Merlot di Toscana a Divino Tuscany: seta rossa o veri vini?
di Andrea GoriUno degli eventi più attesi di Divino Tuscany era lo showoff dei migliori Merlot toscani, davanti allo stiloso Master of Wine Ned Goodwin – già definito dalla critica femminile “un incrocio tra Johnny Depp e Robert Downey Jr”. Una tipologia di vini sovraterritoriali (si va dal Chianti Classico fino alla Maremma) che ha vissuto il suo momento di gloria almeno in Italia qualche anno fa. Ma che dimostra insospettato e continuo successo al di fuori dei confini nazionali. Siamo stati ad indagare se tanti entusiasmi sono davvero meritati.
La panoramica che Ned traccia è forse un poco esagerata e trionfalistica – ma del resto ci sono 400 persone che hanno pagato, oltre al viaggio e al pernotto, 1900€ per tre giorni per assaggiare il meglio del meglio, quindi bisogna ribadirlo ad ogni frase. Di sicuro sono vini che colpiscono subito il palato, e non sempre, per fortuna, solo per la proverbiale morbidezza e piacioneria. A dirla tutto sono proprio durezze e sapidità che stupiscono al riassaggio dopo anni in cui sono stati un poco trascurati.
Tra parentesi riporto i voti di James Suckling, che come noto non recensisce sul suo sito vini con punteggi sotto il 90.
Galatrona 2008 – Fattoria di Petrolo (Figline Valdarno, AR)
Fresco e dissetante nonostante la potenza, thick and fat in genere: il territorio aretino genera dà vini con tali caratteristiche. Molto poco merlot in realtà. Compatto e denso, ricco, opulento, ma non come in altre occasione, sapidità impressionante frutto ben presente. Coriandolo, cardamomo, mora prugna e terra, finale sontuoso. Tipico toscano centrale e molto Galatrona ormai un classico nel suo stile in Italia ha pochi rivali. 95 (JS 95)
Tua Rita 2008 – Redigaffi (Val di Cornia, LI)
Vivacissimo, scuro, cupo di oliva mirto e prugna in confettura, suolo con qualche collina e tante rocce: speziato, balsamico, bocca fruttata molto definita, sapida e mediterranea ma al contempo molto bordolosese, stile Conseillante. 96 (JS 98)
Girolamo 2008 – Castello di Bossi (Castelnuovo Berardenga, SI)
Zona di eleganza ma anche potenza: siamo a Sud del Chianti Classico, comunque sui 300 mt slm. Il suolo ha molto tufo e rocce simili alle Graves. Naso ricco more e mirtillo, cacao e oliva, terroir molto presente che smorza caramello e frutta di bosco, tabacco e spezie orientali, bocca appena nervosa, finale sapido. Curioso, una bella via di mezzo tra i merlot d’impatto e quelli di eleganza. 88 (JS 90)
Lamaione Castelgiocondo 2008 – Frescobaldi (Montalcino, SI)
Montalcino, terroir grandissimo che rende alla grande anche col Merlot: naso dolce, mandorla e prugna, molto solare e aperto, anche floreale; bocca con il tannino un poco presente e leggermente verde, finale peró fresco che rivela la complessità a poco a poco; intrigante e sicuramente da aspettare, ma l’impressione è di un vino non così roboante e ricco, il che può essere un difetto o un pregio a seconda dei punti di vista. 85 (JS 90)
Masseto 2008 IGT Toscana (Bolgheri, LI)
Non c’era Merlot prima di Masseto a Bolgheri; in realtà, fu piantato per fare Ornellaia, ma la collinetta speciale fu subito una rivelazione per l’argilla particolare che conteneva. Ha un naso fine, distinto, minerale, cupo e scuro ma non imponente, marino e polposo: salinità e frutto, mora mirtillo pepe rosa, oliva nera arrostita, torrefazione Giamaica e cacao amaro; bocca delicata , succoso e fitto di tannino estratto benissimo e gestito alla grande, finale lunghissimo, serio, dove la frutta è compressa da ferro, iodio e sale ma spunta fuori appena può. Dissetante, ricco e che non stanca, davvero un’annata in stato di grazia. Glossy. 97 (JS 99)
Dobbiamo dire che gli assaggi ci hanno stupito non poco, soprattutto perché era relativamente facile capire la zona di provenienza, in base alle caratteristiche dei vini che risultavano trasparenti nei confronti del terroir. E anche in bocca, l’assaggio non è stato faticoso, provante e noioso, ma foriero di molti spunti di riflessione. Certo, sono vini con prezzi spesso esagerati (si va dai 60 euro del Girolamo e Lamaione agli oltre 400 di Masseto passando per i 120 e passa di Galatrona e Redigaffi) ma di sicuro raccontano uno stile toscano di fare Merlot, del tutto imparagonabile a Pomerol e Medoc ma che ha assunto dopo anni una fisionomia personale, estrema se vogliamo e pertanto che non piacerà a tutti ma che sa sempre più accontentare il proprio pubblico. E che, siamo d’accordissimo, ha un appeal straordinario su palati non italiani.
E come contributo video, ecco la degustazione del Masseto introdotta da Leonardo Raspini, direttore di Ornellaia, e il commento dello stiloso Ned Goodwin MW.
[Crediti | Foto Ned Goodwin: Chiara Giovoni]
21 Commenti
she-wolf loves the cherry on top of the cake
circa 12 anni fa - LinkNon so se sia più ciliegina da cogliere Mr Goodwin (niente a che vedere con Archie e Nero Wolf), immortalato con stile trans-figurativo da un obiettivo innamorato o il poderoso Masseto, bono solo per portafogli altrettanto polputi. Finita la festa gabbato lo santo. Torniamo al lavoro che di vino italiano da vendere nel mondo ce n'è in abbondanza.
Rispondiil marchese
circa 12 anni fa - LinkSono perplesso. Non capisco in cosa consista il meglio. Passi il Masseto, il Galatrona e Redigaffi ma gli altri due sono intrusi. Perchè non l'Apparita, il Messorio, poteva starci anche il GB di Tenuta Argentiera. Spero che per 633,33 euro al giorno si sia bevuto anche di meglio che il Lamaione e il Girolamo. Confermo l'assoluta sensibilità dei paesi emergenti sopratutto il BRIC ai grandi classici toscani. Questa è certamente una nota positiva.
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linkpartecipavano alla degustazione solo i Merlot delle aziende che avevano a vario titolo pagato i circa 10mila euro per partecipare richiesti da Suckling & Co. quindi ecco perchè questa selezione. Concordo che GB di Argentiera, Apparita e Messorio avrebbero duellato con Masseto e Galatrona quasi ad armi pari
RispondiA3C
circa 12 anni fa - Link...tipici vini con cui Abramovic abbevera le guardie del corpo (per lui sono troppo economici)...una cafonata pazzesca...dovrebbero pagarmi per metterli a tavola...e intanto...posso permettermi un piccolo spunto polemico con Gori? O Gori, T stimo ma perché stai sempre dalla parte del lato oscuro della forza?
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - LinkNel vino non ci sono lati scuri o lati chiari, esiste il vino e bisogna promuoverlo in vario modo, a seconda delle etichette e delle aziende. Per certe produzioni, è quasi inevitabile che ci siano manifestazioni come Divino Tuscany... E queste fanno poi da apripista per i piccoli, almeno in Toscana ha sempre funzionato così ma oserei dire in genere per l'Italia. Senza Donnafugata forse non avreste il vostro amatissimo Cornelissen
RispondiA3C
circa 12 anni fa - Linkottima risposta Gori...mi dichiaro colpito e affondato
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkSi, tutto bello e buono, ma resta la classica domanda di un decano dei Master of Wine (era su Chateau Pavie); fino a quando il mercato accetterà di pagare un vino europeo di gusto internazionale molto di più di un vino cileno o australiano di analoga tipologia e qualità?
RispondiA3C
circa 12 anni fa - Linksino a quando non impareranno a farli altrattanto buoni... non è semplice ma c'arriveranno...
Rispondiil marchese
circa 12 anni fa - Linkfino a quando continuerà a bere dei mediocri brunello anzichè, risparmiando un fottio di soldi, concentrarsi su dei meravigliosi e unici chianti classico.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkMon cher, lei confonde lucciole con lanterne. La signoria vostra è in grado di confrontare il prezzo di un Brunello o di un Chianti Classico fatto in Cile con quelli fatti in Italia? No. Col Merlot invece può farlo. E se può fare un confronto, allora prima o poi si finirà per pagare di più il più buono, e non è proprio detto che sia lo scarafone nostro. Con il Brunello che lei non ama, e pure con il Chianti Classico che lei ama, questo confronto non c'è modo di farlo. Questo è il punto, dolcezza.
Rispondiil marchese
circa 12 anni fa - LinkStefano temo che lei non abbia capito.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkVabbé, ci possiamo trovare d'accordo sull'alzare un calice di grande e ottimo Chianti Classico al ravvedimento dei merlottisti?
RispondiGabriele Succi
circa 12 anni fa - LinkEhhhh... le dispute Guelfi vs. Ghibellini non termineranno mai... :lol:
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkTi ricordi la canzone di Mina; perchè un nemico che cos'é, un cucchiaino di zucchero nel té....
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linkstefano in realtà questi vini (o almeno la maggior parte) non hanno affatto un gusto internazionale sanno in qualche modo di Toscana e hanno, appunto, in etichetta la parola "Toscana" che agli occhi di un certo pubblico vale molto di più di qualsiasi zona del Cile dell'Australia o dell'Argentina, di sicuro per adesso ma credo ancora per molti anni. Lo stesso Brunello di Montalcino se fosse nato in Basilicata farebbe molta più fatica su tutti i mercati del mondo, anche se fosse buono uguale
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 12 anni fa - LinkSono d'accordo con te che buona parte di questi vini in qualche modo sa anche di Toscana, e pure che sono ottimi vini. Tanto di cappello, tutti prodotti straordinari. Il punto che sollevo è che con la globalizzazione crescente che stiamo vivendo temo che non basti il nome Toscana in etichetta a esonerarli dal confronto con analoghi super merlot fatti in ogni parte del mondo, né dal confronto qualità/prezzo con loro. Ieri uscivano vincenti grazie alle loro indubbie qualità e anche al nome Toscana, ma domani? Occhio, che cileni e terzomondisti vari migliorano ogni anno. Aggiungo solo che un confronto analogo per un Chianti Classico o un Brunello non è fattibile grazie a San Giovese, che si rifiuta cocciutamente di fare gran cose fuori dal Bel Paese. Gli accenderei un cero tutti i giorni!
Rispondiesperio
circa 12 anni fa - LinkConfesso, di aver seguito il filo del discorso del video con una certa fatica. Mi convinco sempre di piu' che a promuovere il nostro vino, dovrebbero essere brillanti italiani con una genuina cultura ed esperienza internazionale.
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linkil fatto è che di "brillanti italiani con una genuina cultura ed esperienza internazionale" non ce ne sono affatto lo stesso Cernilli, massimo esperto italiano di vino, fatica non poco ad essere considerato all'estero dove ad esempio era quasi messo meglio Ziliani, almeno fino a poco tempo fa.
RispondiMichele Braganti
circa 12 anni fa - Link...Gori ma ti levi... Ultimo avviso, Braganti, modera la tua lingua biforcuta (A.T.)
RispondiMichele Braganti
circa 12 anni fa - Linktommacelli la lingua biforcuta ce l'avrai te...e la prossima volta che ci vediamo me lo dici di persona....cosi' vediamo.....stavo scherzando...!!!!
RispondiLeonardo Romanelli
circa 12 anni fa - LinkTomacelli, Briganti, Tomacelli una m sola...non è difficile dai! E' che quando leggi merlot vai fuori di testa, essendo un vitigno di sinistra..coraggio comincia ad adeguarti!
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