Che cos’è il branco d’assaggio. E perché bisogna averne timore

di Pietro Stara

La carrellata degli assaggiatori non poteva che concludersi con il temutissimo branco d’assaggio: una moltitudine che si muove all’unisono come fosse una sola persona. Il branco d’assaggio si colloca, nelle tipologie tassonomiche di tipo scientifico, a cavallo tra una mandria e un gruppo organizzato di scout. Il branco d’assaggio giunge alle fiere viticole dopo aver passato alcune piacevoli ore in pullman, sapientemente organizzato alcuni mesi addietro, dove è stato rinvangato un ampio repertorio di canzoni d’autore magistralmente interpretate dal capo branco e dall’autista (lo fa per tenersi sveglio). Dopo aver compiuto le 15 soste d’obbligo in autogrill convenzionati, quando il branco d’assaggio si sta avvicinando pericolosamente alla fiera, il capo branco si prodiga in alcune preziosissime raccomandazioni, elencate in 73 regole inderogabili, in 24 direttive comunitarie, in 15 dettami improrogabili e in 4 consigli appellabili, ma con riserva. Al termine delle raccomandazioni viene consegnato l’immancabile orario di ritorno a casa. Una volta sceso a terra, il branco d’assaggio assume diverse posizioni da combattimento: falange spartana; testuggine romana; i più innovatori adottano lo schiltron scozzese nella versione rivisitata dai Lanzichenecchi.

I produttori avveduti assumono delle vere e proprie spie anti-branco d’assaggio: dotati di walkietalkie, le spie, posizionate nei parcheggi, alle uscite dalle stazioni ferroviarie e agli ingressi delle fiere, comunicano istantaneamente l’arrivo del branco. Il produttore è così in grado di far sparire gran parte della produzione portata con sé in pochi minuti. Le fiere più innovative hanno dotato alcuni produttori di botole sotterranee dove nascondere temporaneamente la merce: nei casi estremi le botole più capienti contengono i produttori stessi. Un paio di loro, causa inceppamento del meccanismo di apertura, hanno da poco passato alcune settimane nelle rispettive botole: sono stati ritrovati con un tasso alcolemico impressionante.

Altro capita invece ai produttori sprovveduti: di solito il capo branco d’assaggio si stacca leggermente dal gruppo, anticipandolo. Svolta rapidamente in uno dei corridoi della fiera, accenna un languido sorriso al produttore, conosciuto alcuni mesi prima ad una degustazione guidata, che ricambia inconsapevole. Poi gli fa un cenno di avvicinamento. A quel punto il branco d’assaggio svolta e raggiunge il capo. Il sorriso del produttore si trasforma in una semi-paresi. A denti serrati, chiede: “Quanti bicchieri?”. Risposta: “45!”. Voce da dietro: “No!, aspetti, faccia altri due, che Mario e Gina sono andati in bagno!”

Il collasso del produttore avviene qualora il capo branco si faccia portavoce di una semplice richiesta: “Che ne dite se riassaggiassimo (a scopo didattico naturalmente) il Nebbiolo e il Barbaresco?”

[Precedenti puntate: il paranoico, il déjà vuil narcisoquello che non c’era. Immagine: Quotidiano.net].

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

1 Commento

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graziano

circa 10 anni fa - Link

visione fantozziana ma reale

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