Rossese Style. L’aria rarefatta delle alte vette
di Fiorenzo SartoreUn sabato lavorativo a Bajardo, sede del primo Rossese Style. E potremo dire “noi c’eravamo”.
Quando salirete fino a Bajardo, 25 km. nell’entroterra di Sanremo (e soprattutto a quasi mille metri s.l.m.) per il Rossese Style dell’anno prossimo, tenete presente qualche suggerimento.
E’ importante disporre di un’auto in perfetta forma. L’interminabile salita in montagna potrebbe essere fatale a molte vetture; la strada è stretta, tutta curve, attraverserete chilometri di boschi e valli deserte, senza alcuna indicazione. Senza incontrare anima viva. Farete pensieri mistici.
Prima della scalata, a Sanremo, i navigatori satellitari (ne ho due) misteriosamente vi abbandoneranno. Chiederete ai locali, che (tutti) vi sconsiglieranno di avventurarvi “lassù in montagna”.
Una volta arrivati, comincerete a capire che questa ascesi ha qualche senso. Il Rossese di Dolceacqua è un vino alquanto diverso da qualsiasi produzione massiva o facilmente reperibile. E’ schivo come un ligure, è un vino marginale, per giunta proviene da quest’area montuosa, quasi irraggiungibile. E’ uno dei vini meno global che io conosca, tanto è fuori dagli schemi e soprattutto fuori dai giri fighettodromi di certi tagli bordoles-qualchecosa. Un po’ te lo devi meritare, quindi ha perfettamente senso che la prima rassegna di Rossese Style si sia tenuta sulla Luna, cioè a Bajardo. Arrivato sulla rocca del paesino, dove i ragazzi di Vinoglocal hanno allestito la degustazione cieca (comparata, di una decina di produttori, e verticale, di tre annate, 2008-7-6) ti senti spaesato quanto basta.
Le vecchie pietre della chiesa crollata in tempi immemori sono tutt’uno con i sassi che compongono le stradine strettissime, ripidissime, per raggiungere la minuscola piazzetta con pochi tavoli, su una terrazza dove lo sguardo abbraccia il mare lontano, la Francia vicina, i monti e il cielo.
Veniamo alla degustazione. Uno dei pregi di Rossese Style è stato senz’altro aver consentito la verifica dell’evoluzione dei Rossese, nella verticale di annate. Un assaggio dei 2008 sarebbe stato davvero poco significativo, vista la cifra qualificante di questo rosso che è l’esaltante capacità di divenire, nel tempo, un vino stratificato e concettuoso.
Un elemento che ritorna spesso, parlando del corredo aromatico del Rossese: alcune punte aromatiche ascrivibili alle puzze. Personalmente, sono cresciuto alla scuola di chi diceva che il Rossese deve puzzare (merde-de-poule, secondo una mia insegnante AIS). La realtà è invece la solita, quando si parla di queste leggende metropolitane dei difetti visti come tipici: le vinificazioni tradizionali, poco tecniche, erano le uniche possibili. Il gran numero di difetti olfattivi diventava, così, tipicità. Alcuni vini (pochi) tra i campioni presenti, tuttavia, insistevano a mostrare descrittori aromatici alquanto discutibili.
Per la vendemmia 2008, il mio Rossese del cuore (85/100) è quello di Poggio all’Elmo, che al naso aveva note sontuose di cappero, con bocca intensa ed una curiosa vena succulenta, quasi dolce. Ad un’incollatura (84/100) Adriano Maccario, produttore bio: ciliegia sotto spirito, salino, impressivo all’attacco, e comunque mobile durante l’assaggio.
Tra i 2007 primeggia Terre Bianche, che nel suo Bricco Arcagna schiera note balsamiche, ampie, assieme ad una frutta seducente; raggiunge facile gli 84/100; ho trattenuto a lungo questo bicchiere, senza svuotarlo per far posto ai campioni successivi, in ragione di una attrattività davvero irresistibile, dovuta anche all’evoluzione nel bicchiere, che invitava continuamente alla riprova.
Infine, nel gruppo dei 2006, con qualche sorpresa dopo lo svelamento delle bottiglie, il campione che mi ha maggiormente convinto (86/100) è stato nuovamente quello di Terre Bianche. Al colore non mostrava alcun cedimento da maturazione, anzi, indicava con forza la sua potenziale longevità vista la concentrazione cromatica, e la frutta ampia, fitta, al naso. In seconda battuta note di tostato (caffè) appena accennato, sempre molto variabile, unito ad elementi (di nuovo) balsamici. Ho assegnato poi 84/100 al 2006 dei f.lli Gajaudo, il Vigneto Arcagna, ma per motivi quasi opposti: per la spettacolosa nota matura, quasi di evoluzione compiuta ed al suo massimo – tuttavia, segnalo che questo elemento è stato indicato, da assaggiatori vicini, proprio come un difetto: “è arrivato al massimo, ora può solo discendere”.
Alla fine della degustazione, il mio personalissimo vincitore:
Azienda Agrituristica Terre Bianche
Località Arcagna 18035 Dolceacqua (IM)
tel.0184.31426 fax 0184.31230
12 Commenti
fabrizio scarpato
circa 15 anni fa - LinkIl Rossese mi sta simpatico ( e già questo è un parametro che non so se sta al di qua o al di là della soglia invisibile). Mi sta simpatico perchè, dal mio punto di vista assolutamente impreparato di ligure dalla parte opposta, più influenzato dalla Toscana che dall'altro lembo di Liguria, il Rossese mi è sempre sembrato bistrattato, secondario, emarginato, lui rosso, e nemmen tanto come colore, in un mondo di bianchi pesciaioli. Recentemente ho servito proprio Rossese di Dolceacqua a Liguria da Bere, e con lui altri vini dell'imperiese, e la mia simpatia si è tramutata in interesse: perchè, pur senza esaltare, ho apprezzato una certa scontrosità, una veridicità che, contrariamente a quanto pensavo, sbagliando, lo facevano preferire rispetto all'Ormeasco di Pornassio. Servivo Rossese base, quasi tutti 2007, spesso con una presenza alcolica un po' invadente, o comunque non abbastanza controbilanciata, a volte qualche difetto ( c'è stata una discussione se era tappo o no, figuriamoci), un paio da agricoltura bio, ma tutti di carattere e sicuramente meno rassicuranti e morbidi dell'Ormeasco. Avevo a disposizione un solo Rossese Superiore, un 2006 di Tenuta Anfosso, e in effetti era decisamente superiore agli altri, persino troppo.
RispondiFranco Ziliani
circa 15 anni fa - Linkesagerato Fiorenzo!!! E' stata una passeggiata, per me che non guidavo, salire su fino all'incanto di Baiardo. E soprattutto scendere, dopo 32 vini degustati senza sputare... Fosse per me sarei rimasto a Baiardo. Per il posto, ma anche per la giovane, deliziosa Assessore al turismo... :)
RispondiMassimo Sacco
circa 15 anni fa - LinkCaro franco vediamo di accontentarti il prossimo anno....... grazie per tutto
RispondiFranco Ziliani
circa 15 anni fa - Linkprossimo anno? Macché anno prossimo, non passerà troppo tempo prima che io torni a Baiardo e nelle terre del Dolceacqua Doc, nome che mi piace più di Rossese di Dolceacqua.... Esperienza bellissima: posti splendidi, gente simpatica, grande cucina, e soprattutto molti ottimi vini
RispondiLuca Risso
circa 15 anni fa - LinkQuesta cosa dell'assessore mi era sfuggita... Grazie Massimo anche per l'organizzazione pressoché perfetta. Luk
Rispondimassimo sacco
circa 15 anni fa - LinkLuca a presto e se passi da queste parti fatti sentire grazie!!!
Rispondiarzaman
circa 15 anni fa - LinkNon dimenticate che "l’interminabile salita in montagna" per arrivare a Bajardo e' teatro di una delle piu' spettacolari prove speciali del mitico Rally di Sanremo..da Apricale a Bajardo..chissa se con qualche bicchiere di rossese il tempo di poco piu' di 7 minuti per 10Km poteva essere migliorato.. peccato non esserci stato... Su Terre Bianche e Gajaudo qualche nota in una recente visita in quel di Dolceacqua http://mysobry.org/wordpress/?p=748 ciao arzaman
RispondiFranco Ziliani
circa 15 anni fa - Linkalcune mie prime impressioni sulla bellissima degustazione qui: http://www.sommelier.it/archivio.asp?ID_Categoria=8&ID_Articolo=1644
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circa 10 anni fa - LinkEverything is very open with a clear description of the issues. It was truly informative. Your website is extremely helpful. Many thanks for sharing! My page - how to install metal roof
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