Barbaresco Ressia | Il cru Canova a Neive e altre storie di Langa

di Andrea Gori

Per ridefinire il concetto di ospitalità piemontese bastano pochi dettagli. Per esempio: arrivare con un’ora di ritardo a casa di chi, domani, si sveglia alle 5 per un viaggio di lavoro; comunque alle 22 di sera di un venerdì ti apre le porte di casa apparecchiata con giardiniera, vitello tonnato, insalata russa e ovviamente fassona piemontese battuta al coltello. Ma di Fabrizio Ressia quello che più ci è piaciuto è la voglia incredibile di fare vino con ogni mezzo e idea possibile, senza mai perdere di vista la terra.

La terra è la prima cosa che ti viene mostrata in azienda qua in Langa, e a Ressia non si fa eccezione. Vigneti, impianti, giaciture, terreni, storia della Canova, la casa di proprietà dei Ressia (attivi nel vino da più di un secolo) che ha dato il nome al cru su questa collina, pochi ettari ma straordinari per il Barbaresco. Il vino ha carattere, mineralità, è scarno quanto basta e annuncia longevità assicurata. In più ci sono la mano e le idee di Fabrizio, che ci racconta ogni esperimento, ogni modifica, ogni scoperta fatta tra legno francese o austriaco, acciaio e cemento sia sui rossi di Langa che sui bianchi: notevoli i risultati sul moscato secco, e le pazze idee sul merlot. Tutto a partire dal 1997, anno in cui in azienda si decide di “fare sul serio” dedicando ogni energia al vino, alle tecniche e alla coltivazione integrata prima, e biologica poi.

La riuscita del merlot dimostra le potenzialità del terroir, perché questo non si dimostra affatto ospitale con lo straniero, e ne annichilisce ogni caratteristica varietale rendendolo quasi un’uva neutra. Meglio quando, per gioco ma anche no, il merlot entra in un blend curioso come il Resiot (“piccola Ressia”, non “recioto”!). Apoteosi finale e soprattutto futura per i Barbaresco, davvero un linguaggio antico per vini moderni. E viceversa.

La Miranda Favorita DOC 2009
Due vigneti diversi, diverse acidità, malolattica sempre svolta; floreale sambuco e tiglio, pesca bianca, bocca semplice, finale sapido.

Eiven Moscato 2009
Neive al contrario come questo bianco che nasce dolce ma viene portato in secco tramite una surmaturazione dopo aver effettuato una strinatura dei fiori come fanno sul pinot grigio, per cui si hanno grappoli più radi. Pigiadiraspato tipo rosso, 36 ore di criomacerazione, sempre a freddo poi saccaromices da rosso (baianus). Naso: acacia, leggero legno, miele e agrumi, cedro e zucchero di canna. Bocca piena e decisa, dolce quasi ma nota amarognola citrina che lo tiene abbastanza in equilibrio. Notevole ma impegnativo, 14,5% si sentono.

Riserva Eiven Oro 2007
Più dorato, naso elegante: legno, agrumi e pompelmo anche rosa, bocca ricca, citrina e candita, bel finale croccante, appena dolce e tondo, un po’ caldo ma non tradisce gli oltre 15 gradi.

Dolcetto d’Alba 2009
Frutta e freschezza, ottenute solo rimanendo a 24 °C in fermentazione. Leggero floreale, fruttato simpatico, leggera spezia, pepatino, bocca leggermente aggressiva ma vivace e riempie bene, il  fruttato rimane vispo, fresco soprattutto.

Barbera Canova 2007
Tutto acciaio però un anno di bâtonnage su fecce fini senza travasi, malolattica dopo un anno! Naso notevole, dolce, particolare, fragola e  leggero balsamico, rabarbaro, bocca rotonda, finale piccante, asprigno piacevole, quasi citrino.

Barbera Superiore 2008
Botti di Garbellotto misto rovere francese e Slavonia, di secondo anno. Legno ancora evidente ma elegante, intenso fruttato ma alcol un po’ presente, eleganza notevole e ampia, bocca decisa impronta sapida ricca, finale grande ed elegante in prospettiva.

Barbera Superiore 2007
Lavanda, timo, appena balsamico, liquirizia e ciliegia, cipria, bocca fresca leggera compressa, finale appuntito, un po’ lezioso con nota leggera verde presente, forse dovute al primo anno di uso della botte nuova.

Barbera Superiore 2006
Botti di Pauscha (austriaco), tonneau. Naso di cardamomo, alloro, bocca secca tannino vivace, citrino finale, niente male ma il 2006 sembra con le ali tarpate rispetto alle altre annate, un po’ più asciugato.

Resiot 2007
Merlot barbera nebbiolo tutto insieme, nota balsamica ampia, bocca sfaccettata, lampone ribes rosa, pepe rosa, bocca rocciosa affatto dolce, interessante ma poco più di un divertissement

Barbaresco Canova 2007
Balsamico intenso, sandalo e liquirizia, cedro e cannella, fragola e lampone, rosa, leggero ematico, bocca imponente ancora ovviamente acerba, bel finale ricco.

Barbaresco Canova 2006
Caramella inglese, resina di pino, lampone, timo, dragoncello, cumino, bocca già splendida, si allarga notevole, profonda e ricca.

Barbaresco Canova 2005
Pasta di mandorla, frutta di bosco, china, alloro, pepe, bocca splendida contrastato, lunghissimo. Se siete curiosi del 2004, ecco cosa ne pensa Franco Ziliani.

Merlot 2009
Vendemmia 2 ottobre! Mora e cassis, naso appena dolce, bocca corta, verdognolo.

Barbaresco Canova Riserva 2005 (uscita 2012)
Naso incredibile sparato e complesso, bocca carnosissima, acidissima, succulenta, frutta e spezia, sfaccettato, dimostrazione di come sarà in futuro, notevolissimo… ma sconsigliato ai non amanti del vero Piemonte.

In conclusione, un percorso ricco di sperimentazioni ma sempre in linea con una precisa idea di rispetto del terroir e del lavoro dei padri, quello di Ressia. A noi pare che la ricerca dal punto di vista tecnico sia giunta ad un punto ottimale con i tonneau di Garbellotto, l’uso accurato dell’acciaio e la tempistica delle macerazioni. Interessanti alcune sperimentazioni e la rese dei moscati secchi ma l’impressione, bellissima, è che su questo cru il terroir reclami forte il suo tributo e che chieda il nebbiolo e il grande Barbaresco, un destino che, per fortuna, i vini che nascono qui non intendono eludere.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

1 Commento

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

Splendida l'energia del Barbaresco 2007 e che "goduria" la riserva 2005. Quello che adoro dei vini di Fabrizio Ressia, è la capacità di essere immediatamente approcciabili, senza cedere niente in termini di spessore e materia; grande la qualità del tannino. Ottima la foto del Moscato, che sfondo!

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