Martin Arndorfer | Passione e terroir nella valle del Kamp

di Mauro Mattei

“Dove non c’è vino, non c’è amore”, recita Euripide nell’homepage di un produttore di vino: manifesto programmatico chiaro ed essenziale. L’aforisma calza a pennello per raccontare un’intera mattinata trascorsa a parlare di vino e terra con Martin Arndorfer, vignaiolo nella valle del fiume Kamp in Austria. Martin è paurosamente giovane, ha gli occhi chiari ed un sorriso pacato. La voce è leggera, pelle e increspature del viso ti rapiscono finché il suo sguardo luminoso non si posa sui liquidi croccanti che versa nel bicchiere. Una specie di corruzione sensoriale, insomma.

Martin ha studiato e viaggiato, accumulando esperienze in quantità. Ha speso una frazione della sua vita formandosi a “casa” degli altri. L’Italia è stata fondamentale e ne è consapevole. Sarà per questo che in bottiglia, accanto al territorio, avverti qualcosa di solare e mediterraneo. Caratteristica che non stride, anzi arriva a completare il carattere nordico e dritto della sua produzione.

Questo cucciolo di vigneron è bravo e ha trovato il suo spazio, in barba alla famiglia e a chi si aspettava altro da lui. Era adolescente quando crollò – innamorato – ai piedi delle vigne di proprietà. Non ha ceduto agli ultimatum paterni, lavorando a testa bassa per portare a casa il risultato in breve tempo. Di solito, la testardaggine applicata al vino è un pregio assoluto.
Martin ci sa fare e assomiglia ad un amabile doppiogiochista. Non agisce in maniera scontata, conosce la sua terra e ne segue le caratteristiche. In momenti diversi, riesce ad assecondare la natura o a disegnare brillantemente cose nuove. Le due linee aziendali nascono proprio da questa duplicità: una è legata in maniera diretta al terroir, l’altra – “la passione” – ne è una lettura personale (ragionata o istintiva?) con un pizzico di modernismo in più.

Noi ci siamo divertiti ad assaggiare gran parte della gamma di Martin, anche con mini-verticali a garanzia del notevole potenziale evolutivo. Interessantissime le differenti versioni di Grüner Veltliner, buoni ma ancora irrisolti i Riesling, lodevole l’idea di espimersi attraverso cuvée di diverse varietà o assemblaggio di parcelle differenti.
Occhi aperti, eccoci ad alcuni dei vini più significativi.

Vorgeschmack 2009 (riesling, grüner veltliner)
Vino semplice e gradevolmente aromatico. Ottimo da sbicchierare e ideale come aperitivo (Vorgeschmack significa “appetizer”). Al naso, note minerali e sensazioni piacevolmente agrumate.

Grüner Veltliner “Strasser Weinberge” 2009
Un prodotto più concentrato, nasce dall’unione di tre vigne (dei veri e propri “cru”) con un’età media sui 40 anni. Matura in acciaio e legno grande e ha un tratto ampio e dinamico. Naso e bocca vertono su tonalità fresche e fruttate, con evidenti note di erbe aromatiche e nuances minerali sullo sfondo. Ha un’entrata larga e chiude con un’acidità verticale.

“von den Terrassen 1958” 2009 (neuburger, grüner veltliner, riesling)
Produzione microscopica – meno di mille bottiglie – per questo vino da vigna vecchia (fa fede, per gli impianti, la data sull’etichetta). Nel bicchiere troviamo il blend di uve presenti nel vigneto che vengono vinificate in acciaio e per il 33% in barrique di quarto passaggio. Il risultato è roccioso, con note di cedro e bergamotto.

Grüner Veltliner “Die Leidenschaft” 2008
Un Veltliner meno acuto e più tondo (rimanendo, comunque, incollati alla tipologia). Matura in barrique di secondo e terzo passaggio, che ne marcano struttura e – in alcuni frangenti dell’olfazione – dolcezza. Chiude con una bella dinamica e l’acidità supporta perfettamente il leggero residuo zuccherino (intorno agli 8 grammi/litro).

Riesling “Die Leidenschaft” 2008
Della batteria che vi proponiamo è il vino che va letto in divenire più degli altri, soffrendo particolarmente per l’esigua permanenza in bottiglia. Affina per il 50% in barrique di quarto e quinto passaggio e poggia il suo assetto gusto-olfattivo su un contrasto dolce/sapido molto divertente. Piacevoli i ricordi di  agrume e pesca bianca. Al momento manca di complessità e la mineralità stenta a ritagliarsi il suo spazio. Ha la stoffa per evolvere in maniera corretta.

ChNB 2007 (chardonnay, neuburger)
E’ il vino più mediterraneo e caldo fra quelli proposti da Martin, forse il prodotto meno identificativo dell territorio. L’alcolicità è più marcata e sia l’olfazione che la persistenza aromatica sono segnate dal legno (non eccessivo ma presente). Nel duello fra le due varietà emerge, sull’autoctono neuburger, il ceppo borgognone che arriva a donare un frutto giallo di buona maturità.

Insomma, Martin Arndorfer è un sorvegliato speciale. La qualità media dei vini è altissima, con punte di eccellenza sul grüner veltliner. Peccato che alcuni dei suoi cavalli di battaglia siano disponibili in una quantità lillipuziana di bottiglie. Anyway, pollice in sù per il nuovo che avanza nella valle del Kamp.

Mauro Mattei

Sommelier multitasking (quasi ciociaro, piemontese d'adozione, siculo acquisito), si muove in rete con lo stesso tasso alcolico della vita reale.

1 Commento

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evelina

circa 14 anni fa - Link

se penso che tutti i giorni passati al vinitaly il primo assaggio era un suo vino... :-)

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