Serralunga | Spiegare il nebbiolo agli inglesi. O almeno provarci

di Francesca Ciancio

la vista dal castello di Serralunga

Questo è un momento splendido per fare un giro in Langa. Il caldo delle ultime due settimane ha fatto crescere le piante a dismisura. Le viti sono piene di vita. La primavera ha fatto nascere anche una nuova associazione, quella degli amici di Serralunga. Per ora sono in quindici e un piccolo miracolo lo hanno già fatto: far aprire, anche solo per un giorno, il castello di Serralunga, un bastione del XIV secolo, al momento chiuso per mancanza di un custode. Il Comune ha indetto un bando a inizio aprile. Chi vincerà, se deciderà di fare, per così dire, il castellano, avrà diritto a una graziosa casetta con vista vigneti (se a qualcuno di voi interessa…). La prima uscita ufficiale dell’associazione è stata la manifestazione “Nebbiolo Nobile”, una giornata di degustazione dedicata al cosiddetto second vin Langhe Nebbiolo e ai Nebbiolo d’Alba.

All british il parterre: giornalisti e blogger sono stati convocati da David Berry Green, compratore di vini italiani per la Berry Bros&Rud di Londra, nella speranza che possano raccontare qualcosa in più Oltremanica, tipo che il nebbiolo non serve a fare solo Barolo e Barbaresco, che le cantine dei produttori che loro tanto osannano hanno da vendere anche queste bottiglie erroneamente “figlie di un dio minore” e, infine, che c’è un modo più semplice, economico e fruttato di conoscere l’uva langarola. E magari di farsela anche piacere, prima di arrivare a discettare dei diversi cru (a quel punto mappe di Enogea alla mano, mi raccomando). Non so cosa e quanto i colleghi britannici abbiano capito. Certo è che bere hanno bevuto, e io con loro, le seguenti bottiglie:

Langhe Nebbiolo 2008, Massolino
Un barolo declassato che si fa 18 mesi in botti grandi. Un vino potente, sfaccettato. Per apprezzarlo bisogna già essere in confidenza con l’uva nebbiolo. Non è un “nebbiolino” per principianti. D’altronde stiamo parlando della cantina del “vino mito” Vigna Rionda e dei Massolino, quattro generazioni che hanno fatto atto di fede al terroir di Serralunga.

Nebbiolo d’Alba 2007 La Perucca, E. Bocchino
Piuttosto morbido, ancora alcolico. Zona di provenienza che regala una certa eleganza e un ventaglio di profumi varietali assai ricco. Il 2011 è l’anno della certificazione biologica per i Bocchino, che da un po’ portano avanti i concetti dell’omeodinamica.

Nebbiolo d’Alba 2007 Valmaggiore, Sandrone
Con questa bottiglia siamo in Roero, vigna Vezza, 3,5 ettari di incredibile pendenza. I terreni sono sabbiosissimi e donano vini profumati, tannini morbidi e meno corpo. Sentore e sapore metallico. Beva pronta. Luciano Sandrone è barolista di Barolo, fu lui a iniziare la storia della cantina che porta il suo nome, acquistando mezzo ettaro a Cannubi. Mi piace parlare dei produttori che non hanno una gens alle spalle.

Nebbiolo d’Alba 2007 Valmaggiore, Brovia
Dal nebbiolo di un barolista vecchio stampo come Brovia  ti aspetti qualcosina in più: qui c’è un vino sottile, corto e un po’ erbaceo. L’uva, anche in questo caso, arriva dal Roero. D’altronde i Brovia sono più a loro agio a Castiglion Falletto dove ci  regalano Barolo come Rocche e Villero.

Langhe Nebbiolo 2007 Perbacco, Vietti
Una parte di Barolo declassato più vigne del Roero. Vietti l’ha voluto così, come se fosse un Barolo: 5 mesi di barrique e poi 2 anni in botti grandi. Ne vien fuori un vino armonico e speziato sul finale, con sentori di liquirizia. Lungo e persistente. E prezzo davvero invitante ( intorno ai 15 euro).

Langhe Nebbiolo 2008 Cerretta, Giacomo Conterno
Dalle vigne Cerretta nascerà prima o poi un Barolo. Per ora c’è da aspettare: le piante hanno una quindicina d’anni. Troppo giovani per dare il grande vecchio. E così la prove generali si fanno con questo Langhe Nebbiolo che ha ciliegia sottospirito, bella polpa di frutta rossa, bocca densa. Questo “fratellino” promette bene per l’exploit più grande.

Langhe Nebbiolo 2008, Alessandria
Naso dolcino, profumi canforati. Più vivo in bocca anche se svanisce piuttosto presto. La zona di provenienza è Monforte, altra zona di prestigio. Qui la mano del produttore è “modernista” e usa concentrazioni minori.

Langhe Nebbiolo 2009, Cavallotto
Troviamo dei campioni di botte. Entrata al naso un po’ svanita, ma in bocca è lunghissimo, dall’acidità spiccata. Finale di amarena e foglie di tabacco. Denso e pieno. Anche qui siamo di fronte a un Barolo declassato, proveniente dal cru Bricco Boschis che la famiglia Cavallotto possiede quasi interamente. I vini di Alfio, Giuseppe e Laura sono un perfetto esempio di simbiosi tra prodotto e produttore: entrambi discreti e profondi, vengon fuori dopo un po’, ma poi la rivelazione è grande.

Maria Teresa Mascarello

Langhe Nebbiolo 2008, Cascina Fontana
Un’azienda di 4 ettari a Monforte, poco conosciuta anche in loco. Le uve provengono  da Sinio e Castiglione Falletto. Per ammissione dello stesso proprietario, questo nebbiolo vuole essere bevibile. Il finale ci risulta invece un po’ legnoso, però la materia c’è ed è fatta di una bella polpa di frutta rossa.

Langhe Nebbiolo 2008, Gigi Bianco
E’  una delle realtà storiche di Barbaresco. Le uve provengono da meno di 3 ettari vitati negli splendidi cru Ovello e Pora e sono ancora vinificate nella storica cantina posta sotto la torre del paese. Il Langhe Nebbiolo 2008 ha un naso opulento anche se non perfetto. Sentori un po’ fecciosi e alcolici invitano ad aspettare

Langhe Nebbiolo 2009, Piero Busso
Piero Busso è un viticoltore che non ama i compromessi: conduzione naturale del vigneto e rese basse.  Il suo Langhe Nebbiolo possiede un’ottima pienezza di polpa che riesce a bilanciare la naturale tannicità del vitigno e soprattutto una persistenza da grande vino. La beva un po’ rustica è coerente con la sua ricchezza.

Langhe Nebbiolo 2008 Cascina Luisin
Ecco un’altra cantina e un’altra famiglia storica di Barbaresco. I Minuto sono alla testa di Cascina Luisin da oltre quarant’anni. I rossi che offre  sono di sana ruspantezza. Il Langhe Nebbiolo si fa apprezzare per i suoi sentori di cuoio e per l’intrigante ruvidezza finale.

Nebbiolo d’Alba Santa Rosalia 2009, Brezza
Attualmente il giovane Enzo Brezza è presidente dell’associazione Albeisa e quindi per lui la parola tradizione non è spesa a caso. Tra i tanti cru prestigiosi di Barolo, la famiglia può contare sul vigneto Santa Rosalia sulla collina subito a sud di Alba, fuori dalla Docg Barolo. Sfruttando la naturale propensione del terroir, Enzo offre un Nebbiolo tutto frutto e morbidezza. Una beva semplice e godibile

Nebbiolo d’Alba Bernardina 2008, Ceretto
Intorno alla tenuta della Bernardina, sede degli uffici e delle cantine Ceretto, posta tra Alba e Gallo d’Alba, crescono  i ceppi di nebbiolo dell’omonimo vino. Si tratta di un vino potente e austero, che non cede in alcun modo alle tendenze giovanili dei rossi di beva immediata e morbida.

Nebbiolo d’Alba 2008, Poderi  Colla
Dalla famosa tenuta Cascina Drago, posta in una valle selvatica di San Rocco Seno d’Elvio e appartenuta al farmacista Luciano Degiacomi, Beppe – decano degli enologi albesi – e Tino Colla producono un Nebbiolo serio e austero, senza inutili fronzoli, perfetto con i piatti corroboranti della cucina piemontese.

Nebbiolo d’Alba Cumot 2008, Bricco Maiolica
Alle porte a Sud di Alba, nel comune di Diano d’Alba lungo la strada per Cortemilia, troviamo la bella cantina rinnovata da Beppe Accomo. In passato, suo padre è stato allevatore di buoi e vincitore di premi al Bue Grasso di Carrù. Dopo quasi 20 mesi di riposo in barrique, il Nebbiolo Cumot esprime doti di grande complessità olfattiva (vaniglia, lampone e liquirizia) e armonia gustativa.

Nebbiolo d’Alba La Val dei Preti 2008, Matteo Correggia
Per il Roero, il Nebbiolo la Val dei Preti e la Barbera Marun di Matteo Correggia, vera anima trascinatrice della zona, furono i punti di partenza di un’ epopea fantastica. Oggi questo rosso, affinato per 18 mesi in barrique, offre le stesse qualità: intensità aromatica con note di cannella, fiori rossi e lampone per un equilibrio magistrale tra tannini e frutto.

Langhe Nebbiolo 2009, Ettore Germano
Serralunga è patria di grandi nebbioli, qui nascono i Barolo più longevi. Sergio Germano non può che assecondarne l’indole. Il Langhe Nebbiolo 2009, appena smussato da un rapido passaggio in botte, conserva gli aromi cupi di tartufo e cuoio e la tannicità ruvida di Serralunga, appena ingentilita nel lungo finale dalla ricchezza della polpa fruttata.

Langhe Nebbiolo 2009, Bartolo Mascarello
Erede di una famiglia che tanto ha dato al Barolo e alla tradizione dei vini langaroli, Maria Teresa Mascarello segue con attenzione i dettami del grande Bartolo. La cantina produce soprattutto Barolo – circa il 50% dell’intera produzione – ma tra le chicche aziendali c’è anche un armonico e succoso Langhe Nebbiolo di bella classicità e spiccata territorialità.

14 Commenti

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Armando Castagno

circa 13 anni fa - Link

Siamo sicuri che è a Serralunga che nascono i Barolo più longevi?

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

ai corsi AIS dicono così Armando! dài, in genere è così...no?

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

ai corsi AIS dicevano che era il più "rustico" (si memoriam non me cedit)... da qui al più longevo...

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Armando Castagno

circa 13 anni fa - Link

Non è il fulcro del pezzo di Francesca, con la quale mi scuso. Chiarisco il mio pensiero: ho letto questa affermazione più e più volte, sostenuta da diversi specialisti e secondo me corroborata dall'erroneo (per me) assunto per cui un Barolo - un vino - più è duro da giovane più è longevo. Sul fatto che a Serralunga, e in particolare sull'Unità Geologica di Serralunga (che ad esempio non comprende vigne come Cerretta, Baudana, Brea o Prapo', appartenenti all'Unità di Castiglione Falletto) nascano i Barolo più tannici, potenti e duri, pochi dubbi, anzi nessuno. Ma la mia esperienza personale di enogerontofilo abbastanza accanito mi parla di altri territori del Barolo come origine dei Barolo più autenticamente longevi (e non quindi genericamente "sopravvissuti", ma evoluti positivamente e ancora esenti dal decadimento ossidativo al momento dell'assaggio). Ora, il Barolo Brunate 1961 di Marcarini/Elvio Cogno (vigna in Barolo), che chi ha assaggiato giovane descrive come floreale e delicato nei suoi primi anni, nonché molto equilibrato, è ancor oggi un rosso fenomenale, così come il Monfortino di diverse delle annate ottenute dalle vigne di Monforte, il Bussia di Prunotto di almeno tre annate degli anni Sessanta (vigne a Monforte, lato Barolo), alcune vecchie annate di Bartolo Mascarello (quattro vigne in Barolo), il Granbussia di Aldo Conterno (Monforte), i vecchi Monprivato (Castiglione), e via andare.

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Alessandro

circa 13 anni fa - Link

scusa sicuro che la vigna dove attualmente si coltivano le uve per il Monfortino sia proprio in Monforte? (ora non ricordo esattamente ma a parte il nome che suggerisce Monforte mi pare proprio che la vigna sia in Serralunga....)

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Enrico

circa 13 anni fa - Link

Per la precisione aggiungo: Barolo 2 zone: Tortoniana (La Mora/Barolo): terreni chiari= soprattutto maggiore eleganza; Eleveziana (Serralunga/Castiglione Falletto/Monforte: terreni scuri= vini più tannici, spigolosi, robusti... ;)

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Enrico

circa 13 anni fa - Link

ErrataCorrige: "Elveziana"...I'm sorry!

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Giovanni Solaroli

circa 13 anni fa - Link

In degustazione mi sa proprio che Francesca voglia insidiare il Gori. Vedremo. Sarebbe interessante capire, oltre alla longevità dei Barolo, quale può essere il potenziale "de garde" dei Langhe Nebbiolo. Specie se si "ipotizza" che molti di loro siano Baroli abbreviati(declassati non mi piace) per esigenze di cassa. Mi(ci)appelliamo ad Armando Castagno (e al Masna)per gli approfondimenti. In tema di preferenze sui Barolo il mio voto va a La Morra, Brunate Cerequio e l'Annunziata su tutti, ma ho notato che sono molto influenzabile dal luogo, in Langa tutto sembra più buono.Un pò come le grappe alla pera williams Roner: sciando ne bevevo litri, ma una volta a casa mi facevano schifo. Chissà se gli amici britannici sono suggestionabili anche loro?

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enrico

circa 13 anni fa - Link

" il Nebbiolo la Val dei Preti e la Barbera Marun di Matteo Correggia , vera anima trascinatrice della zona..." Ti spieghi meglio?

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francesca ciancio

circa 13 anni fa - Link

mi scuso innanzitutto per rispondere solo ora, ma non ho avuto modo di collegarmi per un intero giorno veniamo alle risposte ( che non mirano affatto a essere esaustive) i vini di serralunga come alcuni di voi dicono sono più rustici. si è vero, io direi più giustamente tannici, il che, secondo la letteratura, li rende potenzialmente più longevi. le marne di quel territorio sono molto compatte, la qual cosa rende più spiccata l'acidità nei vini e anche l'acidità, come tutti voi sapete, è altra componente fondamentale per una lunga vita per un vino il monfortino non viene fatto con uve di monforte ma di serralunga Matteo Correggia ha fatto moltissimo per il Roero e suoi vini. non che prima non ci fossero grandi bottiglie in zona, ma non erano conosciute e ben commercializzate. mi hanno raccontato che prima di lui molto roero si vendeva sfuso nelle vinerie di torino. lui ha fatto sistema come si dice oggi, portava i vini suoi e dei suoi colleghi nei grandi ristoranti, era personaggio carismatico e forse anche con l'innata predisposizione a fare il leader ( e magari a qualcuno questa cosa non andava sempre giù). la "cometa del Roero", come nel titolo del bel libro di Sergio Miravalle, ci ha lasciato troppo presto. io vi linko un articolo che secondo me stimola a conoscere la figura di matteo e i suoi vini. e se siete in zona chiedete a Angelo Ferrio, chiedetegli cosa è stato MAtteo Correggia per il Roero http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=262&ID_articolo=23&ID_sezione=585&sezione=

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Armando Castagno

circa 13 anni fa - Link

Francesca, il Monfortino è stato fatto - come dice il nome - con uve acquistate provenienti in larghissima parte da Monforte, cru Le Coste, fino al 1974 escluso, primo anno di utilizzo del Vigneto Francia di Serralunga. Le annate 43, 47, 58, 61, 64 e 71 ci ricadono dunque in pieno e sono probabilmente le più straordinarie in assoluto della storia di questo vino, assieme a 87, 96, 01 e 02, la cui longevità è ovviamente tutta da verificare.

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Mari

circa 13 anni fa - Link

Ciao, a proposito di vigneti ed enoteche, guardate che carino il filmato che ho trovato qua dove si parla di come mettersi in proprio investendo sul vino. 'E veramente carino! :) http://www.youimpresa.it/video/mi-metto-proprio/un-buon-bicchiere-di-vino

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francesca ciancio

circa 13 anni fa - Link

ora si che la notizia è esaustiva! abbiamo fatto entrambi un errore ed entrambi abbiamo detto una cosa giusta. io mi riferivo ai monfortino fatti con uve di proprietà della famiglia. giusto però sottolineare la storicità di questo vino soprattutto se si parla di invecchamento

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Enrico Rivetto

circa 13 anni fa - Link

Il Barolo di Serralunga è stato aiutato tantissimo ad essere apprezzato negli ultimi dieci anni,dal cambiamento climatico, Le temperature infatti si sono alzate ed hanno reso quel vino, di forte acidità e di verde tannicità, potente e più piacevole. I Serralunga di un tempo e di ora hanno comunque, un comune denominatore che è la spettacolare finezza. La mia azienda si trova a cavallo tra Sinio e Serralunga, nella regione di Lirano ed ho lottato e continuo a lottare per avere dei Langhe nebbiolo, morbidi, con un tannino più piacevole subito, ma credetemi, è tutt'altro che facile...

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