Mai festeggiare un addio al celibato nell’enoteca dei tuoi amici

di Emanuele Giannone

Prologo. O voi cantori improvvisati, troubadours dilettanti, insomma voi uomini – in questo contesto l’invocazione alle donne sarebbe fuori luogo – il cui archivio di viaggi, assaggi e sentimenti funge da fabbrica di nostalgie; voi che tuttavia mancate di contesti e capacità espressive atti a rendere ricordo e spleen meno stucchevoli; voi non titolati, non professionisti, militanti della degustazione! Qui si va a trattare di un addio al celibato. Opinerete, e non a torto, che la materia è astrusa per il palinsesto di Intravino. Però postulate che quest’addio al celibato si tenga per fausta combinazione presso un’enoteca, e che veda coinvolto un ottimo e illuminato piccolo distributore, competente e démodé per strenua osservanza di principi frusti e desueti, tra questi un’anacronistica e connaturata onestà; uomo, oltretutto, capace di dar lustro al suo listino affabulandolo. Lui racconta gli artefici come personaggi esiodei e i loro vini come opere. Conoscendoli nei loro Erga kài Hemérai, li seleziona in base alle affinità d’animo e d’intenti, nonché sulla scorta di un gusto evoluto, non ammanierato ai forestierismi da bìsnesmen dell’età del ferro.

Per gli episodi che seguono si deve riconoscenza primariamente al nostro distributore-affabulatore e in parte residuale all’enotecario, suo cliente, che del proprio ha messo bottiglie di rinforzo, cucina e servizio. Per chiunque gestisca un’enoteca e sia interessato a ulteriori remakes, affrettatevi. Stiamo esaurendo i celibi.

Goriska Brda Ribolla Gialla 2007 Klinec (Medana, Collio Sloveno). Citare i premi raccolti da un produttore può recargli più nocumento che lustro; ad ogni buon conto questo vino ha ottenuto il massimo punteggio nella degustazione di Wine & Spirits, numero di agosto 2011, dedicata a Triveneto e Slovenia. Da almeno un decennio Aleks Klinec si perfeziona di anno in anno nella vinificazione di uve autoctone. La progressione è notevole e la versione 2007 della Ribolla la più austera ed elegante tra quelle da lui prodotte fin qui. E’ altresì più diritta, slanciata e tagliente degli altri suoi bianchi, più sottile nei profumi. Questo 2007 è il vino messo a nudo: regala l’essenza del flysch, una muscolatura lunga e definita sotto un’allegoria impalpabile di morbidezze. Chi ha tempo e attenzione sentirà l’impronta, mimetica e cangiante nei riflessi gusto-olfattivi, di marne e arenarie. Dopo un cenno calorico è l’acidità – snella, nervosa – a tracciare il solco per la progressione d’aromi, fiori e agrumi, miele e acqua salmastra. Tensione gustativa continua e articolata. Quarto tempo su conchiglia – ostrica, precisano alcuni – e ulteriori ricordi marini, poi legume fresco, guanciale, giuggiola, fiori macerati e foglia d’ulivo.

Goriska Brda Jakot 2007 Klinec (Medana, Collio Sloveno/Friulano). Meno teso e più disteso della Ribolla, al contempo più complesso. Materia più corposa e ampia ma ben risolta dall’alcol, come livellata sulla trama di acidi e sali. Così il liquido è tutt’altro che immobile e si dispiega in richiami a frutta matura, susina, fico, albicocca e percoca, poi a lukum, zucchero demerara e mandorla dolce. Sale e mare sono gli stessi, a ribadire l’interpretazione retta e sana di un marchio territoriale.

Goriska Brda Lunar 2006 Movia (Ceglo, Dobrovo, Collio Sloveno/ribolla gialla). Reduci da alcune esperienze non proprio indimenticabili, sottovalutando colpevolmente bravura e istrionica verve dello storico produttore, eccoci a seguire, prima incerti, poi sorpresi, le evoluzioni di questa Ribolla imbottigliata col plenilunio e poca SO2. Scorza di arancia candita, funghi, humus e radici amare, poi anche sale inglese, incenso, resina. In bocca è pulita, la parabola dello sviluppo gustativo ampia e lenta, da cui il finale lungo e nitido. Dalla playlist esce Bad Moon Rising, sostituita placidamente dalla Mondscheinsonate d’ordinanza.

Sicilia IGT Bianco Valcanzjria 2010 I Gulfi (Chiaramonte Gulfi , RG/chardonnay, carricante e albanello). Ma tutto a tratto si udì come di gemito: “Qualcuno ha ordinato un altro bianco!”. E non si seppe mai chi fosse stato. Forse l’incauto neanche si avvide – l’oste incredulo recava già la bottiglia decapsulata – che il Monte Tricorno si stagliava a minimizzare la complessione astenica di quest’uvaggio ibleo, vittima macilenta e predestinata. La storia procede così: avrebbe pure aperto bene, lei così efebica e soave, ma costretta tra le tre torri slovene la nostra ala piccola regalò giusto qualche svolazzo della sua canotta paglierina, tentativi di gelsomino, fiori di zagara, gelso e acqua marina. Tentativi di assist, non un canestro. Per finire, il nulla. “…Certo hanno sofferto / Tanto prima di perdere la loro identità…“. KOT e giudizio sospeso.

Sancerre Akméniné 2008 S. Riffault (Sury-en-Vaux/sauvignon blanc). Subito un ventaglio di riconoscimenti lattici, nitidi e ben composti: dulce de leche, kefir, latte fresco, mozzarella di bufala e smetana. Poi gli accenni iodati e dolci – miele di tarassaco, acacia – e ancora felce e crusca. Un arazzo sorprendente non solo pensando al vitigno, ma anche perché l’antifona alle dolcezze attese è un monito per il vanaglorioso che gioca a far l’indovino col vino: in bocca svetta il tratto citrino, il lime, poi la pesca bianca; la vena iodata si intreccia a quella idrocarburica. Percorre tutto l’assaggio una mineralità tagliente ed algida, che s’innalza a paradigma della matrice silicea dei terreni.

Cremant d’Alsace 2009 Pierre Frick (Pfaffenheim/riesling). “Qualcuno ha ordinato un altro bianco!” – Take 2.  Dice quello: “Ma che, pure lo spumante? Adesso?”. Il latore della presente non ragiona di loro, guarda divertito, passa tra i tavoli, mesce ai vili e i vili stingono d’imbarazzo. Il talento del Riesling e la vocazione di un grande lieu-dit palesati da un maestro che, non bastassero i doni della natura, gioca con la presa di spuma e persino con l’ossidazione, non usa SO2, stravince in souplesse, sbugiarda i vili e li strega chiamando un giù il sipario lauto, lento e lungo.

Pouilly-Fume 2009 Alexander Bain (Tracy-sur-Loire/sauvignon blanc). Già dal caleidoscopio del naso si intuisce una sintesi felice, l’espressione vibrante ma equilibrata di parti in teoria discordanti, in realtà raccolte in un quadro vivace e complesso ma sempre unitario. Spicca l’alternanza dolce-acido nei profumi di sambuco e lime, mandorla dolce e verbena, incenso e frutta gialla. Bocca piena e sapida, sviluppo di grande tensione e profondità per un andamento squisitamente ciclico: le idee di apertura ritornano attraverso ripetizioni sottilmente variate, ognuna delle quali conferisce nuove sfumature a sensazioni apparentemente simili. Approssima l’armonia. Se n’era già parlato.

Salento IGT Primitivo Negroamaro 2008 La Morella (Manduria, TA/primitivo e negroamaro). Il loro Primitivo La Signora ’07 ha preso il tre di coppe 2012. Qui si tratta del cadetto: veste scura, denso, succoso e cremoso, però senza le forzature ricorrenti nei rossi di zona. Uva spina, prugna matura, fondo di caffè e ribes, rosa tea, mirtillo, carbone vegetale. Si legge abbastanza chiaramente il contenitore: risalta ma non è disunito, non sovrasta il corpo e le altre sensazioni, piuttosto le accompagna. Lunghezza apprezzabile, il finale rievoca la sosta in legno ma senza spiacevoli marcature.

Maremma Toscana IGT Ciliegiolo 2007 La Busattina (San Martino al Fiora, GR/da magnum). Incipit adelchiano: atrii muscosi, fori cadenti e boschi. Richiama proprio muschio, tufo, funghi, humus, corteccia e altri sfondi silvestri, tutto su un registro molto basso. E’ introverso, magmatico e cela prestanza più che grazia. Dopo una giusta attesa si apre e restituisce marasca matura, grafite, terra, un sentore di lieve affumicato, topinambur e scorzone, ginepro e fieno greco. Molto stratificato, a tratti distante e impenetrabile. Assaggio: guardi dubbiosi e pavidi volti. E’ denso di una materia ancora di là da ricomporsi. Acidità viva, giusto calore e ricordo minerale – grafite, tufo – abbastanza calibrati. Sebbene i sapori non siano affastellati, a questo stadio la lentezza sacrifica slancio e tensione. Nel finale non si trovano però sapori distali o sfibrati e le sensazioni iniziali – il frutto maturo, il muschio – ritornano con precisione. E’ un bene che non si rinnovi la sensazione di arsura e mordenza dell’annata precedente, frutto di tannini tanto grossi e crudi da sopprimere lo sviluppo dei sapori e recidere le sensazioni finali.

Valpolicella Superiore Ripasso Saustò 2007 Monte dall’Ora (S. Pietro in Cariano, VR/corvina, corvinone, rondinella, croatina e oseleta). Altro novello tre di coppe. In proposito si ringrazia l’anonimo scopritore dell’acqua calda. File under: Unidentified Flying Oenologists: se Saustò arriva al premio con quest’annata, mi chiedo cosa stesse assaggiando suddetto anonimo quando uscivano il 2004 o il 2006. Naso profondo, ampio e intenso, grafite, frutta nera, ciliegia di Marostica, susina, ciclamino, conifere, terra e carta copiativa. Promette di regolare peso e potenza, sulla falsariga dei suoi predecessori. In bocca ritornano precisi il frutto, la terra e una vena calcarea, aromi nitidi e già ben orditi in uno sviluppo piacevole e modulare. In evoluzione.

Kras Sauvignon 2004 Cotar (Gorjansko, Carso Sloveno). Fermo, immobile e silenzioso. Dopo tanti anni di quiete si dischiude sommessamente, pulsa di promettenti suggestioni mentre inizia a respirare: magnolia, cedro candito, salagione, carne marinata, guanciale e lardo. Mano a mano che si affievolisce il timbro di riduzione, esala una gran varietà di profumi sempre più eterei, da cardo e sedano alle note marine, attraverso fiori macerati e decotto di malva, fino alle note fumé e resinose che si stagliano, nette ma non scorporate, vivificate piuttosto da un soffio di volatile. In bocca è epitome di buona acidità, ne esemplifica la differenza rispetto alle acredini industriali. Sviluppo ben modulato – andante moderato – che regala plurime suggestioni, la più immediata essendo il fleur de sel delle saline di Pirano nei suoi aromi e persino nei riscontri tattili della sua texture.

Maremma Toscana IGT San Martino 210 2009 La Busattina (trebbiano/procanico, malvasia, ansonica). Note vegetali ed eteree, ricordi della macerazione nell’effusione di resine, incenso, corteccia di pino, pera e pesca mature. Un filo di carbonica all’apertura. E’ irrequieto, quasi disordinato. L’ossigenazione lo porta su sentori di susina gialla, felce, cedro candito, foglie d’edera, crema di caffè, fungo fresco e infine, quando sa di legumi cotti, lo vediamo pienamente inquadrato con un’ipotetica, purtroppo assente porzione di fagioli al fiasco o mezze maniche con rigatino di Arezzo e fagioli zolfini. Da segnalare la diversità del profilo organolettico tra questa bottiglie e altre di recente apertura.

Maremma Toscana IGT San Martino 2008 La Busattina. Più composto e fine: dal recedere delle note macerative meno aggraziate si colgono subito un diverso stato evolutivo e un equilibrio in fieri. Riemerge la freschezza solo accennata nel precedente: frutta gialla, scorza d’agrume, note sulfuree e ferrose, zafferano. Al gusto offre subito un vivace supporto acido sul quale si svolgono aromi nitidi e naturali, ananas, salvia, ribes bianco, anice e spezie dolci.

Toscana IGT Gattaia 2009 Terre di Giotto (chenin blanc in prevalenza, saldo di riesling). E ricomincio a domandarmi che mai potesse essere quello stato sconosciuto, che non portava con sé alcuna prova logica, ma l’evidenza della sua felicità, della sua realtà dinanzi alla quale ogni altra svaniva. E ad un tratto il ricordo m’è apparso. Non sono mai stato a Combray, ma i profumi richiamano il bergamotto, la lavanda, il timo e il mandarino, memorie d’infanzia e dell’Acqua di Colonia 4711 o Roger & Gallet. Lieve e soave al naso, tenue e cesellata l’impronta minerale. Acidità fine e composita, solo carambola e cloudberry da aggiungere al bell’intervento di Andrea Gori su questo vino di Michele Lorenzetti.

Toscana IGT Vigna alla Sughera 2008 I Mandorli, (Suvereto LI/sangiovese). Rimando a un precedente articolo perché ho detto già: mi piace ed è un piacere accresciuto a ogni assaggio. Rimando a un precedente articolo e aggiungo: il prezzo è giusto, non proprio da Postal Market ma qui la qualità vale molto più di un intero catalogo di offerte.

Amarone 2005 Monte dall’Ora (corvina, corvinone, rondinella, molinara e oseleta). Buono ed eclettico senza forzature, lontano da tanti tristi e ipertrofici tronisti, culturisti, cubisti da Negrar, Marano, Fumane e dintorni. Se gli preferisco il Ripasso è solo per la cifra già più calibrata di quest’ultimo, oppure semplicemente per l’esprit du temps (avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale).

Fuori programma: Moscato di Cefalonia Passito “Oinos Idìs tou Heliou” 2008 Sclavus (Vlavis Sklavos, Lixouri, Cefalonia). Ispirato dal supplemento al n° 91 della rivista Le Rouge & Le Blanc, nell’estate del 2009 faccio visita a Vlavis Sklavos. Mi offre diverse annate dei suoi bianchi da moscatèla e vostilìdi, nonché dei rossi da mavrodàphne, tutti intensi e profondi, dotati di grande personalità. Chiude con questo vino denso e pulsante, parimenti carico di materia e tensione. Impressionanti la pulizia e la complessità, probabile lascito dei suoli scarni, ricchi di sassi e terre rosse, perennemente battuti dallo Scirocco. Stentoreo nello sviluppo, integro nel lungo finale in cui non esorbitano caratteri varietali, e che anzi pacifica gli impulsi dolci, salati e amari in una sintesi euritmica.

(Si ringraziano Riccardo La Ginestra, distributore-affabulatore da Reggio Emilia, e l’Enoteca Graziani di Via S. Costanza a Roma.)

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

15 Commenti

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Marossi

circa 12 anni fa - Link

Io ho la terza elementare e ho capito solo 'amarone'.

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esp

circa 12 anni fa - Link

Io ho avuto un impulso di sim-patia quando ha ri-conosciuto il sale inglese :)

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

bon, a patto che le reazioni non si estendano a quelle tipicamente indotte dal sale inglese...

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Esp

circa 12 anni fa - Link

per questo ho parlato di sim-patia

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Emanuele

circa 12 anni fa - Link

Venga al prossimo addio al celibato, tutto sarà molto più facile.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

I post di Emanuele Giannone non possono essere letti tutti d'un fiato e una volta sola. Come i vini di cui scrive vanno riassaggiati e assaporati. Una buona lettura per il week-end dei degustatori superficialotti. Mi chiedo come si sarà sentita la sposa il giorno dopo.

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Marossi

circa 12 anni fa - Link

Tre volte, a voce alta e col dito: sempre 'amarone'.

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Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Chiedo scusa in anticipo a chiunque verrà colto da accessi di anossia. La sposa non ebbe a che ridire, grazie anche alle bottiglie avanzate e riproposte proprio al desco nuziale. Ha trovato apprezzabile persino una riproduzione a grandezza naturale dello sposo in costume adamitico, fatta subdolamente circolare durante il ricevimento, successivamente munita di immaginabili propaggini. Matrimonio con falloforia. No, non c'erano baccanti, né professori di letteratura greca, tutt'al più la solita pattuglia di imbriàghi. Un ottimo weekend, nell'ordine, prima a cirri, nembi e strati, e poi a tutti.

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Accidenti che facce " Sombre". Ma quei furnerei giovanotti cosa stanno bevendo? Il colore mi fa' tornare in mente il battesimo dell'Alpino.

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Esp

circa 12 anni fa - Link

Direi il Moscato di Cefalonia...direi...massì, l' ho detto

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Ma si, concordo, la cencettura puo' essere plausibile : Il mulo si era scolato una damigiana di quel moscato di Cefalonia. E se fosse stato passito di Pantelleria o Erbaluce di Caluso o Chateau d'Yquem. Giannone aiutaci tu.

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Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Era il Sauvignon di Branko e Vasja Čotar. A proposito: qualcuno sa dove trovare in Italia altro Moscato di Sklavos/Sclavus?

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esperio

circa 12 anni fa - Link

Potresti chiedere a quel signore che scopri quel vino..., quello che matura in botti di marzapane... come si chiama, ah si il Fumigante. Lui, ne sono sicuro, ti sapra indirizzare bene.

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Esp

circa 12 anni fa - Link

Avrei dovuto capirlo dai bicchieri, mannaggia..

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attoadivenire

circa 12 anni fa - Link

Bella serata e Bei Vini Complimenti!!!

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