Montellori e quei quarant’anni di chardonnay metodo classico in Toscana

Montellori e quei quarant’anni di chardonnay metodo classico in Toscana

di Andrea Gori

Correva il 1981 e l’idea di produrre uno spumante metodo classico in Toscana non era certo di moda e, se è per quello, non era di modo praticamente da nessuna parte in Italia (se non in Trentino). In quel periodo, per dire, la Franciacorta ancora prevedeva la versione martinotti in autoclave.

Ma la famiglia Nieri aveva questo vigneto particolarissimo circondato dai boschi a 450mt di altitudine nel Montalbano che poteva essere valorizzato in maniera speciale. Un suolo poverissimo, sciolto, ricco di silice e calcare, una finezza e magrezza da non nutrire troppo per bilanciare vigore e sviluppo delle viti ma, soprattutto, una serie di accorgimenti per far maturare lentamente lo chardonnay senza deteriorarne la preziosa acidità.

Il metodo di coltivazione è la pergola trentina per evitare il troppo sole e la cottura dei grappoli e, da allora, quasi ogni anno è stato possibile ottenere questa piccola chicca (mai più di 10mila bottiglie) che continua a stupire ad ogni assaggio, soprattutto se degustato alla cieca senza riferimenti geografici.

In cantina non viene mai svolta la malolattica e il 30% delle uve fermenta in legno, poi viene assemblato a primavera prima di trascorrere 36 mesi sui lieviti. Una piccola parte produce la linea “Riserva“, sorta di RD che in annata speciale aumenta la finezza squillante dell’insieme. Il risultato ogni anno ricorda molto più l’acidità alpina del Trento doc che quella più terrosa della Franciacorta ma di questa ha polpa ed energia con in più un tocco di rusticità aromatica simili allo Champagne della Aube, che intriga sempre però con una tecnica e una bollicina perfetta per compattezza e sensazioni tattili.

Nonostante la latitudine mai esce una nota troppa dolce o intensa e la cifra dell’eleganza è sempre paradigma per Alessandro e il suo team. Complessivamente la verticale con le migliori ultime annate ne svela il ritmo e il vivere le diverse annate con un comportamento che nelle annate fredde fa ritardare la maturazione delle uve portando note tropicali carnose e ricche, in quelle calde le rende da aspettare in bottiglia con note in gioventù molto sul balsamico e salsedine quasi marina e in quelle equilibrate sfodera eleganza citrica e gessosa che lo proietta in una dimensione rarefatta di erbe aromatiche.

Montellori Metodo Classico Pas Dosè 2016 naso piccante che si svela poco a poco, sottilmente agrumato e arioso, tra glicine e caprifoglio. La bocca ha forza e grinta e un bel finale nocciolato, ma prima si snoda delicato sinuoso con forza acida e limonosità intrigante 91

Montellori Metodo Classico Pas Dosè 2014 l’annata fredda porta alla ribalta energia e rotondità e anche una grinta che sembra quasi tannica più che acida, bella l’evoluzione ossidativa appena accennata con canditi, camemoro e ribes bianco insieme a papaya, ananas e frutto della passione. Sorso di forza e sapidità , dove si mantiene sempre grandissimo il frutto e la rotondità senza far mancare agilità nel finale che svela pepe, gesso, sapidità della grande bollicina 92

Montellori Metodo Classico Pas Dosè 2013 annata di media intensità calorica, note evolute di canditi, pepe e zenzero, sorso sottile speziato, pepe e ribes bianco, agile ma anche sontuoso, arancio giallo, mandorle, susine, albicocca e zenzero nel finale ricco e di bella progressione. 89

Montellori Metodo Classico Pas Dosè 2012 annata che ricorda in maniera sorprendente i rossi della stessa annata, ovvero, presenta notevole corpo, struttura e grinta. Sorso di equilibrio su maturità e solarità, sontuoso e acceso il naso che lo annuncia appena tropicale con confettura di agrumi, ananas e albicocche, belle le mandorle tostate tra le note da affinamento sui lieviti 90

Montellori Metodo Classico Pas Dosè 2007 ci si proietta all’indietro con questo tuffo nel passato ma senza perdere di vista l’acidità che è sempre presente ma che si compenetra con sensazioni marine e ferrose di ostrica, resina, aromi ciottolosi e salati mentre il frutto è sottile di nespola, susina e pera con tocco di affumicato e lamponi bianchi. Il più lento ad aprirsi ma regala un finale ancora in palla. 88

Montellori Metodo Classico Pas Dosè 2003 annata calda con maturazione anticipata ma nel bicchiere non parrebbe, tanto è sottile e roccioso con una energia accumulata sotto che pare aver avuto bisogno davvero di tutti questi anni per svilupparsi al meglio. Aromi tostati e torrefazione e con un balsamico che duetta con floreale passito e note di confettura di ribes bianchi, sorso che appaga la sete e traguarda ancora lontano, ché non ha certo voglia di arrendersi. 87

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

2 Commenti

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Ribollito

circa 3 anni fa - Link

Però mancava la migliore, la 2010, ovvero quando Fucecchio bastona lo Champagne... Annata memorabile e non solo per lo spumante, anche il Salamartano 2010 è un capolavoro d'intensità e finezza, quando Fucecchio randella la Gironda... Che bel produttore Montellori, tutta roba buona... La mi stia bene, sor Gori...

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

La 2010 la ricordo anche io bellissima! e di nuovo annata piuttosto fresca per gli standard di zona. Montellori con qualche pizzico di fortuna e coraggio in più poteva diventare una grandezza di prima fama con bottiglie inarrivabili...meglio così per noi che ci possiamo permettere ancora tutte queste bottiglie!

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