La dolcezza vince sempre (come l’amore)

di Fiorenzo Sartore

Ci sono queste degu che si sta tutti in piedi uno addosso all’altro, ci andiamo perché ci invitano, per rivedere gli amici e assaggiare (comunque) qualcosa, ma alla fine son sempre una ressa terribile. Non ci stiamo a lamentare troppo, ché tanto lo sappiamo bene, lavorare in miniera è peggio. Così, quando l’amico importatore/distributore ci invita, noi si va, e ci mescoliamo alla bolgia. Se non prendi appunti, se perdi tempo a cazzeggiare cogli amici che incontri tra un assaggio e l’altro, alla fine ti chiedi: che mi rimane? Che mi ricordo di questa allegra ridda di sorsi? Dell’ultima orgia mi rimane la memoria di tre vini dolci. La dolcezza vince su tutto, anche sui dibattiti del tipo “non sopporto i vini dolci” (ma come osate!) quindi ecco tre ricordi indelebili.

Loazzolo vendemmia tardiva 2007, Borgo Maragliano. Questo moscato piemontese surmaturato in pianta ha qualcosa di misterioso, migliora di annata in annata. Non so come faccia, il produttore, ma riesce sempre a superarsi. E’ il trionfo dell’eleganza e dell’equilibrio, che per un vino dolce è un bel traguardo. E’ fantastico da snasare e roteare nel bicchiere, per trovare sempre nuovi riconoscimenti, ed in bocca è pure meglio. Penso di amarlo. 90/100. Sui 25 euro la mezza bottiglia.

Vin Santo 2006 Tenuta di Petrolo. Cosa c’è nel bicchiere? Cos’è questo liquido colore della terra, scuro, opalescente, denso come l’olio? Niente filtraggi, ma soprattutto nessuna finzione di equilibrio: al diavolo la compostezza e l’armonia, qui siamo oltre. Dolcezza sovrumana, mielosa, asfaltante. L’amico toscano che incrocio lo assaggia con me e si rabbuia, dice che il vin santo in Toscana ha da essere secco e ossidativo, mica come questo. Vi risparmio il dibattitone successivo, perché a me “questo” piace da matti, anche se lo capisco, è il più personale di tutti, o ti piace o lo detesti. Osservo con compassione quelli della seconda categoria. 89/100. Credo circa 30 euri, a trovarlo (400 mezze prodotte, “ce le beviamo quasi tutte noi”, mi dice Mr. Petrolo).

Val di Neto bianco passito Le Passule 2007, Librandi. Ma senti tu che roba: scorza di agrume candita, al naso. E’ fine, sinuoso, comunque con buona verve salina a ribattere la grande dolcezza (che è l’essenza dell’equilibrio in questo tipo di vini). Poi vabbe’, la Calabria, la Magna Grecia, il vino dolce come archetipo, tutta quella stratificazione cultural-qualchecosa fa la sua parte. 87/100, sotto i 20 euri in enoteca.

[Questo post è in parte ispirato da quel che ha scritto qui Armin Kobler. Ultimamente Intravino sembra diventata una dépendance di Kobler, prima o poi diremo di lui che è antipatico o usa un cattivo dopobarba o chissà cos’altro, per riequilibrare. Ma per ora ci tocca riconoscere che ci ha preso un’altra volta].

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

17 Commenti

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Francesco Annibali

circa 13 anni fa - Link

Tra l'altro Borgo Maragliano fa degli ottimi spumanti, dei quali si parla a dir poco poco

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Marossi

circa 13 anni fa - Link

Gentile Fiorenzo, amo molto i vini dolci. Personalmente, comincio ad accusare il colpo quando mi trovo nel bicchiere zuccherinità eccessive e soprattutto concentrazioni quasi innaturali. Infine, la mitica o mitizzata muffa nobile con me ha chiuso. Per mezzo bicchiere va pure bene: la riconosci, ti gasi, pensi che bella complessità che conferisce al vino e poi lo lasci lì. Ho oramai maturato una convinzione: che in Italia la scuola migliore di vini dolci, moscati a parte, sia quella dei sottovalutati vin santi trentini. Senza bisogno di fare un nome su tutti (sono quattro gatti e tutti bravi), si tratta di vini incredibilmenti buoni che, vivaddio, si ti apri una mezza bottiglia da solo finisce che te la finisci senza problemi. Che ne pensi?

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Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

La questione è l'equilibrio: in teoria è una virtù, ma io spesso mi faccio prendere da certi vini totalmente sopra le righe tipo quel vin santo: ormai credo che sia una questione di umore, di mood: a volte mi va e a volte (raramente) mi stanca. Credo che mi piaccia quell'ostentazione dell'eccesso. Poi spesso io immagino quel vino in una logica di crescendo, alla fine di una cena tosta, e allora ci sta il botto finale. Il vinsanto trentino lo conosco poco e male, dovrei rimediare.

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Lizzy

circa 13 anni fa - Link

Qui si parla di vini dolci e mi fulminassero se salta fuori un Recioto veneto, bianco o rosso che sia. Scommetto che non ce n'era nemmeno uno, eh Fiorenzo? Eh già, i vini dolci non tirano, all'estero nessuno li vuole... E' pur vero che se il produttore per primo non ama la tipologia appassionatamente non li sa neanche fare, gli vengono fuori dei liquidi stucchevoli, anonimi... Dico questo mentre guardo l'ultima bottiglia ricevuta in regalo da una badante moldava: un vino molto popolare, mi dice. È uno Chardonnay. Ovviamente "semi dolce". Eh già, i vini dolci non tirano, all'estero nessuno li vuole...

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

I vini dolci in Italia non mi hanno mai entusiasmato. Parlo della tipologia passito, vinsanto, verduzzo, recioto bianco tranquillo, moscato tranquillo e spumante, cannonau dolce, brachetto, principalmente. Il recioto bianco spumante pero' mi e' sempre piaciuto, sia da meditazione che con i dolci a fine pasto. La Vernaccia di Serrapetrona spumante mi e' sempre piaciuta, sia da meditazione che con mandorlati vari e con le castagne arrosto. Devo confessare pero' che la prima volta che sono stato in Ungheria ed ho potuto assaggiare i Tokaji 4 e 5 puttonyos delle cantine piu' blasonate sono rimasto letteralmente sorpreso, scioccato, perche' sono dolci, sì, ma con un'acidita' che li rende davvero affascinanti e con un tenore alcolico piu' basso dei nostri, tra il 10 ed i 10,5%, quindi molto diferenti dai nostri. Un'altra scuola. La stessa cosa mi capito' anche tutte le altre volte in Ungheria e pure con i vini dolci di Massandra, in Crimea, che sono fatti con lo stesso stile. Dopo aver assaggiato questi vini non posso piu' dire che i vini dolci non mi entusiasmano, perche' questi mi entusiasmano davvero! E invecchiano pure, a volte per secoli... All'estero se ne vende a decine di milioni di bottiglie senz'alcun problema. Ecco, suggerirei a tutti di fare un giro da quelle parti. Così chi ama il vino dolce scoprira' una tipologia diversa dalle nostre e a chi non piace sorgeranno dei piacevoli dubbi e s'infrangeranno le precedenti certezze.

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Mara

circa 13 anni fa - Link

Sarà fatto. Ti invio le coordinate per il bonifico? o basta un normale stipendietto?

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Mara

circa 13 anni fa - Link

A.R. Fattoria Zerbina annata 2005 e poi puoi anche tirare le cuoia tanto non berrai mai più niente di meglio. ciao

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Non so se rientra nella categoria "vini dolci" o "vini da dessert". Non so neanche se in realtà é un vino che si può abbinare a qualcosa di solido (inteso come cibo). So solo che quando la assaggiai, nel lontano 1990, mi colpì per la sua diversità. Niente a che vedere con vinsanto, recioto, muffa (ign)obile. Parlo della malvasia delle Lipari di Colosi. Dentro c'era quasi tutto il mio immaginario della Sicilia: la frutta della Martorana, i muretti con i fichi d'India, la Baronessa di Carini, il Barocco di Noto, e il budoir cipriato di Angelica. Sono passati più di vent'anni e ancora me la ricordo. Per nessun altro "vino dolce" ho provato emozioni, sarà che arrivano sempre dopo tanti altri assaggi, quando sono stremata di vino e di cibo e aspetto solo un'iniezione di caffé. Non mi resta che visitare Mario Crosta, quello che dice per me suona sempre come Vangelo e non ho bisogno di toccare per credere.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Vangelo no. Diavoletto tentatore, semmai. Ripeto che per me, che ero andato a Tokaji soltanto per curiosita' insieme ad altri enoappassionati di Collegium Vini, quegli assaggi furono una vera sorpresa. Ha ragione Lizzy quando scrive "E’ pur vero che se il produttore per primo non ama la tipologia appassionatamente non li sa neanche fare, gli vengono fuori dei liquidi stucchevoli, anonimi…" Ci sono Paesi che fanno vini secchi a dir poo stuchevoli, scialbi, grezzi, ma sanno fare da sempre dei vini dolci piu' affascinanti dei nostri. E' una questione di cultura contadina, di secoli di tradizione e di rapporto ideale con le pietanze di una cucina che non e' mediterranea, e' molto diversa, vuole dunque un altro tipo di vino. Come quel bianco moldavo "Nicolette 2003 Driada" imbottigliato dalla ICS Suvorov Vin soltanto nell'ottobre 2010. Ma quel che ho scritto significava soltanto che dovremmo imparare ad amare di piu' il piacere della scoperta e delle sorprese, era un semplice invito a non trattare il vino come una pura e semplice bevanda da omprare sui bancali e consumare con i nostri pesi, i nostri formaggi, i nostri arrosti. Bisognerebbe fare come facciamo spesso quando andiamo in gita o in ferie, assaggiando delle pietanze "nuove" abbinate a dei vini "nuovi". Facciamolo anche con quei Paesi dove si producono famosi vini dolci e che di turisti ne hanno tanti, ma purtroppo di italiani ce n'e' pochissimi. Tutto qui.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

Mi sono mangiato un bel po' di "c" nel commento precedente, scusatemi gli errori di battitura su "poco" (poco), "omprare" (comprare) e "pesi" (pesci).

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Giovanni Solaroli

circa 13 anni fa - Link

Mario, scusa ma è la prima volta che sento parlare di "...vini secchi a dir poco stucchevoli.." Io ho sempre associato, parlando di vino, il termine stucchevole ad un qualcosa di mooooolto dolce non bilanciato da adeguata acidità. Saresti così gentile da spiegare meglio l'aggettivo? Grazie.

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Mario Crosta

circa 13 anni fa - Link

"stucchevole" non si rierisce soltanto ad un sapore dolce, ma a qualcosa che dà fastidio, nausea, tedio, noia. Poiche' vivo in Polonia devo usare con i Polacchi degli aggettivi che hanno il corrispondente polacco, altrimenti quando parliamo di vini non ci capiamo a fondo. E stuchevole, in polacco, si traduce proprio con mdlacy, mdly, nudny (come la trippa con l’olio, suggerisce il loro vocabolario), obrzydliwy, che hanno appunto il significato corrispondente. Non ho sottomano il vocabolario, pero' ho trovato per esempio lo stesso concetto anche qui: http://www.ildizionario.eu/significato/s/dizionario-stucchevole.asp

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Nic Marsèl

circa 13 anni fa - Link

Stessa folgorazione mia una ventina d'anni fa per la malvasia di Colosi acquistata sull'isola di Salina. Dovrei riprovarla... E sempre vent'anni addietro mi feci portare da Budapest un Tokaji 6 puttonyos che mi impressionò davvero. Però a me il dolce non spaventa affatto : di recente ho bevuto con sommo piacere praticamente da solo una bottiglia di vin santo Sorelle Palazzi che pareva miele. E nelle trasferte tedesche (portafogli permettendo) cercavo sempre di non farmi mancare icewine e trockenberenauslese...

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kenray

circa 13 anni fa - Link

icewine ottimi c'è anche un canadese niente male ma io preferisco il kracher byez

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armin kobler

circa 13 anni fa - Link

mi dispiace fiorenzo, non vedi che arrossisco d'imbarazzo? cercherò di migliorare tenendomi lontano da intravino, anche se sarà dura. con un tuo commento circa l'argomento da me toccato completeresti però bene il post.

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

L'argomento trattato da Armin Kobler nel suo blog meriterebbe un post appropriato, forse dopo il Vinitaly. Anche a rischio di trovarlo ancora più simpatico.

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Fiorenzo Sartore

circa 13 anni fa - Link

Lo penso anch'io, e proprio dopo il vinitaly avrebbe senso fare un po' il punto su questo genere di presentazioni. Non ribadisco i meriti di Armin che sennò mia moglie sospetta qualcosa.

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