Signore e signori, il Mostro: ho assaggiato Casale del Giglio (pensando a Jonathan Nossiter)

di Alessio Pietrobattista

Ero lì tranquillo che mi godevo il putiferio scatenato da Nossiter, suicciando felice tra ristoratori Dissaporiani incazzati e polemiche Intraviniche sulle bottiglie tossiche quando, improvvisa, la chat di Facebook emette un sinistro pop: “ci serve una degu di Casale del Giglio e subito”. Il messaggio non ammette repliche e quando Intravino ti affida una missione, l’unica domanda che devi farti è: dove trovo le bottiglie? Facile: nel supermercato vicino casa non mancano quasi mai. Peccato che questo sia in un centro commerciale e sotto i saldi: due chilometri di corsie per arrivare a uno scaffale triste e vuoto. Altro supermercato in zona, stessa storia: ma che ve li siete bevuti tutti?!? Mi informo su internet, giro un po’ di enoteche e finalmente riesco a reperire quella che reputo una selezione abbastanza rappresentativa dell’azienda. Eccola qui in foto, corredata dall’elegante sputacchiera (ehm, scusate ma a casa non abbiamo questo vizio).

Si parte: tenterò di essere il più distaccato e soggettivamente oggettivo possibile (darò pure i voti, incredibile).

Satrico 2010 (Chardonnay, Sauvignon, Trebbiano giallo in parti uguali): il top of the pops dei vini bianchi. Giallo paglierino e olfatto che richiama nettamente il fruttato-erbaceo del Sauvignon: pesca bianca, salvia, melone invernale e tarassaco. Naso tutto sommato piacevole, dove lo Chardonnay e il Trebbiano Giallo fanno sommessamente da dolci comprimari. Bocca beverina con il Sauvignon ancora in evidenza, non particolarmente interessante ma di discreta facilità. L’alcool scappa un po’ rispetto alla struttura del vino. Gli piace vincere facile. p. 75 (euro 4,60)

Petit Manseng 2010: uno degli ultimi nati tra i bianchi della casa, da un’uva semi-sconosciuta del sud-ovest franzoso. Si dice che insieme al Viogner sia ormai lanciatissimo alla conquista del nuovo mondo… potevamo farcelo scappare? Colore dorato, naso che ricorda nei toni dolci il compagno di conquiste: mela gialla, ananas e papaya di primo impatto, poi crema di nocciola, florealità gialla e toni cerealicoli. E’ giallissimo anche in bocca, di discreta struttura e buona integrazione dell’alcool. Non fa malolattica (altrimenti svaccherebbe) e la beva, non lunghissima, ne guadagna. Mi ricorda alcune Falanghine flegree ma con minor slancio acido. Ma ‘sto Petit Manseng, ce serve o non ce serve? p. 74 (euro 9,50)

Antinoo 2009 (66% Chardonnay, 33% Viogner): è il bianco di punta, non ci sono dubbi e, come spesso accade, l’affinamento in legno diventa istituzionale (misto Tonneau e Barriques). Colore dorato lucente e naso incipriato e imbellettato: la vaniglia prima di tutto, con una spolverata di zucchero a velo, banana e pera matura, cera d’api e ginestra. Bocca confortevole, morbida, calda, dove l’acidità se ne sta in disparte per lasciar spazio ai toni avvolgenti e vanigliosi del legno, per la verità mai tostati. Con uno sprint acido in più potrebbe risultare più dinamico. Soft, molto soft, pure troppo. p. 76 (euro 9,50)

Merlot 2009: si poteva rinunciare al vitigno-piacione per antonomasia? Giammai! Colore rubino intenso, quasi vinoso come conferma l’olfatto sui toni della frutta fresca, ribes e melograno a cui presto si affiancano toni verdi evidenti, con una interessante pepatura di sottofondo. La bocca conferma la vinosità del frutto, in un contesto di buona freschezza. Per sgamare il vino più piacione del lotto in realtà mi sono trovato finora quello con maggiore freschezza, malgrado alla fine risulti un po’ “piccolo”, per via di una sensazione di diluizione e il frutto tendenzialmente dolce. Sensazione di calore? Zero. Sensazione legnosa? Poca, se non in bocca con le dolcezze rimarcate. Da un base ci può stare, si beve senza troppi pensieri. p. 76 (euro 6,00)

Madreselva 2008 (Merlot, Cabernet e Petit Verdot in parti uguali): uno dei due top di gamma per i rossi con un classico mix bordolese. Un punto di colore più cupo del precedente e un olfatto più complesso: al classico spunto di bollitura di fagioli del Petit Verdot (ho testimoni a riguardo sulla mia sensibilità a questo sentore), spuntano inaspettati dei toni sevatici a sparigliare un quadro che altrimenti vedrebbe primeggiare il classico fruttato misto di bosco e i toni verdi, lievemente tendenti al classico peperone arrostito tipico dei bordolesi della costa. La bocca è compatta e tannica, non banale anche se l’astringenza da legno e la sensazione alcolica si fanno sentire con l’innalzarsi della temperatura. A circa 12-13 euro in enoteca si fa un figurone con amici non troppo esigenti. p. 80 (euro 13,50)

Mater Matuta 2008 (Syrah 85%, Petit Verdot 15%): signori e signore, ecco il top: sua maestà Mater Matuta. Pluricinquegrappolato nella sua storia e sempre ben considerato dalla critica del settore. Uno dei rossi più premiati del Lazio. Iniziamo: il colore è simile al Madreselva, al naso la bollitura di cui sopra fa capolino ma è la nota selvatica del Syrah a prevalere. La pepatura è evidente, scura come anche il frutto più tendente alla prugna e al gelso nero. La tostatura c’è, anche in bocca dove prevalgono i toni dolci della frutta e del rovere. La sensazione di compattezza è evidente, l’astringenza del tannino da legno pure. Vino che mostra e dimostra, quasi un esercizio di stile, nato per stupire chi si avvicina al club del gomito alzato. Più strutturato del Madreselva, più caldo e più di impatto ma se dovessi valutare il q/p sceglierei il fratellino (che costa quasi la metà). p. 82 (euro 24,20)

I vini di Casale del Giglio li frequentavo nel passato, quando la mia prima bevuta di uno Shiraz (guarda un po’) mi avvicinò a questo mondo. Approfondii l’azienda, erano vini che mi piacevano e cercavo con convinzione. Questi assaggi sono stati un divertente flash-back che m’hanno riportato a quando ero curioso come una scimmia. La curiosità, che ancora mi anima, m’ha portato ad apprezzare altro ma vedo che in quei lidi poco o nulla è cambiato, quasi che ci si sia specializzati in ingegneria enologica. Staticità? Sì, ma potrebbe essere associata all’affidabilità per l’enoprincipiante, alla certezza di trovare ciò che si cerca. Territorialità? No o perlomeno senza una storia lunga alle spalle è quasi impossibile parlarne. Personalità? Per me no, ce n’è poca. Tossicità? Spero e credo di no. Ecocompatibilità? Il termine che usano in azienda può essere discutibile, ci mancherebbe. Quello che è indiscutibile è che nelle etichette questo aspetto non è minimamente accennato. Quindi in che modo confondono “chi non è informato”? Chi sa parli.

66 Commenti

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she-wolf inquisitive

circa 12 anni fa - Link

E i prezzi di 'sti fenomeni? A parte il Madreselva che puzza di ribollita ti sei tenuto un po' sul vago a riguardo.

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

rimediamo subito, grazie per la segnalazione. :-)

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jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

Alessio, il tuo pezzo è divertente e piacevolmente lungo considerando lo spazio abituale su cui ti si può leggere. Mi permetto di segnalare che in fondo in fondo, leggendo tra le righe, vecchia canaglia... :), e non, la tua valutazione sebbene opportunamente dettagliata e ben circostanziata evidenzi la sostanziale esattezza della valutazione del giovane sommelier su cui sono piovute tante critiche. Bene... Degustatori del Laziae unitivi. Cosa c'è di tanto grave nell'affermare che da appassionato e quindi, per definizione, non da consumatore tipo i vini di Casale del Giglio siano del tutto trascurabili. Premetto che anch'io come Alessio ho dato, in passato, un notevole contributo alla causa de CdG. ....spero solo di conservare il mio posto di lavoro...

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Ciao Teo! Infatti mica ho mai sostenuto di non condividere le valutazioni degustative e tecniche del buon Francesco, anzi. ;-)

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

beh... insomma 82 è punteggio da signor vino... diamine! ci sono 82 che mi sgargarozzo alla grandissima ;) ciao A

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Andrea

circa 12 anni fa - Link

bè certo non è un punteggio scarso... ma non da pluripremiato5grappolituttiglianni...

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gionni1979

circa 12 anni fa - Link

Scusa 82 è un signor vino a 24 euro??? Forse sono abituato male io....

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

beh per i miei metri 82 è un due bicchieri bello pieno, quindi un bel vino sotto i 30 euro, ne conosco parecchi sopra quella cifra allo scaffale che stanno sotto. Il matr matuta non so, non lo bevo da un botto di tempo e a differenza di molti amici (che hanno fatto outing) non mi è mai piaciuto ;)

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gionni1979

circa 12 anni fa - Link

Non riesco a considerare un 82 in bicchieri, ma forse siamo giù di lì. Trovo che ci siano vini molto più espressivi, anche se con lo stesso punteggio, a prezzi decisamente inferiori. Un buon vino ( da 82 punti circa ) non può, secondo me, costare molto di più di 12/15 euro...

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

gp, appunto quello che dicevo io... i vini tipo tavernello sono fuori scala, sotto il bicchiere ci sono vini corretti ma che non interessano e non ce la fanno... in finale per i treb ci si va da sopra 85... Quello in cui non mi ritrovo è pensare che i vini buoni siano solo quelli tra gli 85 e 95, è un altro modo di radicalizzare inutilmente il ragionare. Allora, senza entrare nel merito CdG, un vino che prende 82 (per me due bicchieri belli pieni, nel senso di senza incertezze) è un buon vino, o almeno dovrebbe esserlo. se è cattivo o non interessante, dovrebbe stare sotto, "tertium non datur", tra l'altro 24 € sullo scaffale ne fanno un prezzo di fascia medio/alta, non un vino carissimo...

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gp

circa 12 anni fa - Link

La taratura delle scale di punteggio individuali non è immediata, ma c'è una certa unanimità sul fatto che a partire da 90/100 si entra nell'"eccellenza". I bicchieri (della guida del Gambero Rosso) citati da Bocchetti corrispondono a fasce di punteggio che da anni non vengono più specificate, ma se cerchiamo di ipotizzarle a partire da quanto detto su "quota 90", i "tre bicchieri" partono appunto da 90, i "due bicchieri rossi" che certificano l'invio in finale forse da 87 o 88, i "due bicchieri neri" forse da 78 o 80 (dipende ovviamente dalla porzione della scala centesimale che si usa, ma la fascia da 60 a 70 in genere serve a collocare vini tipo Tavernello, che si osa sperare corrisponda a zero bicchieri!). Se è così, 82/100 sono tutt'altro che un "bicchiere bello pieno", ma nel migliore dei casi... due bicchieri un terzo pieni e due terzi vuoti. A quella cifra è ovvio che si trova di peggio, ma anche molto di meglio.

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gp

circa 12 anni fa - Link

scusate, errata "un bicchiere bello pieno", corrige "un due bicchieri bello pieno"

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

gp, appunto quello che dicevo io… i vini tipo tavernello sono fuori scala, sotto il bicchiere ci sono vini corretti ma che non interessano e non ce la fanno… in finale per i treb ci si va da sopra 85… Quello in cui non mi ritrovo è pensare che i vini buoni siano solo quelli tra gli 85 e 95, è un altro modo di radicalizzare inutilmente il ragionare. Allora, senza entrare nel merito CdG, un vino che prende 82 (per me due bicchieri belli pieni, nel senso di senza incertezze) è un buon vino, o almeno dovrebbe esserlo. se è cattivo o non interessante, dovrebbe stare sotto, “tertium non datur”, tra l’altro 24 € sullo scaffale ne fanno un prezzo di fascia medio/alta, non un vino carissimo… ciao A

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gp

circa 12 anni fa - Link

Ho trovato la fonte per la corrispondenza tra fasce di punteggio e "bicchieri": "I vini che ottengono da 70 a 79/100 di media vengono segnalati, se inseriti in Guida, con un bicchiere; da 80 a 84/100 [85/100, NdR] ci sono i vini segnalati con due bicchieri. Quelli che conseguono un punteggio superiore ad 85/100 di media vengono selezionati per la sessione di finale, quella che decide i vini premiati con i Tre Bicchieri (...) Conquistano i Tre Bicchieri quei vini che ottengono un punteggio di almeno 90/100; gli altri vengono eventualmente inseriti con i due bicchieri colorati.", http://www.gamberorosso.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=241639&Itemid=4 Da quando ci sono i "due bicchieri colorati", i "due bicchieri belli pieni" (come dici tu) finiscono in finale, mentre i "due bicchieri bassi" (come direi io a proposito di un 82/100 dato usando quella scala) restano al palo. Mi sembra evidente che, se si condivide quella valutazione numerica, non è giusto parlare di un buon rapporto qualità-prezzo per un vino da 25 euro. Ciao

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alessandro bocchetti

circa 12 anni fa - Link

beh credo che come fonte abbia qualche diritto anch'io in materia 82 appunto sono due bicchieri belli pieni, ripeto senza incertezze e discussioni... da 85 sono due bicchieri rossi (un'altra cosa) e sopra i 90 i tre bicchieri... Fidati ;) ciao A

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gp

circa 12 anni fa - Link

Provo nuovamente a spiegare. Da anni i “due bicchieri” della guida GR sono divisi in due parti (all’incirca?) uguali in termini di punteggio sottostante (vedi la citazione sopra): tra 80-84 (85?) mantengono il simbolo preesistente (“due bicchieri neri”), tra 85 (86?)-89 diventano “due bicchieri colorati”. La tua traduzione del punteggio che qui è stato attribuito al Mater Matita* (82/100) come un “due bicchieri bello pieno” genera confusione in chi legge, tanto più che le fasce di punteggio sottostanti non vengono pubblicate sulla guida: l’espressione giusta è semmai “due bicchieri neri bello pieno”. La puntualizzazione non è oziosa, perché chiarito questo mi sembra difficile attribuire un rapporto qualità/prezzo favorevole a un vino che costa 25 euro ma, prendendo sempre per buono quel punteggio, risulta inferiore in termini qualitativi ad almeno un migliaio di vini italiani (andando a spanne), molti dei quali costano di meno. * Copyright Trecaffé per la storpiatura, vedi il suo commento qui sotto

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Armando Trecaffé

circa 12 anni fa - Link

Vallutazione impeccabile, da vero professionista, veramente e semmplicemente oggettiva, chapeau...(io oscillo ancora la tra arco tronfale e bomba H). Bravissimo...A3C

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Cosimo Errede

circa 12 anni fa - Link

Un vecchio amico che aveva una cantina di tutto rispetto (quasi tutte chicche, un verio genio) mi disse che DOVEVA tenere anche Casale del Giglio in carta. Perchè? Gli chiesi...mi rispose che tutti gli pseudo-esperti che frequentavano il suo piccolo ristorante non potevano farne a meno. Addirittura senza leggere la carta, per "far bella figura" con i commensali "inesperti" chiedevano di CdG. DOVEVA tenerlo in carta perchè le scelte estreme al giorno d'oggi non pagano. Poi dopo qualche mese ci ripensò e mi disse...senti, io ho deciso di aprire questa bettola perchè avevo il sogno del "gusto vero". Della ricerca del piccolo e dello sconosciuto. Della ricerca del semplice ma sorprendente. Sia per i cibi che per i vini. Le ragioni della finanza stanno prendendo il sopravvento su di me, mi sono "imbastardito". Torno al progetto iniziale. Ha chiuso. Purtroppo non ce l'ha fatta. Le logiche del commercio sono ancora basate sul generico e non sull'unico. Speriamo che un giorno qualcosa possa cambiare. Disomologhiamoci (se ce la facciamo) ;-)

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

ma non poteva semplicemente tenere alcuni irrinunciabili e magari caricarli di più per far spazio ad una nutrita selezione di naturali o chicche da promuovere di suo gusto? non capisco mai gli estremismi, il sommelier è un deejay deve saper leggere la sala e alternare, mica essere monotema e monopubblico!

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Cosimo Errede

circa 12 anni fa - Link

Io credo che il monotema e monopubblico (non inteso come estremismo ma come filosofia) non sia da scartare a priori. Al contrario ho idea che tentare di proporre al mondo la propria visione sia degno di nota. Ho apprezzato molto la sua forza di fare un passo indietro e riproporre quella che era la sua iniziale volontà di "unico e sensazionale". Il fatto che non ci sia riuscito non ne sminuisce ai miei occhi la bontà. A me invece non piacciono i compromessi e credo che CdG in un posto come quello descritto non ci debba neanche far capolino. Te l'immagini Raoul Casadei ospite a Radio Deejay ? ;-)

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

guarda che c'è stato spesso Casadei a Radio Deejay! ;-) cmq in teoria meglio evitare i compromessi ma in pratica si deve avere il fiato molto lungo e buone spalle economiche...il che oggigiorno (ma forse è sempre stato così) è molto difficile! è anche una questione di numeri...in una città grande una nicchia della nicchia vale ancora qualcosa, in altre... Io lo vedo poi educativo mettere accanto vini così diversi per impostazione e come stile...ad un vinoverista può capitare di voler assaggiare un madreselva così come ad un fan di CdG può accadere di incuriosirsi ai naturali...se li tieni separati fai due ghetti...

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Armando Trecaffé

circa 12 anni fa - Link

stavolta son d'accordo con T...infatti le enovere (enoteche specializzate in naturali) spesso annoverano una serie di ciofeche naturali purchessia...me ne sono già capitati un paio..soprattutto francesi

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Cosimo Errede

circa 12 anni fa - Link

Non un mercato di massa ma una massa di mercati. Sarebbe questa la strada. Quella della "long tail". Ma senza dubbio, senza spalle larghe e fiato lungo è davvero difficile. Però ti ribadisco che secondo me l'idea del "monoprodotto monopubblico" del mio amico era bella, dai...romantica quantomeno ! :-) ...sono certo che prima o poi quel tipo di romanticismo tornerà a trionfare. Quando questa crisi avrà spazzato via quasi tutto e si ricomincerà da tre, il romanticismo avrà un ruolo primario nella società di domani (Maya a parte ovviamente...eheh). L'importante sarà farsi trovare pronti.

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

il Gori non c'ha tutti i torti. I vini che ti piacciono non diventano meno buoni se in carta ci sono anche quelli che non ti piacciono. Se poi tu ristoratore hai le spalle abbastanza larghe per proporre una carta personale e senza compromessi, bravo.

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dylan doc

circa 12 anni fa - Link

A proposito del Petit Manseng, quando dici «potevamo farcelo scappare»... Mi hai fatto fa' una sana risata! Bravo!!! Per tutto il resto condivido serenamente, pacatamente, obiettivamente soggettivamante ciò di cui all' oggetto! Detto ciò mi chiedo quanto siano aumentate le vendite del Casale in questi giorni in seguito all' affaire Nossiter??

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

Bel pezzo, laicissimo, senza pregiudizi e ben tarato, rende l'idea di cosa siano i vini di Casale del Giglio e perché ci sia anche bisogno di quelli. L'unica cosa che non va è la fede calcistica dello scrivente... :p che poi secondo me c'è UN vino di Casale del Giglio che è -inaspettatamente per chi vorrebbe trovarli tutti non più che ordinari- davvero degno di menzione, e qui su Intra se ne è già parlato: http://www.intravino.com/assaggi/relax-aphrodisium-casale-del-giglio-e-sigaro-toscano-garibaldi/

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Grazie Fa'! L' Aprhodisium è un prodotto assai interessante e per nulla banale, sono stato davvero indeciso se metterlo in mezzo o meno. La categoria dei dolci però non è troppo "battuta" (i vini di CdG si trovano anche al Supermercato, dove l' Aphrodisium è sempre assente) quindi ho deciso di puntare su di più semplice reperibilità. :-)

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

mi viene uno spunto interessante: spesso i migliori vini delle cantine "industriali" sono vini dolci, che generalmente hanno un tasso tecnico intrinseco superiore a quelli secchi. Penso all'Aphrodisium, ma anche al Privilegio di Feudi di San Gregorio.

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Armando Trecaffé

circa 12 anni fa - Link

Pur esecrando GdG e l'imbevibile Mater Matita (eccessivi sentori di grafite e temperino) potrei ammettere sotto tortura che il Petit Verdot in purezza è un vino più che accettabile. Ecco se dovessi invitare a cena cinque o sei amici non appassionati, dovendo bere con loro ma volendo evitare di sacrificare bottiglie del cuore (pearls to pigs) ecco allora il PV di CdG sarebbe proprio il vino adatto...

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Daje con l'outing, confessate le vostre perversioni Casaledelgigliose! :-D

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Mr. R

circa 12 anni fa - Link

Ma stamattina come ti senti dopo sta batteria?

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Sono vivo e lotto con voi. :-D

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vinogodi

circa 12 anni fa - Link

...tremo al pensiero di quando Nossiter criticherà come tossici i vini di Leroy e Alexer dovrà andarsi a cercare gli 8 Grands cru di Madame e sciorinarli criticamente su questo blog...[img]http://www.vocinelweb.it/faccine/cool/11.gif[/img]

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ciro9999

circa 12 anni fa - Link

il mio ricordo di casale del giglio è questo. facendo la pontina per andare al mare mi ricordo di questa azienda, verifico dove sia e mi ci dirigo. sta proprio vicino alla "casa del martirio di s. maria goretti". ben indicata sin dalla pontina con apposite frecce turistiche (giallo arancioni). ironia vuole che sotto alle frecce "casa del martirio....." stazionassero per lavoro tre quattro di quelle disgraziate che sono costrette a prostituirsi per strada. una sorta di pubblicità. all'ingresso dell'azienda un simil portiere ci rende edotti che "ma qui il vino è buono". intendeva caro immagino, dalla faccia che faceva. poi sono passati tanti anni e il vino come fosse non me lo ricordo. non mi ricordo mai niente..... però mi fido der negro. che nun capisce una cippa.

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Beh a sQuola eravamo vicini di banco, uno che ce capisse un minimo me serviva come er pane! :-D

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she-wolf inquisitive "

circa 12 anni fa - Link

Allora spiegame come se scrive Aprho.. o Aphro...? Er Casale del Giglio vicino a quello der Martirio ce sta' a cece!

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

La seconda che hai detto ma avrei preferito Afro.

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dylan doc

circa 12 anni fa - Link

...e ci sono pure le signorine-da-compagnia recandovisi in loco??? Ma....è tutto compreso nel prezzo?? Son suggeriti abbinamenti a eventuali prestazioni?...su su...non fate i timidi...chi sa parli!!!!!

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francesco

circa 12 anni fa - Link

io l'ho visitato anni fa quando iniziavo ad avvicinarmi al mondo del vino, eravamo un gruppetto messo su da un'enoteca; dei vini non ricordo nulla, quello che ricordo è che alle 12.30 avevamo già "degustato" parecchio (sapete quando guardi l'orologio e dici "cavolo se sto così a quest'ora c'è qualche cosa che non va"), e tirarono fuori una porchetta calda che si scioglieva in bocca, mamma mia quella porchetta... scusate sto sbavando!

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eros

circa 12 anni fa - Link

meno male che non è buono ciò che è buono, ma è buono ciò che piace. Massimo rispetto per Casale del Giglio come produttore, come per altri i cui vini non sono magari straordinari ma prodotti con cura e passione. La valutazione fatta in maniera corretta dei vini di Casale certo nulla toglie alla curiosità della gente per questa nota cantina laziale, e soprattutto alle abitudini che molti consumatori hanno, ovvero ciò che è più noto è migliore. ciao, Eros

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

Copio e incollo l' intro di una tesi di laurea (in viticoltura ed enologia) appena discussa: " Nel settore enologico, con l'evolversi dei gusti dei consumatori, sono richieste sempre più informazioni sui componenti secondari del vino in particolare sulla componente fenolica dei vini rossi. Risulta pertanto importante avere informazioni approfondite sulle caratteristiche intrinseche di ogni vino, per poter effettuare scelte mirate durante la vinificazione e ottenere prodotti ADEGUATI alle RICHIESTE del MERCATO " Ecco, con professori che vogliono il ragionamento di partenza come sopra, dove vogliamo andare?? CdG è solo una delle tante aziende che segue questo tipo di ragionamento enologicamente perfetto.

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Vittorio Merlo

circa 12 anni fa - Link

Non è questione di professori universitari ma una questione molto semplice: il vino è prodotto anche per venderlo, e vi assicuro che la stragrande maggioranza delle persone ricompra una bottiglia unicamente se il suo gusto ne è rimasto soddisfatto. Alcune cantine lavorano cercando di soddisfare il consumatore e per questo non vanno indicate come se fossero il diavolo Altre lavorano seguendo altre priorità e vanno ugualmente rispettate. Il vero problema è che in molti commenti emerge un non uso della ragione e una tendenza a dividere il mondo in buoni e cattivi in modo ideologico non conoscendo a fondo il mondo enologico.

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gianpiero

circa 12 anni fa - Link

il petit manseng è un uva pazzesca, l'avete mai vista? grande accumulo zuccherino, acidità naturalmente molto alta, quadro aromatica estremamente variopinto, tanto da essere considerata una varietà semi-aromatica. ne abbiamo bisogno??? andate a chiederlo a qualche blasonato produttore del centro italia...

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

L'interpretazione id CdG mi fa pensare a tutto fuorchè ad un'uva pazzesca. Il quadro aromatico è quello descritto e l'acidità non mi sembra furiosa. Mo non è che tutte le varietà piantate vicino al mare debbano essere per forza adatte alla pianura pontina! Se la piantano sui Pirenei, come leggo, magari ci sarà un perchè e forse è un'uva che ha bisogno di altitudini (e latitudini) maggiori per far uscire la componente acida e dare un profilo più fresco. Per dire: già piantarla su una costa come quella ligure potrebbe dargli uno sprint in più. E' un'uva pazzesca anche il riesling e rispecchia più o meno le caratteristiche che elenchi: zuccheri, acidità furiosa, bella aromaticità. Ma in Alsazia e in Germania. Nell'agro pontino ho il dubbio che possa svaccare un po' senza neanche aver sperimentato nulla.

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Tommaso Farina

circa 12 anni fa - Link

Concordo pienamente con le impressioni del recensore, che sono anche le mie: vini non grandi, ma fatti bene, gradevoli, assolutamente potabili, anche tenendo conto del loro prezzo. Insomma, possono piacere eccome.

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Alessandro

circa 12 anni fa - Link

Nel complesso questa storica azienda produce qualità e quantità, grazie alla passione della famiglia Santarelli e del bravo enologo 'nordico' Tienfenthaler. Oltre 1.000.000 di bottiglie con qualità decisamente alta, vini puliti nel complesso e piacevoli, tanto di cappello... Senza dubbio un riferimento nel Lazio.

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Allora proprio lunedì sera, alla lezione sono state aperte tre bottiglie del CdG di chardonnay in purezza non chiedetemi il nome,non amo questa cantina due sapevano di tappo e laterza il tappo si salvava ma il prodotto era evanescente, sarà una casualità? Comunque anch'io in un enoteca toscana con svariati champagne romanèè conti, sassicaie e chi più ne a ne mette, curioso che prodotte avesse di laziale, un cesanese del piglio, e aimè il CdG, gli ho detto se questo è il tuo massimo laziale, hai preso una toppa. Preferisco una falanghina....

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Vendita champagne

circa 12 anni fa - Link

Ma c'è un vino laziale, anzi, un bianco e un rosso laziali (o romanisti ) che consigliereste a persone alla buona che bevono volentieri un vintage tunina o un Ornellaia?

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

Tra i bianchi Sergio Mottura e i suoi Grechetto ad esempio...tra i rossi più difficile ma speranza dal Cesanese ce ne sono... se invece vuoi vitigni internazionali mi sa che devi andare su Falesco

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she-wolf amazed by you

circa 12 anni fa - Link

AAAGHHHHHH!!!!!

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Se alle "persone alla buona" piace il Vintage Tunina di Mottura meglio il Latour a Civitella che il Poggio della Costa, se piace Ornellaia (quindi bordolese di stampo mediterraneo) tutto sommato non mi discosterei poi molto dai vini di CdG. Bordolese in generale c'è anche dell'altro, soprattutto zona Castelli Romani (Colle Picchioni con il Vassallo). Il profilo dei vini di Falesco, apprezzamenti qualitativi a parte, è molto più fresco e i clienti alla ricerca di sensazioni più "solari" potrebbero rimanere delusi. Sul Cesanese concordo, c'è molto da approfondire e alcuni potrebbero fare al caso di Vendita champagne.

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gp

circa 12 anni fa - Link

Sempre nella provincia di Latina, ma in un territorio completamente diverso dalle ex paludi pianeggianti dell'agro pontino, c'è Cori, in zona collinare con suoli di matrice vulcanica. Da quella zona, sono da provare i vini di Carpineti, fatti con uve da agricoltura biologica certificata, vitigni credo interamente autoctoni sia per i bianchi che per i rossi, che sanno di vino piuttosto che di legno, di vaniglia, di mentolo ecc., e prezzi decisamente abbordabili per la maggior parte dei vini. Il "Capolemole", sia bianco che rosso, è in genere un riferimento sicuro. Sarebbe interessante che il bravo assaggiatore che qui ha fatto il "crash test" ai vini di Casale del Giglio, dando valutazioni più realistiche di quelle che si leggono su varie guide, potesse fare la stessa cosa con i vini di Carpineti. Potrebbe venire fuori che l'antico detto "Bacchus amat colles" resta sempre valido...

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

gp ha perfettamente ragione, i vini di Marco Carpineti sono davvero meritevoli di attenzione e di approfondimento. Ottima segnalazione che mi trova d'accordo.

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gianpaolo paglia

circa 12 anni fa - Link

Grandissimo Marco Carpineti, i vini e lui personalmente che mi fa sempre schiantare dalle risate. Un esempio per il Lazio.

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jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

Io penso che sia trascurabile tanto quanto CdG,nel senso che qualche anno fa era certamente una roba meritevolissima di interesse invece oggi, a mio personalissimo avviso, lo svacco e forse altri grilli rendono il bere molto ma molto meno interessante.

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Jovica mi dicono dei vini di Carpineti come altamente incostanti (motivo per cui spesse volte è penalizzato nelle batterie di assaggio guidaiole). E' questo secondo te a farti formulare questa critica nei confronti dei suoi vini o li trovi semplicemente trascurati e poco curati? Per me è sempre un'azienda meritevole per l'investimento che ha fatto sul territorio, personalmente non ne faccio una questione autoctono-alloctono oppure biologico-convenzionale. :-)

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gp

circa 12 anni fa - Link

Sulle ultime due annate dei rossi aziendali non posso dire perché non le ho seguite. Per quanto riguarda invece i bianchi, e in particolare il Bianco Capolemole, in ripetuti assaggi ho trovato molto buona l'annata 2009, un vino di notevole articolazione -- come possono essere gli uvaggi storici quando sono ben riusciti -- e di chiara matrice vulcanica. Se si ha la fortuna di trovarlo ancora in giro in buone condizioni di conservazione, vale la pena di provarlo. Il Bianco Capolemole 2010 invece l'ho trovato meno riuscito, anche se è comunque un vino corretto, e ancora meno il Bianco Collesanti (questi due vini però li ho assaggiati una volta sola). Per il momento ho attribuito la cosa all'annata, per dare un giudizio negativo su un produttore aspetto come minimo due annate consecutive deludenti.

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Jovica ama la Cantina Rasenna con lieviti polverina, unoche ama il Moss, Carpineti è Champagne Perrier Jouet. Caro alexer, visto che sei laziale romanista (:_ conosci il Costa Rotonda di Dino Limiti parliamo di un bland. Un passito laziale Andrea Occhipinti con il suo Aleatico di Gradoli, rimanendo sempre in zona con tagli bordolesi Paolo e Noemia D'Amico apprezzabili mejo del CdG e poi ci sono le piccole realtà che tra qualche anno ne riparleremo forse riesco ad una cantina della mia zona a fargli fare un autctono laziale una Malvasia puntinata in purezza sto cercando di convincerlo al Vinitaly sarà presente.

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Mani', laziale romanista non se pò senti'... soprattutto non se pò senti' romanista. :-P Paolo e Noemia D'amico ho assaggiato qualcosa ma devo assolutamente approfondire, Dino Limiti e Andrea Occhipinti non li conosco affatto e anche qui bisogna studiare. Mi aggancio a questo tuo messaggio per una riflessione: spesso mi ritrovo a conoscere produttori di altre regioni sconosciuti ai più ma non della mia. Mancanza di qualità e troppe delusioni? Purtroppo spesso è così ma c'è da aggiungere che la realtà del Lazio vinicolo, dal punto di vista della comunicazione e della proposta, mi sembra assai statica. Conosciamo i cosiddetti "big" ma spesso ci perdiamo interessanti realtà anche dietro casa, perchè non c'è un minimo di segnalazione. Da questa situazione cercano di emergere le realtà legate al Cesanese, del Piglio o di Olevano, che riescono a trovare spazio anche in ristoranti importanti, ma il resto? Per me non è colpa esclusivamente di enoteche e ristoranti che non hanno voglia di investire in questi prodotti per puntare altrove (vedi CdG che è un investimento a rischio bassissimo) ma anche della mancanza di iniziative e manifestazioni volte a far conoscere quei vini che altrimenti rimarrebbero nascosti. D'altronde molti operatori del settore decidono di investire in un prodotto dopo averlo testato in situazioni del genere, sono rarissimi i casi in cui questi prendono e partono per andare a scoprire qualcosa (anche per mancanza di tempo spesse volte, non sempre di voglia).

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

Rossi: Cesanesi del Piglio di La Visciola... poi li paragoni a CdG.... poi ne riparliamo. Bianchi Coenobium e Biancodarco. Cardone Donati platea 0.... beh, vabbeh, ce ne sarebbero

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Francesco mica vorrai svelarli tutti, dopo c'è più richiesta ed aumentano i costi (:_

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alexer3b

circa 12 anni fa - Link

Il Mozzatta '09 de La Visciola è molto bono. Lo conosce bene pure Gori mi risulta... ;-) http://www.youtube.com/watch?v=jbsvgpKef50

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superciuck

circa 12 anni fa - Link

La migliore considerazione che ho avuto all'assaggio curioso di questi vini è proprio ' PIACE VINCERE FACILE '. Infatti tutti sono dove devono essere con quello che deve esserci.

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Vendita champagne

circa 12 anni fa - Link

Grazie a tutti per i suggerimenti, mi metterò a sperimentare...

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Hamlet

circa 12 anni fa - Link

"Ma c’è un vino laziale, anzi, un bianco e un rosso laziali (o romanisti ) che consigliereste a persone alla buona che bevono volentieri un vintage tunina o un Ornellaia?" per il bianco ti hanno risposto bene riguardo al grechetto di Sergio Mottura, per il rosso ti conviene prendere una bottiglia di Torre Ercolana P.S. non si può fare una "degustazione" di Cdg senza tener contro dello Shiraz, che è la bottiglia più venduta! :-)

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Alessio Pietrobattista

circa 12 anni fa - Link

Purtroppo non l'ho trovato nell'occasione. Evidentemente va davvero a ruba...

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