Westvleteren Extra 8 | I miei primi 40 anni

di Alessandro Morichetti

Westvleteren ExtraQual è la birra più buona del mondo? Beh, alcuni dicono sia Westvleteren 12, ma non è di lei che voglio parlarvi. Cioé, in parte si, ma andiamo con ordine. Tutto è successo lunedì scorso. Sapete, l’Abbazia di Saint Sixtus di Westvleteren è l’unico tra i 7 monasteri trappisti a vendere le proprie birre solo in loco. Quindi, se volete una delle 3 birre del Birrificio Westvleteren (Blond, 8 e 12) dovete sciropparvi il viaggio. Roba che un appassionato se lo farebbe in ginocchio, per intendersi. E’ così che un lunedì pomeriggio – dicevamo – il nostro amico Filip va a fare scorta di Westvleteren 12 quando si accorge che qualcuno ha lasciato in un angolo una cassa di Westvleteren Extra 8 – antesignana dell’attuale 8 – di età non meglio precisata. Incuriosito, ne prende un paio di bottiglie e le porta a casa.

Nota a margine. Le birre di Westvleteren sono famose per non avere etichetta né il logo di “birra trappista”. Si differenziano per il colore del tappo e, come potete immaginare, quello a sinistra appartiene alla birra incriminata. Oggi, di tappi così, non ne escono più. Insomma, potrei stare a raccontarvi che, portata a casa e stappata la bottiglia, un odore intenso di pesche, fiori e banana ha pervaso la stanza, o che il sapore inimitabile e integro ha richiamato la maturazione in legno – poi abbandonata per il più comodo acciaio. Il problema è che questo cambio di stile ha una data precisa: 1968.

Eh si, solo consultando i testi sacri dell’esperto Jef van den Steen’s s’è scoperto che quella birra buttata lì e così incredibile aveva almeno 41 anni.  Certo che ne sanno una più del diavolo, ‘sti monaci. E a noi rimangono le briciole, tanto la magia di quella birra ce la siamo persa. In compenso possiamo consolarci con la sua schiuma. Guardate il filmato, è fantastico. Racconta la storia di un liquido che ritrova l’aria dopo oltre 4 decenni, si gonfia il petto per un attimo, sbraita a voce alta e poi getta la maschera – di botto, repentinamente (guardare per credere) – perdendo ogni asperità carbonica.
Dio mio, dio mio. E chi glielo spiega al mio vicino di casa che la vera birra non ha niente a che fare con quella che compra tutte le settimane al supermercato? E dico la verità. Ci fosse qualcosa del genere in Italia, sarei disposto a pagare profumatamente il prezzo di sorprese così entusiasmanti.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

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