Non tutti i Burian vengono per nuocere: storie di bottiglie sotto la neve

di Alessio Pietrobattista

Roma, tanta neve come non se ne vedeva da anni. Un tragitto ufficio-casa venerdì sera degno di Holiday On Ice e un logico week-end campale per noi poco avvezzi ai candidi fiocchi: strade impraticabili, niente macchina, chiuso in casa ad ingozzarmi dalla mattina alla sera (il freddo lo dovrò combattere in qualche modo no?!?) tra un’americanata della palla ovale e partite di italico calcio (sigh). Programmino invidiabile, eh?!? Lo so, siete invidiosi ma in un mare di nullafacenza e candidi paesaggi da cartolina, avere una cantina a portata di mano diventa importante, un valido strumento per approfondire novità dell’ultima ora e riscoprire vecchi amori. Dopo lunga e ragionata selezione durata ben 5 minuti un paio di bottiglie spuntano fuori, di quelle che ti fanno far passare in secondo piano, anche solo per poco, la condizione di reclusione forzata dal meteo inclemente. Una l’ho pescata in Francia e l’altra in Italia, par condicio europea assicurata e una bella sfida lunga due giorni, seguendo passo passo i vini… tanto nessuno mi sarebbe corso dietro no?!?

Givry Rouge Vielles Vignes 2008 Domaine Ragot
L’onda lunga di Sangiovese Purosangue si fa sentire. Il vino era in degustazione comparata alla cieca con due conterranei e 3 ringer ilcinesi ed è stato quello che meglio s’è mimetizzato, creando un bel po’ di confusione (la maggioranza comunque convenne che trattavasi di Pinot Noir). Confermo la sensazione e il diabolico intento di Armando Castagno: è un Pinot Nero che somiglia di brutto ad un Sangiovese, più Chianti che Montalcino a mio giudizio ma in mezzo ci stava alla grande. Come è finito sulla mia tavola? Grazie ad amici degni della mia più profonda stima che hanno fatto una deviazione fino a Givry, una AOC poco battuta della Côte Chalonnaise nell’estremo sud della Borgogna.

Colore rubino trasparente, di quei colori che mettono letteralmente sete. Al naso esce fuori l’annata 2008, fresca e foriera di vini ricchi di acidità, a mio giudizio estremamente buona nel sud della Borgogna: freschissima marasca e mirtillo rosso, a cui s’aggiunge una rosa nettissima, un soffio di cola e un sottofondo di chinotto. Un profilo olfattivo lieve, fresco (in relazione anche alla zona di provenienza), che troviamo anche nella bocca agile, acida, di bella freschezza fruttata e tannino minuto. Non eccelle in lunghezza, anzi alla fine è un po’ corto ma fa benissimo il suo lavoro a tavola, soprattutto il giorno dopo migliora togliendosi di dosso qualche tocco scuro. Il prezzo sui 15-17 euro invoglia all’assaggio.

Barbaresco Boito 2001 Rizzi
Sono poco attendibile e ne sono fiero: il Boito è il Cru che più mi piace tra quelli prodotti da Enrico Dellapiana e, se possibile, questo 2001 non fa altro che sottolineare questa affinità elettiva. Non che disdegni la solare leggiadria del Pajorè o il ragionato equilibrio del Nervo Fondetta ma col Boito mi parte la scintilla, qualcuno direbbe la scheggia, per quello che definii tempo addietro l’anima soul dell’azienda. Tappo perfetto (come da foto) e il liquido color granato intenso comincia subito a stantuffare sin dal collo della bottiglia. Esiste il manuale del Nebbiolo? Se non esiste quello che mi si è presentato sotto al naso è quantomeno un corso intensivo: è cupo, terroso, uno squarcio nel terreno fatto col laser tanta è la precisione. E’ la progressione olfattiva ad entusiasmare perché non smette mai di cambiare, rimbalzando tra il mentolato balsamico e il floreale appassito di rosa, tra spezie finissime e la radice di liquirizia.

La bocca poteva essere discordante dal naso? Ovvio che no, ed ecco che i toni scuri tornano in auge, con un tannino di quelli che mordono e una lunghezza retrolfattiva da campione. È giovane il pischello, c’ha ancora da raccontare parecchie cose perché a bottiglia aperta progredisce che è una meraviglia, facendo emergere maggior rilassatezza olfattiva e sottolineando la bella acidità di cui è dotato. Potendo sarebbe da conservare almeno altri 5 anni, io purtroppo l’ho finito e maledico il giorno in cui non ne ho prese una carriolata. Per 25 euro (più o meno) è uno di quei vini da tenere sempre a portata di mano, per vedere più bella anche la giornata peggiore.

4 Commenti

avatar

Daniele

circa 12 anni fa - Link

Tu in casa hai trovato bottiglie di cui gioire....questo signore un pò meno... http://www.winenews.it/news/26073/la-cantina-esplosiva-scoperta-in-inghilterra-dopo-il-ritrovamento-di-un-ordigno-della-seconda-guerra-mondiale-e-diventata-un-cumulo-di-macerie-in-pochi-minuti-portando-con-se-bottiglie-francesi-risalenti-al-priodo-tra-il-1931-ed-il-1937

Rispondi
avatar

Alessio Pietrobattista

circa 12 anni fa - Link

Potrei morire... :-D

Rispondi
avatar

rampavia

circa 12 anni fa - Link

Mi piacerebbe conoscere la fonte di questa notizia che, a mio parere, è una bufala. Si ha il tempo di verificare che le bottiglie siano francesi (?) e che risalgano al periodo 1931/37 (complimenti alle etichette) ma non si ha il il tempo di salvare nemmeno una di queste preziose bocce per far posto alla furia degli artificieri. Ma per favore!!!

Rispondi
avatar

Daniele

circa 12 anni fa - Link

condivisibile, ma quel sito spesso sorprende per la faccia di bronzo con cui danno notizie

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.