Clos Fornelli | La Corsica che non ti aspetti

di Jacopo Cossater

Guardate, scrivere questo post è davvero difficile. Fuori dalle finestre dell’ufficio il cielo è terso e blu chepiùblunonsipuò, c’è quella brezza fresca che anticipa l’autunno e la temperatura si aggira felicemente intorno ai venticinque gradi. Insomma, l’estate è (quasi) finita. Controindicazioni? Solo una, che le vacanze sono un ricordo ormai lontano. Prendete quindi questo post come un promemoria per l’anno prossimo. Chissà, magari passerete dalle parti di Clos Fornelli e prenderete in considerazione l’idea di fermarvi per una merenda.

E’ dal 2005 che José Vannucci, con la moglie, comincia a vinificare in proprio i vigneti di famiglia le cui uve, prima, erano destinate alla cantina cooperativa. Parliamoci chiaro, questa è la zona sicuramente meno conosciuta per il livello medio dei vini di tutta l’isola, la grande pianura dell’est. Di là ci sono Patrimonio e Cap Corse. O le aree di Calvi e di Porto-Vecchio. Da qui vengono storicamente le grandi quantità, questa è la patria del vino corso più conosciuto all’estero, quelli dei grandissimi numeri: la Resérve du Président. Cose da far venire i brividi. Ecco, Clos Fornelli è un’isola felice. Dove proprio a fianco si fanno gran rese qui si è cominciato a cercare le caratteristiche uniche del terroir, a lavorare per offrire qualità e tipicità. I vigneti, uno splendido corpo unico intorno alla cantina, sono incastonati tra il mare, a circa cinque chilometri, e le montagne. Siamo sulle colline della Valle di Gravona, non lontano da Tallone.

I vini cosiddetti base sono tre: il bianco, il rosé ed il rosso. Tutti buoni, tutti di gran beva e, soprattutto, tutti straordinariamente economici. Il bianco è un vermentino abbastanza classico di impeccabile fattura, senza il guizzo minerale tipico di altre zone (ma che soddisfazione berlo prima di cena). Il rosato, sciaccarellu in purezza, anticipa il carattere che definisce il rosso. Un vino materico, equilibrato ed elegante da nielluccio e syrah.

Poi c’è “La robe d’Ange”, il vestito d’angelo, una selezione che, una volta assaggiata, fa capire chiaramente le potenzialità (anche) di questa zona. E se forse il bianco, sempre vermentino, risulta meno scattante (che stoffa, però, per un vino di grandissima suadenza) il rosso è una bomba di mediterraneità. Lo sciaccarellu offre un gran frutto ed un bellissimo ventaglio fatto di sentori speziati che vanno dal the al pepe. Chiudendo gli occhi sembra di sentire il sapore del mare che scorre sulle rocce. In bocca è morbido, si avverte subito un certo pizzicorio alcolico cui segue una bellissima sensazione di polpa, di succo. E poi tanta mineralità, in generale una grande tensione che porta ad un finale vibrante.

Se a questo aggiungete un’ospitalità rara capite quanto l’estate sembri, oggi in ufficio, così lontana.

Clos Fornelli
Pianiccia, Tallone, Corsica
email: josee.vanucci@laposte.net

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

3 Commenti

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Giovanni Corazzol

circa 13 anni fa - Link

Avendo appena bevuto un bandol di chateaux Pradeaux e non sapendo nulla di vini corsi li accosteresti?

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Jacopo Cossater

circa 13 anni fa - Link

Un po': il rosso di Pradeaux è meno selvatico e complessivamente più elegante. Però in entrambi il carattere mediterraneo è evidente.

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Residence Corsica

circa 12 anni fa - Link

La Corsica è una terra che offre ottime qualità di vini, ho il piacere di passarci spesso le vacanze, ed ho sempre bevuto dei vini raffinati.

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