Viale del tramonto – oppure: senescenza dell’assaggiatore
di Fiorenzo SartoreCosì decido di dargli 82/100. Mi piace molto perché ha quel che serve per piacere: la frutta, la consistenza, la pulizia la personalità la lunghezza e poi è riuscito a sorprendermi. Un po’ non me l’aspettavo e un po’ (ammettiamolo) nemmeno conoscevo ‘sto vitigno, mai assaggiato prima. Quindi sono decisamente contento. Penso che forse dovrei dargli un punteggio maggiore. Qualcosa in me mi dice che il punteggio dovrebbe, potrebbe essere più alto. Ma. Però. Boh.
Il giorno dopo lo risento, a bottiglia smezzata, e confermo la prima impressione. Bene, molto bene, anche se. Però. Tuttavia. Ma insomma cosa c’è che non va, cosa mi blocca? Cosa mi impedisce di applaudire sonoramente, e mi fa dire sommesso, solo, “molto bene”?
Comunque, qualche giorno dopo mando un mail al produttore – anche per dirgli: bravo. Gran bel lavoro. Hai fatto un gran vino. Però evito di dirgli il punteggio: è un bio-vinovero, e se poi s’offende? Se è uno dei tanti che scazza ogni volta che vede il suo lavoro ridotto ad un descrittore centesimale? Ce ne sono, di produttori così. Per cui evito. Pensa quindi le risate quando lui mi risponde ricordandomi che recentemente una locale commissione AIS lo ha premiato con un bel 85/100.
Ecco. Uffa. Lo sapevo.
Certo, non c’è poi gran differenza nel punteggio. Ma. Però. Allora, dove stava il bug? Qual era il limite per quel rosso peraltro concentrato, fitto, saturo di frutto e materia? Ecco, proprio lì stava il limite. Troppo godurioso. Come fossi un eno-spaccaballe qualsiasi, ho visto che stavo scollinando, stavo mostrando segni di senescenza. L’assaggiatore sul viale del tramonto è quello che comincia a mugugnare di fronte ai vini eccessivamente ludici. Quando la frutta, il colore, la concentrazione, vanno a scapito degli elementi di durezza (acidità, tannini) ecco che il vecchio rompiscatole attacca a rampognare. Lo so bene, siccome l’ho fatto pure io. E’ una specie di percorso dell’enofilo: dopo le passioni iniziali per la facilità di beva, per i trucchetti funambolici (iperconcentrazione, vaniglia da barrique) subentra una forma di consapevolezza critica, che ti consente di valutare – anzi, di apprezzare – un range di vini che inizialmente ti lasciavano indifferente. Duri, puri, un po’ cipigliosi, serissimi, senza concessioni alla piacioneria. Perché hanno appunto carattere, non sono allineati, sono fieri della loro spigolosità.
E poi succede il disastro. Finisci per farti sommergere da quei parametri valutativi, che cominciano a pesare, come una penalizzazione, sulle espressioni enoiche che possono, anche solo vagamente, farti sospettare un ammiccamento. Un trucchetto da vino-frutto, una scorciatoia per il consenso. Eh no, non ci casco, penso. E senza saperlo imbocco il viale del tramonto.
[Per la cronaca: si narrava del Calbin 2005 di Pialli. Tai Rosso, arcano vitigno vicentino. Scheda impossibile da linkare, in funesto sito in flash. In enoteca prezzo serio, sui venti euri, meritati fino all’ultimo cent].
5 Commenti
bad guy
circa 14 anni fa - LinkSono anch'io sempre più convinto che alla lunga e andando veramente al sodo si possa in estrema sintesi arrivare ad apprezzare solo la trama del tannino e l'acidità sopra ogni altra cosa nei vini rossi. Il primo, a vedere bene, è un'elemento, per quanto possa essere talvolta crudo e brusco, non è falsificabile e pertanto vero marchio indelebile del territorio d'origine: solo i terreni davvero vocati possono produrre vini con tannini vigorosi,abbondanti ma allo stesso tempo fini e soprattutto non amari, verdi o diluiti.Concordo,la qualità del tannino e l'acidità sono davvero le sostanze che noi eno-junkies siamo davvero alla ricerca, ma forse è solo la fase che precede il rincoglionimento finale...saluti
Rispondigianpaolo
circa 14 anni fa - Linkmi spiace disilluderti, ma il tannino e' un adittivo ammesso nelle vinificazioni e puo' quindi anche essere aggiunto ai vini. Sicuramente la qualita' dei tannini di grandi vini puo' essere solo data da quello naturale, ma tant'e', giusto per dare un informazione enologica.
Rispondibad guy
circa 14 anni fa - LinkUn vino rosso ha un patrimonio fenolico totale di 1800-4500mg/l.I tannini enologici ellagici e/o proantocianidinici vengono utilizzati normalmente in dosi di 10-15gr/hl ossia 100-150mg/l quindi poca cosa anche utilizzando dosi massime di 80gr/hl indicati per uve guaste.I tannini esogeni sono un falso mito che servono, secondo me essenzialmente per la stabilità del colore, possono effettivamente "indurire"un vino, ma il tannino vero, come riconosci, è insostituibile e "altra cosa".Vivaddio.Ciao
RispondiAndrea Alvise Volpin
circa 14 anni fa - Linkho curato alcuni post per un blog studentesco (di un istituto alberghiero) ma ho poi sospeso la rubrica per motivi di tempo.. vi giro una mia degustazione (apparsa su fb già a luglio) e vi consiglio di consultare vinosofia di Cipresso per info sul vitigno... grazie a te per avermi fatto conoscere quest'azienda! a presto! http://studentipietrodabano.over-blog.it/article-grenache-39490593.html
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