Brunello Fattoria dei Barbi: sangiovese per forza
di Alessio PietrobattistaDisclaimer: Stefano Cinelli Colombini ha scritto su Intravino pezzi di estremo interesse che hanno trattato Montalcino e la sua storia. Questa degustazione è stata organizzata dal Circolo TDC (devo spiegarvi la sigla?), un manipolo di ragazzacci romani di cui io sono un degnissimo adepto e che nulla hanno a che fare con Intravino.
Ci sono eventi di degustazione talmente rari da imporre la propria presenza, per la sana curiosità che dovrebbe sempre guidare un appassionato: la verticale dei Brunello di Fattoria dei Barbi è uno di quelli. Ma come, la verticale di un’azienda storica di Montalcino che ha nelle proprie cantine bottiglie dal 1870 diventa un evento raro? Possibile che non se ne siano fatte a bizzeffe? Oltretutto parliamo di un Brunello con una produzione non propriamente confidenziale e con una buona diffusione.
Obiezioni più che legittime, eppure le bottiglie storiche difficilmente lasciano la propria “culla” aziendale, custodite con gelosia e attenzione. Per questo una parata di annate storiche diventa un’occasione da cogliere al volo per meglio comprendere il percorso della famiglia Cinelli Colombini: un’avventura iniziata sin dal 1300 a Montalcino e che. alle soglie del 1800, ha visto il vero e proprio anno zero con l’acquisto della Fattoria dei Barbi. Una famiglia e un’azienda innovatrice, sia dal punto di vista agronomico che commerciale, ma che ha sempre creduto fortemente nel sangiovese e nel suo legame storico con Montalcino.
Grazie quindi a Stefano Cinelli Colombini per l’occasione concessa.
Brunello di Montalcino Riserva 1971: fascino, evoluzione, emozione. Colore aranciato e aranciato è anche l’ofatto, con in più tanto goudron dolcissimo, pepe, oliva nera, sottobosco e terrosità. Bocca dolce, agrumata anch’essa, con un respiro vitale e una forza sapida a sostenere ancora il sorso.
Non nasconde le proprie rughe, ci ha messo una vita a farsele venire.
Brunello di Montalcino Riserva 1978: incredibile. Brunello con una forza motrice pazzesca, capace di stupire per vitalità e, addirittura, gioventù. Austero, quasi ancora chiuso ma appena si sgranchisce, è una girandola di menta, rosmarino, nebbiolesca legna arsa e tante spezie scure, dal chiodo di garofano al pepe. Bocca cupa e carnosa, lunga e acida con un tannino ancora coraggioso. Tiene tutta la sera, non cedendo mai di un millimetro. A petto in fuori.
Brunello di Montalcino Vigna Fiore 1983: la Vigna Fiore è il Cru dell’azienda, vinificato singolarmente ed è anche il più “internazionale” dei Brunello dei Barbi, quello con maggior apporto del legno piccolo. Inizia un po’ incerto ma si distende presto con un mix di erbe aromatiche, cedro, arancia, frutto ancora presente. Bocca tannica, tutt’ora spigolosetta e per questo accorciata nel sorso ma che ritrova nel finale la freschezza necessaria per chiudere su toni ferrosi e terrosi. Bel vino da solo, dopo i due mostri precedenti fa inevitabilmente fatica.
Brunello di Montalcino Riserva 1987: annata fresca che ha donato vini delicati e sottili, spesso a rischio di diluizione. Tutto molto piccolo in questo Brunello, degno di ascolto e attenzione: inizia chiuso, quasi fagioloso, poi diventa piacevolmente salmastro con richiami verdi di scorza d’anguria. Bocca delicata, tannicamete un po’ scoperta, sussurrata e lieve, con accenno di diluizione nel centro bocca. Annata assecondata in tutto e per tutto, per un vino ancora oggi vivo e vegeto, con tutti i suoi limiti.
Brunello di Montalcino Riserva 1990: annata storica ma controversa presso gli appassionati in favore di annate considerate minori. Naso curioso e intrigante, mentolato in maniera evidente, tra eucalipto e after eight. Purtroppo il sentore, sfizioso e curioso inizialmente, diventa sorvechiante rispetto al resto del quadro aromatico del vino, che ne risulta condizionato. Eppure, sotto sotto, le classiche tracce agrumate e di erbe aromatiche ci sono tutte ma non riescono ad emergere. In bocca si ha la sensazione di un vino a due marce: un ingresso imperioso, largo e saturante ma manca il necessario allungo. Probabilmente da riaprire più in là per capire dove andrà a parare, per adesso lo stimo ma non mi innamoro.
Brunello di Montalcino Riserva 1995: sicuramente il mio preferito dopo i due vecchietti terribili. Classicità è la parola d’ordine, un Brunello solare e rilassato, di mirabile eleganza: un’alternanza di frutto chiaro e scuro tra pesca e chinotto, erbe aromatiche a profusione, un vino di stampo mediterraneo che profuma di macchia mediterranea e di estate. Bocca acida e succosa, con un buon rapporto tra parti tanniche e morbide, salino e lungo come si conviene. Regge egregiamente alla prova del bicchiere e fa ben sperare per il futuro.
Brunello di Montalcino Riserva 1997: annata del secolo? Bah, sempre più spesso mi ritrovo a valutare in negativo i vini del 1997. Cupo, arcigno, chiuso a doppia mandata l’olfatto, bocca calda senza il giusto grado di scorrevolezza e freschezza. Non riesce ad emergere, anzi cede alla distanza, incupendosi e diventando caffettoso. Not my cup of tea.
Brunello di Montalcino Riserva 2001: è stata sinceramente la delusione della degustazione. L’annata è certamente buona a Montalcino e avevo grandi aspettative a riguardo. Purtroppo s’è mostrato scoposto, inchiostroso, con tratti surmaturi inaspettati. In bocca resta inchiodato sullo start e non allunga. Potrebbe trattarsi di un periodo di chiusura passeggero, un momento introverso del vino oppure di una bottiglia non performante. Peccato.
Brunello di Montalcino Riserva 2003: questa invece è la sorpresa, per un’annata che non è più una vera sorpresa. Arancia e chinotto per la classica nota agrumata, uno sbuffo speziato dolce e caldo di cannella e chiodo di garofano, solare e rilassato nel suo incedere piacevole in bocca, dove mantiene un equilibrio gustativo notevole. Non durerà in eterno? Non importa, perché adesso è davvero di rara piacevolezza e passano in secondo piano i ragionamenti sul futuro di questo Brunello.
Brunello di Montalcino Riserva 2006: troppo giovane, chiuso, scontroso, erbaceo, contratto. Decido di non dilungarmi ulteriormente nella valutazione perchè secondo me l’abbiamo svegliato troppo presto e troppo bruscamente. Mi hanno parlato di bottiglie migliori e ben più leggibili stappate in altre sedi, non fatico a crederlo visto che la nostra era chiusa a doppia mandata.
Sarà un’ottima scusa per ripetere l’evento.
Fattoria Dei Barbi
Loc. Podernovi, 170
Montalcino (SI)
18 Commenti
giovanni solaroli
circa 11 anni fa - LinkBravo Alessio, sia per il cappellino iniziale che per le note. Sarà meglio che spieghi però chevorrdi la sigla TDC, prima che si equivochi...
RispondiArmando Castagno
circa 11 anni fa - LinkGiovanni, se equivochi, è allora che hai capito davvero.
RispondiOibaf Irazzir
circa 11 anni fa - LinkMa no, sta per Testimoni Dei Cru (sott.: del mondo)
RispondiAndrea Federici
circa 11 anni fa - Link... se cerco l'acronimo su wikipedia per ora esce: Terre di Confine Tombé du camion - letteralmente "caduto dal camion" Trading Card Game Trasformata discreta del coseno Tour des Combins segnavia del sentiero attrezzato italo-svizzero attorno al Grand Combin Mettiamoci anche il nostro ... sempre che il moderatore wikipediano accetti la pubblicazione :-)
RispondiAntonio Tomacelli
circa 11 anni fa - LinkSapete, vero, che fine fa il prossimo commento OT? :-)
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkIl tempo è galantuomo con il Brunello, un vero sangiovese di Montalcino migliora lustro dopo lustro. Se putacaso vincessi una lotteria la prima cosa che farei sarebbe di mettere il Brunello in vendita solo quando è davvero pronto da bere, molto dopo i quattro anni canonici. Questo sarebbe l'unico modo di creare veramente l'alternativa italiana ai grandi vini francesi, ma purtroppo ora come ora chi c'ha i soldi per permetterselo?
RispondiFrancesco
circa 11 anni fa - Linkben detto, ma difficile a farsi. devo inoltre complimentrami con lei perchè un suo brunello 2005, come ho già scritto sul sito di ziliani, mi ha riservato il giorno dopo l'apertura una notevole sorpresa, rivelandosi veramnte buono, superiore alle attese e alla faccia di tanta spocchia che a volte circonda in vino
RispondiAlessio Pietrobattista
circa 11 anni fa - LinkStefano, per prima cosa ribadisco i ringraziamenti. Sul tuo ragionamento, hai ragione: potendo sarebbe fantastico poter far uscire vini pronti e non vini troppo giovani. E' il caso del 2006 (eclatante) e sicuramente del 2001 (bottiglia ostica e rognosetta, tanto che sui miei appunti ho scritto a proposito del 2006: "è il fratello del 2001", proprio ad indicare una sensazione simile di chiusura e poca leggibilità). Potrebbe però accadere che alcuni produttori, sopravvalutando il loro vino, eccederebbero nell'invecchiamento. E' il caso del un conoscente di un mio amico che mi volle far assaggiare l'anno scorso l'ultima annata del suo Aglianico Campi Taurasini: era il 2006. E frequentando la zona per gli assaggi con il Gambero Rosso, ti assicuro che non è un caso isolato.
RispondiAlessandro Bandini
circa 11 anni fa - LinkBabbo, per festeggiare i grandi eventi, acquistava una bottiglia di Brunello dei Barbi: a casa fanno bella mostra un '74 e un '76, ma vista la conservazione " approssimativa" non credo che tirerò mai loro il collo
RispondiSimone e Zeta
circa 11 anni fa - LinkLeggo con molta invidia, non lo nego, il bellissimo pezzo di Alessio e i ricordi volano ai miei 14/15 anni. Le prime cene con gli amici, in assenza di genitori, erano contraddistinte dal comprare perlomeno una bottiglia di quelle che ritenevamo (da giovani toscani) importanti. Il Brusco de Barbi è stato l'icona di un periodo nel quale ci affacciavamo al mondo. Lo ricorderò sempre.
RispondiAlessandro Bandini
circa 11 anni fa - LinkAnche perchè quel Brusco, se non erro, non esite più.
RispondiAlessio Pietrobattista
circa 11 anni fa - LinkGrazie per l'apprezzamento Simone, in effetti Fattoria dei Barbi evoca anche a me ricordi simili. :-)
RispondiAdriano Aiello
circa 11 anni fa - LinkA me se andava bene a 15 anni qualche amico portava il boccione dei castelli frizzante (e altre cose OT e outlaw) mentre dominavo il mondo a risiko :)
RispondiAlessio Pietrobattista
circa 11 anni fa - LinkAndavo a scuola a Frascati, I know my chickens! ;-)
Rispondigionni1979
circa 11 anni fa - LinkCiao Alessio, mi è capitato di bere una riserva '97 proprio quest'anno ed era integra e in ottima salute. Aveva un bel corpo e soprattutta una vivacità in bocca notevole ( molto differente perciò dalle tue note!!! ) Anch'io sono concorde che il 97 sta scivolando sempre di più, ma con questa bottiglia mi ero ricreduto un pò... Forse sono stato fortunato io...
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkBeh, se un produttore fosse così idiota da tenere il Brunello in cantina oltre il suo tempo farebbe solo il suo danno. Cavoli suoi. Ma pensa come sarebbe se si potesse creare l'aspettativa delle annate favolose, anno dopo anno, contentando nel frattempo il mercato con quelle normali! Allora si che avremmo in commercio vini da leggenda e anche, scusate il colpetto di ingordigia, prezzi francesi.
RispondiElena
circa 11 anni fa - LinkComplimenti bellissimo post!! Stefano i suoi vini mi piacciono molto e, se volesse , mi offrirei volentieri di partecipare alla prossima degustazione.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 11 anni fa - LinkPiacerebbe anche a me partecipare alla prossima, se Raffaella mi invita provo a mettere una parola buona anche per lei.
Rispondi