Il vino degli altri | Comprare bottiglie “usate” e un memorabile Flaccianello 1986

di Francesca Ciancio

Sono sempre, irrimediabilmente, attratta dai mercatini dell’usato. E’ come tuffarsi in mille biografie. Se ne  inventano di storie girando tra gli scaffali. La mia ultima visita l’ho fatta a Cose d’altre case. Che nome per un negozio! Posso capire la noia della solita lampada sul comodino, ma perché liberarsi di un vino e di una vecchia annata per giunta? Non ti viene la curiosità di aprirlo e vedere che sapore ha? Di pensare se l’azienda che lo ha prodotto esiste ancora? Di conservarti almeno l’etichetta? Paranoie da appassionata, forse.

Erano tutti lì, non più di una trentina, bianchi mischiati a rossi, qualche francese  e pure dei superalcolici. Prezzi super-invitanti e annate con diverse decadi alle spalle. Come messaggi in una bottiglia, alcuni di quei liquidi andavano “letti”. Semmai goduti, avendo la fortuna di trovarli in buone condizioni.

Questo Flaccianello della  Pieve 1986 lo ricorderò per molto tempo. Anche perchè mi sono serviti  solo 6 euro per portarlo a casa. Sangiovese di Panzano, allora  un vino da tavola, oggi Igt. Spesso grande vino. L’apertura non lasciava ben sperare: il tappo era marcio e un pezzettino ho dovuto buttarlo giù. Lo verso nel calice  e inizia il racconto della felicità. Occhio: granato cupo, appena un po’ torbido, unghia di un colore brillante, per niente stanco. Naso: bellissimo, è sangiovese, impossibile sbagliarsi. Terra bagnata, funghi, liquirizia e tabacco. Prima la parte più austera, ammorbidita subito dopo da note più dolci. Basta aspettare un po’ e viene fuori anche la frutta. Bocca: entrata aristocratica, acidità dominante. La trama tannica è  rimasta suadente.  Forse un’altra visione del sangiovese, non tanto comune oggi. L’antitesi del vino bombolone.

Stando alle Pagine Gialle, l’azienda agricola Drugolo dovrebbe essere ancora lì, a Lonato, in provincia di Brescia. Questo Chiaretto Riviera del Garda 1968 ha 42 anni. Chissà quanto costava all’epoca. Io ho sborsato 6 euro. L’uvaggio di oggi comprende di solito vitigni come Groppello,  Barbera, Marzemino. Occhio: granato assai mattonato ma ancora brillante e vivo, ricorda la lucentezza di certi brandy. Naso: fascino indiscutibile, ancora in grado di scalpitare, un profumo fanè, sapore antico, sottobosco, foglie di tè. Un vino sottile e netto, indubbiamente non complesso. Bocca: dei tre aspetti, questo è quello meno convincente. In piedi sono rimaste l’acidità e poco altro. Il tannino ha abbandonato questi lidi. Il finale, amaro.  Comunque un vino “miracoloso”, o meglio miracolato, viste le condizioni del tappo, acchiappato per il rotto della cuffia.

Su internet, del signor Giuseppe Cossu e della sua Vernaccia di Oristano non c’è traccia. Questa bottiglia del 1977 l’ho portata via con 4 euro. Tappo intatto. Occhio: color oro rosso antico, limpido e invitante, pochi cenni di ossidazione. Naso: in questa parte della Sardegna vitivinicola i produttori sanno cos’è il flor. Le loro bottiglie ricordano un po’ lo sherry andaluso o il vin jeaune del Jura.  Albicocca e arancia candite subito, poi note  tostate di nocciola e amaretto. Sul finale anche un bel mirto. Bocca: è  una Vernaccia in versione secca. L’alcol che domina penalizza la beva, rendendola monocorde e poco complessa rispetto alle premesse olfattive. Un po’ troppo asciutto e dal  finale amarognolo.

10 Commenti

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kenray

circa 14 anni fa - Link

una cosa è certa. le bottiglie di vino che compro, e son tante, hanno una vita media di mesi 2 a casa mia. anche vini pregiatissimi, quasi da collezione. detto questo, non compreri mai al mercatino delle pulci una bottiglia di vino. non mi fido. chissà chi le ha manipolate. magari mettendoci del polonio o della stricnina. magari qualche topo ha lasciato tracce di urina sul tappo facendoti cosi prendere la leptospirosi. magari è vino al metanolo adulterato ai tempi di imbottigliamento che bevendolo ti rende cieco se ti va bene. oppure è vino scadente che con il tempo è diventato aceto o marsala. no no mai francesca, ti è andata bene credimi

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nicola a.

circa 14 anni fa - Link

:-), vista la lista aggiungiamo anche qualche giochetto erotico.

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Davide Bonucci

circa 14 anni fa - Link

Esagerato, addirittura il metanolo! Comunque, mi sarei limitato a prendere il Flaccianello, per 6 euro vale la pensa sempre.

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TERROIR

circa 14 anni fa - Link

mah...resto dubbioso...ste bottiglie in condizioni simili ancora così "propositive"...tira via il flaccianello che dopo 24 anni sia ancora in forma ma un chiaretto del garda del 68 non era neanche da prendere in considerazione...

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francesca ciancio

circa 14 anni fa - Link

Però scusate.....ma perchè dovrei raccontarvi delle balle? Per scrivere un post? L'avrei scritto comunque, in quel caso, parlandone male. Certo, la mie osservazioni sono soggettive, ma sappiamo tutti che non parliamo di una scienza esatta o no?

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Vai avanti così, che non fai male a cercare vini vecchi. Puoi godere di profumi e sapori incredibili, di emozioni fortissime. Certo ti capitera' anche qualche ciofeca, forse te ne capiteranno pure tante, ma basta una bottiglia ogni tanto a livello eccelso e ti ripaghera' di tutte le (altre) delusioni. Ricordo che ebbi dei dubbi davanti ad un Barbera d'Alba del 1926, bevuto piu' di cinquant'anni dopo, per via del colore ormai piu' rosa che rosso, per via del tappo che era fradicio e si sbriciolo', ma lo filtrai pazientemente in un colapasta con lo scottex, prima dentro una bacinella e poi da questa in una caraffa. Profumava tutta la casa. Mai vista una potenza aromatica del genere. Ti ricordo anche un Nipozzano 1871 assaggiato da Luigi Caputo, Giacinto Furlan, Pino Khail ed altri per essere esposto (e venduto) all'enoteca italiana in Manhattan Square nel 1980, a condizione che fosse bevibile e piacevole e venissero fornite 12 bottiglie. Come infatti fu. Ci sono ancora dei Tokaji di 300 anni, ci sono dei Massandra (Crimea) di 100 anni, c'e' in vendita ancora un bianco libanese di Chateau Musar di cinquant'anni fa. Non sempre si e' fortunati, ma quando capita e' festa. E posso dire che non e' detto che i vini bianchi o rosati siano meno longevi dei rossi. Certo che in gran maggioranza i rossi di alta qualita' sono davvero piu' longevi, mentre fra i bianchi ed i rosati la cosa e' molto rara, ma non e' piu' un'eccezione. Per fortuna abbiamo anche Giorgio Grai che puo' garantire a tutti che anche certi vini bianchi e rosati a volte raggiungono dei limiti inaspettati, sorprendenti. Specialmente alcuni dei suoi, quelli fatti apposta per maturare, secondo il gusto tedesco che non ama i bianchi troppo giovani. Puo' darsi che il Chiaretto che hai stappato fosse un'eccellenza (ma e' un rosso; chiaro, chiarissimo, pero' comunque rosso). Anch'io sui due piedi ho avuto dei dubbi a leggere che e' del '68, pero' nel vino non si sa mai. Sono crollate tante certezze che non si puo' dire se uno le spara grosse oppure dice la verita'. Bisogna cercare, bisogna trovare, bisogna degustare. Secondo me e' giusto incoraggiare a gustare anche dei vini vecchi. Si compra un cartone, si bevono 11 bottiglie (o 5 a seconda del cartone) e una la si lascia in un angolo per i figli e nipoti. Dimenticarsene. Ci penseranno loro a trovarla e a fare le scoperte che stai facendo tu. Ti ringrazio di aver sollevato il tema.

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francesca ciancio

circa 14 anni fa - Link

ciao mario seguirò i tuoi consigli come dicevo nel post, il chiaretto era il meno convincente dei tre. inoltre il giorno dopo è stato buttato perchè non più buono da bere la vernaccia invece è andata avanti per 3gg in splendida forma, certo era avvantaggiata dall'ossidazione naturale

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Davide Bonucci

circa 14 anni fa - Link

Bella questa idea di bere 11 bottiglie e lasciare la 12 ai posteri. Io spalmerei meglio il concetto. Una bottiglia da aprire ogni 5 anni, finire le 12 bt nel giro di 40-50 anni. Vorrà dire che l'ultima me la berrò per il matrimonio dei nipoti (o giù di lì)...

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Mario Crosta

circa 14 anni fa - Link

Caro davide Bonucci, ho fatto come suggerisci tu per esempio con il Sassicaia del 1978, ma nel cartone ce n'erano soltanto 6. Mio figlio, quindi, purtroppo non ne potra' bere. Lo stesso con l'Anghelu Ruju Vintage di quell'anno (ma veniva venduto in confezioni singole), il Tanca Farra' di quell'anno, lo Sforzato Triacca del 1976, il Sassella Paradiso 1971 ed altre bottiglie. Percio' ho cambiato sistema e gli ho gia' messo da parte quella del 1997 sia del Solaia che del Sassicaia, che tra l'altro e' anche l'anno in cui lui e' nato, come anche il Camp Gros di quell'anno, il Teobaldo Cappellano e il Luigi Arnulfo di quell'anno, il Cabutto del 1998 e tanti altri non soltanto italiani e non soltanto rossi. Meglio metterne sempre una subito in pancia ed una subito nel nascondiglio e poi con tutte le altre distribuitevele pure come credete: tanto lo so che ci siamo capiti e vi auguro percio' di trovare una bottiglia veramente da sogno, certissimo che vi capitera'.

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andrea

circa 12 anni fa - Link

una bottiglia di vernacci di oristano del 1976 quanto può valere. andrea

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