Kraftwerk live a Benvenuto Brunello 2018: Die Mensch-Maschine

Kraftwerk live a Benvenuto Brunello 2018: Die Mensch-Maschine

di Emanuele Giannone

Avete un bel dire, ottusi luddisti, che le macchine non migliorano la vita. Al Benvenuto Brunello io mi ritrovo ogni anno a condividere il tavolo con un solido e affidabile derivato dell’ingegneria robotica tedesca, che migliora la mia sensibilmente: è il droide che un progettista dell’automazione battezzò Allumfassendweinverkostungs- und Bewertungsmaschine, Version Florenz-1 ¹ e che un art director ebbe l’intuizione di brandizzare Gori-tron. Il Gori-tron infonde in me una grande serenità: è grazie a lui se, quando labbra e lingua si sono fatte color melanzana, i denti e le gengive blu di Prussia, il tutto coibentato in un calco di paresica astringenza, posso riporre penne e pensieri, parole e taccuini e andare a dormire a cuor leggero.

Tanto so che dopo un sonno ristoratore e una notte di restauro del cavo orale, quando al mattino seguente siederò al tavolo del bar per cappuccino e brioche, nell’angolo dei giornali troverò fresca di stampa l’ultima edizione del suo puntualissimo e invidiatissimo Chemisch-Aesthetisches Weinverkostungsergebnismitteilungsgesamtbulletin² completo di descrizioni e punteggi, delle bottiglie su cui per mancanza di tempo o coraggio avresti sorvolato, nonché di quelle cui dopo l’assaggio avresti fatto sorvolare lo spazio tra il tavolo e la finestra a mo’ di peso (getto del).

Grazie alla macchina Gori-tron posso congedare definitivamente la vieta chimera dell’obiettività e le pretese prestazionali, dedicarmi anima e cuore a quello che più mi piace: i miei vini preferiti, aumentati ogni anno di quella mezza dozzina di sorprese che in parte il caso, in parte il summenzionato derivato dell’ingegneria robotica mi suggeriscono.

I vini degustati al di fuori dell’Anteprima sono appositamente segnalati.

Brunello di Montalcino 2013 Agostina Pieri
La dolcezza. Succoso, agile, sincero nel restituire intatta la maturità del frutto. Un vero southern comfort, visto che viene dal Sud estremo, County of S. Angelo Scalo.

Brunello di Montalcino Altesino 2013 (bevuto presso l’azienda)
Garofano, ciliegia, granatina e ricco compendio agrumato con pompelmo rosa e arancia rossa in evidenza. Freschezza, grip, precisione e consistenza. Snello e teso, accogliente, partecipe.

Brunello di Montalcino Montosoli Altesino 2013 (bevuto presso l’azienda)
Molto elegante e poco immediato. Naso avvolgente e profondo, prevalenza e intensità di note amare, terra, fiori e radici. Molto concentrato al gusto, stratificato, di grande energia potenziale e lunghezza. In coda caffè e cassis ma è solo mimesi, non siamo che all’inizio.

Brunello di Montalcino 2013 Canalicchio di Sopra
Della classe e della finitura, conciso e misurato. Plurimi cenni e nessuna dimostrazione, insieme unitario per espressività ed equilibrio. Definito, agile nel passo e già godibile. Infatti goduto e (uno tra i dieci-dodici) ribevuto a fine giornata per puro piacere.

Brunello di Montalcino 2013 Corte dei Venti
Frutto maturo pieno e goloso, succoso, trascinante. Il sorso segue il naso e parte dolce, caldo e morbido, procede polposo ed energico, sprigiona freschezza d’agrumi e chiude tornando al frutto maturo e dolce, svariato di spezie, di definizione e persistenza pregevoli. Vino voluttuoso, di grande divertimento. Un altro tra i dieci-dodici (vedi sopra).

Brunello di Montalcino 2013 Fattoi
Nitore e coralità di note fruttate e di terra. Preciso. Bocca piena e asciutta, tesa e radente nei tannini. Un Brunello in sintesi, preciso, essenziale, fendente e asciutto.

Brunello di Montalcino 2012 Fonterenza (bevuto presso l’azienda)
Un invito ad abbandonare la pretesa di conoscere e riconoscere il vero, il tipico, il classico, il fedele – neanche esistessero in versioni ufficiali o licenziate. Un vino a sé e buonissimo, originale, identitario, senza ricercatezze o eccentricità, dotato di spessore e profondità con pochi eguali. Buonissimo nella sua rilevata e giovanile durezza, nella sostanza ingente, riservato ed energico, fermo nella presa e mobilissimo nella dinamica. Bonus: guardando qualche anno più avanti, è in uscita l’edizione speciale del loro Rosso (l’Alberello). Un Rosso con sfumature ben oltre le 50 e tutte belle quanto E. L. James non sarebbe mai capace di scriverne.

Brunello di Montalcino Riserva 2012 Gianni Brunelli – Le Chiuse di Sotto
I vini-gemma, non tanto per il prezzo che è ragionevole per un pregio simile, quanto per il taglio, gli angoli e le proporzioni. Anno dopo anno il tagliatore mette a punto modalità di taglio sempre diverse ma il risultato non varia: grande eleganza, grande luce, disegno essenziale e classico. Prezioso.

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2013 Il Marroneto
Pescando a caso dagli appunti: “concentrazione che si scioglie in energia”, “pressione e succo”, “tannini a tornire e scolpire”, quindi il più muffo “melagrana, cerasa e marzapane”, seguito dal salvifico “profondo e agile nella progressione”. Al termine di questa sequela da cineforum mi accorgo di aver chiosato la pagina disordinata con un cardio-simboletto e gli aggettivi: magnifico, indomito. Ah, se solo Mori l’avesse versato a Carducci anziché a noi…

Brunello di Montalcino 2013 Il Paradiso di Manfredi
Un unicum. Questo vino è da sempre il tiro al bersaglio preferito di igienisti aromatici, indefessi difettisti, natural-negazionisti, piccoli-guidaroli-crescono e guardie d’onore alle reali tombe del Pantheon. Da sempre li riguarda con divina indifferenza, sintesi di terra e amaro, succo e acidità di frutto rosso, soprattutto indefettibile renitenza al giudizio istantaneo e sbrigativo di chi smania per andare in stampa, in rete, in mona. Il vino che da sempre è quello giusto al posto sbagliato (l’anteprima), strabilia quest’anno per inconfutabile bontà pur restando, più che da anteprima, vino da poltrone e camini, erbari e conversari, rime e ritmi.

Brunello di Montalcino Riserva Vigna Paganelli 2012 Il Poggione
Duro, chiuso e ascosamente buono. Altrimenti detto Riserva Max Planck per il fatto di trasmettere energia in pacchetti discreti chiamati quanti, ma quanti sono, ma quanto sono buoni!

Brunello di Montalcino 2013 Le Chiuse
Le Chiuse e le chiose: dopo aver riletto di severità all’olfatto e slancio al palato, di silenzio per il naso e quartetto d’archi per il gusto e poi di frutti ed erbe in molteplici accenni, tutti in piano pianissimo, ricordo d’essermene innamorato al primo assaggio per l’ennesimo anno.

Brunello di Montalcino 2013 Le Ragnaie
L’eroe dei fumetti anni 30, autore di due Selezioni tra le più fini, fa un dispetto ai saputelli del blend is bland con un Brunello d’annata che fa meglio delle Selezioni. Fine e definito al naso, marasca e salvia, terra e fiori amari. Torrefazioni e cremosità non invadenti, bocca elegante, stratificata e progressiva, ben dettagliata. Entra e ingrana subito, non sgrana mai, sale di marcia senza strappi, nel rapporto più alto gira elastico, pastoso e silenzioso. A dirlo così suona quasi gemellato con Quattroruote, in realtà si sta accordando con Chambolle.

Brunello di Montalcino Vigna Loreto 2013 Mastrojanni
Energico, fitto, conciso. Terroso, setoso e profondo. Concentrazione ed essenzialità. Una questione di prospettiva e fiducia. Un talento agli albori.

Brunello di Montalcino 2013 Piancornello
Solare, pieno, goloso di frutta matura e generoso in tale misura da guadagnarsi per distacco il Premio Speciale Mascagni per la miglior Cavalleria Rusticana. Al palato canta un’altra opera e più seria, mai in largo, ritmata di slanci e graffi, freschezza e tannini, maturi e centrati.

Brunello di Montalcino 2013 Pietroso
Naso riservatissimo, very low profile, poco frutto e poco fumo, più humus e muschio. Bocca piccola e sottile, affilata, dissetante, ancora contratta ma netta e calibrata, di buona presa, per nulla scorrevole. Un Brunello al cesello, una miniatura.

Brunello di Montalcino Altero 2013 Poggio Antico
Quiete, compostezza ed eleganza. Non concede soddisfazione ai fanatici di sondaggi, carotaggi, penetrazioni etc. Bocca di converso piena, succosa, energica, di presa e persistenza. Poco altro da dire, molto altro da dare.

Brunello di Montalcino Riserva 2012 Poggio di Sotto
Naso di essenze e distillati, pulito ed elegante, con prevalenza di frutto rosso e tabacco dolce. Sorso di grande piacere, dinamico, energico e slanciato, perentorio nella presa e nella progressione, succoso, cadenzato da tannini ancora grossi ma saporiti e dissetanti.

Brunello di Montalcino 2013 Salvioni
C’è di tutto, fate voi, io dico marasca, humus e china ma il resto è di ampiezza e chiarezza sconcertanti. Pieno com’è al naso, quasi non te lo aspetteresti così equilibrato e mobile quando lo bevi, presente, ruvido e sostanzioso. Un Brunello di prestanza più che di presenza. Ma chi se ne frega, molto meglio i muscoli delle sopracciglia ad ala di gabbiano.

Brunello di Montalcino Riserva Phenomena 2012 Sesti
L’ideale Brunello didattico per un seminario sulla percezione aptica. Non che il ventaglio aromatico sia meno che caleidoscopico, ma quel che più si staglia contro il cielo di questo vino astronomico è proprio il tocco: quanto risolutamente prende, quanto energicamente attacca e poi si risolve in diffusa, capillare gentilezza. Magnifico in progressione, profondo e pieno nelle sensazioni finali, asciutto e dissetante nella cadenza, pieno di frutta ed erbe amare in essenza.

Brunello di Montalcino Riserva 2011 Tenuta Le Potazzine
Il vino migliore nasce all’ombra delle fanciulle in fiore. Anni fa i Fratelli Grimm mi ingaggiarono per la loro favolosa Guida dei Vini e dalle Prata arrivò un campione di botte che strappò consensi unanimi e calorosi al panel composto da Gianni Testafina MW, la Sig.ra Volpe, Enrico Di Ferro, Hänsel, Gretel e altri meno noti, tra questi il sottoscritto. Persino il sottoscritto capì che in quella fiala era contenuto un vino favoloso. Ora quel vino non è più in botte, è in bottiglia e se possibile ancora più buono; o forse, trattandosi di favola, è solo suggestione ma se anche fosse chi se ne frega: è stato il vino più buono del Benvenuto Brunello 2018. Obiettate pure, tanto anche Andersen e La Fontaine oltre ai Grimm sono d’accordo con me.

Brunello di Montalcino Riserva Vigna Soccorso 2012 Tiezzi
Che cosa significa un classico? Significa che, quando hai pescato ampiamente nei tempi moderni del downtempo e la passione per la musica elettronica è soddisfatta, quando a forza di kicks and drums anche una sola battuta in più farebbe indigestione, fa molto bene ritornare alle certezze analogiche delle aural sculptures, le pietre miliari degli anni gloriosi. Metti sul piatto, che so, The Dark Side of The Moon, Nursery Cryme, la corte del Re Cremisi, Somethin’ Else e non è mai la stessa cosa. Pensi di conoscerli a memoria ma ciascun ascolto fa storia a sé, atmosfera a sé, vortice sempre nuovo di memorie e libere associazioni. La noce di cola e le rose passe, la cifra e la classe, le radici e i garofani e le note più basse sul pentagramma li racconto al prossimo ascolto.

Rosso di Montalcino 2015 Armilla (uscita ritardata)
Giacché può corrispondere all’idea cara a molti di vino femminile e in questa eccelle, mi viene d’idealizzarlo in voci classiche di grazioso e agrumato, vivo e dolce, rosso e muliebre: ecco perciò il Citrodròmaton, il Lamproglìcero, l’Eritrògino. Se ne fa assai poco. Quindi, se lo incrociate, siate ratti (come Zeus tauromorfo, non come un muride). Armilla sunt parvi pretii, nisi vero consilium est in vinea.

Rosso di Montalcino 2016 San Polino
Variegato, quieto e pieno, più sostanza e meno esuberanza. Terra e frutto scuro al naso, bocca di bella tensione e definizione del frutto, fresca, energica e profonda, percorsa da tannini vivi e pressanti.

Rosso di Montalcino 2015 Sanlorenzo (uscita ritardata)
Buono il Brunello, buonissimo, profondissimo, sostanzioso e slanciato, ambito e rivendicato ex aequo dal terrestre e dal celeste. Ma il Rosso al momento fa più immediatezza e più gola: pieno, caldo, tornito e sostanzioso eppure mobilissimo e vivacissimo, innervato di sale e freschezza. Avendo esaurito il bonus dei superlativi, vi auguro una buona serata.

Rosso di Montalcino 2016 Uccelliera
Niente da fare, il Rosso è più divertente. Sul Brunello ci si impegna, col Rosso si va giù libando ne’ lieti calici. Fragole infinite, ciliegie, una tensione gioiosa da belcanto e tempo di valzer, violette e alfredi, gigli (beniamini) e lauri (-volpi). Infiorato di bellezza, inebriato a voluttà. Vino di tutta saggezza, giacché tutto è follia nel mondo / ciò che non è piacer. Alla faccia di Mozart e del Marzemino, evviva Verdi e il Rosso di Montalcino (con tante scuse a Roncole di Busseto).

GIOCO A SQUADRE.
Capanna. Il miglior gioco di squadra o quasi (si veda due posti più sotto). In più, particolare non indifferente, il miglior Moscadello e addiritura in due versioni.

Collemattoni. Classificarlo tra le rivelazioni sarebbe oramai una mancanza di riguardo. Tre vini, tre centri, nulla più da invidiare ai campioni della massima serie.

Lisini. Se per molte delle aziende citate la scelta tra due vini è stata difficile, qui la scelta sarebbe stata fin troppo draconiana. A quest’anteprima 2018 Lisini comanda con distacco la classifica a squadre, all’insegna dell’understatement più che dell’estro ma, ancora una volta, chi se ne frega: voglio credere che non si sia venuti a una sfilata di pret-à-porter ma a una rassegna di classici senza tempo e senza rischio di finire fuori moda, tanto delle mode, e questa è l’ultima, chi se ne frega.

SORPRESE
Brunello di Montalcino 2013 Castello Tricerchi: oh che bel castello! Dall’oaky-smokey di qualche anno fa è uscito fuori un vino compiuto, marcondiro ndiro ndello. Brunello di Montalcino 2013 Il Pino – Fattoria del Pino: slanciato, serio e dinamico, presa leggera ma presente e durevole, una bella linea melodica con tante belle fioriture. Brunello di Montalcino 2013 La Lecciaia: lineare, semplice, sapido, agile, fruttato e gustoso. Tra i ritratti più fedeli dell’annata. Brunello di Montalcino 2013 Piombaia: persone e vini che da anni trovo coinvolgenti per dignità e simpatia. E la colpa sarà stata anche mia, mi ci è voluto un po’: ora i vini li trovo anche buoni.

CHI MANCA
Mea culpa. Non ho fatto in tempo. Quindi: prossimamente, programmi per sette sere: Baricci, Colleoni, Costanti, Pian dell’Orino, Salicutti, Stella di Campalto, Vigna del Fiore di Fattoria dei Barbi.

 

  1.  (1) Macchina di degustazione e valutazione generale del vino Versione Firenze 1
  2.  (2) Bollettino chemestesico generale di notifica degli esiti di degustazione del vino.

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

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