Vie Vinum | Let it Sell, anche così si vende il vino. Il modello austriaco sul palco

di Andrea Gori

Tra gli highlight dell’edizione 2012 di Vie Vinum, l’imponente mostra-spettacolo del vino austriaco tenuta a Vienna nelle stanze di Sissi e Francesco Giuseppe all’HofBurg Hofburg, va segnalato lo show dell’istrionico Willi Klinger, direttore dell’Austrian Wine Marketing Board ed ex export manager di Gaja. Willi canta “Let it Sell, drinking austrian wine” al Kursalon, durante la grande festa di sabato sera. Niente walzer, paillettes e Danubio blu, ma sostanza e tante vecchie annate a disposizione, in una serata in cui decine di Master of Wine si mescolavano ai comuni mortali (ma anche potenti importatori da tutto il mondo) per discutere sul valore del vino austriaco, costantemente in ascesa e che fa fatica a star dietro alle richieste dell’export.

Gli slogan parrebbero quasi italiani: identità, territorialità, bioqualsiasicosa, autenticità e “piccolo è bello”. Solo che qui ci sono comunione di intenti e tanta voglia di collaborare, piuttosto che migliaia di enti e dicasteri che si sgambettano a vicenda. Al di là della qualità dei vini, quello austriaco è un comparto cosciente del proprio valore e delle proprie possibilità, e ancora prima dei propri limiti. Nei prossimi giorni i migliori assaggi, oltre i soliti noti.

La domanda sorge spontanea: quando vedremo Ettore Riello (presidente di Veronafiere) fare altrettanto per il vino italiano?

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

L'Austria investe molto in comunicazione, e sopratutto sostiene direttamente l'Institute of Masters of Wine, che ogni anno viene ospitato in Austria per una settimana di studio con i nuovi allievi. E' un lavoro che per ora l'Italia ha scelto di non fare. Dico per ora perche' proprio quest'anno i Grandi Marchi hanno ospitato i Masters of Wine in Italia e hanno facilitato l'ingresso al programma di alcuni candidati italiani. Mi sembra un ottima idea e un passo verso la direzione giusta.

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splash

circa 12 anni fa - Link

Essendo in modalita' pignolo, vorrei far notare che "HofBurg" si scrive "Hofburg". La "B" all'interno di una parola tedesca e' pericolosa in quanto si rischia di confondersi con la eszett. Presumo si tratti di un typo e che vi sia scappata la maiuscola. Se invece intendevate usare la eszett e' un errore, e inoltre esiste l'apposito carattere.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

scappato il refuso, thks, anzi danke, "splash"!

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Paolo Sordo

circa 12 anni fa - Link

Con questa pubblicazione viene chiesto in modo esplicito alle nostre istituzioni vinicole di porre la massima attenzione alla crescita dei nuovi competitors internazionali e agli attacchi commerciali che effettuarenno al prodotto principe dell'agroalimentare italiano. Ma sono convinto che non ci sarà seguito; troppa la frammentazione fra i numerosissimi enti.

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Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

certo in austria sono più piccoli e forse è più facile ma in Italia in effetti sembra che non ci proviamo neanche! soprattutto manda una regia nazionale e un modo di agire standard dei consorzi che invece lavorano in maniera molto diversa anche quando sarebbero simili come dimensioni e opportunità

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