Sono stato a Rossese Style e ho trovato più Rossese che Style

di Fabio Cagnetti

Non ho mai avuto dubbi nel considerare il Rossese di Dolceacqua uno dei grandi vini italiani, fin dai tempi eroici in cui la denominazione era pressoché sconosciuta al di fuori del quadrante nordoccidentale, e figuriamoci nel centro-sud. Il Rossese rappresenta per me la quintessenza del vino dei nostri tempi: è elegante ma di buon corpo, affilato ma non magro, si può bere dodici mesi l’anno prestandosi a un ampio ventaglio di accompagnamenti; non avendo una carica tannica importante, può essere apprezzato da giovane, ma i suoi grandi interpreti mostrano la capacità di sfidare i decenni.
Ed è quindi senza esitazione che mi sono arrampicato fino a Bajardo, sfidando i chilometri, il caldo e i tornanti dove gli autoctoni si gettano giù in picchiata, per la terza edizione di Rossese Style, manifestazione nata dall’intraprendenza del sindaco Josè Littardi, grande appassionato di vino, che sfidando i mezzi limitati propone un ampio campionario di Rossese degustati alla cieca.

Dal punto di vista organizzativo, va detto che ho riscontrato una certa approssimazione: una comunicazione non sempre tempestiva, mancanza di riferimenti telefonici e, una volta arrivato ai 900 e passa metri di Bajardo, nemmeno un cartello a indicare la manifestazione. Aggiungiamo che i vini sono stati serviti con qualche grado di troppo e abbiamo una to-do list dei miglioramenti da apportare nella prossima edizione.
Il tutto con la speranza che la rosa dei produttori si allarghi: dei 31 interpreti del Rossese di Dolceacqua, ne era presente poco più di un terzo. Parliamo di una denominazione che ha qualità importanti, ma che non si promuoverà da sola: considerando anche che la produzione complessiva di Rossese è di poco superiore alle 250.000 bottiglie – meno del Tignanello, per fare un paragone con un vino affermato. Va da sé che coinvolgendo più produttori le sinergie aumenterebbero, ma non esistendo nemmeno un Consorzio gli ostacoli sono evidenti.

E’ comunque incoraggiante sottolineare come la parte migliore dell’evento sia da ricercarsi nei vini in sé: il livello medio della degustazione è risultato decisamente elevato, paragonabile alle più celebrate denominazioni d’Italia. Pochi i difetti evidenti, molti i vini di pregio. Per il Rossese “base” venivano presentati i 2011, figli di un millesimo caldo e siccitoso, di non facile conduzione, che presentavano un evidente filo conduttore nella nota alcolica. Del Rossese Superiore, invece, si degustava l’annata 2010, matura, fresca, equilibrata, definita da chi ha molte vendemmie sulle spalle come la migliore da alcuni decenni a questa parte. Di seguito le note di una degustazione limitata nell’ampiezza ma non certo nella qualità dei vini proposti.

ROSSESE DI DOLCEACQUA 2011

Roberto Rondelli – Naso di notevole complessità, parte floreale con richiami di fruttini rossi e agrume maturo, cipria e spezie orientali; la sapidità fa da contrappunto a un alcool evidente, che gli impedisce di raggiungere l’eccellenza assoluta che la fase olfattiva faceva pregustare. 86

Nemu – Si presenta particolarmente torbido e ricco di particelle in sospensione, e non essendo io un degustatore che si fa particolari problemi con la fase visiva vi lascio immaginare l’evidenza della cosa. Tanto più vista la scompostezza aromatica di un vino in cui le note di susina ed erbe aromatiche non sono propriamente pulite ed emergono i temuti sentori di stalla. Pur avendo sapidità e nervosismo, in bocca rimane un vino essenzialmente sgraziato ed eccessivamente rustico. 77

Ka Mancinè “Galeae” – Complesso e profumato, fruttini rossi maturi accompagnati da tabacco e fumo, tufo e nepitella, caffè tostato e foglie di granturco. Non così definito all’assaggio, dove l’alcool esce prepotente e si rilevano dei contorni un po’ grossi e grassi per la tipologia. Figlio legittimo della sua annata. 85

Poggi dell’Elmo – Non così espressivo al naso, mojito e fragola schiacciata, disturbati da qualche sentore non proprio positivo di lattice e neoprene. Non brilla per pulizia, e al palato avverto quella che mi sembra una lieve rifermentazione, per poi trovare un finale non proprio rigoroso. Il millesimo 2011 ha messo a dura prova molti vignaioli, anche più blasonati, e non mi sento di mettere all’indice il risultato di una vinificazione evidentemente problematica. Sempre che il problema non sia da circoscrivere alla specifica bottiglia degustata. 74?

Leonardo Taggiasco – Caldo e intenso, selvatico ed erbaceo, timo, pelliccia, ruggine e sangue. Particolarmente sapido e speziato in bocca, l’alcool brucia un po’ ma il carattere c’è. 83

Marco Foresti – Assai fine nel ricordare la rosa, il lampone e non meno di due o tre tipi diversi di pepe. Ha una bella polpa, ma è assolutamente di beva, elegante e di apprezzabile equilibrio, l’alcool c’è, è comunque un vino che specie in bocca sprigiona calore virando sul kirsch, ma non straripa mai e la speziatura invoglia al consumo. Interpretazione assolutamente encomiabile di un millesimo in cui era difficile proporre vini di questa eleganza. 88

Ka Mancinè “Beragna” – Il naso è un campo di battaglia in cui si sfidano da una parte note di ciliegia scura, cacao, anice ed erbe officinali, dall’altra l’affumicato, il vulcanizzato e un indesiderato pollaio. Si riprende in bocca, dove la complessità sembra risolversi in favore della spezia e dell’estratto salvo poi straripare alcolicamente nel finale. 82

ROSSESE DI DOLCEACQUA SUPERIORE 2010

Giuseppina Tornatore – Un Rossese atipico, dal naso scuro, che sa di mirtillo e bosso, humus e acqua di cocco, rabarbaro ed altre essenze; la struttura è importante, è vino glicerico, forse un po’ troppo. Non disprezzabile ma mi sento di penalizzarlo per la scarsa tipicità. 77

Mario Muratore – Altro vino che evidenzia la sua rusticità già alla vista, dove appare decisamente torbido. Il naso in effetti potrebbe essere più pulito, ai fiori di campo e al lampone maturo si aggiungono note di radici, misticanza, pollaio e a tratti la florealità vira nel saponoso. Ha polpa e sapidità, manca tuttavia di precisione e finezza. 77

Poggi dell’Elmo – Assai speziato e balsamico, pepe nero e bianco, mentuccia, lampone; vino di struttura, condotto fieramente da una nota alcolica impetuosa ma non invasiva. Un assaggio importante per un autentico cavallo di razza. 88

Foresti – Apre non pulitissimo, poi affascina con un registro che gioca sul salmastro e il salino, acqua di ostriche e macchia mediterranea. In bocca la materia c’è, e la corrispondenza è evidente per un vino assolutamente incentrato sulla sapidità. Versione molto particolare, che può dividere; personalmente mi ha intrigato, pur riconoscendo che l’eccellenza assoluta alberga altrove. 85

Tenuta Anfosso “Luvaira” – Da uno dei cru più nobili del Rossese, un vino che ne evidenzia le caratteristiche. E’ complesso e preciso, ma di certo non tra i nasi più intensi; vincendone la ritrosia emergono note di ciliegia chiara, granito, fumè, tabacco ma soprattutto una florealità austera e cupa, geranio e crisantemo, che dona serietà e tridimensionalità allo spettro olfattivo. In bocca risulta ancora un po’ spigoloso, seppur di notevole complessità. Va aspettato ancora un po’. 87

Rondelli “Migliarina” – Naso intenso di fruttini rossi, incenso, china, pepe nero, pietra scura e pannocchia di mais. La materia è importante, complesso e pieno, potrebbe spingere un po’ di più sull’acidità ma il profilo è quello di un vino di livello. 87

Maccario Dringenberg “Posaù” – Molto complesso, richiama il pepe rosa, i piccoli frutti rossi e poi tè e tabacco, fiori di campo ed erbe officinali. Assai mobile e teso, dritto ma elegante, è vino risolto, che chiude lunghissimo, nel segno della finezza. Dei due cru aziendali è sempre il più pronto e accessibile, e questa versione potrebbe ben essere il grimaldello in grado di scardinare gli ultimi pregiudizi sul Rossese: è vino troppo buono per non piacere a chiunque. 90

Maccario Dringenberg “Luvaira” – Cupo e riservato, aguzzando le nari sa di tè e geranio, crisantemo e fumè, e un intero baraccchino di spezie, dall’incenso alla noce moscata. Di impressionante profondità, dritto e un po’ scontroso, non manca di una sua tannicità, austero e complesso, balsamico e sapidissimo, chiude  interminabile e rigoroso. Il più lento, umorale e profondo dei due Superiore dell’azienda, più indietro e meno immediatamente godibile del fratello, ma con l’aria di chi probabilmente lo supererà sulla distanza. 89+

Anfosso “Poggio Pini” – Evidenti le note di surmaturazione, il registro del frutto è sul ribes appassito. Potente e alcolico, di grande struttura, ambizioso e reboante, lungo. Ma andava raccolto una settimana prima, se la scelta stilistica è volontaria è al confine dell’autolesionismo. E’ un vino che in degustazione è piaciuto molto, ma mi sento di penalizzarlo per una scelta – ignoro se volontaria o meno – che sacrifica la tipicità in nome dell’estrazione. 80

Bonus track (vino non in degustazione, assaggiato in azienda) Terre Bianche “Bricco Arcagna” – Apre un po’ scontroso su note di pepe bianco, rosmarino, calcare e pannocchia arrostita, col tempo si distende, esce fuori il frutto, si fa più raffinato e complesso, salmastro e speziato, dopo mezz’ora spicca il volo e richiama legno di sandalo, mentuccia, albicocca disidratata, elicriso e rosa rosa. In bocca è caldo e pieno, ma non difetta di acidità, gioca molto sul contrasto alcool-sale, la materia è importante e si muove con grande vigore, dopo metà bocca si allarga ulteriormente, sostenuto dalla sua spina acida, prima del finale lunghissimo e ammandorlato. Game, set, match. 92

41 Commenti

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Vero, Bricco Arcagna 2010 è grandissimo! :-)

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massimo sacco

circa 12 anni fa - Link

Grande ma purtroppo era uno degli assenti e come si dice chi non c'era ha sempre torto......

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Ale

circa 12 anni fa - Link

note di radici?

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Ma sarà che ti è piaciuto poco il mio Poggio Pini, ma ci tengo a dire che non faccio surmaturazione, anzi, cerco di iniziare la vendemmia quando i valori sono più che giusti, stà di fatto che dei 14° in etichetta nel 2010 ci arriva a pelo. Meno male che tra i molti degustatori sei l'unico che scive ciò, pareri personali sicuramente, il tuo, il mio e quello degli altri, ma ripeto essendo te l'unico che mi bocci, penso che hai cannato di brutto.

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Alessandro ti do un consiglio ,prima di vendemmiare ,dagli un colpo di telefono.

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Guarda io le critiche me le prendo sempre ma in questo Blog è la seconda volta che intervengo e sempre per cose scritte e non veritiere, fosse stato unanime, mi sarei preoccupato ma... http://www.lavinium.com/anteprime/damelio_rossese_di_sera_2012.shtml http://www.onavnews.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1659%3Asulla-balconata-di-baiardo-le-degustazioni-di-rossese-style&catid=97%3Apiccole-e-grandi-storie-di-vitigni-italiani&Itemid=150 http://www.soulandfood.it/rossese-style/ Più molte schede viste dai vari degustatori, dove i punteggi naturalmente non erano tutti uguali ma non certo punitivi in tal senso. Vendemmiato a fine settembre, vinificato con una percentuale di raspi, GRADAZIONE: 13.85% - 14° in etichetta ESTRATTO SECCO:31g/l ACIDITA’: 5,5 g/l Non cito la descrizione che mi è stata fatta per la scheda tecnica da un certo degustatore e fatta alla ceca a casa mia con altri tre Dolceacqua. Non sarò il meglio ma non credo di essere meritevole di tal punteggio.

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Lo so bisognerebbe mordersi la lingua,in questo caso le dita,ma per noi ponentini risulta difficile.E' la seconda volta che dissento dal recensore Cagnetti e sto cercando parole che non urtino le sensibilità degli intravinisti che leggo sempre volentieri ma penso che alcune considerazioni,parlo in questo caso,siano state fatte da un degustatore che ha una straordinaria conoscienza teorica ma palato e olfatto acerbo come le uve che voleva che tu vendemmiassi.Complimenti per il Poggio Pini 2010.

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Luca Risso

circa 12 anni fa - Link

Devo dire che anche a me il Poggio Pini 2010 ha deluso abbastanza, e spiego sia il perché, sia perché comunque sospendo il giudizio. Il motivo per cui mi ha deluso è che mi è sembrato un po' "ossidato". Mi si passi l'impressione, magari non è semanticamente corretta, ma mi sembrava una ossidazione non etilica (maderizzazione) ma fenolica, con note un po' amare di chinoni e quell'odore tipico un po' di birra svanita. Il motivo per cui sospendo il giudizio è che molti dei vini di Perrino che adoro dopo qualche anno, presentano da giovani le stesse note caratteristiche, e quini vorrei riassaggiare il tuo Poggio Pini fra qualche tempo. Sicuramente però è un Poggio Pini diverso da come è sempre stato. Non ti arrabbiare, ti dico solo le mie impressioni magari sbagliate. Luk

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Luca, mi spiace ma te il Poggio Pini 2010 non l'hai mai assaggiato, l'ho portato e fatto assaggiare a Vinidamare, una settimana dall'imbottigliamento e non a te. Quindi arrampicatevi sugli specchi, ho fatto una ciofega, chi l'ha assaggiato veramente ha entusiasmato e l'ho quasi tutto prenotato uscendo a marzo 2013.

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Marco De Tomasi

circa 12 anni fa - Link

Buongiorno Alessandro, ci siamo già "scontrati" sul Poggio Pini, quando su questo blog anch'io ho riportato la mia impressione. Al naso le note surmature non sono solo io a sentirle, quindi. Abbiamo capito che non derivano però da una vendemmia "tardiva" delle uve (non ho alcun vantaggio o interesse a smentire ciò che lo stesso produttore afferma - del resto in vigna c'è lui, mica io !). Al di là di tutto, comunque, a me è piaciuto molto, e lo piazzo immediatamente dietro ai Maccario-Dringemberg nella mia scaletta dei Rossese, per una mera questione di gusto personale. 80 è però decisamente pochino !

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suslov

circa 12 anni fa - Link

allora, iniziamo a sciacquarci la bocca quando si parla del poggio pini, un grande vino insieme al roccese che rossese non e' ma insomma siamo li ... poi mettiamo nel contesto il tutto: questa era una degustazione di rossese a bajardo, ovvero roba da liguri. salendo a bajardo credo abbia visto come delle strane "scalinate" sulle montagne. ecco, quelle sono terrazze fatte dai miei antenati per strappare un po' di terra ove coltivare sublimi zucchine trombette e pumate (vulgo: pomodori). quindi qui spazio per fighettismo non ce n'e' ... e il rossese esprime esattamente questa assenza. strategie di comunicazione e to-do-list le lasciamo a chi vive fuori dai sacri confini varo-passo del turchino-magra.

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Fabio io di Rossese conosco solo la Maccario, ultimamente mi hanno regalato az. Lupi ne sai qualcosa?

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Fiorenzo Sartore

circa 12 anni fa - Link

In attesa che Fabio puntualizzi il suo giudizio su Poggio Pini, invito tutti a considerare il fatto che questo vino, come descritto, è "piaciuto a molti", mentre l'aspetto personale dell'opinione di Fabio mi pare abbastanza chiaro e motivato: "mi sento di penalizzarlo per una scelta – ignoro se volontaria o meno – che sacrifica la tipicità in nome dell’estrazione".

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

(A volte con sentori un po' ossidativi.Questo pero' e' il Rossese perennemente in lotta tra riduzione e ossidazione capace pero' di donare grandi emozioni) Sono parole tue,che potrei non condividere,Luca Risso del Rossese in generale in questo articolo.Quindi dove si sacrifica la tipicità in nome dell'estrazione.Ordunque,Fiorenzo e Luca mi vorreste descrivere le caratteristiche organolettiche di un Rossese perfetto?Tra virgolette naturalmente.Per quanto,e' piaciuto a molti, concordo con Fabio Cagnetti.

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Luca Risso

circa 12 anni fa - Link

Mi guardo bene dal disegnare un rossese "perfetto", non ne ho certo la capacità. Mi limito a dire cosa mi piace e cosa no, e a cogliere eventuali "deviazioni" da linee stilistiche che ogni produttore ha di solito abbastanza bene consolidate. Luk

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

OT Se, al contrario, ci mettessimo a contare i vini premiati (e non parlo di solo Rossese)per l'estrazione che sacrifica la tipicità arriviamo all'alba del terzo millennio.

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Il fatto è che se uno penalizza "per una scelta fatta da terzi" bisogna che quella scelta sia stata fatta, poteva chiederlo quando voleva, alla degustazione, al bar quando ci siamo fermati dopo la degu o in Luvaira quando fotografava le foglie di vigna, non ha chiesto ma sapeva che ho fatto quella scelta, vendemmiando prima di altri e : Copio quel che ho scritto in altro Forum Per la vendemmia io da sempre faccio fare analisi e mando sempre quando mi pare il momento giusto, seme maturo, Grado rifrattometrico e acidità tot., zucchero e ac. tot, quando costanti si vendemmia, sia 13/14/o + gradi alc. quindi non vedo dove sia la surmaturazione. Che poi non gli sia piaciuto, bè... non tutti i gust sono alla crema.

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

@Luca da quel che mi dici mi pare invece di capire che te parli del Poggio Pini 2008, dove le note amare che descrivi erano più persistenti, per il semplice motivo che da quell'annata ho iniziato a vinificare con i raspi, una parte maggiore che sul Luvaira e "maggiore di quella che oggi uso", come tutte le cose non sempre vanno bene al primo approccio, il risultato è stato appunto un sentore amarognolo più spiccato per i primi anni, ora, anche se non è più in commercio non ne ha più e posso dire che invecchia più che bene. I miei Cru escono due anni dopo la vendemmia e cerco un invecchiamento lento negli anni, è logico che possano essere penalizzati inizialmente, ma che io sappia un bravo degustatore deve capire cosa diventerà quel vino e non cosa è al momento, sopratutto quando apertamente dichiarato che il vino in questione non è in vendita per i prossimi 8/9 mesi. http://vinieterroir.wordpress.com/2012/07/11/i-gemelli-diversi-del-rossese/

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Luca Risso

circa 12 anni fa - Link

Guarda Alessandro, posso sempre sbagliare, ma l'anno scorso in Maremma a #SociaList portammo il 2009 http://www.thewineblog.it/2011-05-socialist-rossese2011/ magari in pre-imbottigliamento, ed era il classico e (per me) inconfondibile Poggio Pini, un po' chiuso da giovane e pronto ad aprirsi superbamente dopo un paio di anni. Il vino a cui mi riferisco l'ho assaggiato (sempre campione pre-imbottigliamento mi pare) a i Vini del Sole, e poi anche a ViniDamare, ne sono abbastanza sicuro. Ma ripeto quanto già detto. Non mi è sembrato il "solito" Poggio Pini, ma mi è sembrato simile ai vini di Perrino poco fini da giovani, che però dopo qualche anno esplodono letteralmente. Non essere permaloso, sono solo impressioni e per quanto mi riguarda di un degustatore molto modesto e poco significativo. Luk

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Infatti per la socialist era il 2009, ai vini del sole ho portato 2006/2007/2008/2009 a Vinidamare il 2010 era senza etichetta e l'ho fatto assaggiare solo a una persona che mi ricordo. Cmq ci sarà momento opportuno per riassaggiarlo tranquillamente, ora vado a stappare la terza bottiglia in due giorni, chissà che alla fine non trovo stà surmaturazione.

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Luca,come dice il mitico Scabin,quando sei nelle sabbie mobili non ti muovere!

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Luca Risso

circa 12 anni fa - Link

Alessandro Se vuoi in privato dimmi chi era quella persona e vedrai che quel rossese l'ho assaggiato pure io... :-) Gianni Non credo che Alessandro abbia bisogno della claque :-)) Luk

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

L'unica Claque che conosco e' a Genova in via San Donato,purtroppo per te non ho il piacere di conoscere Alessandro Anfosso ma mi auguro di degustare insieme a voi un vino stramaturo,forza Genoa!

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massimo sacco

circa 12 anni fa - Link

Ghe ne fusse de 2010..... Mettilo in cantina e poi ne riparliamo tra qualche anno magari davanti ad un piatto di ciassun...

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

Scrivo dalla Borgogna, dove sono per la terza volta quest'anno a ribadire la mia scarsa esperienza come degustatore assaggiando qualche centinaio di 2011 dopo che con i 2010 sono arrivato a quattro cifre spalmate su due anni. Non ho granché da puntualizzare, il campione che mi è stato servito alla cieca e a cui ho successivamente dato nome e cognome aveva, unico fra i Superiore 2010 in degustazione, quel registro da vino surmaturo e un po' sovraestratto. Prendo atto della non sussistenza di una ricerca di questi sentori e me ne rallegro, visto che è una ricerca che non condivido; peraltro su un vino che assaggiato in altre annate non presentava un registro simile. Un vino che è senz'altro importante nell'ambito della denominazione e che mi è dispiaciuto trovare deludente quando sono andato a verificare i nomi dei produttori. A Gianni Ruggiero, che ha il dente avvelenato nei miei confronti da alcuni anni per motivi personali, suggerisco di rilassarsi; ad Alessandro Anfosso posso solo dire che sarò lieto di riassaggiare il Poggio Pini 2010 alla prima occasione valida.

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Dente avvelenato da alcuni anni per motivi personali?

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Bevi di meno! Stai passando il limite ma facciamo che era notte fonda e non te ne sei accorto, ok? [ale]

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Capisco che quando uno non ha argomenti la vuol mettere sul personale,ma io ne ti conosco ne ti voglio conoscere,ho solo commentato in due occasioni(Bordeaux e Rossese)punteggi a mio parere,e non solo al mio a quanto pare,perlomeno discutibili.Se vuoi buttarla in caciara argomenta il problema che io avrei con te,in questa sede o da me a quattrocchi visto che mi conosci.Ora vado a lavorare e tolgo il disturbo.

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Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Puoi dire quello che ti pare ma se cambi il tono è molto meglio perché alla lunga "mirare" un autore di post stufa, a prescindere dal contenuto. Con Fabio lo hai fatto fin dal primo commento e te lo abbiamo fatto notare. O ti adegui o quella è la porta. Spero di esser stato sufficientemente simpatico ;-). Non devi rispondere oltre, non serve.

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Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

@Morichetti. Posso ammettere la forza bruta ma non la ragione bruta.

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Daniele

circa 12 anni fa - Link

A Rossese Style c'ero anch'io. Rileggendo gli appunti e le schede di degustazione, le mie valutazioni sono mediamente allineate con il Sig. Cagnetti, a parte alcuni casi. Uno di questi è il Poggio Pini. Non è stato il mio preferito, ma si è difeso bene. E lo dice uno che non aveva mai assaggiato Rossese. Se poi dite che, normalmente, dovrebbe migliorare... Penso che l'ordine di degustazione non sia stato casuale, ma sembrerebbe magistralmente preparato in crescendo ( magari Massimo Sacco potrebbe confermare o smentire ). Detto questo, per ribadire la soggettività, anche nei link postati dal Sig. Alessandro ci sono alcune divergenze di vedute. Potrebbe anche essere che le bottiglie dello stesso vino non fossero tutte uguali, anche se controllate a monte dal servizio. Concordo che la temperatura ha leggermente penalizzato gli assaggi.

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massimo sacco

circa 12 anni fa - Link

l'ordine di degustazione non è stato casuale ma stabilito in base ad un crescendo grazie all'aiuto dei sommelier AIS. Purtroppo la location è favolosa ma molto problematica ed abbiamo cercato di servire i vini ad una buona T. Purtroppo il caldo, la mancanza di mezzi tecnologici..... ha fatto si che vini fossero serviti a qualche grado sopra la media. Chi mi conosce sa che da anni mi batto per servire il rossese ad una T adeguata, prendendomi anche delle botte di vaffa..... , qualche 6/7 anni fa, e se non abbiamo potuto servire il vino alla T sperata era solamente per motivi logistici. Nota di merito per il Poggio Pini di Alessandro, mi dispiace che non sia piaciuto per le note di sovra-maturazione a Fabio ma penso che bisognerebbe visitare il vigneto di Alessandro per capire pienamente questo vino, un pò come in Borgogna dove si visitano prima i vigneti del vino. Molti sono andati a degustare alcuni vini la domenica e poi a visitare il vigneto anche se la degustazione verticale ha svelato già di per se la bontà di quel terroir. I degustatori che erano presenti, e penso che non ci sia bisogno di sottolinearlo, hanno ( ed abbiamo perchè mi metto anche io in mezzo) l'abitudine di assaggiare centinaia di vini e di visitare centinaia di regioni vinicole annualmente. Molti sono Master of Wine, giudici per il Decanter World Wine Awards e solamente chi c'è stato capisce cosa intendo, e i giudizi che ho riscontrato sono molto positivi con Maccario Dringenberg, Anfosso, Ka Mancinè e Poggi Elmo una spanna sopra gli altri. Poi per quanto riguarda gli assenti, hanno sempre torto. Ad alcuni è stato chiesto di mandare le bottiglie ma forse si sono ritenuti talmante superiori per partecipare ad una manifestazione "paesana" ma vera, dove i vari degustatori possono interagira con i produttori: Magari li vedremo in lotta per una gold medals ai Giochi Olompici di Londra. Ciao e grazie a tutti per gli splendidi articoli che avete riservato al rossese di dolceacqua :)

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Daniele Tincati

circa 12 anni fa - Link

Grazie Massimo per la conferma :) Capisco il problema della logistica del posto, avete comunque fatto un lavoro egregio. Non mi sono permesso di esprimere giudizi personali, in quanto alla prima esperienza con il Rossese non ne posso comprendere fino in fondo la tipicità. Spero di avere la possibilità di visitare in futuro le cantine, in modo da avvicinarmi di più ad un vitigno ed un territorio che mi hanno stupito. Saluti.

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massimo sacco

circa 12 anni fa - Link

@ Daniele, quando vuoi si organizza una giornata o due per cantine. A presto

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Daniele Tincati

circa 12 anni fa - Link

Ottima idea Massimo, vedo di organizzarmi. La possibilità di averti come guida non me la lascio scappare. A presto. Daniele

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guglielmigiovanni

circa 12 anni fa - Link

ciao massimo sono poggi dell elmo, mi è dispiaciuto non partecipare di persona,mi farebbe piacere, farvi assaggiare i miei vini in cantina.quando vuoi ...sai dove sono ciao a tutti

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andrea

circa 12 anni fa - Link

A me i 2010 di Ale sono piaciuti, e non poco. Il superiore 2010 è un concentrato di frutta e spezie, una potenza ed una pulizia da manuale, per un vino che non so se è appena uscito o deve ancora uscire. Il Poggio Pini 2010 io l'ho bevuto, due gotti uno via l'altro che Marisa mi guardava storto.... :-) Mi fa specie che Fabio (chejevojobbene...) confonda gioventù con sovraestrazione. Vino potente, Poggio Pini è sempre più scuro come stile rispetto a molti altri Rossese, Luvaira in primis. Però è un grande, ed esprime alla grande la tipicità che è del Rossese di lì.

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massimo sacco

circa 12 anni fa - Link

Ecco altro link di Brigitte Leloup sul rossese style http://www.sommeliers-europe.com/association-sommeliers-europe-ROSSESE-DI-DOLCEACQUA-Bajardo-2012-id-94-actualite2.html

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Michela

circa 12 anni fa - Link

Girovagando per il web molti blogger hanno espresso le loro valutazione sui vini di Rossese Style. Come mai si trovano giudizi così differenti sugli stessi vini? Per quale motivo alcuni vini vengono esaltati in un articolo e massacrati in un altro? Ovviamente ognuno è influenzato dal proprio gusto personale; un vino può piacere o meno, ma nella valutazione complessiva, oltre alle proprie sensazioni personali, non bisognerebbe tener conto di una componente oggettiva?

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Daniele Tincati

circa 12 anni fa - Link

La tua domanda è centratissima. Teoricamente il giudizio non dovrebbe essere condizionato da preferenze personali, ma valutare dati oggettivi; estremamente difficile farlo. Poi c'è il fattore tipicità che, a meno di non essere profondi conoscitori del vitigno, come Massimo, è difficile valutare. Ho notato anch'io una bella disparità dei giudizi. Alcuni vini sono piaciuti a tutti, ma altri hanno diviso. La qualità media è comunque molto buona.

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