1850: nasce il manifesto del vino “pasteggiabile”
di Giovanni CorazzolLa targa in via Fiori Chiari 26 a Milano ricorda Giovanni Rajberti come un Medico-Poeta. Nato in quella via nel 1805 fu primario e poi direttore degli ospedali di Monza e di Como – da cui fu allontanato per idee politiche liberali avverse all’occupazione austriaca – ma anche poeta dialettale e autore di alcune operette umoristiche tra cui La prefazione alle mie opere future, Il volgo e la medicina, Il gatto, L’arte di convitare, Il viaggio d’un ignorante. I brani sotto riportati sono tratti da L’arte di convitare del 1850. Il libello, giunto a mie mani per l’incauta cortesia di una persona cara, è nell’edizione Formaggini di Genova del 1913, ma è possibile trovarlo facilmente in rete in quanto oramai libero da diritti d’autore (qui ad esempio). La lettura è divertente, ma – come direbbe Angelino Alfano con sguardo corrucciato – non priva di qualche spunto di riflessione. Riporto di seguito parti del capitolo dedicato al vino:
[…]Dunque, senza cerimonie, come si sta a vino a casa vostra? Notate che dico a vino e non a vini, e consolatevi: perché vi tolgo addirittura lo sgomento di pretensioni indiscrete: mentre io pongo per massima che i vini sono un lusso dal quale si può anche dispensarvi affatto, quando che il vino è indeclinabile necessità. E per vino intendo quello nostrale, di botte, il così detto vino da tavola o pasteggiabile, che è fondamento e base del bere savio e ponderato e durevole, per quanti vini possano interpolarlo momentaneamente e in via di parentesi, come un fiume è quello che è, e prosegue imperturbato, dignitoso, col proprio nome il suo lungo corso, per quanti rigagnoli o torrentelli vi mettano foce. Anzi soggiungo che i vini sono di solito i peggiori nemici del vino: perché, col pretesto che vi sono tre bottiglie del celebre vino tale, e quattro del famoso tal altro, alcuni si permettono nientemeno che di dar cattivo il vino vero, il vino-base, che appunto si chiama pasteggiabile, perché amico e compagno indivisibile del pasto; sul quale siamo inesorabili, perché è il più salubre e passante, perché si può berne anche spensieratamente più dell’ordinario senza pericolo che dia alla testa, perché estingue la sete senza uccider la fame, perché s’addice all’abitudine, al gusto al bisogno dell’immensa maggioranza della gente educata e dabbene.[…]
[…] Dunque, intendiamoci bene: per quanti vini scelti o sceltissimi teniate a servizio della tavola, abbiate sopra di tutti e prima di tutti il vino da tavola, che sia saporito, leggero, trasparente, non nero carico, non azzurrognolo, per carità! (che sono vini grossi, dolciastri, indigesti), non aspro, non acido, che non abbia fibre, che non senta di muffa o di doga guasta. […] E non temete pei vostri invitati se il detto vino costa poco, perché su questo articolo il caro costo non è indizio di merito maggiore, ma della maggiore ricerca della plebaglia da bettole che paga il duplo o il triplo i vinacci duri e pesanti; perché infine, mettetevi bene nella testa che chi non sa gustare il vino da venti franchi la brenta, è indegno di accostarsi le labbra a quello da venti franchi la bottiglia. E difatti, la gente dal palato ottuso che pratica i vini color d’inchiostro e si fa beffe dei leggeri e graziosi, non darebbe dieci soldi d’una bottiglia di Bordò, prima qualità.
[…] Ma il bordò è il principe dei vini seri, e perché? Per essere saporito, leggero, molle, passante, che è quanto dire pasteggiabile per eccellenza. Vedete un po’ come i fatti convergano spontaneamente alla teoria e le servano di prova, quando è vera la base scientifica. Credo che alcuni grandi pensatori diffonderebbero rapidamente le loro dottrine, se avessero il supremo ingegno di renderle pasteggiabili con una esposizione limpida, facile, amena: ma per solito riescono così aspri e duri e indigesti, che il mondo se ne spaventa, e non può avvezzarsi al loro vino. Sì, il bordò è il re dei vini, o il vino dei re, perché possiede tutte le miti virtù del vino da pasto. Se non che, io tengo col bordò un vecchio rancore che sta nella convinzione del suo prezzo esagerato; la quale idea non è solo relativa alle deboli borse, ma è assoluta, essendo che anche un ricco sfondato nei milioni ha sempre diritto di godere proporzionalmente alla spesa; e non mi pare che il bordò stia a livello del suo valore venale; perché insomma si sente che è un vino delicato, non comune, meritevole d’essere pagato il triplo o il quadruplo, se volete, d’un buon vino nostrale; ma venti, ma trenta volte tanto, no, assolutamente no.
[…]e in materia di vini, sotto a nomi celebri e venerabili, girano in commercio bevande così perverse e immorali, che, a dirvi il mio debole sentimento, mi fanno assai più paura che il socialismo. E non soltanto a tavola i galantuomini mal si prestano a sì fatti liquidi, ma quando occorre talvolta di fare una gitarella in campagna e d’arrivare in casa d’amici che recano da bere, “sì,” rispondiamo, “ma via subito quei piccoli calici e quelle bottiglie con catrame, e dateci in cambio il vino fresco di botte, di quello che se ne vuota d’un fiato solo un bicchierotto, e cava la sete e consola lo stomaco”. E difatti, che razza di vini sono cotesti da sorbire nei ditali, e sui quali bisogna sbattere la bocca e fare una meditazione per definirli? Il più delle volte sono porcherie senza patria e senza nome.
Primato del vino e delle parole “pasteggiabili”, del vino-vero, base, quotidiano, digeribile, della sostanza sui convenevoli, della qualità sul prezzo. 1850, bene dai.
7 Commenti
Rizzo Fabiari
circa 11 anni fa - LinkTesto maraviglioso (con la a). Grazie della preziosa indicazione.
RispondiPietro Stara
circa 11 anni fa - LinkConcordo pienamente
RispondiCristiana Lauro
circa 11 anni fa - Link"Dunque, senza cerimonie, come si sta a vino a casa vostra?" Meraviglioso.
RispondiMalticidio
circa 11 anni fa - LinkQuesto testo é bellssimo , grazie per averlo riportato .Non si direbbe neppure prefillossera , potrebbe essere attuale ancora oggi. Sarebbe stato un fior di blogger
RispondiGiampiero Pulcini
circa 11 anni fa - LinkTesto ammirevole, assoluto, per forma e per sostanza. Grazie.
RispondiSir Panzy
circa 11 anni fa - LinkFantastico!
RispondiFrancesco Falcone
circa 11 anni fa - LinkLeggo, ammirato, rapito, mentre bevo un gran vino pasteggiabile, il Chianti Colli Senesi 2010 di Riccardo Campinoti, comprato ieri a Le Ragnaie di Montalcino. Una preziosa testimonianza. Grazie Giovanni.
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