendere sul serio certe st....ate che si leggono sul web.
Rispondibruno
circa 9 anni fa - LinkI corsi (AIS per quanto mi riguarda) non sono male in se, a me personalmente hanno aiutato molto ad entrare in modo più approfondito nel mondo vitivinicolo, cosa che seppur appassionato forse senza gli spunti ricevuti dal corso non avrei fatto. Quello che è veramente triste è l'atteggiamento di queste associazioni, che qualcuno ha già descritto prima di me. La tristezza vera è nel rilevare che si fanno grandi con la frase "diffondere la cultura del vino" mentre è l'ultima cosa che fanno, riducendosi in "corsifici" a catena che non propongono nessuna attività successiva mirata al coinvolgimento degli associati nella diffusione della cultura del vino, pur avendola come finalità nel loro statuto. Si lo so chiunque può fare il proprio percorso, ma la forza di un'associazione volta non solo alla produzione corsi sarebbe in grado di produrre tante attività ed innalzare il livello culturale e la diffusione del movimento italiano
RispondiHierro
circa 9 anni fa - LinkDomanda: da tre mesi sto passando praticamente ogni minuto libero della mia giornata a "studiare" il Vino. Ho iniziato il mio percorso da autodidatta e grazie al supporto di un grandissimo proprietario di un'enoteca e di un amico che ha fatto il corso AIS sto toccando con mano le soddisfazioni di una passione piu' consapevole. A vostro avviso e' cosi' necessario frequentare uno di questi famosi corsi o mi consigliate di proseguire in questo percorso personale supportato da persone competenti?
Rispondiantonio
circa 9 anni fa - LinkIl mio consiglio è assolutamente di continuare da autodidatta e investire i famosi 1500 Euro in bottiglie che ti permetteranno di ampliare il tuo bagaglio di conoscenze. Considera che nessun paese al mondo può offrire tanta varietà di vitigni e denominazioni come il nostro. Con il senno del poi, farei solo il primo anno AIS che può darti le basi teoriche e soprattutto pratiche in termini di tecnica di degustazione, per il resto puoi avvalerti di buoni testi e di informazioni reperibili on line
RispondiHierro
circa 9 anni fa - LinkTi ringrazio. Questa era esattamente la mia visione. Investire in ottime bottiglie da degustare con chi e' piu' strutturato di me lo ritengo piu' utile alla crescita della mia passione.
RispondiSergio
circa 9 anni fa - Linkma " che nessun paese al mondo può offrire tanta varietà di vitigni e denominazioni come il nostro" lo insegnano a qualche corso?, no, perchè lo dicono tutti... allora sarà vero?!?
Rispondiantonio
circa 9 anni fa - LinkNo, basta essere appassionati e bere qualcosa che non sia il solito tavernello :-))
RispondiFrancesco Garzon
circa 9 anni fa - LinkA me è stato "insegnato" ad un corso di secondo livello di sommelier, che si tiene a Milano. Spesso ricordato e proposto come spunto per molti eventi fieristici sul vino (da Vinitaly in giù). Potrebbe essere che ci sia chi predica bene e razzola male, ma ho incontrato relatori che con passione e dedizione hanno cercato di trasmettere questo.
RispondiRenato
circa 9 anni fa - LinkFermo restando che i gusti e le scelte personali non si discutono ed ognuno di noi può abbinare qualsiasi vino con qualsiasi cibo, è altresì vero ed innegabile che le reazioni chimico-fisiche non sono certo menate, per cui mettere in bocca determinate sostanze insieme determina, sempre, una reazione delle papille gustative, se le avete e sono sensibili. Quindi una pasta alla gricia abbinata con un Antinori Solera 1962 non può dare le stesse sensazioni se ci abbini uno Chardonnay oppure un Voigner. Chi prova le stesse sensazioni farebbe meglio a bere acqua.
Rispondidoxor
circa 9 anni fa - LinkI corsi servono giusto a dare un'infarinatura di base (o anche un po' di più, dai) a chi non se la sa cercare da solo...
RispondiFrancesco Garzon
circa 9 anni fa - LinkI corsi servono quasi a tutti (mi includo, ovviamente). E sopratutto servono a capire che da soli non bastano.
RispondiGianluca Zucco
circa 9 anni fa - LinkQuoto. E mi spiace, ma il calice continuo a prenderlo per lo stelo, perchè preferisco vedere ciò che c'è dentro invece delle mie impronte digitali.
RispondiOzzi Accio
circa 9 anni fa - LinkInfatti non è raro trovare produttori, enologi, addetti ai lavori tra coloro che seguono un corso da sommelier, che per tutti gli altri rappresenta solo il punto di partenza.
RispondiSottonoce
circa 9 anni fa - LinkLa mia opinione è che i vari corsi, ricorsi, concorsi e trascorsi, non servano a un accidente di niente se prima di tutto i vari produttori, distributori, rivenditori e ristoratori non si ficcano in testa una volta per tutte la volontà di riuscire a contenere al massimo il prezzo del vino, anche in vista di un probabile aumento iva fino al 25,5% a partire dal prossimo anno, dopodichè ne vedremo delle belle.. Questa è la cosa veramente importante che sta a cuore al consumatore, altro che chiacchiere e quisquilie che non fan farina, senza lilleri non si lallera! La passione è passione, non si discute, comporta i suoi costi e le sue esigenze che sono ben lieto di sopportare, ma tutto ha un limite, soprattutto la pazienza e il portafogli, e quando il troppo stroppia allora chi ha orecchie per intendere intenda, rifletta e poi, se del caso, agisca. Alla svelta.
RispondiOzzi Accio
circa 9 anni fa - LinkQuoto solo la 4, i piccoli bicchieri ISO andrebbero definitivamente banditi. Non concordo con chi boccia i corsi, per chi parte da zero sono utili. Mi fa ridere chi si lamenta dei costi, che all'inizio spaventavano anche me, ma provate a calcolare il costo orario dividendo il totale che avete scucito per le ore di lezione di tutti e 3 i livelli, siamo sui 10/12 euro l'ora.
Rispondiaf
circa 9 anni fa - Linkquindi se trovare nel calice l'est est est di bigi o il capsula viola o il chianti di banfi costa 12 euro l'ora, m*nchia, assaggiare la tanto teorizzata eccellenza quanto verrebbe??così, giusto per capire de che se parla... il tuo ragionamento filerebbe pure. poi però, tipo, l "esame" lo passano in 75 su 75. 75 nuovi drammaticissimi sedicenti sommelier. compresa gente che prima dell'esame ti chiede "psss, ma nel Gamay che vini si producono?"; compresa gente che alla prova di servizio calpesta 9 regole su 10. tutto ciò ha un solo perchè: fare cassa. la serietà è altra roba.
RispondiOzzi Accio
circa 9 anni fa - LinkIl corso è utile per apprendere una didattica, un metodo per giudicare i vini universalmente condiviso al netto delle sfaccettature. Tutto il resto sono ovviamente inutili orpelli. L'esperienza si fa sul campo con la passione e la voglia di degustare, ciò non toglie il fatto che un qualsiasi corso come base di partenza per chi sta a digiuno, ribadisco, è assai utile. Chi lo fa per il pezzo di carta è in ingenuo, chi critica per il costo elevato torni al punto precedente. Trovami qualcuno che fa formazione, anche solo a livello teorico, in qualsiasi campo, per 12 euro l'ora.
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