Viaggio in Slovenia, il sequel | Slovenian Wine Festival, oltre trenta assaggi possono bastare

di Emanuele Giannone

Prima del Festival la mia Slovenia enoica si esauriva in una quindicina di santuari entro la linea immaginaria che dalle Alpi Giulie taglia a Sud-Est, seguendo il corso della Sava fino a Lubiana e da qui volge a Sud-Ovest lungo la strada per Postumia e Capodistria. Poche enclaves distribuite tra Brda (Collio), Kras (Carso) e Vipavska Dolina (Valle del Vipacco). Le notizie poco confortanti circa la diffusione dello stile eno-techno e dei vini-progetto frenava ulteriori ricerche, vista la prospettiva di imbattersi in prove seriali di estetica enologica e jabot (una specie di grosso fiocco ricamato, ndr) aromatici. A stimolare la curiosità, per fortuna, restavano l’insofferenza verso quell’hic sunt leones segnato su buona parte della cartina e la convinzione che qualsiasi produttore vada a priori rispettato e solo a posteriori giudicato: a chi non è successo di gustare vini già mortificati da guru più onusti che onesti, scoprendo che le loro parole corrosive erano dettate in massima parte da bizze e idiosincrasie, invidie e livori, favori mancati?

Certo, può sempre accadere che un rosso esecrabile di Cormons, spacciato con solennità e a caro prezzo in un’osteria di confine, turbi l’inizio del viaggio: uno strange brew – Clapton, Bruce e Baker mi perdonino – dal nome tempestoso e con l’effetto mordenzante di una sbronza cattiva. Anche questi, tuttavia, sono esercizi benemeriti: servono a collocare democraticamente certi vini fuori dall’arco costituzionale. Per superare riserve e lacune mi lascio comunque la Sava e la regione storica della Carniola alle spalle. Entro così nella parte orientale del paese, con i tre distretti tradizionali della Carinzia Slovena (Koroška), dell’Oltremura (Prekmurje) e della Stiria Meridionale (l’asburgica Untersteiermark, oggi Štajerska), la zona più rilevante tra le tre per superficie coltivata e quantità prodotte.

Tra le zone più vicine all’Italia e la Štajerska le differenze sono marcate e molteplici. Qui il soffio del mare è un ricordo e i vini differenti per forma, tensione e sviluppo, infusi come sembrano di una luce affilata, rarefatta e meno pressante di quella, ad esempio, del Carso. Sono più dritti e verticali. Nei casi più felici le escursioni termiche – freddo sferzante, estati calde e ventilate – e la qualità della luce cesellano tratti di vera finezza attorno a strutture essenziali, quasi esili, che svergognano le ridondanze, i gadgets aromatici ed empireumatici dei campioni più ammanierati. Le note più calde, opulente e terrene dei vini migliori vanno colte nella progressione gustativa e, quando i produttori offrono più annate, nel profilo evolutivo. Sono vini aerei e solo apparentemente freddi. Richiedono solo più partecipazione.

Dei vini di Šumenjak si apprezzano lo slancio, l’articolazione e il trascendere le espressioni tipicamente varietali: in particolare Alter 2008 (chardonnay e riesling renano con macerazione sulle bucce, nessuna filtrazione o chiarifica) ha anima e trama nordiche, severe, siderali, ma le note articolate di frutta matura – susina e mirabella, mela golden e bergamotto – miele e senape emergono in souplesse e ingentiliscono il profilo. Snello e sapido all’attacco, bella progressione dettata dalla dentelle acida, viva e agrumata, coerente alla mineralità strutturale del vino. Buono anche il Modri Pinot (Pinot Nero) 2008, fresco e leggiadro, dal ventaglio aromatico tenue ma nitido: frutti di bosco ed erbe alpine, viola mammola, ciliegia rossa. Tensione continua, senza picchi vertiginosi ma non blanda. Ricorda i Pinot altoatesini meno elaborati. Dopo un giorno a bottiglia aperta si aggiungono fondo di caffè, corteccia di betulla, tè nero, una punta di noce moscata. Interessanti i due monovitigno: il Sauvignon 2010, questo sì riconoscibile per gli aromi varietali, una gradevole infusione di menta, peperoncino verde, lime e canfora su una coulisse di erbe di montagna. Stesso discorso per il Renski Rizling (Riesling Renano) 2010, esuberante di florealità chiara, poi pompelmo e aneto sullo sfondo di sasso e ferro caldo. Sempre dalla Štajerska proviene Vina Joannes con i suoi Rizling: il 2010 è delicatamente profumato di miele, cedro e arancia tarocco, cenni di pietra focaia e stagno fuso, piace per la coesione tra note morbide e aromatiche (legate anche ai 7g/l di zucchero residuo) e una freschezza evidente. Forse appena lasco nel finale, a differenza del 2008 dall’articolato profilo aromatico, vegetale (anice, verbena, aneto) e floreale (gelsomino, giglio bianco), poi aggraffato di tocchi scistosi e fossili. Ha nerbo: teso e puntuale nella corrispondenza gusto-olfattiva, incorpora meglio il residuo zuccherino e non chiude declive come il primo. Il 2005, con la quota di muffa nobile che lo rende giustamente onctueux ma senza gravami, dona note iodate, poi di marzapane, zafferano e fungo oltre ad agrumi maturi. Al sorso si offre più raccolto nella suggestiva vena dulcamara (mandorla, seme di mela) e speziata (zafferano), più suadente e lento, di un’acidità più “dolce”, meno battente che negli altri e pur sempre ininterrotta. Di ulteriori annate, degustate altrove, dirò in seguito.

La Stiria sorprende anche per un capolavoro di neoclassicismo comunicativo. Vengo a un banco d’assaggio gremito, vibrante di complimenti e salamelecchi. Un produttore da grossi numeri. Prendo una bella brochure, leggo. E ritrovando la visione ideogenetica – quella della fanciullezza, la sola che crea poesia – rivivo i primi anni ’80 di certi spot e jingle, quelli di galestri, algidi nani e bisillabi tronchi dall’accento frizzante. Il testo mi insegna che vi son quattro gusti fondamentali, “…tutto il resto è questione di aroma. I vini P. eccitano i sensi e li arricchiscono perché aggiungono l’essenza.”. Inglese esemplare, tarato anch’esso su visions e claims che sanno di due eoni fa. “…Seguendo una decisione strategica sullo sviluppo di lungo periodo del concetto di armonia tra vino e cibo, abbiamo creato la linea ‘P. – A wine with flavour’ (…) nella convinzione che il futuro del vino sia nella fusione di arte culinaria e interesse delle persone comuni per stili di vita più salubri.”. Il prosieguo è sublime: “P. segna un punto di svolta nella storia della nostra cantina. La tradizione ci serve come punto di partenza per vincere la sfida posta da categorie senza tempo, come quella di ‘aroma’. L’ambizione di eccellere ha spesso guidato i nostri sforzi (…) e noi diamo questo vino al mondo con quest’ambizione. Siamo orgogliosi di dire che P. ha un grande potenziale aromatico (sic) per tutte le occasioni…”. Finale appassionato: “Il nostro orientamento al gusto dei consumatori e la vinificazione che preserva le caratteristiche varietali e tutte le altre (sic) naturali hanno fatto di P. il vino più salutare sul mercato (…) P. è come un dono che genitori amorevoli fanno ai figli quando lasciano la casa d’infanzia…”. Ecco. Nella sala del Festival e nel frastuono che andava montando, interrompere la lettura è come tornare da una ricreazione onirica, nella quale una voce nota declamava il testo attraverso un vecchio Telefunken a colori, la voce di un tipo grottesco per cravatta e pettinatura, nota per lo spot di un mobilificio poi fallito. E i vini? Provare per credere: allucinogeni. Rimandano direttamente a tempi, luci e trucchi del Drive-In, del Ministro De Michelis che danza, del restyling della Fiat Ritmo®…

Torno a zone familari e passo per il Collio di Ščurek. Lo Stara Brajda Bianco 2009 (ribolla, malvasia e picolit) apre su note tostate (crema di caffè, cigarillo) che sovrastano freschezza e sapidità. Lo sviluppo sconta sensazioni resinose e caloriche, uno sfondo ingombrante per riconoscimenti abbastanza confusi. Finale in ripresa, con coda mordente a stonare – peccato – sugli accordi morbidi, caldi e nutty del picolit. Istrionico il Pinot Bianco 2009, che sauvignoneggia in guisa di certo Pecorino à-la-page. Espressione fedele di pop-art enologica: un jeb al naso di felce, muschio e garofano bianchi, peperone friggitello, agrume fresco, che si affastellano senza mai fondersi. Riscontri di precisione millimetrica al gusto, dove poi il frutto si disfa in un cascame dolciastro di chewing-gum. Molto meglio Dugo 2009 (chardonnay, ribolla e pinot bianco), tecnico ma non fabbricato: meno eccentriche la parte floreale, quella citrina, la nota di melissa, articolato e coerente il ventaglio organolettico. Lo sviluppo è regolare, dosato da una tensione tranquilla che sostiene il gusto e accompagna il quarto tempo. Chiude pulito. Stara Brajda Rosso 2009 e il Modri Pinot (Pinot Nero) 2006 sono esercizi di stile. A seguire ritrovo due volti conosciuti della Vipavska Dolina, il primo è Franc Vodopivec della cantina Slavček. Buona la Rebula 2007, vinificazione artigianale (vendemmia manuale, breve macerazione, pressatura manuale) e maturazione di un anno sulle fecce fini prima dell’imbottigliamento. Oro giallo con riflessi ramati, profuma di robinia e tiglio, fieno, pesca in confettura e arancia tarocco, regina claudia, nocciola e arachide. La sapidità al gusto evoca la marna grigia del sottosuolo, l’acidità è patrimonio del vitigno e sostiene bene la lunga progressione. Buono il Sivi Pinot (Pinot Grigio) 2008, fragola, ciliegia e miele amaro al naso, alcolico e potente in bocca ma sostenuto da acidità e mineralità di giusta portanza; più ostico il Merlot 2006, già provato e con dubbi sulla prominente astringenza gallica, che sembra però attenuata rispetto all’ultimo assaggio: un’evoluzione che lo accomuna ad altri Merlot di zona in purezza o in blend, ad esempio il 2006 di Mlečnik o il Rosso 2006 di Batič. Da riprovare. Il secondo volto è proprio quello di Miha Batič. Si parte con la Pinela 2008 (100% pinella), naso complesso e originale (pera, gemma di pino, scorza ed essenza di limone, pesca e timo), attacco fresco e sapido al gusto, più grassa e calda nello sviluppo (cenni di pesca matura, crema, pastafrolla), di corpo ma senza eccessi estrattivi. Il Pinot Grigio 2009 offre sensazioni carnose al naso (rosa canina, uva spina, mollusco, gelatina d’arancia rossa), svariate di fiori (giglio), ruggine e legume. Bocca giovanile e vigorosa, ben articolata soprattutto nei ritorni di frutta, si sviluppa in un ripido crescendo calorico e vagamente metallico, finendo un poco slegato (ferro, fumo, grappa, glutammato. Per dinamica ed esito ricorda il 2006 di Paraschos). Quindi Zarja 2009 (pinella, zelen, ribolla, vitovska, klarnica, chardonnay e rumeni muškat vendemmiati insieme e da una stessa vigna). Per curiosi e astroenologi: 35 giorni sulle bucce in tini aperti, lieviti indigeni, nessun controllo della temperatura, filtrazione, chiarifica e solfitazione; travasi e imbottigliamento a luna nuova. Spiazzante e cangevole: naso balsamico, resinoso e di canfora, Cointreau e mandorla, papaia e altri frutti canditi; sapido al gusto, di acidità pacata e continua, svolge sapori di legume fresco, cedro candito, un riflesso salmastro; finale amarostico nel quale, unica pecca, sembra mancare lo spunto che ne farebbe un grande vino. Si chiude con Angel 2007, assemblaggio di merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc: ciliegia, ravanello e peperone, ferro e succo di ribes. Fresco e sapido, i riconoscimenti rispecchiano quelli dell’olfatto, la progressione è apprezzabile ma ancora contratta per l’influsso del contenitore. Da riprovare, proprio per valutare la ricomposizione delle note galliche.

Si chiude con la Slovenska Istra (Istria Slovena). Innanzitutto Rojac e la sua dicotomia: alternativamente ingentilisce o fanatizza il tratto austero, acido-amaro del refosco, satinato di tannini robusti e piccanti. Renero 2009 è estrattivo e corpulento, arcigno e fin troppo impegnativo. Scuro e silvestre nell’effluvio, attacca ferroso e ruvido per evolvere implacabilmente: pesa sulla lingua, la strina. Il più semplice Refošk 2009, gustato in altra sede, smussa le durezze e si concentra sulle fragranze di ribes nero, durone e mora di rovo, con una trama tannica d’innaturale mansuetudine. Felicissima la seconda scoperta, l’Az. Agricola Ecologica Rodica Truške. Sette vini, tutti di fattura almeno buona: la Malvazija Classica 2009, sale e argilla, spezia e un’acidità più intima, meno intensa e pressante che in altri vini della zona; il finale, infatti, è quasi sommesso. Non così nella Malvazija Prestige 2008, vivace e tesa, pulitissima nel naso di creta e pietra bianca, chinotto e oliva, lunga e agile nonostante l’alcol e il corpo ragguardevole; incredibilmente diversa la 2005, vinificata in assenza di SO2, veramente salata, dritta e viscerale. Uva passa e spezie bianche (pepe, cardamomo), nocciola tostata, lardo, ossobuco, legume cotto, soia. Al gusto si sviluppa a mo’ di canone, ciclica e circolare, persistente e nitida in chiusura. Vino per una pajata di vitello arrosto o per gli arrosticini di fegato. La rassegna dei rossi si apre con il Refošk Classico 2009: marasca, inchiostro, ferro e ginepro. Dritto e severo, sviluppo serrato e allungo su ricordi ematici e di legni aromatici. Il Refošk Riserva 2007 è denso e oscuro, richiama la carne e di nuovo il ginepro, vinile, mirtillo, patchouli. In bocca è più lento e lungo del primo, chiude in grande pulizia con sensazioni retrolfattive di pepe, marasca e succo di ribes nero. Truške 2006 (refosco, cabernet sauvignon e merlot) è più solare e gentile al naso, ammicca a frutta più dolce (durone, prugna), peperone e cardo. Coeso e vivificato dall’acidità che accompagna il sorso fino al solito finale pulito. Per concludere il Refošk Natur 2006, vinificato senza SO2, spunti credibili di salgemma e iodio oltre ai variegati profumi di frutta rossa e nera in composta. Lo arricchisce una traccia ossidativa “buona”, riflessa anche nei ricordi di mela e pera coscia cotte nel vino, caramello e malto. In bocca è sapido e di tagliente acidità: su questo leit-motiv offre una progressione serrata e ricca di variazioni sul frutto (durone, aronia, pompelmo rosa) e sulla spezia (chiodo di garofano, cumino), distendendosi in una scia di pepe, cuoio, cannella e legno di rosa per il lungo finale con persistenti richiami retrolfattivi.

[Se vi è piaciuto questo sequel, la prima parte vi farà impazzire. Qui la home del Festival].

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

16 Commenti

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giulia angela

circa 12 anni fa - Link

Emanuele, come al solito, i tuoi racconti sulle degustazioni sono mirabili, si riconosce nella terminologia e nella cura delle parole un'impronta della scuola di sandro sangiorgi. hai comunque una capacità descrittiva che "sazia". Leggendo la descrizione dei vini evochi profumi,sapori,colori, i vini acquistano personalità e carattere. Bella la tua passione, complimenti, bravo davvero. Ci si vede a vini naturali a Roma? ciao, un caro saluto. giulia.

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Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Grunf, burp, urgh. Eh già, cara Giulia! Se solo avessi incontrato Sangiorgi prima dei miei 38 anni, non ne avrei vissuti 37 ruminando lessemi come un turcomanno balbuziente... :D

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giulia angela

circa 12 anni fa - Link

Ognuno ha la sua zona d'ombra, l'importante è non averne paura. ...Grunf, burp, urgh.. (????). ciao :-)

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Andrea

circa 12 anni fa - Link

qui un paio di appunti su Batic http://primobicchiere.wordpress.com/2012/02/03/tecnologia-favore-biologico/

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maurizio rusconi

circa 12 anni fa - Link

Complimenti Emanuele. Non saprei aggiungere altro. (ovviamente non al tuo affascinante reso/racconto...)

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giuseppe

circa 12 anni fa - Link

ammazza quanta ciccia!

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attoadivenire

circa 12 anni fa - Link

Lo chardonnay di Mlecink? Marko Fon non c'era? Deve essere stata una bellissima manifestazione, la Slovenia enologica e non solo è molto affascinante.

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

Innanzitutto grazie ancora per il pronto soccorso pacchi a Natale (le spedizioni per conto di Interiors Idea). Valter partecipava in gruppo con gli altri 3 produttori del consorzio Simbiosa (vd parte precedente, il collegamento è in calce a questa seconda). Ognuno dei 4, ahimé, presentava un solo vino e per gli amici di Bukovica si trattava della Ribolla (buona, non c'è che dire). Dei loro Chardonnay ho degustato in tempi recenti un crepuscolare '98, uno smagliante '01 e proprio da Valter, in due visite l'anno scorso, '00, '05 e '06. Tu ne hai? Se può interessarti conosco un'enoteca che ha molte annate di Chard. e Ribolla, oltre a qualcosina del loro Tocai Angel da vigna del '47, che esce solo nelle annate migliori e in quantità assai ridotte. Fon non c'era e l'assenza è stata pesante. Lo stesso dicasi per Josko Rencel.

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attoadivenire

circa 12 anni fa - Link

Quello che faccio è la mia passione e il fatto che tu sia rimasto contento è la mia più grande soddisfazione. Per le annate di chard. mi interesserebbe molto, sapere l'enoteca :) Io ho assaggiato la prima volta la 04 chard. ma sai molto bene che in quell'annata gli scappò un po' la mano. L'anno scorso ho assaggiato un'annata recente a vini veri e l'ho trovato notevole.

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

E' Del Gatto ad Anzio. Sono amici e hanno iniziato a vendere i vini di Valter molti anni fa. I prezzi sono ragionevoli.

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advinum

circa 12 anni fa - Link

Un eccellente produttore sloveno è Matjaž Četrtič dell'azienda Ferdinand a Kojsko , pochi kilometri oltre confine da Cormons , nella Gorska Brda, Collio Sloveno Da menzionare assolutamente la sua Ribolla MRR 2007 ( macerirana rumena rebula ) "solo" per un anno e vi assicuro veramente notevole. Anche gli altri vini prodotti sono assolutmamente interessanti e soprattutto dal costo onestissimo.

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

Provata a Roma in occasione di quella manifestazione ben congegnata ma dal titolo un po' fiacco, usurpato alla saga di James Bond - tra pochi giorni si tiene il remake a Milano. Forse ne scriverò qui, forse altrove, quindi per ora sopporta l'astensione...

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advinum

circa 12 anni fa - Link

macerata "solo" per un anno

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Paul Pastrelli

circa 12 anni fa - Link

Linguaggio terrificante

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Elena

circa 12 anni fa - Link

Grande Emanuele! Sembrava quasi di aver degustato con te ( cosa che spero possa capitare ancora prima o poi)

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

Elena!!! Che piacere risentirti!!!

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