Pillola di Zind-Humbrecht, colosso d’Alsazia: Riesling Clos Haüserer 2007
di Gianluca RossettiCon spirito lieve sul versante scosceso dell’agiografia mi sono avvicinato a un vino del Domaine Zind-Humbrecht, produttore noto ai savi di tutte le latitudini come grande interprete dei bianchi d’Alsazia. Olivier è viticultore biodinamico certificato da quindici anni, e biologico da venti, è Master of Wine, discendente di antica stirpe di vignaioli coi galloni cuciti in pieno XVII secolo, quaranta ettari tutti suoi tra i più vocati della regione. Perfino piacente. Insomma, una battaglia persa per chiunque.
Il vino è Riesling Clos Haüserer 2007. Da un vigneto di poco più di un ettaro, a valle del Grand Cru Hengst, impiantato a solo riesling dal 1973. Siamo a Wintzenheim, sede della cantina storica fino al 1992. Microclima temperato, precluso ai venti dalle quote circostanti, a suo modo un unicum; suoli di marna e calcare. Nel bicchiere non troverete nulla della lama di roccia teutonica, né delle interpretazioni minori di casa altrove. Un vino che ha dalla sua un bouquet evoluto in tutto, colore in primis. Ambra piena. Olfazione imbrigliata da toni ossidativi, poi di albicocche sciroppate, cera d’api, zenzero, anice stellato. Sorso pepato, elettrico, fresco e, come da aspettative, grasso, scaldato da 12,5% alcol. Lascia però il segno con una spinta in persistenza da fondista che disorienta, ancor più per la definizione di cui è capace. Un mondo di differenze nel calice.
L’idea sempliciotta che ho io di questo produttore suona come il nome aziendale, Zind-Humbrecht: un due/quarti secco di rullante che pare voglia estrarre di forza dagli acini ogni filamento di DNA, lasciando vinacce esauste buone per farci niente. Questa idea di espressionismo totale di Olivier mi respinge nella maggior parte dei casi. Per ingiustificabile questione di gusto personale. Ma, onestamente, è uno che fa vino coi crismi. E questo Clos Haüserer non è da meno: potente e lunghissimo, banale mai, capace di indurre disorientamento per quel punto di ossidazione che scurisce colore, bouquet e sorso. Un riesling da aspettare nel calice e, soprattutto, da servire intorno ai 12/13 °C se davvero non si intende perderne un’oncia.
Poi magari seguirò il consiglio di un’amica: “Vai a vederla l’Alsazia, sembra il paradiso in terra in certi periodi dell’anno: borghi che sono miniature e una natura, esplosiva, vivida, con distese sconfinate di vigne. Forse comprenderai meglio i vini di qui passandoci del tempo”. Già, forse. Ma troppi sarebbero i viaggi da fare se davvero dovessi comprendere ogni vino così a fondo. Nuoto in superficie. Malamente. Chi può ci vada al posto mio. E poi mi racconti. Dicono che Strasburgo sia bellissima in primavera.
[Credits foto: Stuart Pigott]
7 Commenti
Denis Mazzucato
circa 7 anni fa - LinkFantastica cantina! Mi sono innamorato perso del pinot grigio grazie a loro! Concordo con la tua amica, nemmeno io sono mai stato in Alsazia, ma vorrei passarci un paio di settimane, almeno...
RispondiStefano
circa 7 anni fa - LinkC'è di buono che i vini alsaziani sono nel complesso facili da capire, almeno a livello di denominazione; intendo dire che mentre per la Borgogna mi sembra indispensabile andare sul posto per comprendere la selva di villages, cru, grand cru etc., per l'Alsazia il sistema di denominazione per vitigno è assai più facile. Sur place però io ho capito un po' di più di quella cosa degli "sucres résiduels", che forse spiegherebbero anche qualche caratteristica del Riesling oggetto del post. Resta il fatto che tutta l'Alsazia è stupenda, e non solo in primavera; d'inverno i paesini sembrano quelli di un presepio, d'estate c'è la "festa delle cicogne"... Strasburgo è al contempo città storica e moderna, e si passa agilmente da una weinstube a una bierstube. Insomma, vacci, che è pure vicina (ma attento al fegato: foie gras, choucrute...)
RispondiAlessandro Morichetti
circa 7 anni fa - LinkL'idea dei paesini tipo Hänsel e Gretel mi è ancora stampata in testa! Fantastica Alsazia e grandissimo ZU
Rispondinicola barbato
circa 7 anni fa - Linkbello. magari ci vado. in primavera. [una primavera].
Rispondithomas pennazzi
circa 7 anni fa - LinkAndateci a giugno, e non vorrete più tornare indietro. Non solo per il vino squisito ed i villaggi fioriti da fiaba: non dimenticate che l'Alsazia è terra di grandi distillati di frutti, col Kirsch sopra tutti. La Foresta Nera, altra grande patria alcolica, è ad un tiro di sasso.
RispondiGherardo Di Vaira
circa 7 anni fa - LinkL' Alsazia è dietro l'angolo e merita assolutamente una visita. Mi sembra comune un po' a tutti il riappacificarsi col pinot grigio appena entri a Colmar... è successo inspiegabilmente anche a me! Fine Aprile - iniziò Maggio quando il verde delle viti si incrocia col giallo della senape!
RispondiLuca Chichizola
circa 7 anni fa - LinkCi sono stato, in Alsazia, un paio di anni fa a inizio giugno. Posto bellissimo, Colmar e colline circostanti sono un incanto. Conosco Olivier da anni per la comune passione legata al whisky, ci eravamo visti in altre occasioni in giro per l'Europa, ma andarlo a trovare nella sua cantina è stato uno spettacolo. Unico avvertimento: ti fa assaggiare di tutto. A me ha aperto più di 20 bottiglie, e con vini così buoni (in Alsazia alla sua altezza trovo solo Albert Mann, che comunque è meno "particolare") è un peccato sputare. Quindi occhio, che si rischia di uscire dalla sua cantina poco saldi sulle gambe!
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