Barolo che diventa Borgogna? Livello dei prezzi in zone nobili e zone depresse a confronto

di Alessandro Morichetti

Partiamo da qui: “Se l’operaio che lavora la vigna non può permettersi il vino che lui stesso contribuisce a produrre, c’è qualcosa che non va” (Fabio Marchionni, Collestefano).

In realtà saremmo potuti partire da qui, da Henry Ford: “Perché strapago i miei operai? Perché devono essere in grado di acquistare le auto che producono”. Beh sì, lo stesso Ford che disse anche (1863 – 1947) qualcosa di proprio non del tutto affine all’idea di terroir: “Ogni cliente può ottenere un’auto colorata di qualunque colore desideri, purché sia nero”.

Barolo 2010 ieri e Brunello 2010 oggi hanno consacrato due zone top del vino italiano sui mercati internazionali: bottiglie contese e il dilemma dei prezzi che bussa. Cresceranno a dismisura come è accaduro in Borgogna a partire dalla vendemmia 2005? Tra mercato primario e secondario il nesso sembra ormai così stretto da poter prevedere una parabola imminente come ravvisa un osservatore privilegiato come Francesco Oddenino, collezionista albese, bevitore seriale, grandissimo esperto di Langa e Borgogna nonché – BREAKING NEWS – inviato di Intravino a Nebbiolo Prima:

Alba quest’estate mi ricordava molto Beaune quando uscirono i 2005. Secondo me avremo altre due annate di Barolo (2011 e 2012) a prezzi accessibili con iniziali difficoltà di piazzamento dei vini, poi con la 2013 si riproporrà lo stesso problema della Borgogna 2009 e i prezzi sul mercato secondario triplicheranno. A quel punto si adegueranno i produttori aumentando notevolmente i listini diminuendo di conseguenza la disponibilità per i clienti storici e vendendo tanto direttamente sul mercato secondario di nascosto.

Tutto probabilmente molto vero, e io di Francesco su queste dinamiche mi fido ciecamente. Noto però che, conseguentemente, si pone un problema di carattere generale: l’aumento dei prezzi con annessa ricchezza creata in una zona viticola è un plusvalore o un disvalore? Perché mentre parliamo di sostenuto prezzo medio per bottiglia in zone nobili, abbiamo parallelamente prezzi da fame in zone valide – diciamolo, spesso strepitose – ma trattate al prezzo delle ig-nobili. Staremo mica finendo – col perenne auspicio di prezzi “popolari” – per eccedere in isteria da consumatore tradito?

Spendiamo e spandiamo centinaia di euri per vini talvolta del cazzo e poi se Greco e Fiano di Avellino di Pietracupa (vini magnifici sui 15 euro in enoteca) arrivano a 30 euro da qui a 3-5 anni che facciamo? Al ladro al ladro o EVVIVA EVVIVA?

Parliamone. Fabio Marchionni fa una scelta che ritiene giusta per sé e così deve essere ma non sono per niente sicuro che scelte diverse siano criticabili. Ognuno fa i conti per le bottiglie che produce e per i mercati che si è saputo creare. E mentre sono felice di bere cose strepitose a poco, dall’altra mi girano allegramente le scatole sapendo che il prezzo basso è sinonimo di depressione, dove non di generalizzata e perdente svendita delle uve.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

4 Commenti

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Alessandro

circa 9 anni fa - Link

Spero che il Barolo non miri a copiare la Borgogna, a livello di prezzi, un po' come la Franciacorta ha provato / sta provando a fare con lo Champagne, perchè volere copiare qualcuno non avendone, non dico le qualità, ma sicuramente l'immagine, si rischia di prendere legnate sui denti molto dolorose.

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michele fino

circa 9 anni fa - Link

Ottima analisi, Morichetti! C'entrano e molto il fattore mito (io so' Barolo\Brunello e voi nun siete...) e anche un certo costo di produzione embedded: dal costo della terra agli obblighi di affinamento in legno. Chi si muove con altra libertà nel produrre i suoi vini (non a livello di cantina, ma di intera denominazione) ovviamente stenta maggiormente a recuperare certe spese. No?

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Francesco

circa 9 anni fa - Link

Ciao, a montalcino ormai trovare un 2010 è difficile e i prezzi sono lievitati. Per il Barolo 2010 idem, spero rimangano con i piedini per terra altrimenti toccherà guardare altrove. E non tutte le annate sono eccezzionali, cosa farnnom con quelle così e così absseranno il prezzo? i consumi calano (siamo sotto i 40 lt) e il vino lo fanno da tante parti, devono stare attenti a non forzare la mano, vistomche anche a bordeaux stanno avendo i loro problemini

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Sì ma diciamo anche che per arrivare ai livelli di Bordeaux ci vuole qualche annetto, forse decenni. A Montalcino è difficile trovare - non tutto - ma solo alcuni prezzi sono cresciuti, magari con preavviso antecedente punteggi vari. Che i consumi calino è dato da contestualizzare: è cambiata la società, vorremo mica solo incolpare qualche zona che magari è diventata un attimino più prospera?

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