15 pensieri (e profezie) di Luigi Veronelli che dovremmo imparare a memoria

15 pensieri (e profezie) di Luigi Veronelli che dovremmo imparare a memoria

di Antonio Tomacelli

Luigi Veronelli è nato nel Febbraio del 1926 e non è ancora morto. Lo testimoniano queste sue “profezie” valide e attuali nonostante siano passati dieci anni dalla sua scomparsa. Rileggerle fa bene allo spirito e aiuta a rendere meno pesante la sua assenza. Perché quelli come Gino ci mancano, eccome.

– Solo oggi, più che settantenne, vedo con chiarezza: il potere ha utilizzato – con un vero e proprio capovolgimento dei propositi – ciò che era nei nostri sogni, anziché far l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura ecc., renderne più rapido e sicuro l’asservimento.

– La comunità europea – in cui avevamo pur posto speranze – ha emanato norme subdole e fintamente igieniche per metter fuori gioco, a favore di industria, conserve, salse, formaggi e salumi, prodotti in modo artigianale, senza rischio reale alcuno, da millenni.

– Se vi sono una bevanda ed un cibo vecchi – che sentono e sanno di vecchio – questi sono proprio la coca cola e l’hamburger. L’uno e l’altra monotoni e statici. L’uno e l’altra tuttavia esaltati come fossero prediletti dai giovani, nel futuro dei giovani.

– Cercano d’imporci – la suadenza, la musica, i comici, il cinema, quant’altro – le scelte quantitative. Tu, giovane, fai opera di eversione e di sovversione, esigendo per te e per i tuoi compagni, la qualità.

– Il vino è il canto della terra verso il cielo. Ha i suoi tenori e i soprano, contadini – agricoltori se volete – e contadine che lavorano le vigne e ne vinificano le uve, con tutta la fatica, l’intelligenza e la passione che vigna e vino esigono.

– Siamo di fronte a un mutamento sociale di proporzioni inaudite. Fallito il tentativo di schiavizzare l’umanità con la violenza, è in atto quello di schiavizzarla con la finanza. La terra è l’unico reale baluardo in grado di contrapporsi e far fallire il proposito. Loro lo hanno capito. E fanno di tutto per oltraggiarla ed annullarla.

– Le guerre, le violenze, le tragedie continueranno sino a che esisteranno fedi che non siano la sola fede dell’uomo per l’uomo.

– Il mezzo, qualsiasi mezzo, che non abbia l’assistenza fisica e intellettuale del singolo uomo, contadino, esperto, porta a un degrado, se non a un degrado, ad un’omologazione in qualche modo dannosa.

– Sobrio non è colui che si priva di qualcosa, ma chi conosce che cosa conviene alla sua natura e alla sua cultura.

– Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria.

– La gastronomia si rivolge allo spirito di chi mangia perché sia indotto a raccogliere ed esaltare le sensazioni del gusto. Essa è l’arte del gusto come la musica è l’arte dell’udito, come la pittura, scultura, architettura sono le arti della vista. Così essa ha i suoi artefici, i cuochi, ed i suoi critici, i buongustai, e come ogni arte richiede ai suoi seguaci qualità elettive e meditato studio.
Il senso del gusto non è, per sé solo, sufficiente a creare il gastronomo; più che per ogni altra arte, solo educandolo si raggiungono piaceri non solo sensuali, ma riflessi nello spirito e capaci d’immaginazioni ideali e di godimento estetico.

– La lotta deve essere sì nelle città, ma altrettanto certo e più ancora nelle campagne. Contro ogni fraintendimento. È l’esigenza della qualità, soprattutto alimentare, che ci rende più forti e capaci di opporci alla massificazione ed alla protervia globalizzante.

– Nella leggenda e nella storia troveremmo molte conferme. Un aspetto in particolare mi ha affascinato: il continuo legame che unisce il vino al concetto di libertà.
In ogni secolo il popolo riconosce nel vino uno dei simboli della sua emancipazione. Bacco è chiamato Lieo, Libero, e Platone asserisce: «Il vino riempie di coraggio il cuore dell’uomo e colui che più copiosamente avrà bevuto, di tante maggiori speranze sarà colmo e tanto più animosamente sentirà di sé e sarà pieno di libertà e di sapienza». […]

 L’esigenza proclamata dei buoni cibi e dei buoni vini non era e non è una moda, non uno dei vari aspetti della conservazione o il retorico sconforto per il tempo passato degli accademici di cucina.
Tutt’altro: è aspetto, certo non ultimo, della difesa giovane di quei valori umani che industrie avide e incontrollate vogliono distruggere e annullare. Giorno per giorno si precisa la volontà comune di una natura pulita: mari, boschi, campi, monti puliti, capaci di dare cibi puliti.

–Le multinazionali paghino ai detentori millenari del loro uso i diritti maturati – appunto nei millenni – per la loro produzione, reimpianto e mantenimento.
I diritti contadini, calcolati sulle loro millenarie fatiche, superano qualsiasi brevetto di miglioria.

(Citazioni e pensieri tratti da: “A – rivista anarchica, Casa Veronelli)

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

26 Commenti

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Vino natural durante

circa 9 anni fa - Link

Grazie veramente bello, attuale, lungimirante...da stampare e rileggerlo un giorno sì e l'altro pure!!!

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Adriano Aiello

circa 9 anni fa - Link

Tutto molto bello e molto giusto, anche se nessuno mi ha mai spiegato se dietro quest'idea si nasconda o no un'idea di economia praticabile: "Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino d’industria". Quindi il vino, e l'alimentare, non devono essere industria? Dobbiamo sottrarci anche questa possibilità come nazione?

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Fiorenzo Sartore

circa 9 anni fa - Link

ba', non credo che l'opinione sui livelli qualitativi espressi da un ambito possa anche vagamente determinare l'esistenza dell'altro ambito (l'industria), che difatti esiste :)

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Adriano Aiello

circa 9 anni fa - Link

Ok, Fiore, però il concetto che qualsiasi vino contadino sia migliore dei migliori vini industriali diciamo mi sembra meno di spessore delle altre affermazioni. Per quello l'avevo interpretata in modo culturale dicendo che è una suggestione senza applicabilità economica. Perché se la interpreti qualitativamente non sta in piedi e so che sei laico abbastanza per condividere:) Però mi sono già annoiato mi stesso

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Gianni Ruggiero

circa 9 anni fa - Link

Adriano ti annoio ancora un pò,se l'etichette raccontassero la verità del prodotto(vino,olio,pasta ecc..)ognuno poi deciderebbe se rivolgersi al contadino illuminato piuttosto che all'industria illuminante.

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Adriano Aiello

circa 9 anni fa - Link

Mica lo discuto, anzi sono totalmente d'accordo. Non parlo di valori eh, mi interessava solo suscitare una riflessione sul risultato economico di questa impostazione culturale. Io, e come me immagino tantissimi altri, vivo la contraddizione di bere vini di produttori con 2 ettari, mozzarelle a produzione bassissima, prosciutti di Dok dall'Ava e bla bla bla, chiedendomi come in una nazione senza più siderurgia, meccanica ecc, ma ancora in piedi nell'agroalimentare si possa sopravvivere al capitalismo avanzato.

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Fiorenzo Sartore

circa 9 anni fa - Link

sulla famosa frase veronelliana, che e' una di quelle che di piu' hanno acceso dibattiti, suggerisco a te (e a tutti) anche quest'altra lettura: http://www.arivista.org/?nr=393&pag=99.htm#2

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Gianni Ruggiero

circa 9 anni fa - Link

Bel pezzo!

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Emanuele Cattani

circa 9 anni fa - Link

Nella guida Veronelli di oggi, quanti sono i "vini dell'industria" ad aver ricevuto premi e recensioni? Qual'è, oggi, il confine che separa un vino artigianale da uno industriale?

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Gianni Ruggiero

circa 9 anni fa - Link

Vedi Emanuele,le guide seguono una logica commerciale dettata dal mercato,tu sai bene che vivono di pubblicità ed un compromesso è legittimo.Oggi l'aria fresca dovrebbe portarla la rete con realtà come Intravino parlando di cibo e non sul cibo senza incartarci in polemiche sterili e lasciamo riposare in pace un uomo che ha dato dignità al mondo contadino come pochi in questo paese.buona giornata!

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Emanuele Cattani

circa 9 anni fa - Link

Gianni, non era mia intenzione fare alcuna polemica, questo pezzo su Veronelli è interessante e c'è molto da imparare. Ma la mia domanda era seria, e assolutamente concreta. Credo che il confine che sopra menzionavo sia davvero impercettibile in molti casi. Quindi cosa dobbiamo valutare? Oggi, realmente, cosa si intende per vino dell'industria? Non ditemi il Tavernello.

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Gianni Ruggiero

circa 9 anni fa - Link

"Industria"intesa come metodo di produzione,purtroppo la fabbrica non esiste più e tanti miei amici dell'Italsider,Ansaldo e Fincantieri sono a spasso :)

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Raimondo Navarro

circa 9 anni fa - Link

pensieri e parole tutti bellissimi, ma attenzione a non santificare Veronelli, a dieci anni dalla morte.Lui per primo non ne sarebbe felice e si schermirebbe e ne sarebbe forse infastidito. Tutto il mondo del vino italiano gli deve qualcosa... [edit] Ecco, cominciamo allora evitando illazioni su chi non c'è più. [F.]

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Raimondo Navarro

circa 9 anni fa - Link

complimenti per la censura F., pardon per l'editing. Quello che avevo scritto non erano illazioni ma sono fatti. Se poi, anche voi, volete partecipare alla santificazione di Veronelli, fate pure, vi facevo più liberi, meno conformisti e più laici. Proprio come era Veronelli, soprattutto il primo Veronelli...

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Fiorenzo Sartore

circa 9 anni fa - Link

No, "Raimondo", erano illazioni. Ultimo OT ammesso poi vai a giocare là fuori dove ci sono i tombini aperti.

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Luca Paolo Virgilio

circa 9 anni fa - Link

Non so quale "colpa" possa aver scatenato una simile reazione (del resto il commento originale è stato cancellato), ma trovo questa risposta di una volgarità sconcertante. Una licenza di rozzezza mutuata da una curva calcistica o da un film dei Fichi d'India, peccato che esca dalla bocca - dalle mani - dell'autore di una testata che vuole "fare" cultura...

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Davvero si devono evitare illazioni su chi non c'è piu? Uuuuuuu.... ma come siete diventati seriosi!

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

L'elenco sembra un po' un Bignami del pensiero veronelliano. Prendiamolo per come è, fa bene comunque ricordare la figura più famosa di tutto il panorama italiano enoico negli ultimi cinquanta anni. Sommessamente aggiungo che se alcune affermazioni qui sopra non fossero firmate Gino Veronelli sarebbero discutibili o tacciabili di ovvietà. Per esempio quella relativa al legame fra vino e libertà. Se è vero che il vino riempie l'animo dell'uomo di coraggio non è detto che questo coraggio serva a vivere pacificamente ("pas des vins pas des soldats" cit. Napoleone). In senso più vasto si potrebbe citare anche il primo omicidio leggendario, quello dell'agricoltore Caino, assassino del fratello pastore Abele. Ma noi abbiamo bisogno sempre di maestri saggi, di figure di riferimento. Quando poi sono defunti sono ancora più utilizzabili.

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Francesco Garzon

circa 9 anni fa - Link

Riflettendo sul post e sulle risposte, mi viene da pensare che le parole di Veronelli suonavano composte e puntuali nella sua bocca. Decontestualizzate dalla sua persona potrebbero perdere quel "quid" che le contraddistingueva. (sempre senza voler santificare nessuno)

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La Terra Trema

circa 9 anni fa - Link

http://www.laterratrema.org/2014/09/la-terra-trema-2014-un-invito-a-scrivere-nel-decennale-dalla-morte-di-gino-veronelli/

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Gianni Ruggiero

circa 9 anni fa - Link

@Adriano Aiello,tu non pensi che i nostri comportamenti e le nostre scelte potrebbero far modificare i metodi di produzione dell'industria agroalimentare?forse questa potrebbe essere una chiave di lettura

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officina enoica

circa 9 anni fa - Link

L’ultimo scritto di Gino Veronelli, il suo testamento “Avete capito, giovani lettori: questo è un testamento. Entro in clinica oggi pomeriggio per una operazione da cui, di solito, non si esce. Per la prima volta ho la gioia di essere stato il vostro Maestro” https://medium.com/critical-wine/lultimo-scritto-di-gino-veronelli-il-suo-testamento-bcb3b1aa2cf

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Angelo Natale Veronelli

circa 8 anni fa - Link

Ho letto solo stasera il 4 settembre 2016, queste profezie del Grande Luigi Veronelli. Da noi Milanesi, sempre ammirato. Come De André', Fellini, tutti gli artisti prima di me mi son mancati.E Kubrick, e tutti Voi. ..e come mi sentivo forti ATO, quando col mio portfolio, e la Mia FOTOGRAFICA,giravo la Milano, a lavorar in pubbicita'! Sei parente alla Mondadori, mi chiedevano?.. Non risposi mai di si. Pero' n'ero orgoglioso del cognome lasciarono dal mio Papa'...ero fortunato, Veronelli, il Fotografo, anche di VINI.. grazie di ciò'!

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antonio

circa 7 anni fa - Link

da giovane seguivo la trasmissione in tv. di Veronelli e la Ninchi , quindi potete capire di che anni stiamo parlando, da allora sono stato un suo estimatore , voglio ricordarlo per quello che ha fatto , in casa ho la sua prima enciclopedia del vino, mi serviva quando per lavoro giravo l'italia, prima di tornare a casa mi fermavo da un contadino e prendevo del vino, per giudicare (naturalmente viviamo in un paese libero) sicuramente sarebbe stato di aiuto vivere quelli di anni. grazie

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Marco Vercesi

circa 7 anni fa - Link

La cultura è il vero sale della terra. Luigi Veronelli era un grande amante e conoscitore del vino ma soprattutto era un intellettuale - nel senso più positivo del termine - che sapeva descrivere la realtà con lucidità e passione; spesso usando il vino come chiave di lettura del mondo che lo circondava. Le parole pronunciate a suo tempo sono più che mai attuali.

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Drty

circa 1 anno fa - Link

Oggi sti ragazzi sono tutti froci! E pieno di froci!

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