Cevico e l’evoluzione della specie: dal San Crispino alle anfore di Romagna

di Vincenzo Donatiello

Gruppo Cevico è un autentico colosso dell’enologia romagnola: cooperativa da 6700 ha di estensione, 1 milione di ettolitri di vino prodotti tra Ronco, San Crispino, tetrapak, bag in box, entry level da GDO e centinaia di migliaia di ettolitri di vino che viaggiano in attesa di diventare Vermouth. Chi più ne ha più ne metta.

Mi avvicino a questa allegra cooperativa da qualche milionata di bottiglie perché da qualche anno ha intrapreso un piccolo progetto qualitativo chiamato Tenuta Masselina in quel di Riolo Terme e, tra gli ultimi prodotti tirati fuori dal cilindro, c’è un’interessantissima espressione di Trebbiano Romagnolo vinificata in anfora: Vino delle Anfore 2010. Un occhio all’antica Roma ed uno alla Georgia, la curiosità di un giovane enologo, Andrea Celletti, ed il gioco è fatto. Più o meno. Punto focale la Romagna, ecco la vera storia nella storia: le anfore non sono di importazione caucasica, come nella maggior parte dei casi, ma realizzate dai maestri ceramisti del faentino, vera eccellenza romagnola e di tutto lo stivale, che si occupano anche di realizzare a mano i biscotti di ceramica che effigiano e raccontano la Gentili Dame Faentine sulle poche bottiglie prodotte.

La vigna dalla quale provengono le uve ha un estensione di 5 ha nella Collina della Serra di Castelbolognese, con impianti di oltre 40 anni; la resa per ettaro è di 60 quintali, estremamente bassa per la tipologia, e la raccolta è effettuata in un epoca mediamente tardiva, mediamente nella terza decade di ottobre; il vino fermenta spontaneamente in anfora e resta a contatto con le bucce per 45 giorni, successivamente viene svinato e ritorna in anfora per altri 3 mesi di affinamento.
Come si comporta il vino nel bicchiere? Cosa aspettarsi da una grande cooperativa, un enologo giovanissimo, un’uva perlopiù bistrattata e malamente vinificata negli ultimi quarant’anni, un progetto mai visto prima sul territorio e una vendemmia numero zero? Qui ho trovato la grande sorpresa. Non sarà un capolavoro, ma di certo il vino è ben fatto, stupisce ed ha tutte le carte in regola per diventare un nuovo punto di partenza nel valorizzare un vitigno, il Trebbiano Romagnolo, segnato da fortune alterne nel corso degli ultimi decenni.

Passiamo al bicchiere: la tinta è oro antico, pieno, carico, accompagnato da una leggera velatura; all’olfazione regala note di albicocca disidrata, agrumi canditi, miele, erbe officinali, anice, nocciola tostata, malto, cera ed una piacevole nota fumé e minerale; il sorso è caldo e morbido, sorretto da una viva freschezza, un accenno tannico, un’importante nota sapida e sorretto da una piacevole sensazione mentolata e balsamica. Unica, piccola pecca è una leggerissima esuberanza alcolica, appena fuori dalle righe, un peccato veniale perché il vino scorre veramente bene.

Considerando la gioventù del progetto, ci troviamo di fronte ad un calice che si comporta in maniera egregia, spostando verso l’alto l’asticella della qualità del Trebbiano di Romagna. Ben vengano investimenti in questa direzione da parte di realtà grandi numericamente che mai avremmo immaginato potessero solcare percorsi così lontani da quelli battuti abitualmente. Progetti come questo fanno solo bene al mondo del vino italiano, limando la distanza tra due mondi – vino artigianale e vino industriale (termini presi con beneficio d’inventario) – tanto lontani e sui quali si accendono numerosi dibattiti negli ultimi tempi.

[Immagine: Tenuta Masselina]

11 Commenti

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bruno

circa 11 anni fa - Link

Bell'articolo che come dici nel finale porta ad apprezzare anche quelle aziende dalle mega produzioni industriali che mostrano però amore per la qualità, intraprendendo progetti interessanti come questo. Una piccola curiosità tecnica (assolutamente priva di saccenza per carità!!!) come mai nella valutazione gustativa hai valutato anche il tannino? nel senso che, è chiaro che ci sia vista la macerazione, però nei corsi AIS a meno di non ricordare male invitano comunque a non valutarlo. Grazie e Saluti!!!

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gabriele succi

circa 11 anni fa - Link

Bell'articolo; una piccola precisazione: la tenuta Masselina si trova nel comune di Castel Bolognese e non in quello di Riolo Terme (tant'è che i vigneti e la cantina adiacente, come avere scritto, sono alla Serra di C.B.)... C'è da dire che, purtroppo, anche se è un vitigno autoctono, il Trebbiano R. (per me) rimane sempre "una 500"; hai voglia di aver una 500 che va veloce...ma contro delle Ferrari o delle Maserati, 500 rimane sempre... E non è un problema di vinificazione, rese per ettaro, terreno, esposizione o vattelapesca...rimane sempre un vitigno da serie D... ...l'Albana, ad esempio, è tutta un'altra musica... IMHO...

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G.

circa 11 anni fa - Link

Concordo con te nel posizionamento del Trebbiano, e nel fatto che il bianco che effetivamente abbia qualcosa da dire in Romagna rimanga l' Albana, ma rimane una buona iniziativa per accendere i riflettori sulla nostra zona, sia come produzione vinicola che ceramica. In ogni caso peace & love : )

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simona

circa 11 anni fa - Link

Conosco bene l'azienda...e come tanti altri, questo sarà un ulteriore escamotage per far parlare di se. I numeri e i soldini, l'azienda, li fa con tutte le altre linee molto più commerciali e sicuramente molto più affrontabili degustativamente. Il vino nelle anfore non è una novità, in Friuli Venezia Giulia c'è già chi ha fatto da pioniere e anche in quest'ultimo caso questi pionieri son diventati famosi con i vini vinificati in maniera "convenzionale" per poi passare alla novità. Per bruno: alcune associazioni degustano in maniera del tutto "soggettiva". In questi vini il tannino c'è e si sente tutto. Ais non detta regole e non fa scienza, per cui un mio consiglio personale è quello di non farsi influenzare eccessivamente dai "gruppi" ma riuscire a creare una propria capacità degustativa per valutare il vino (a prescindere dalla tipologia). Per Gabriele Succi: concordo sulla bellissima immagine della 50 :-)

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simona

circa 11 anni fa - Link

sorry...immagine della 500 :-)

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Mauro ArdeCore

circa 11 anni fa - Link

Cattivissimi cattivoni, gli "industriali" che fanno vino e pretendono pure di ricavarci! Ancor più cattivi perché si azzardano a fare comunicazione tramite un progetto che è una novità per il contesto in cui è inserito.

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bruno

circa 11 anni fa - Link

Grazie per la risposta il punto è che a volte mi è capitato di essere "corretto" su questo punto quindi pensavo fosse un "assoluto" anche per altre metodologie di degustazione..........Saluti!!!!

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Elisa Mazzavillani

circa 11 anni fa - Link

Concordo con Gabriele, ogni anno quando arriva l’ora di raccogliere il Trebbiano R. mi metto nei pensieri perché anche con basse rese e vinificandolo con tutte le attenzioni del mondo resta alquanto anonimo, quindi Albana e anche Famoso tutta la vita.

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claudia donegaglia

circa 11 anni fa - Link

Guarda cosa succede nel rutilante mondo della cooperazione, andrea ha l'entusiamo dei 20 anni ed il gruppo Cevico crede in lui e lo sta facendo crescere. Una bella notizia in questa giornata piovosa e fredda.

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Giovanni Solaroli

circa 11 anni fa - Link

Si tratta, come noto ai più, di una varietà rarissima di Trebbiano sopravvissuta alle guerre puniche dapprima, alle invasioni barbariche poi, e infine finanche al crollo dello spread e della fiducia del popolo italiano nella loro classe politica. I pochi esemplari,ritrovati per puro miracolo, furono gelosamente conservati presso i caveau del MPS e costituirono il contributo alla formazione del capitale di partenza con cui venne fondata la banca toscana, da parte dell'antichissima famiglia romagnola Pelloni. Poi, trovatosi alle strette per via di alcuni fatti semi-delittuosi,su cui sta ancora indagando il RIS di Parma, un discendente dei Pelloni(di cui non possiamo rivelare il nome) fu costretto a venderli onde aver di che pagare le parcelle dei legali. La storia di questi pochi esemplari, a partire dal 1900 è piuttosto nota: alcuni massoni,cioè coloro che moltiplicarono per selezione massale le piantine, gli attribuirono il nome di Trebbiano di Limoges. Ora è chiaro che alla luce del bel pezzo del mio conterraneo Donatiello,che per motivi etici non ha potuto svelare la vera storia, sarà chiaro a tutti che il vero valore della confezione consistente in una bottiglia di comunissima ceramica faentina e 750cc di prezioso e raro Trebbiano di Limoges, sta per l'appunto in quest'ultimo.

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Durthu

circa 11 anni fa - Link

Bellissimo, sembra tratto da un libro di Benni.

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