Grati e la Rùfina sospesa nel tempo. Due assaggi di imbottigliamenti tardivi, dopo 12 anni di botte

di Andrea Gori

La Rùfina è uno di quei misteri quasi insondabili del vino Toscano. Da sempre cantina di Firenze, in quanto zona fresca e alta a ridosso della città; sede di grandi imbottigliatori e di grandi famiglie come Castello di Nipozzano di Frescobaldi, e piccoli grandi tesori che quasi tutti conosciamo come Selvapiana, Frascole, Travignoli. Poi, in generale, quando si parla di Grati e Villa di Vetrice, ci vengono in mente tante bottiglie in GDO a prezzi convenienti, e qualità a dir poco controversa.

Eppure anche qui, complice il tempo e le cantine storiche ultracentenarie (sono almeno cinque le generazioni di Grati che fanno vino nella villa del 1300), si scoprono meraviglie. L’idea, o l’usanza, è quella di conservare da parte vecchie e grandi annate, senza particolari logiche commerciali dietro. Rùfina e IGT Sangiovese, Canaiolo e Colorino, con oltre i 2-3 anni in botti di legno, stanno in una sorta di limbo indefinito, nelle grandi vasche di cemento, per poi essere imbottigliate alla bisogna o su richiesta di particolari mercati o committenti.

A noi sono toccate due bottiglie incredibili. Un 1995 IGT Grato dei Grati (che appunto esce con una dizione “Grandi Annate” in etichetta) e una Riserva Rùfina del 1997.

Il Grato dei Grati 1995 ha colore scuro, sveglio, vispo ed incredibilmente giovane, e ha profumi di mallo di noce, cuoio e alloro, sandalo e pepe, cupo ma non oscuro con bocca carnosa, succulenta, che sa di carne e liquirizia e mirtillo, con un finale giovanile sospeso nel tempo. 90.

Il Villa di Vetrice Chianti Rùfina Riserva viene dall’ex “annata del secolo” 1997 e sa di viola e pepe, lavanda e mirto, vetiver, sottofondo balsamico quasi mentolato, e si rivela in bocca sapido e croccante, un vino che rispecchia l’intimità della Rùfina nel midollo ma con una polpa inusitata (88). Se poi pensiamo ad altri 1997 assaggiati in zone ben più rinomate il confronto è impietoso.

L’assaggio ci lascia stupiti ma felici e scrive, o riscrive, un passaggio molto interessante per il Sangiovese in evoluzione, per la capacità di mantenere succo, polpa e frutto molto più a lungo e in maniera molto diversa dal “classico” stile montalcinese. Aspettiamo curiosi i prossimi imbottigliamenti tardivi, e qualche suggerimento.

[Crediti | Immagine: ChiantiRufina.com]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

8 Commenti

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Roberto Gatti

circa 12 anni fa - Link

Ciao Andrea, se ti capita assaggia il loro Vinsanto del 1990 o giu' di li', un capolavoro

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OsteRobi

circa 12 anni fa - Link

Caro Andrea, e del Selvapiana , ne vogliamo parlare??

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zakk

circa 12 anni fa - Link

e di cerreto libri?

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Leonardo

circa 12 anni fa - Link

Conosco la zona come le mie tasche, ci sono nato e ci vivo. I vini in questione li ho assaggiati, ripetendo gli assaggi a distanza di ore e poi di qualche giorno. In sintesi: niente di che, bottiglie sostanzialmente corrette, con alcune pecche riconducibili probabilmente alla gestione della vigna e una tenuta nel tempo della bottiglia aperta piuttosto scarsa. Visto che sono state citate Selvapiana e Cerreto Libri, diciamo che "ci corre quanto il giorno e la notte". Un 90 al Grato dei Grati si traduce praticamente in un punteggio di 110 al Bucerchiale o di un bel 100 tondo per il Chianti Rufina di Cerreto Libri. Secondo me.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

non volevamo fare una panoramica della Rufina nè fare tante correlazioni tra aziende ma solo sottolineare una scelta che pochissime aziende fanno ovvero di far uscire nel tempo a distanza di tanti anni delle annate particolari. La 1995 era davvero una grandissima bottiglia e sorprendente così come la Riserva 1997, non capisco questa voglia di assolutizzare e confrontare tutto. Selvapiana fa vini eccezionali e spesso anche Cerreto Libri e sono stati recensiti e lodati spesso, ma la Rùfina non può ridursi ai soliti 3-4 nomi secondo me

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Leonardo

circa 12 anni fa - Link

Sulla bottiglia in questione la pensiamo diversamente, evidentemente. Sul fatto che sia giusto presentare anche altre aziende rispetto alle solite tre o quattro sono pienamente d'accordo. Il territorio della Rufina ha diversi problemi, a partire dalla scarsa coesione a livello di Consorzio e alla scarsa riconoscibilità dei vini al di fuori della Toscana (e, mi si conceda, una insensata pervicacia a volersi continuare a chiamare "Chianti"). A ciò sommiamo la presenza sul territorio di grandi aziende di imbottigliamento, come quella in questione, che per anni hanno indirizzato e ancora indirizzano, sia a livello agronomico che enologico, la produzione vinicola della zona verso la ricerca della quantità e non della qualità. Per questo ritengo questo produttore poco rappresentativo del territorio della Rufina. E' sicuramente un produttore storico che rappresenta quello la Toscana per lungo tempo è stata (e mentalmente tuttora continua ad essere): un territorio di venditori di vino e non di vignaioli. Altri sono i produttori che rappresentano la nuova Rufina, quella del vino di qualità e della gestione amorevole e oculata della vigna. Tutto ciò, sia chiaro, senza nessuna volontà di polemica fine a se stessa con Andrea Gori.

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Edoardo Fioravanti

circa 12 anni fa - Link

Buongiorno, la Rufina essendo territorio davvero particolare, mi ha sempre affascinato...Forse alla fine mi piace maggiormente l'idea della zona, più che i vini in sè... Qualche nome dei suoi produttori preferiti? Grazie, Edoardo

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Leonardo

circa 12 anni fa - Link

Beh Andrea Gori ne ha citati alcuni nel corpo dell'articolo: Selvapiana e Frascole. Aggiungerei Cerreto Libri, I Veroni e Il Lago (di quest'ultima si è parlato anche qui su Intravino in merito al suo Pinot Nero). Tempo fa avevo assaggiato anche buone cose di Basciano, un po' discontinua comunque, e anche di Grignano, il cui stile è abbastanza cambiato nel corso del tempo, per cui il giudizio è sospeso :-)

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