Elena Fucci e cinque anni sul vulcano. Aglianico del Vulture Titolo 2005-2009

di Andrea Gori

La storia la sapete quasi tutti. Un’azienda familiare sul punto di essere venduta, ed una figlia che – un attimo prima – con un tuffo al cuore decide che fare vino da quei 7 ettari sia lo scopo della sua vita. Poi gli studi, gli esperimenti e le prime vinificazioni testarde e disperatissime. Che piano piano fanno nascere un piccolo capolavoro quasi solitario in cima al Vulture. Siamo a Barile, ed è qui che Elena Fucci torna dopo gli studi in Toscana. Dal 2004 è effettivamente alla guida della cantina, che produce dal 2000 anche se non nella forma attuale molto particolare: un solo vino, un solo vitigno.

Bello sentire Elena raccontare il coinvolgimento della famiglia nella vendemmia e soprattutto di suo nonno Generoso (che piantò i primi vigneti nel 1971 accanto ad altri più antichi degli anni ’50, a cui si sono aggiunti gli impianti del 1998 e 2002). Il nonno oggi continua a supervisionare molte fasi della nascita del Titolo. Meno bello percepire un grande distacco da parte di Elena nei confronti del resto del Vulture che pure annovera realtà simili anche per passione ed entusiasmo. Un isolazionismo forse assurdo, almeno visto da qua: lo abbiamo osservato tante volte in altri territori, e non fa mai presagire niente di buono.

I 7 ettari di Solagna del Titolo sono i più alti sul Vulture (600 mt. slm), e giacciono ovviamente su neri suoli vulcanici. Come rocce abbiamo pozzolana e vari lapilli, che hanno funzione fondamentale nella gestione dell’acqua. Aggiungeteci il clima con forti escursioni, i venti e anche l’influenza del mare non lontanissimo, ed ecco una situazione unica in Italia e nel mondo per produrre vini dal carattere forte e deciso. Soprattutto perché qui grande importanza ha anche il vitigno Aglianico, da sempre futura promessa dell’Italia enoica, ma che ancora non ha forse raggiunto i suoi migliori sviluppi. In un recente articolo apparso su The World of Fine Wine, Taurasi e Vulture si contendono lo scettro dei migliori vini, finendo sostanzialmente alla pari pur con la meritata vittoria del Poliphemo di Luigi Tecce.

Un vitigno, l’Aglianico, che ha trovato subito nella barrique e nella grande estrazione una sua strada e un suo riscontro nel mercato, come via più semplice per la gestione dei suoi tannini, esuberanti da giovani, ma che deve lasciar presto spazio a legni più grandi e maggior cura nella raccolta e nella maturazione, prerogativa per l’estrazione di vini più armonici ed equilibrati. Un percorso che Elena pare abbia compiuto proprio in queste cinque annate 2005-2009. Raccolta delle uve sempre molto tardive (quasi a novembre) e premacerazione a freddo “naturale” per il clima molto rigido di quel periodo dell’anno sono alcuni dei punti di forza del Titolo, che lo differenziano spesso da altri prodotti.

Titolo Aglianico del Vulture 2005
Quasi tutte barrique nuove; speziatissimo e acuto, ginepro e mirtilli ancora freschi, umami e tostature abbastanza evidenti, lavanda; in bocca è preciso, elegante, con un alcol che si libera un poco nel finale insieme a note di frutta sotto spirito, cardamomo e pepe nero. Tannino a grana fine, distinto e saporito. Deo gratias bevibile, eccome, anche se un modello a cui forse non conviene ispirarsi per le prossime annate. 93
Titolo Aglianico del Vulture 2006
Intenso e penetrante, più suadente e meno affilato del 2005, ricco di more e ribes nero, tostature più marcate: caffè e cacao, cecina, bocca più monolitica e tannino vispo in un contesto vitale; di forza e carattere ancora da dispiegarsi, corpo e dinamismo. 89+
Titolo Aglianico del Vulture 2007
Annata fresca: più leggero e meno corposo, più femminile, in effetti è atipico ma in maniera positiva, fine penetrante molto scuro e nero di pepe e salsedine di mirtillo e liquirizia, vetiver, miele di eucalipto, tannino più polveroso, minerale sapido, bel finale più esile di altre annate e solo appena poco meno affascinante; un lato dolce e gentile del Vulture che non si pensava esistesse. 86
Titolo Aglianico del Vulture 2008
Barrique quasi tutte di secondo e terzo passaggio; frutta viva, accesa, aghi di pino e sandalo, cardamomo e fruttino nero, prugne e tanta materia che equilibra alcol e tannino in maniera mirabile, acidità alta e vino decisamente vispo e integrato, forse la migliore espressione finora di questo vino. 90
Titolo Aglianico del Vulture 2009
In bottiglia da aprile; lampone e ribes rosso, annata più calda – si sente eccome; grande eleganza, ampio e arioso, gardenia, viola, cipria, integro; frutta di definizione splendida, croccante e sapido, affumicato e speziato, forse appena sotto il 2008  ma indubbiamente il vino della maturità di Elena, quello da cui idealmente dovrebbe partire il suo futuro. 91+

Un percorso quasi compiuto e completo però solitario, cui manca secondo noi appunto la capacità di far gruppo e di lavorare insieme. Pensare Elena accanto a Sara Carbone, a Damaschito, a Piano del Cerro, a Rino Botte di Macarico e anche a Basilisco (adesso che è entrata in orbita di Feudi San Gregorio) sembra fantascienza, ma crediamo sia un peccato vedere una meraviglia come il Vulture non custodita come un grande patrimonio di tutti.

[Foto di Mauro Martelli]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

53 Commenti

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Davide

circa 12 anni fa - Link

Purtroppo non mi resta che confermare che "...sia un peccato vedere una meraviglia come il Vulture non custodita come un grande patrimonio di tutti"

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Sara Carbone

circa 12 anni fa - Link

Non saremo un esempio da seguire ma neanche mi sento di dire che il Vulture sia un mondo di minuscole monadi. Qualche esempio c’è, anche quassù su Intravino, di quello che abbiamo cercato di fare negli ultimi anni come territorio. Non abbiamo fatto sistema, ma il resto mi pare una esagerazione

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

Non conosco così bene purtroppo il Vulture ma quello che intendevo dire è che è un peccato uscire con questa impressione dall'incontro con uno dei personaggi più in vista del vulcano. Poi magari le relazioni ci sono e anche la collaborazione ma ogni occasione si dovrebbe sentirvi parlare "alla francese" e non all'italiana...

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Mondo Vulture

circa 12 anni fa - Link

Non conoscendo, prima di pubblicare un impressione (giusta o sbagliata che sia) non era il caso approfondire e riportare fedelmente quanto comunicato ? Sarebbe stato piu' corretto.

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Per me Stupor Mundi a gogo

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A3C

circa 12 anni fa - Link

un vino cingolato...molto alcolico,colorato, pesante, ...troppo legno, frutto, note minerali (in questo caso veramente vulcaniche)...un vino del passato. difficile da bere e da abbinare, li chiamo anche vini manganello...ti tramortiscono con efficacia.. P. S. caro GorI, ma possibile che non siamo d'accordo mai... bah. ..

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Filippo Ronco

circa 12 anni fa - Link

Bello il vino manganello :) Tra l'altro io di botti grandi nella sua cantina non ne ho viste. Solo barrique. Ciao, Fil

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

no, non credo che saremo mai daccordo!!! ;-) vini del passato lo erano fino al 2006 almeno poi l'annata strana 2007 e con il 2008-09 si leggono segnali nuovi Di certo non sono vini da bere con tranquillità prima di 5-6 anni se non 10 dalla vendemmia, stile sagrantino

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A3C

circa 12 anni fa - Link

Lo vedi che stavolta siamo d'accordo...grande Gori...

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E-wine

circa 12 anni fa - Link

Invito tutti coloro che leggono e scrivono qua a farsi un bel giro nel Vulture: Aria pulita, incantevoli colline, Acqua sorgiva, Vino Ottimo, Pane Straordinario, Latticini di primo ordine, Cucina Regionale Magnifica, Caos-code-file nessuna. Insomma un paradiso...

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A3C

circa 12 anni fa - Link

Verissimo! Se poi si gira alla larga dai soliti nomi (tanto per caapirci Titoli, Rogiti, Notai vari) e invece si fa una visita a Musto-Carmelitano...la cosa è veramente perfetta...

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Giuseppe

circa 12 anni fa - Link

SPAM! :)

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Giuseppe

circa 12 anni fa - Link

Titolo 2008 semplicemente straordinario, d'accordissimo con Andrea. Probabilmente la migliore espressione di Aglianico del Vulture, tutt'altro che un vino pachidermico. Mi associo all'appello che suggerisce di abbandonare la barrique a favore delle botti grandi.

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Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Mah, io quando sento o leggo questi accorati appelli sorrido. Sorrido per non arrabbiarmi. La barrique è il nuovo Bin Laden, secondo alcuni non andrebbe neanche nominata. Il Vulture è un grande territorio, grande qualitativamente e per estensione geografica. Vi operano molti Produttori con sensibilità diverse e su territori diversissimi. La piccola grande Elena ha le idee chiarissime su cosa vuole ottenere dal suo Aglianico del Vulture; qualcuno vorrebbe impedirglielo? Se amate così tanto il Vulture compratene le diverse espressioni e perchè no, anche quelle notarili. Poi potete provare anche il rigoroso e tradizionale Eleano ed il suo "opposto" Macarico, dove il bravo Rino Botte riesce a fare cose egregie, così come la diversa Sara Carbone. Tutti diversi, molto diversi, ma comunque il territorio si sente. Loro, ognuno con la propria sensibilità provano ad interpretarne il territorio ed a produrre vini godibili ad un pubblico più vasto possibile, in modo da non rimanere con l'anima candida ed il conto in banca vuoto e le cantine piene. . Ciao

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

Non ho un' esperienza di assaggio di Aglianico affinato in botti di legno di diffente taglia per affermare con sicurezza quello che seguirà, è un idea che mi sono fatto tramite le sansazioni scaturite dall'assaggio dei vini di Elena. Mi sembra che la Barrique sia un'ottimo moderatore del tannino presente, ma al tempo stesso - ovviamente - non ne cambia la natura. Immagino che un affinamento in botte grande non porterà mai il tannino ad affinarsi diversamente e meglio se il suo grado di maturazione non è ottimo. Chi ha abbandonato consapevolmente la Barrique per altro, ha anche ripensato il rapporto tra lavorazione in vigna e maturazione fenolica ad esempio aumentando le rese in termini di uva per pianta. (una delle molte cose) Resta il fatto che il lavoro di Elena è ben fatto, ma non mi illuderai dicendo che il miglioramento passa solo attraverso il cambio di taglia dei legni

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Che diversi legni facciano affinare in maniera diversa i polifenoli delle medesime uve credo sia l'unica certezza assolutamente granitica della scienza del vino. Le Università negli ultimi vent'anni si sono occupati praticamente solo della polimerizzazione dei polifenoli, specialmente in relazione all'utilizzo dei diversi legni.

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

Mai visto un tannino, verde e tendente al vegetale divenire maturo in legno. Le università quali? Quelle che hanno sfornato gli enologi anni 90/2000 del legno, solforosa, MCR, Tartarico, etc? Personalmente cerco di capire qualcosa tramite l'assaggio dando meno importanza ai Baroni, magari sbaglio io. Sarà la vena contadina.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Non sono di vena contadina e non sono neanche andata all'Università, quindi l'unica certezza assolutamente granitica della scienza del vino che ho è che se dentro le botti, barriques, tonneau, non ci metti il succo d'uva buona, sana e matura, il risultato è mediocre. Poi puoi fare tutti i salti mortali carpiati all'indietro, arrampicandoti sulle doghe di qualsivoglia rovere, o ricorrere a qualche vodoo specialistico, ma se la premessa è sbagliata anche il vino finale lo è.

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Ho riletto con più attenzione il tuo intervento, avevo inteso erroneamente che volessi dire che se il tannino è ben maturo, la botte grande o la botte piccola non ne cambiano le caratteristiche. Come non detto... :-)

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Accio

circa 12 anni fa - Link

Fior fiore di guide ed enologi rimangono stupiti del fatto che sembra quasi non abbia fatto barriques. Peccato che Maschito sia lontano dal Monte Vulture..liberi di bere quello che volete !

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Andrea, come al solito finisco per guardare ai punteggi, e non riesco a capirne bene il significato. Dai il punteggio di gran lunga più alto al 2005, ma dici che è meglio che le prossime annate non siano impostate alla stessa maniera. Dopo di che dici che la 2008 è la migliore espressione di sempre, ma fra queste cinque annate finisce terza per punteggio, ad un soffio dalla quarta. Infine dici che la 2009 è inferiore alla 2008, ma piglia un punto e mezzo in più. Mi spieghi come funziona? Sembra che il punteggio vada quasi letto al contrario.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

in effetti possono sembrare incasinati ma in realtà dipende dal fatto che per esempio ieri sera il 2005 era davvero buonissimo ma decisamente a fine carriera quindi in questo senso, considerando l'aglianico capace di altre prestazioni, meglio che venga vinificato in maniera diversa come già Elena ha individuato. Lo stesso per il 2008, ieri sera era davvero buono e compiuto ma forse il 2009 attualmente un pelo sotto, tra un anno potrebbe essergli superiore E' un misto di punteggi assoluti e relativi ma durante una verticale direi può capitare, a maggior ragione se la vinificazione si è evoluta nel tempo

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Credo di poter aver capito. E se invece volessi dare a questi vini dei punteggi su scala assoluta, che sono gli unici che riesco ad interpretare, che ne verrebbe fuori?

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attoadivenire

circa 12 anni fa - Link

Secondo il mio parere l'aglianico e il Vulture sono due cose ancora poco conosciute e quindi molto difficili da giudicare. Il territorio c'è (chi è stato nel Vulture sa di cosa parlo),il vitigno anche e bravi giovani competenti e attaccati al proprio territorio come Elena Fucci ci sono, quindi sarei più cauto prima di parlare di vini a manganello(che fanno male :) ) e barrique no barrique si. La stessa Elena Fucci sta cercando(o pensa di averla trovata) la sua strada,quindi come facciamo noi a stabilire quello che è maglio o che è peggio per questa"Grande" vino? Poi per quanto riguarda la questione di andare tutti insieme, è vero, è fondamentale, i francesi ce lo insegnano ma secondo me è meglio che sia cosi. Siamo Italiani non c'è niente da fare ;) . Chissà se inizialmente questa cosa di andare da soli non faccia bene e serva come stimolo.

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E-wine

circa 12 anni fa - Link

La storia dei punteggi assoluti e relativi mi pare più un argomento di geometria analitica che tema per valutazione dei vini di una verticale. Se non si riesce a dare punteggi omogenei e coerenti all'interno di una verticale svolta nella stessa serata come possono essere attendibili altre valutazioni poste dallo scrittore ? Anche altre valutazioni, impressioni e notizie riportate nell'articolo dopo qualche ricerca effettuata sul web (quindi senza sudore sulla fronte, ma per giusto approfondimento e dovere di cronaca del buon giornalista medio) non sono esatte e corrette.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

ma sì certo non ho nessuna qualifica a parlare di vino tantomeno del Vulture, quando avrete finito di definire chi può parlare del Vulture e soprattutto in quale modo ce lo fate sapere così ricominceremo a parlarne. Fino ad allora viste le reazioni meglio non occuparsene. Non sono molto abituato a ricevere intimidazioni telefoniche e via web quando recensisco i vini e racconto una serata che mi sono pagato di tasca mia.

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

@E-wine Potresti essere più preciso? Qui siamo sul web e due link di chiarimento non si negano a nessuno. Lo dico perchè le tue sembrano solo insinuazioni. P.s.: lo scrivente ha redatto questo commento davanti al balcone del suo studio. Sul Vulture, questa mattina, c'è il sole.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

lei fa "qualche ricerca sul web" e stabilisce che punteggi, valutazioni, impressioni e notizie non sono attendibili. bene, guardi ho una leggera orchite, mi fa una ricerca sul web e mi offre una sua valutazione? cordialmente

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Polimar

circa 12 anni fa - Link

Egregio Corazzol, le prescrivo una frequentazione meno assidua di Intravino Doktor Orkipedizo

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E-wine

circa 12 anni fa - Link

Robert Parker le dice niente ?

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

No dai! Sei tu? E lo dici così? Ma questo è uno scoop!! Manda una foto che la metto sul frigo.

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

no.

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filomena ruppi

circa 12 anni fa - Link

Povera Elena!Eppure ho sempre pensato che se non ci fosse bisognerebbe inventarla!!una ragazza così dinamica,intelligente che conosce l'Aglianico e il Vulture essendoci nata e cresciuta che con tenacia e caparbietà porta avanti il suo progetto in un'area dove,non certo per colpa sua,non si è abituati a fare sistema,a fare gruppo,dove non c'è volontà di crescita perchè non c'è volontà di dialogo,dove ognuno cerca di ricavarsi una fetta di mercato,dove nessuno vuole che la Basilicata sia valorizzata come territorio da associare all'Aglianico,dove ognuno pensa che il suo Aglianico è migliore di quello del concorrente.Andando avanti così non andremo certo lontano!Io farei una proposta a tutti i produttori del Vulture :proponiamo Elena Fucci a presidente del Consorzio di Tutela,c'è bisogno di idee nuove,di idee giovani di qualcuno che ci scuota da questo torpore. Sono sicura che ci saranno commenti caustici e velenosi,ma sono pronta ad accettarli.

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Alberto Tricolore

circa 12 anni fa - Link

Scusa,non ho lett bene, povera Elena perche? In ogni caso l'articolo mi sembra molto positivo e di stimolo per Elena e l'ottimo Vulture. Siamo in una fase di crescita,post barriques americane,post maroniana,post parkeriana,post enologi volanti ,siamo al Sud e grazie a Dio ,a Gesu' e alla Madonnina bella che ci siano questi vini diversi,a prezzi cosi'diversi, con differenti filosofie e conoscenze,esperienze e formazione personale dei produttori che naturalmente danno risultati anche opposti. E' vero che il Vulture ed altre zone meridionali sono meno conosciute,e a volte con forti individualismi ecc.ma secondo me e' la giusta strada,sbagliando e confrontandosi si migliora ed anche discutendone su un blog come questo. A Gori non oso immaginare chi ,come e perche'ti abbia minacciato o intimidito,solo perche' non sei vulturino non capisci un c..zo? E' la solita storia. Chi si offende e' fetente.

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filomena ruppi

circa 12 anni fa - Link

xtricolore volevo dire,ma purtroppo nei blog si viene sempre travisati,che Elena non è assolutamente la persona che prende le distanze,tutt'altro,e se non si riesce a fare gruppo e lo ripeto fino alla noia,non è certo per colpa di Elena

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Alberto Tricolore

circa 12 anni fa - Link

Ok, ora e' piu' chiaro,oggi leggendo velocemente pensavo di essermi perso qualcosa. Apprezzo il lavoro di persone come Elena Fucci,Sara Carbone, Musto Carmelitano o Michele la Luce o dei ragazzi di Eleano,come anche quello di qualcuno piu'noto,che ha fatto da traino per tutti. Alcuni di loro li ho conosciuti,o li conosco attraverso i loro vini,chi piu' chi meno lavora e gestisce a suo modo e cosi' esprime l'amore per il lavoro ed il territorio di provenienza. Non e' neanche vero che non viaggino, visto che esportano "poco?" anche in piazze come Londra o New York, o almeno ci stanno provando. Concordo che si possa e debba fare molto di piu',ma son sicuro lo sappiate. voi che li conoscete pure potrete dare un contributo nel veloce passaparola del blog. Migliorando ,migliorando penso nessuno avra'mai piu' timore di fare brutte figure nel proporre vini cosi,anche in carte importanti faranno la loro "porca" figura.

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Montosoli

circa 12 anni fa - Link

Purtroppo la denominazione non ha un portabandiera che si gira il mondo a fare conoscere Aglianico del Vulture.... Facile parlarne e discutere...ma quasi nessuno di questi produttori si prendono l'aereo con campioni al seguito e fanno degustazioni mirate... Meglio stare in cantina e buttare giu i prezzi purche di smaltire la giacenza...

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Davide

circa 12 anni fa - Link

E pensare che invece c'è gente che gira e fa conoscere il proprio vino... Nel Vulture c'è tanto da fare ma bisogna alzarsi le maniche tutti insieme...

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filomena ruppi

circa 12 anni fa - Link

ma come fai a dire cose del genere,c'è gente che da più di 30 anni promuove questo vino anche con grandi sacrifici visto che la regione di provenienza non è nè Toscana,nè Piemonte,prima din parlare documentatevi!Ricorda che le giacenze di AGLIANICO DEL VULTURE non fanno paura visto che è meglio tenerlo un pò prima di venderlo,pardon "svenderlo"

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Andrea Tibaldi

circa 12 anni fa - Link

Assaggiato Titolo 2 volte a degustazioni dell'ONAV, non mi ha esaltato. Ma nemmeno il Sassicaia 2008 mi ha detto gran che, ergo probabilmente sono io che non capisco nulla. Ma più che altro, volevo chiedere una cosa all'assaggiatore: cosa intende esattamente quando dice che il vino al naso sa di miele di eucalipto? Qual è il sentore di miele di eucalipto?

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

è un sentore balsamico come appunto l'eucalipto ma con forti note dolci, il miele d'eucalipto poi è pure ottimo contro i malanni di stagione (invernale) se il Sassicaia 2008 non ti ha detto granché o era una bottiglia sfortunata oppure davvero devi un attimo ridefinire qualche parametro degustativo, è una di quelle bottiglie che mette d'accordo anche i suoi detrattori!

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Andrea Tibaldi

circa 12 anni fa - Link

Ok, allora è meglio che dici che sa di miele, e di eucalipto (separatamente), perché il miele di eucalipto con le note balsamiche dell'eucalipto, proprio non ha nulla a che vedere (di base ha sentori caldi e caramellati). Si trova ormai anche al supermercato, non sarà molto puro ma vedrai che le note principali le riesci a percepire. Riporto una descrizione di questo miele: "L'odore è di tipo legnoso, ricorda i funghi secchi, il dado da brodo, oppure il curry, la liquirizia, l'elicriso. Anche per questo miele alcuni del termini utilizzati per descriverne l'odore non possono essere usati a livello promozionale, in quanto veramente poco invitanti per un alimento; tuttavia richiamano in maniera precisa un aspetto delle caratteristiche organolettiche del prodotto e possono essere utili a chi cerca di descrivere, ricordare e identificare un miele con olfatto e gusto. E' il caso della cosiddetta nota animalizzata dell'odore del miele di eucalipto che viene assimilata all'odore di lagna bagnata o di cane o di altri animali più o meno familiari (topo, pollo ecc.). A livello aromatico le similitudini sono meno impressionanti, in quanto la connotazione animalizzata non compare e l'aroma viene paragonato, quasi unanimemente, a quello di una caramella mou alla liquirizia." La mia non vuole essere una polemica da precisino rompipalle, ma avendo appena finito il corso dell'ONAV sto riflettendo su alcune cose: 1) chi scrive di vino non usa le schede tecniche di degustazione, né quelle dell'ONAV, né quelle dell'AIS 2) la 1) avviene perché sarebbero asettiche e non avrebbero presa sull'appassionato "comune" o non addetto ai lavori e comunque non sarebbe esaustiva (un vino può prendere 95 e non piacermi gran che, ci sono i gusti di mezzo e chi descrive un vino deve farmi anche capire se quello è il mio vino oppure no, poi il voto serve per collocarlo in una fascia qualitativa oggettiva) 3) non a caso, gli addetti ai lavori (quelli che il vino lo vendono o lo fanno, tipo gli enologi) non usano mai descrittori per il vino, infatti sembrano ignorantissimi nei confronti dei blogger e dei giornalisti che scrivono di vino. Ma ciò nonostante sanno benissimo se un vino è buono o no, se è vendibile o no. Loro ci perdono dei soldi se sbagliano. 4) veniamo a voi (giornalisti, blogger, chi il vino non lo vende e non lo fa, ma lo comunica): utilizzate (non tutti) una lista di descrittori infinita e molto complessa, che vi fa sembrare marziani nei confronti di noi poveri mortali che al massimo sentiamo 2 o 3 cose nel vino. Però fate scappar da ridere ai professionisti dell'analisi sensoriale. Perché di base: 5) è impossibile fare liste del genere pretendendo che siano oggettive. Prendiamo un panel, facciamogli descrivere il vino con 10 descrittori a testa, e vediamo cosa salta fuori (un disastro). Secondo me usate questa strategia: vi costruite un vostro vocabolario e lo utilizzate per tutti i vini. Tant'è che se andiamo a cercare delle descrizioni del Titolo di altri blogger, molto spesso non combaciano (se non a grandi linee, come famiglia di profumi). Insomma oggettività pari a zero. Siete bravi, per carità, ma (secondo me) siete poeti, prima che assaggiatori. Morale della favola: ci vuole il giusto mezzo, e il giusto mezzo secondo me passa innanzitutto dal non fare scivoloni tipo quello del miele di eucalipto. Se io dico che il vino sa di PIPPO, almeno devo avere una idea precisa riguardo alle caratteristiche organolettiche di PIPPO. Altrimenti che credibilità ho? Per dire, io il vetiver non so neanche cosa sia, figuriamoci che profumo ha. La mia ragazza è un'appassionata di giardinaggio: sapeva a malapena che il vetiver è un fiore. Di fronte a una descrizione del genere, i casi sono due: penso che sei un mito, o penso che ti stai inventando le cose. Per il Sassicaia, sarà perché era il 12esimo vino in degustazione, sarà perché avevamo il bicchiere da degustazione, pessimo per i rossi, comunque profumi proprio non pervenuti. In questi casi mi chiedo: sbaglierà tutto il mondo o sbaglierò io? E la risposta è scontata. Tanto non comprerò mai una bottiglia di Sassicaia.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

nella percezione comune delle persone il miele di eucalipto sa di "eucalipto + miele" ed è per quello che ho usato quel riconoscimento. Ho un ricordo vago degli assaggi di miele, principalmente banchi d'assaggio Thun e sporadiche prove in sagre, fiere e qualcosa da abbiamenti con formaggi e gelati. Però so che se un lettore medio (ovvero quel 99,99% che non ha fatto come te un corso di assaggiatore di miele, anche se ci sono molti sommelier che lo hanno fatto) legge miele d'eucalipto capisce cosa intendo. Il linguaggio del sommelier (oltrechè giornalista e scrittore sono soprattutto sommelier e ristoratore) deve essere a metà tra quello tecnico e quello poetico. Tu dici "siete poeti, prima che assaggiatori" ecco a me pare un complimento perchè senza le parole e la poesia è praticamente impossibile descrivere l'emozione di un vino o cercare di ricreare la sua percezione nei confronti di chi ci legge. Vero che ogni tanto esageriamo con i descrittori esotici (io mi pongo il limite di un descrittore tipo vetiver o alchechengi al massimo ogni 5 altri descrittori più di uso comune) ma anche questi servono per stimolare nel lettore una ricerca sensoriale continua che il vino, ma non solo, deve sostenere sempre per evitare la banalizzazione del vino buono / vino cattivo che per quanto si dica non è l'unica cosa che conta quando si tratta di comprare un vino piuttosto che un altro.

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Andrea Tibaldi

circa 12 anni fa - Link

> nella percezione comune delle persone il miele di eucalipto sa > di “eucalipto + miele” Ok ma diciamo che non è molto professionale. D'altronde se uno non ha mai mangiato miele di eucalipto, dirgli che sa di miele di eucalipto che informazioni può dargli? È assurdo pensare che io debba immaginare di cosa sa il miele di eucalipto (che non l'ho mai mangiato o non me lo ricordo) per associarlo alla descrizione di un vino. O ancora peggio, tu mi dici che il miele di eucalipto è balsamico, e io dopo l'assaggio ti do ragione (allora puoi convincermi davvero di qualunque cosa dall'alto della tua sapienza e della mia scarsissima autostima). Per quanto riguarda la descrizione del vino, secondo me manchiamo un po' tutti di un vocabolario comune da un lato, e dall'altro si tende a voler trovare cose nel vino che in realtà non ci sono o che senti solo tu (e allora a che serve dirlo... Io non le sentirò mai e se le sento è perché mi hai convinto - vedi miele di eucalipto). Ok la poesia, ma solo se non si esagera dicendo cosa palesemente poco oggettive per non dire inventate. Che cosa vuol dire che un vino è "croccante"? E davvero vuoi venirmi a raccontare che tu senti nel vino il "cacao madagascar" - vedi post dei sirah toscani biodinamici? In una degustazione alla cieca, riconosceresti un cacao madagascar da un etiopia o da un brasile? E anche se fosse, riesci a sentire questa differenza nel vino? Voglio divertirmi a raccogliere recensioni di assaggiatori diversi di uno stesso vino per vedere quanti descrittori saltano fuori e quanti di essi sono sovrapponibili. Secondo me ne vengono fuori delle belle... > anche questi servono per stimolare nel lettore una ricerca sensoriale > continua che il vino, ma non solo, deve sostenere sempre per evitare la > banalizzazione del vino buono / vino cattivo La descrizione di un vino mi serve per capire com'è quel vino, cosa devo attendermi da quel vino, sapere se quel tipo di vino incontra i miei gusti, così so se è il caso di comprarlo o meno. Sapere che sa di questo o di quello, se non a grandissime linee (io mi fermerei a fruttato, speziato, floreale, animale, vegetale, minerale, con un max 2 descrittori del sentore prevalente), mi interessa relativamente. Ora, se mi dici che il vino è croccante... E io non so cosa vuol dire, mi hai dato una informazione inutile. Fermo restando che nelle tue descrizioni si capisce abbastanza com'è il vino, se ignoriamo gli svarioni sulla cecina (cos'è?) e la cipria (ho annusato quelle della mia ragazza... Ne ha due completamente diverse tra loro). O forse intendi qualcos'altro per cipria? Io ho annusato i suoi trucchi :)

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Davide

circa 12 anni fa - Link

Beh l'analisi sensoriale e la degustazione sono temi molto difficili da spiegare e da affrontare. Per quanto possa essere interessante la mia esperienza da Sommelier AIS, Assaggiatore ONAV e studi in viticoltura ed enologia in corso posso solo dire che sono 3 approcci degustativi e sensoriali molto diversi. Sinteticamente da sommelier AIS si cerca di dare più poeticità alla descrizione sensoriale di un vino magari usando descrittori forse un po' troppo esagerati e in alcuni casi dando delle sensazione generiche come ad esempio il termine "speziato". Per quanto riguarda ONAV e università c'è la ricerca di sentori più tecnici (soprattutto in università) tralasciando un po' l'armonia descrittiva di un sommelier (che devo cercare anche un corretto abbinamento cibo-vino) e dando più peso a sentori tecnici ben precisi. Credo che sia in AIS che ONAV non abbiano mai parlato (almeno nella mia esperienza) di ricercare nei profumi caratteristici, per esempio, di un Sauvignon Blanc la concentrazione dei TIOLI causa di quei profumi cosiddetti di "pipì di gatto". Beh questo è un classico esercizio di Analisi Sensoriale all'Università. Nonostante anche i miei docenti universitari abbiano condotto il corso ONAV, continuo sempre a sapere poco e a ricorrere sempre più alla ricerca di sentori e sensazioni nuove leggendo anche i pareri di altri degustatori e impegnandomi a riconoscerli per ampliare sempre più il bagaglio organolettico. Saluti

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

@andrea tibaldi divertiti pure a raccogliere le note dello stesso vino di vari degustatori, saranno tutte diverse a meno che il vino non sia stato assaggiato dalla stessa bottiglia nella stessa stanza e negli stessi bicchieri Non ha senso limitare il numero di riconoscimenti o peggio citare solo le famiglie di profumi perchè i 95% dei vini ha fruttato e floreale e un buon 60% bianchi compresi hanno lo speziato. E' il modo in cui si combinano le famiglie che da l'aroma nel suo complesso e quindi possono saltar fuori combinazioni aromatiche particolari spesso non prevedibili. A me è capitato molto spesso di avere quasi tutti gli stessi riconoscimenti simili a degustatori con esperienza e sensibilità simile alla mia. In ogni caso raramente ci si limita a descrivere un vino elencando i riconoscimenti e basta ci sono sempre riferimenti all'annata, al territorio, alla vinificazione, tutti elementi che insieme ai riconoscimenti permettono di capire se quel vino può interessare oppure no. Difficile che dalle schede qui sopra qualcuno pensi che il Titolo sia un vino beverino dal profumo di fiorellini di primavera e che si possa abbinare con una frittura di pesce.

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Cercare di descrivere un vino tramite i descrittori, unicamente tramite i descrittori, è come voler cercare di descrivere un quadro raccontando i colori presenti sul dipinto. Tanto è vero che due persone distinte, di fronte allo stesso identico quadro, fanno un elenco diverso di colori utilizzati dal pittore per dipingere la stessa tela. L'insieme dei colori non fa il quadro, come anche l'insieme dei descrittori non fa il vino. Secondo me.

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Ma non si parlava di aglianico.

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Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Hai ragione. A me piace DA MORIRE il Vigna Caselle 2006 di D'Angelo.

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Come ti capisco...

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Accio

circa 12 anni fa - Link

A me no !!

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Manilo

circa 12 anni fa - Link

Lo dico son di parte e non è neanche Vulture. Ma l'aglianico di Torre del Pagus Impeto 2007 ieri sera degustato era un bambino con tanta voglia di crescere e da prendere a camionate.

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Davide

circa 12 anni fa - Link

Ricordo di aver assaggiato non molto tempo fa il "Rotondo" di Paternoster nei millesimi 2006-07-08 trovandolo molto simile al Titolo. La zona di provenienza è la medesima, qualcuno che lo ha assaggiato cosa ne pensa?

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