Smart Buys | Sicilia “naturale” sotto i 15 euro
di Mauro MatteiL’inversione di tendenza è evidente. La Sicilia degli ultimi anni è diventata terreno fertile per piccoli vigneron, che fanno da contrappasso al trend produttivo che ne aveva segnato l’enomondo dagli anni Novanta all’altro ieri. Laddove a dominare la scena erano aziende over-size dalla potenza di fuoco – commerciale e numerica – notevolissima, abili nell’aprire ed esplorare un ampio segmento di mercato per il vino siciliano, oggi guadagna spazio un bel numero di piccoli artigiani-vignaioli, capaci di interpretare in maniera brillante e personale un territorio sfaccettato, vocato e generoso. Il filo conduttore che unisce la piccola scelta di etichette e produttori che vi presentiamo è il comune rispetto per la tradizione, per l’ambiente e le sue dinamiche. Il risultato? Analogie, qualche affinità, alcune differenze e soprattutto tanto terroir in prima linea.
Catarratto ’08 Nino Barraco
Antonino Barraco è un vignaiolo profondamente sensibile ed umile. Dietro al suo progetto vinicolo si intravede una miscela esplosiva, fatta di cocciutaggine ed apertura mentale. C’è studio continuo e voglia di mettersi in discussione, da queste parti, ed ogni nuova annata proposta è sempre un nuovo punto di partenza. Il Catarrato 2008 è cromaticamente intenso, con un naso di frutta e fiori gialli, sentori di bucce e sfumature salmastre. La bocca è lineare, godibilissima. Un vino da bere a fiumi, anche grazie all’alcolicità moderata. In fase di lavorazione non vengono utilizzati lieviti selezionati, non ci sono filtrazioni e pochissimi sono i solfiti aggiunti.
Nino Barraco – Marsala (TP)
Veruzza ’07 Guccione
Francesco e Manfredi Guccione coltivano i terreni di proprietà tra Monreale e Piana degli Albanesi, in località Cerasa. Biodinamici convinti, apprezzati dal popolo “naturale” e celebrati anche dal Gambero Rosso (tre bicchieri quest’anno per il Lolik), riescono a proporre una gamma particolarmente interessante. Invidiabile sia dal punto di vista della qualità che dal punto di vista della convenienza. Com’è ovvio, a farla da padrone sono le varietà autoctone (catarratto e perricone fra le altre), ma a noi piace da impazzire questo trebbiano in purezza elaborato in acciaio. La particolarità? Il vino è tagliato in due da una piacevolissima e fine nota ossidativa che arricchisce l’olfazione e l’assaggio.
Guccione – Monreale (PA)
Salina Bianco ’08 “Tenuta Valdichiesa” Salvatore D’Amico
Salvatore D’Amico fa un po’ di tutto, a Salina. Fra le altre cose si occupa di accoglienza, produce un ottimo olio e coltiva capperi. La cosa che gli riesce meglio, però, è fare vino. Imperdibile il suo passito di Malvasia delle Lipari, ma altrettanto pregevoli gli altri prodotti. Fra questi segnaliamo “Tenuta Valdichiesa”, un blend di uve a bacca bianca in cui spiccano catarratto e insolia. Nel bicchiere troviamo un vino dal tratto contadino, rustico e territoriale: sensazioni di erbe aromatiche, note iodate e frutta matura, sia al naso che in bocca. Non lasciatevi turbare se al momento dell’apertura il prodotto appare impreciso, dategli tempo ed ossigeno.
Salvatore D’Amico – Leni/Salina (ME)
S.p. 68 ’08 Arianna Occhipinti
Le lodi di Arianna Occhipinti le abbiamo già tessute abbondantemente. Ora è il turno di uno dei suoi vini, per la precisione l’ultima “creazione”: S(trada) P(provinciale) 68, un assemblaggio di Frappato e Nero d’Avola. Anche questa new-entry è perfettamente integrata nel mood aziendale e prevede macerazioni molto lunghe, lieviti indigeni, nessuna chiarifica o filtrazione. Solo l’acciaio viene utilizzato in fase di vinificazione, per marcare le linee guida di questo vino: fruibilità e freschezza. L’assetto gusto-olfattivo è un intreccio di sensazioni che sono frutto delle varietà che lo generano. Ci troviamo così ad osservare eleganza e florealità tipiche del Frappato, sommate a connotati scuri e maschili, caratteristici del nero d’Avola. Abbiamo a che fare con un’intrigante paso-doble in pieno stile “maison”, neanche a dirlo.
Arianna Occhipinti – Vittoria (RG)
16 Commenti
Francesco Fabbretti
circa 14 anni fa - LinkCome catarratto posso permettermi di suggerire anche quello della linea INTEGER di Marco de Bartoli? Stesso prezzo grossomodo, qualità decisamente differenti: molto più materico e intenso il secondo. E' stato mio piacevolissimo copagno a Pantelleria e me lo sono portato anche a negozio
RispondiMauro Mattei
circa 14 anni fa - LinkConfermo Francesco, la linea Integer è veramente notevole. Oltretutto, sempre su questa fascia di prezzo il Grecanico Dorato è particolarmente godibile (peccato non poter segnalare anche lo Zibibbo,oggettivamente più oneroso). Riguardo il Catarratto,invece, "rilancio" con lo splendido "etichetta blu" (per intenderci) di Porta del Vento. Da provare assolutamente.Per il prezzo siamo sempre li, vedi di comprarlo per la tua enoteca, almeno quando torno a Roma sò dove comprarlo :-)
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 14 anni fa - Linkricevuto
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkOra ci penso un paio d'ore e poi vi dico quale preferisco...
RispondiMauro Mattei
circa 14 anni fa - Link...ormai s'è capito che sei un cavolo di fazioso! :-P
RispondiSimone e Zeta
circa 14 anni fa - LinkLe mie argomentazioni sono difficilmente contestabili... ;-)
Rispondinc
circa 14 anni fa - LinkMi piace il Catarratto ’08 di Nino Barraco, ma secondo me è meglio il Porta del Vento
RispondiFabio Cagnetti
circa 14 anni fa - LinkGuccione ormai è uno dei produttori più hip d'Italia. Meritatamente, s'intende :) La scena siciliana gode decisamente di ottima salute, la regione come densità di produttori di vini naturali è probabilmente la seconda d'Italia, ha prepotentemente rilanciato il proprio (importante) patrimonio ampelografico esaltando la sua biodiversità enologica. Ne è la dimostrazione che i quattro produttori qui citati (nonché Porta del Vento, chiaramente il grande assente) sono fuori dai territori più mainstream di Etna e Faro. Non so di chi sia il merito di tanta grazia, ma me ne rallegro.
RispondiMauro Mattei
circa 14 anni fa - LinkBeh, i vini di Porta del Vento (che se guardi un pò più in su nei commenti non abbiamo mancato di citare) li teniamo caldi per un post più ampio.. mica possiamo bruciarci tutto subito! 8-)
Rispondigiovanni
circa 14 anni fa - Linkche il territorio del faro sia mainstream... ma se è una delle doc meno conosciute in tutta Italia!! :-)
RispondiFabio Cagnetti
circa 14 anni fa - Linkbeh oddio, Palari ormai è non dico come gli U2 ma come i Radiohead più o meno sì, e Bonavita si potrebbe paragonare a un gruppo indie tra i più famosi (facciamo Arcade Fire, gruppo che tra parentesi adoro). Che gli altri produttori siano assolutamente nell'underground, effettivamente, è vero, ma aspettiamo un paio d'anni e credo che qualche nome nuovo di qualità uscirà fuori. Peccato, peccato davvero per le piogge del 2009 che arrivano nel momento migliore della denominazione: speriamo in un 2010 eccezionale in modo da scongiurare l'effetto Nuova Campania (ossia il crollo verticale di hype verso la new wave campana, Galardi e Imparato in testa, dopo la pessima doppietta 2002-2003).
RispondiJacopo Cossater
circa 14 anni fa - LinkUn post fondamentale Mauro. Ho segnato tutto con avidità.
RispondiMarco
circa 14 anni fa - Linkho assaggiato il vino S.p. 68 ’08 Arianna Occhipinti, ed è un vino decisamente ossidato, che la stessa produttrice mi ha confermato quasi contenta di ciò!! mah!
RispondiMauro Mattei
circa 14 anni fa - LinkCiao Marco, mi sembra strano che Arianna ti abbia confermato col sorriso sulle labbra un difetto in un suo vino. Questo suo atteggiamento sarà stato frutto di un malinteso, anche perchè Sp 68 è un prodotto che gioca tutto sulla freschezza e l'integrità e di certo non si può dire abbia un carattere ossidativo. Ciò non toglie che la possibilità di una bottiglia "storta" è sempre dietro l'angolo, eccimancherebbe! Ti consiglio di provarlo ancora, anche il 2009 uscito da qualche settimana è molto buono. Saluti m.
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