Stima incondizionata di Flavio Roddolo, ultimo contadino di Langa
di Andrea GoriOgni tanto, conviene dar retta ad Andrea Scanzi ed iniziare un viaggio nelle Langhe di Barolo e Barbaresco dal di fuori, da questo Bricco Appiani beffardamento posto pochi metri fuori da Monforte d’Alba, al confine Dogliani e il suo Dolcetto. Non a caso, qui in mezzo c’è Flavio Roddolo, monumento al genio di “sentire” vino e territorio rimanendo con i piedi per terra, laddove in 10 anni sono fiorite monocoltura e cascine di lusso dove c’erano grano, mucche e frutta.
Flavio Roddolo se ne sta seduto sul cucuzzolo ai 550 metri delle sue colline tufacee, visibili nelle sfaccettature di marna rossa e sabbia da un oblò in cantina. Ti mostra tutto quanto c’è attorno con calma e pazienza, raccontando come sono cambiati paesaggio, persone e tutto quanto ruota intorno al vino di Langa. Ti pare strano trovarlo in mezzo a tante barrique (la più giovani di almeno decimo passaggio), ma nelle sue mani hanno un senso preciso e importante: per chi le sa utilizzare, sono un mezzo come un altro. Roddolo parla poco e solo quando serve, atteggiamento quasi incompresibile per quelli come me che non sputano mai.
A parlare sono i vini ed è sintomatico che i più famosi siano i Dolcetti, l’uva langarola più difficile, complicata e costosa da lavorare, quella che sicuramente dà anche le minori soddisfazioni economiche. Pare quasi troppo facile per Roddolo realizzare un grande Barolo come il Ravera, da una piccola vigna a Monforte d’Alba, lui che il suo Barolo l’ha in casa con un Langhe Nebbiolo stupefacente per complessità, ricchezza, eleganza e capacità di occupare il palato. La mano di Flavio e il territorio si sentono nella Barbera (che non assaggia più perché troppo acida), nelle annate calde o caldissime, grandi o piccole che siano, per non parlare poi del Cabernet Sauvignon, nordico e altezzoso quanto basta, col nome di Bricco Appiani a ricordare orgogliosamente che qui è il terreno a comandare, mai il vitigno.
Dolcetto d’Alba 2009
Dolcezza fruttata intensa e vaporosa, spezie naturali, cardamomo e anice, bocca dal tannino vispo, finale squillante. 85
Dolcetto d’Alba superiore 2008
Intenso complesso e oscuro, cupo di ribes nero e rosso, prugne , bocca risoluta, saporosissima e appagante, finale citrino e fruttato tra lampone e fragola. 90
Barbera d’Alba superiore 2005
Naso pepato e ricco di frutta rosso di bosco, per niente stucchevole, note ferrose e balsamiche. Grande acidità, tannino quasi assente ma il vino sta in piedi grazie a sapidità e freschezza. 87
Nebbiolo d’Alba 2006
Incenso, speziatura finissima, ribes nero, pepe, floreale, bocca stupenda, sapida, ferrosa, tannino affilatissimo da tavola, finale ricco, floreale, ritorna in bocca e si allarga in un gioco che abbraccia gusto, sapidità, frutta e humus per restituirli in continuazione grazie alla spina acida incessante. Grandissimo. 92
Barolo 2005 Ravera
Impatto dolce, incenso e anice, floreale, ricco, bocca dal tannino fitto saporoso e vellutato, esce un poco di alcol ma ha una struttura molto maschile, finale fruttato rosso e nero, pepato e con floreale di ritorno. 88
Bricco Appiani Cabernet Sauvignon 2005
Naso nordico, scuro e per niente pomposo, cassis peperone e matita, china e ginepro, bocca soffice e morbido, elegante e misurato, finale profondo e vellutato. Da seguire con interesse, davvero un bell’esempio di via piemontese al cabernet. 86
Dolcetto d’Alba Superiore 1996
Profondo, terroso e fruttato scuro, rabarbaro, genziana, ferro, compatto, misurato che ha un allungo notevole. 87
Dolcetto d’Alba Superiore 2001
Pepe mora e cassis, anice, bocca struttura grande, tannino fitto, grande allungo, brio ancora intatto. 89
Dolcetto d’Alba Superiore 1999
Altra grande annata, frutto ancora ricco, nota ferrosa e umorale, floreale e speziatura orientale, vetiver e lavanda, bocca avventurosa e gagliarda. 88
I vini di Flavio Roddolo rispecchiano l’uomo: introversi, sono fatti di pochi tratti, decisi ma risolutivi, e spesso lasciano senza parole. Non sono vini da sommelier parolai ma da uomini che badano al sodo e alle soddisfazioni grandi e semplici. Uomini che rispettano il territorio e la fatica, orgogliosi delle proprie origini ma anche umili e schivi come si confà ad un grande prodotto del terroir, che sa sempre quando è il momento giusto di uscire dalla bottiglia e finire nel bicchiere.
[Foto: Francesca Ciancio. Le etichette di Flavio Roddolo sono disegnate da Gianni Gallo, grande artista delle Langhe scomparso poco tempo fa]
11 Commenti
Andrea Federici
circa 13 anni fa - LinkHo avuto il piacere di andarlo a trovare nel Luglio dell'anno scorso. Una persona che confermo introversa, ma che piano piano si apre, ti trasmettette la sua passione e ti fa capire i suoi vini. Eccezzionali.
Rispondizakk
circa 13 anni fa - Linkil bricco appiani è un cabernet che sa di Langa al 100%. Anni fa andai a trovarlo, assaggiai di tutto e di più, poi chiesi un listino prezzi e lui da un cassetto tirò fuori un post-it giallo di non più di 10 cmX 10 cm con scritto a penna i prezzi dei vini. Devo avere ancora qualche bottiglia nascosta in fondo alla cantina, ma son sicuro che tra qualche anno, quando me ne sarò dimenticato, salteranno fuori e saranno delle bellissime sorprese. Bravo Flavio.
Rispondipongo
circa 13 anni fa - LinkSALVE, MA COME MAI NESSUNO PARLA DI UNA MALATTIA CHE NELLE LANGHE FA MORIRE MOLTE PIANTE ? SI CHIAMA FLAVESCENZA DORATA, UN MIO AMICO VIGNAIOLO HA ESTIRPATO PIU' DI 100 PIANTE SOLO QUEST'ANNO NELLA ZONA DI MONFORTE. SALUTI IVAN.
RispondiAdolfo
circa 13 anni fa - LinkLa flavescenza dorata non c'entra nulla con i favolosi vini di Roddolo e, per di più, dal 2000 é per legge obbligatorio adottare alcune misure per la lotta alla flavescenza. Per gli inadempienti, denuncia all'autorità giudiziaria e sanzioni amministrative. Insomma, il tuo amico vignaiolo piemontese certe cose dovrebbe saperle. http://www.regione.piemonte.it/repository/agri/leggi/legge_511.pdf
RispondiFrancesca ciancio
circa 13 anni fa - LinkBel post Andrea Pero' mica c'era bisogno di Scanzi per scoprire Roddolo
RispondiAndrea Gori
circa 13 anni fa - Linkin effetti no, però da molto e colpevolmente ignorante sul Piemonte, la prima volta lo lessi proprio sul libro di Andrea. Poi visto la tua insistenza e le belle parole di Mattei mi sono deciso ad andarci...
RispondiSimone e Zeta
circa 13 anni fa - LinkLa sensazione, appena giunto da Roddolo, che il tempo scorresse più lentamente, la avverto ancora. Lui ed il suo lavoro fatto di ritmi leggeri e cadenzati, tutto era silenzio. Non dimenticherò le sue parole "ho iniziato dalla zappa" pronunciate con la fierezza di chi non si affida allle parole, ma protegge la terra fin da Bambino. I vini sono come li hai descritti, favoloso il Nebbiolo ma io mi sono "scolato" volentierissimo anche la Barbera. Un amico enotecario fiorentino inserirà i suoi vini, così potrò gustarmeli e ritornare a quella mattina a Monforte D'Alba.
RispondiMarossi
circa 13 anni fa - LinkNon ho capito nulla di quanto ha detto il tipo, a parte che all'inizio si sentiva quel rumore di sottofondo strano. Oh Andrea, non è che ti stavi mangiando le patatine ravanando nel sacchetto?
RispondiGiovanni Corazzol
circa 13 anni fa - Linkche meraviglia il video. grazie. a quell'uomo voglio bene. ho aperto poco tempo fa una barbera 2004. porcogiuda anche quel vino che pareva il meno riuscito sta venendo su in modo portentoso. lunga vita.
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