Chi è l’assaggiatore paranoico e perché dovremmo difenderci da lui

di Pietro Stara

Sulla definizione di paranoia in senso stretto le varie correnti psicanalitiche non sono arrivate ad una conclusione comune e neppure mia moglie, anche se me lo appioppa ogni tre per due assieme ad altri epiteti impronunciabili, quali “machopallista”, “affetto dalla sindrome di Peter Pan”, “edipico irrisolto” e via cantando.

Possiamo affermare, per comodità, che la paranoia si caratterizza per due, assieme a svariati altri, elementi qualificanti: un certo interesse morboso per i dettagli ritenuti irrilevanti da chiunque altro e per un atteggiamento persecutorio tendente a sovraccaricare frasi altrui di significati secondi e terzi mai pronunciati.

Nel settore enologico la tipologia dell’assaggiatore paranoico si esprime attraverso alcune tipicità comportamentali riscontrabili ai banchi d’assaggio nelle fiere vitivinicole, nelle serate degustative a tema, negli incontri presso i produttori. Lo stile dell’assaggiatore paranoico si alterna tra euforie da primo della classe che bombarda di domande il malcapitato produttore e il contrito, stile “cane bastonato”, alla ricerca dei difetti vinicoli in grado da procurargli non solo una morte rapida, ma anche sofferenze paragonabili soltanto al morso di un serpente Cobra.

Nella prima fase (che chiameremo ricerca del dettaglio) le domande che si alternano sono paragonabili a queste: “Non crede che la boro-carenza provochi una riduzione nella sintesi dell’Rna e de Dna comportando effetti negativi considerevoli nei fenomeni di differenziazione dei tessuti e nella riproduzione?”

Oppure: “Sapendo che vi è rapporto molto stretto tra carica delle gemme (numero a ceppo) e vigoria dei tralci (kg a ceppo di sarmenti di risulta della potatura), non pensa che avrebbe avuto una produzione migliore nel 2002 (anno notoriamente piovoso) se avesse dato un peso diverso alla superficie fogliare tenendo in debito conto della carica gemmale in relazione alla lunghezza degli stessi?”

Se al banco d’assaggio c’è una hostess la cosa si risolve velocemente con: “il produttore si è assentato un attimo. Se ha voglia di aspettare…, ma credo che abbia un incontro con alcuni compratori lettoni e  la cosa andrà per le lunghe.” Sorriso di circostanza, sguardo che si rivolge ad un altro potenziale degustatore che sta passando a 30 metri di distanza. Se al banco vi è il produttore la cosa si complica notevolmente, per lui/lei s’intende. Se, poi, è presente l’enologo, la guerra civile è solo il punto di partenza. In alcuni casi sono stati coinvolti sino a 20 produttori concomitanti in risse da stadio anni ’80.

Nella seconda  fase, quella persecutoria, l’assaggiatore paranoico è silenzioso ed ascolta, con un crescente inorridimento, le parole proferite dal produttore, cercando di carpire atteggiamenti dubbi (più o meno tutti), che diano conferma ad ipotesi suggestive di tipo criminale. L’assaggiatore sposta  gradatamente l’attenzione dall’enunciato alla mimica facciale, che confermerebbe tutte le sue crescenti supposizioni. La ragione “complottarda” è accusa e spiegazione di ogni movimento che si generi nel pianeta vino. Il massimo dell’assunto paranoico viene prodotto dopo una spiegazione del metodo biodinamico: l’apice viene raggiunto solitamente quando il produttore cerca di spiegare la “dinamolisi capillare” come analitica delle forze eteree e astrali. A quel punto l’assaggiatore paranoico dice: “Le chiedo scusa, ma potrei mettere due gocce di Amuchina,… così, ..sa, per distruggere i germi?”

 

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

4 Commenti

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

a me se al banchetto arriva uno così, tempo zero è sfanculato.

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Federico

circa 10 anni fa - Link

“affetto dalla sindrome di Peter Pan” ! Che stupendo complimento. ...anche se, a quanto scrivi, lei dubito che se ne sia conscia ;-)

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