Chianti Classico 1985 | I vini che non assaggerete mai più

di Andrea Gori

Chiantigiani-1985-300x225“Stiamo assaggiando vini di un’altra epoca”. La cruda verità la racconta Martino Manetti di Montevertine a fine degustazione. Beh, in effetti è davvero un peccato veder cambiare così un terroir, visti i vini in batteria a “Chiantigiani 1985”, pranzo conviviale organizzato da Davide “Brozzi” Bonucci dell’Enoclub di Siena con vini del Chianti Classico e dintorni. Sentite che nomi: Montevertine Riserva, Il Cannaio e Il Sodaccio di Montevertine (magnum), Caparsino di Caparsa, Bellavista di Ama, Rancia riserva di Felsina, i Sodi di S.Niccolò del Castellare di Castellina, Monteraponi e Brunello di Montalcino Il Colle. Tutti millesimo 1985.
A dirla tutta le sorprese, nel bene e nel male, non sono mancate. Ad esempio, penso al monumentale Sodaccio di Montevertine e ancora mi viene la pelle d’oca. Uno di vini più buoni che io abbia mai assaggiato, forever young come cantavano gli Alphaville, ma frutto di un cru ormai estinto per esigenze aziendali (reimpianti e scelte commerciali condivisibili). Di poco inferiori, il Cannaio (fornito in esclusiva dall’Enoteca Pinchiorri, praticamente l’unica a conservarne qualche bottiglia) e la Riserva di Montevertine. Molta discussione, poi, hanno suscitato Castell’in Villa e Bellavista, buonissimi, morbidi, succosi e, in quanto tali, forse poco chiantigiani in senso classico. In ogni caso, difficile attribuire note così precise di ciliegia candita mista a tabacco, sandalo, cardamomo e sottobosco autunnale a vini di 25 anni. Tra gli altri, grande prova de I Sodi di S.Niccolò, con la malvasia nera a dare una speziatura inusuale e affascinante. Nota stonata, senza dubbio, la tenuta precaria di molte delle bottiglie assaggiate, a causa del tappo e non solo. Forse sarebbe il caso di farsi qualche domanda.

Vini che non esistono più, dicevamo. Avete capito perché? Un indizio: “Molte volte incolpiamo il produttore di aver cambiato stile, ma è l’uva che ha cambiato stile”. Chi l’ha detto? Arrivate alla fine del video e lo scoprirete. E’ il global warming, bellezza…

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

2 Commenti

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Mauro Mattei

circa 14 anni fa - Link

Sodaccio! Uno dei vini del cuore per me. L'ho assaggiato la prima volta nel 2000 proprio a casa di Martino Manetti (in magnum) e mi ha folgorato. L'ho rincontrato altre volte senza farmelo mai sfuggire. Ne conservo ancora una reliquia a casa. Elegante, profondo e sottile, territorio puro. [img]http://www.intravino.com/wp-content/upload/Foto 2.jpg[/img] (peccato il malefico photoboot rovesci le immagini)

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yquem

circa 14 anni fa - Link

Quanti ricordi: Montevertine, Castello in Villa, Felsina. E' molto difficile raccontare cosa si prova quando il sangiovese è cosi altero, orgoglioso e nobile. Una vera e propria fortuna l'aver bevuto vini " di un' altra epoca ". Non li dimenticherò mai.Basterà l'istinto, la dedizione e la passione o il clima sarà il nuovo e già dichiarato nemico?

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