Viaggio nella Champagne | Laherte Freres: i chicchi d’uva che sanno di luce

di Andrea Gori

Tra le più strabilianti e convincenti realtà che si possano visitare oggi in Champagne, Laherte Freres rappresenta un unicum con le sue 72 microparcelle disposte in tutta la regione per un totale di soli 10 ettari. La cantina nasce nel 1889 a Chavot (vicino Epernay) dove si trovano la maggior parte dei vigneti ma possiede ettari anche a Vertus (Voipreux) e nella Valle della Marne (Boursault e La Breuil). Conduzione biodinamica senza fanatismi e, dove possibili, tentativi di riconversione delle zone più disastrate. E poi l’epifanico vigneto Les Clos.

Si, perchè la gita nel Clos (lo Champagne che ne nasce lo ha assaggiato Mauro Mattei qualche tempo fa) è abbacinante per la bellezza alla luce del tramonto e l’assaggio dei chicchi delle 7 varietà è un flash che illumina e focalizza secoli di storia Champenoise. Qui a Les Clos sono piantati e vivono fianco a fianco tutti e 7 i cepages ammessi nella regione: i tre grandi chardonnay, pinot nero e pinot meunier e i desaparecidos pinot grigio, pinot bianco, arbanne e petit meslier. Gli ultimi sono vitigni che pochissimi altri usano (Aubry e Drappier mi pare) per problemi di quadro acido (ma quanto è dolce il Pinot bianco?!?) ma che in questa parcella, che cresce, respira e si muove tutta insieme, pare non voler dire nulla. Le uve, per dire, vengono vendemmiate tutte insieme. Seguiamo Aurelièn nell’assaggio e ogni chicco sotto i denti è come un tassello del puzzle “Champagne” che va al suo posto.

Vorremmo rimanere fino al tramonto in queste vigne profumate e solari, ma ovviamente incalza il giro della cantina iper tradizionale (prima volta in 7 giorni che vediamo una coquard!). Qui ci ritroviamo tra centinaia di barrique accatastate e via con gli assaggi in ordine sparso con il proprietario, Aurelien che cerca di illuminarci su quanto sia ricca la palette di luci, colori e suoni della Champagne.

Assaggi da barrique:
Chardonnay 2011 fermentato in legno. Da Epernay
Affumicato leggero e poi zafferano e pesca melba, fresco ma senza esagerare, ovviamente. Limestone acidity.

Chardonnay Chavot 2011
Terreni gessosi ed esposti a sud dove l’aria è diversa. Più fiori di campo (ginestra) e in bocca una mineralità impressionante, quasi salato e iodato. Di una diversità impressionante.

Chardonnay Chavot 2011
Terreni più a sud-ovest. Screziato, dolce e acacia, quel po’ di moscato si sente appena. Bocca fresca, con spigoli ma lunga.

Pinot noir Epernay 2011
Vigneto in conversione biodinamica e si sente. C’è vitalità al naso (Ribes rosso, caramello, un poco vegetale) ma la bocca è come legata, corta.

Pinot nero 2011 Chavot – biodinamico
Naso di caramella ai frutti di bosco, sandalo e fico nero incredibilmente buono. Bocca “tridimensionale”.

Pinot nero 2011
Naso più complesso con note di resina di pino, fragola, tabacco cubano e legno di cedro. Bocca più esile e grande freschezza. Stessa parcella del precedente ma in barrique di Pommard.

Rosè de saignèe 2011 (da spumantizzare)
Fase riduttiva ma bel naso di lampone e bocca fantastica, quasi scoppiettante: avvincente.

Pinot meunier rosso da vecchie vigne 2011
Pepe nero, intenso di mirtillo per un naso stupendo. Bocca sottile, fine ed elegante, wow!

Pinot Noir in rosso da Bouzy 2011
Nel terreno molta argilla, non tanto gesso. Stupendo ricco e sfaccettato, intenso e penetrante, non lunghissimo ma un vino vero, completo.

E ora la magia degli assemblaggi (soprattutto per la prima miracolosa cuvèe) con Aurelièn che non versa il vino prima di averti mostrato il vasetto di terra modello del terreno e non smette mai di citare suoli, climi esposizione. È un fiume in piena, ma ci lasciamo trascinare volentieri:

Champagne Laherte Brut Tradition – cuvée delle annate 2007 -2008. Varie provenienze (quasi tutte le particelle!)
Grigliato appena e note di fieno e floreale fresco. Bocca fresca, soave e incalzante, di persistenza sorprendente. 85

Champagne Laherte Blanc de Blanc Tradition – cuvée delle annate 2007 -2008. Da Chavot e Epernay.
Appena saponoso agli inizi, poi glicine e pesca bianca, resina e miele. Palato gessoso e minerale, dosato pochissimo e un bel frutto di mela dolce. 86

Champagne Laherte Les Empreintes 2007
Zona di Chavot soprattutto per uno champagne deciso, roccioso e fruttato con accenni di fragola e ribes biancoe leggero fumè. Bocca compressa ma ricchissima, fresca e dinamica. 88

Champagne Laherte Les vignes d’autrefois 2007
Naso ricco, vivace e largo, più elegante e fine del classico meunier  e molto più persistente. Finale di brughiera e agrumi. 91

Champagne Laherte Les Baudieres Rosè de Saignèe Extra Brut
Note di fragola e lampone, humus e china, e un pizzico di rosa ed eucalipto. Bocca vivacissima, diretta, asprigna con finale agrumato. 88

Che dire della visita? Che al di là di tanti preconcetti (la Champagne come regione simbolo dello scempio del terroir e dello sfruttamento commerciale), è commovente vedere che lì dove la terra viene lasciata respirare e costantemente ascoltata, si creano capolavori incredibili di poesia, umiltà e calore. Forse non sono Champagne perfetti e ineccepibili come i grandissimi e freddi prodotti griffati dalle grandi maison, ma sono autentici e contadini nonchè puntuali testimoni di ogni parcella che rappresentano.

In tal senso, una vendetta del terroir contro lo sfruttamento è un grosso faro di speranza e soprattutto il modo migliore per scoprire la luce imprigionata in queste uve e la magia che questi vini destavano negli uomini cento anni fa.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

12 Commenti

avatar

lurkerologo

circa 12 anni fa - Link

Ormai questi post sullo sciampo sanno un pochetto di muffa. Son tutti bravi a fare la malvasia in francia. Lo abbiamo capito. Però se devo essere sincero da oggi questi cuginastri mi stanno ancor più sui maroni. Volendo leggere sul sito cosa fanno e chi sono vedo che non hanno pubblicato una versione con traduzione in italiano. Capisco il celodurismo transalpino. Capisco la grandeur della marsigliese ma che un paese come il nostro che importa più champagne che caffè abbia cosi poca considerazione mi intristisce (e li qualifica).

Rispondi
avatar

Marossi

circa 12 anni fa - Link

E qualifica chi compra sciampàgn ancor di più. Il giorno che André Goret si batterà per il titolo di Ambasciatore del Prosecco, a Parigi, sarò più tranquillo. Nel frattempo, continuo a sentire il rollio della tomba di Caterina de' Medici.

Rispondi
avatar

Paolo Paw

circa 12 anni fa - Link

Andrea perdonami...grigliato starebbe per? un fumè metallico e grasso che sa di ciccia?

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

grigliato è l'indegna traduzione del francese grillè ovvero più che grigliato sarebbe "tostato" nel senso del pane, uno di quei profumi riconducibili all'autolisi dei lieviti nella spumantizzazione

Rispondi
avatar

Paolo Paw

circa 12 anni fa - Link

Ah, ok ora è chiaro.

Rispondi
avatar

esp

circa 12 anni fa - Link

Pesca melba? Cioè???

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

famosa ricetta di Escoffier in onore di un soprano australiano, praticamente pesche mature, gelato alla vaniglia e purea di lamponi zuccherata

Rispondi
avatar

esp

circa 12 anni fa - Link

Grazie, so cos'è una pesca Melba...Nelly Melba, se ben ricordo (compreso il fatto che: la pesca deve essere sciroppata e i lamponi vanno profumati al kirsch. Quel che chiedevo è "quale" sia il sentore individuato, visto la complessità della pesca Melba

Rispondi
avatar

Andrea Ugolotti

circa 12 anni fa - Link

Peccato rovinare tutta questa poesia accostando numeri ai vini.

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 12 anni fa - Link

hai ragione andrea ma i numeri aiutano a capire meglio e sono universali, le parole purtroppo no! di fronte a certi vini sono quasi ridicoli, d'accordissimo...

Rispondi
avatar

apalmero

circa 12 anni fa - Link

Sono un grande fan dei Laherte e sentire Aurelien e' sempre un piacere, lo visito almeno due volte all'anno... Una delle realta champenoises piu interesanti a mio aviso. Les empreintes e complesso, profondo, sorprendente e il rose quasi da trance!

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.