Irpinia | La lucida follia dei vini di Joaquin

di Andrea Gori

L’Irpinia è una terra troppo complessa e così densa di sfaccettature che ad ogni visita ti pare di conoscerla sempre meno, e a volte resti quasi sconcertato a pensare quanto potenziale inesplorato ci sia in queste valli aspre e secche in zona Tufo, più dolci e boscose in zona Fiano e infine ammalianti e ventose a Taurasi. Contrada che vai, incantesimi che ti pare di trovare, ma scritti in una lingua spesso inafferrabile. Onore al merito quindi a chi sogna di farla parlare e di renderla più vicina ogni giorno. Per esempio Joaquin Wines, Raffaele Pagano e i suoi esperimenti.

In genere queste cantine mi fanno solo arrabbiare: glamour, fronzoli, grandi spazi, mezzi infiniti, alone di nobiltà quasi innaturali in un’area come questa. Entri in cantina e c’è un enorme zona vuota con due tini da una parte. Potresti anche pensare ad uno scherzo, poi ti è chiaro che lo spazio serve per far lavorare le idee e lasciare che il vino si esprima e racconti. I vini di Joaquin (l’unico nome che si scrive e pronuncia identico in Francia e Spagna, le due influenze più grandi in zona, dopo quella greca arcaica) sono tutti unici, tirati in quantità irrisorie e tutti da capire, ché aprirli, da soli, non basta a comprenderli. Però ti piacerebbe, e questo è fondamentale in ogni ricerca. Per ogni vino un enologo o un tecnico diverso, e un concetto da stressare e sviscerare. Come una serie di “what if” ecco che ti presentano un Aglianico DOCG ma vinificato in bianco con il solo mosto fiore, poi lo stesso vino in rosso ma senza il suo “cuore”, poi un Fiano cui si cerca di estrarre ogni goccia di freschezza, poi, ancora, un vino fatto con le uve di Capri, preziose, rare e ricchissime di sole e aromi. Un Greco da Montefusco appena sporcato da una falanghina del beneventano, e infine anche un grande rosso, 2009 ma in uscita nel 2019, un Taurasi DOCG Riserva sui generis. O è forse l’unico vero Taurasi?

Ti viene in mente spesso Gaja e i suoi “esperimenti” peccaminosi in Piemonte, le sue contaminazioni di Barbaresco con Barbera e lo sprezzo dei disciplinari per poi poterli riaffermare in altra forma e soprattutto per rendere a queste valli una dignità spesso calpestata in nome del business.

Joaquin Jqn 203 Fiano Campania 2007. Criomacerazione, più 4 mesi di acacia, leggero legno, floreale giallo, prugna bianca, melassa e rhum, paglia, fiori di campo, agrumato, solare e luminoso già dal colore, bocca opulenta, mela, menta quasi, e nonostante il grande estratto, soave senza strafare. Bel vino.

I Viaggi 2006 Aglianico in bianco “uno champagne senza bolle”, l’acacia si sente eccome, ma c’è tappeto di rosa, tropicale, succo di mela, zenzero, yogurt al grano, bocca sapidissima, ritorni di chiodo di garofano, resina, interminabile. Parrebbe un peccato sacrificare così un Taurasi ma le sensazioni che dà meritano di essere provate.

Jqn 104 2006 Aglianico 100% senza la parte vinificata in bianco. Rimane il sangue, humus, la terra, il cardamomo, bocca asprigna e viva, acidissimo, alcol e accenni balsamici, alloro e menta.

Riassemblaggio Aglianico bianco + rosso a posteriori. Ginepro e mediterraneo, gesso, rosa e agrume, lampone. Bocca vispa e generosa anche se ovviamente domina l’acidità.

110 Oyster 2008 Greco 95% e 5% falanghina, bâtonnage quotidiano per 4 mesi, spuma al cedro, tabacco dolce, ricchissimo, spezia, gelso, tiglio, paprika, ginger. Bocca asprigna (con un asprinio sul genere aversano) finale lunghissimo di agrumi e quasi sandalo, musk, con pesca e sale.

Jq Monde Champagne sa (una distribuzione extra territorio, Joaquin è membro del CIVC) pinot nero 70% chardonnay 20% pinot meunier 10%. Stuzzicante di legno e fragola, pepe bianco aromatico e albicocca, susina e pesca, nocciola e toast, bocca delicata e interessante, bel corpo, finale con agrumi e fragola.

Extreme Presidente 2009 (anteprima, uscirà nel 2019). Mora, fragola, ribes, appena animale, sanguigno, bocca chiusissima decisa e prorompente , roccioso e minerale, estrazione leggera e delicata.

Vini costosi, cerebrali ma affascinanti. Da bere con gli occhi chiusi e la mente libera da pregiudizi. Vini che rappresentano l’inizio di un percorso che parla di riscoperta dei cru, di confronti e analisi del territorio e che sono già approdati, con l’annata 2009 ancora in vasca, ad un Fiano DOCG 2009, Vino della Stella, a risultati importanti nell’alveo delle denominazioni, ideale punto di arrivo per questi vini una volta che le sperimentazioni abbiano dimostrato che in Irpinia i vini più grandi devono ancora essere imbottigliati.

(la foto di Raffaele Pagano è di Tom Hyland)

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

2 Commenti

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Gutturnio

circa 14 anni fa - Link

Frutto proibito più saporito! Prosit

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Angelo Di Costanzo

circa 14 anni fa - Link

Grande personaggio Raffaele Pagano. Molto attivo... Queste alcune mie su due progetti molto interessanti che sta portando avanti a Capri: http://larcante.wordpress.com/2010/08/05/la-torbida-estate-e-6-buoni-vini-da-non-perdere-ma-se-ve-li-perdete-non-succede-mica-qualcosa/ e ad Avellino: http://larcante.wordpress.com/2010/04/23/montefalcione-vino-della-stella-2009-joaquin/

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