Troppi 195 Euro per essere messi in guida? In Germania no…

di Andrea Gori

gaultmillauQuando i tedeschi fanno qualcosa lo fanno sempre a modino; anche quando si tratta di inserire un vino in una guida: perché non proporre un bel tariffario alle aziende vinicole? Da un mese in Germania, dove esce anche il Gambero Rosso per i vini italiani ma la guida più venduta è quella della Gault&Millau sui vini tedeschi, è scoppiato un piccolo putiferio dopo che un editore ha deciso di far partecipare le aziende ai costi della pubblicazione. Tutto normale? Scopriamolo nelle traduzioni di  due blog tedeschi tra più letti, Winzerblog e il tutto grazie all’inviata di Intravino nella terra del Riesling Renano, Dea Sinik!

Dal blog di Werner Elflein: “Quo vadis le guide per i vini?” 15.06.2009
Quo vadis il giornalismo del vino era il titolo di un post, mercoledì scorso, nel blog Weinakademie Berlin di Michael Pleitgen: dice che, apparentemente, con le pubblicazioni non si può guadagnare. La simbiosi fra annunci e contenuti originali è diventata troppo limitata. Non ci sono buoni presupposti per i collaboratori della redazione e per il degustatore delle cosiddette guide del vino che cercano di mantenere l’apparenza della cosiddetta serietà almeno per i suoi lettori, quando la casa editrice e l’editore del libro hanno già iniziato molto tempo fa ad utilizzare mezzi discutibili per fare affari.
Il fatto è che con la produzione delle guide per i vini sono associati costi considerevolmente alti. Questi devono essere ripianati con la vendita successiva,  o con abbonati Internet paganti. Se questo fatto non accade, la casa editrice avrà una perdita. Nell’attuale crisi una guida per i vini deve lottare contro altri fattori enormi: per prima cosa, mentre (o proprio perché) il vino è diventato un argomento di moda e lifestyle, solo un piccolo gruppo di consumatori considera di pagare il servizio. In secondo luogo la logistica dispendiosa causa costi aggiuntivi che non devono essere sottovalutati. Questi costi possono essere rimborsati solo con la vendita di altri annunci di pubblicità o con altre fonti d’incasso. In più, se i degustatori fossero pagati adeguatamente per le ore di lavoro, si aprirebbe un buco nero in confronto con il calcolo dell’efficienza economica.
La cosa che viticoltori non vogliono capire è il fatto che senza l’effetto della pubblicità attraverso le guide per i vini tanti di loro vivrebbero molto peggio. Il vantaggio non si limita al cliente che va a trovare l’azienda agricola con la guida in mano. Tutto ciò è difficilmente comunicabile per alcuni viticoltori e soprattutto coloro che si lamentano delle critica poco valida e delle valutazioni che lasciano a desiderare dei vini tedeschi in genere.
Le persone che attualmente dominano il settore delle guide per i vini non possono affermare che sono indipendenti e che facciano valutazioni obbiettive dei vini. Il resto dell’indipendenza  si perde con la pressione economica. Ad una critica dei vini che si preoccupa di avere la massima oggettività, subentrano strutture(pseudo-) giornalistiche che hanno le sue regole particolari e che non danno importanza alla professionalità ed alla credibilità. Tutto ciò ha avvantaggiato uno sviluppo che lascia sembrare le guide dei vini esistenti poco serie e secondarie ed alcuni viticoltori spediscono le bottiglie per degustare solo digrignando i denti.
L’idea di finanziamento che è stata creata da una guida per i vini, ma non è certo adeguata per recuperare la fiducia già persa. Tramite una lettera viene chiesto un contributo facoltativo di 195 Euro dai viticoltori per fargli partecipare ai costi. Non è una cattiva idea, ma la somma mi sembra inadeguata. I viticoltori che sono disposti a pagare questo contributo hanno dei vantaggi nel confronto della valutazione dei vini di casa. Al mio parere manca la spiegazione che il comportamento personale di pagamento non ha nessuna influenza sulla valutazione dei propri vini.

Dal Blog WinzerBlog “La guida per i vini vuole soldi” 16.06.2009
Devo dire che quello che ho saputo negli ultimi giorni da alcuni viticoltori è assurdo. Werner Elfenbein dimostra in un articolo accurato che Gault&Millau ha cambiato il suo concetto di commercializzazione. Non basta la vendita delle guide sul vino a coprire i costi, ma il produttore di vino deve partecipare. Nel frattempo è normale la pratica di spedire pacchi di libri “offerti” ai viticoltori. Si paga qualcosa alla casa d’editrice per avere una pubblicazione. E poi si obbliga a comprare 100 libri ad un prezzo speciale, per rivenderli ai clienti per un prezzo superiore. Accade più spesso che i produttori dei vini fanno il lavoro per la casa d’editrice. Non avrei pensato che la guida per eccellenza, la Gault&Millau, avesse bisogno di scendere a livelli del genere, ma questa è la realtà.
A mio parere, ed a parere di alcune aziende agricole, si devono porre alcune domande:
* La pubblicazione in un libro non è comprabile, vero? È giusto che uno paga e l’altro no? Dove finisce la trasparenza?
* La registrazione costa per tutti la stessa somma?
* Una questione importante è la seguente: cosa succede a coloro che non hanno il diritto d’usufrutto per avere un logo, per esempio?
* Hanno ricevuti tutti la stessa lettera? Anche quelli con tante etichette?
* Cosa succederebbe se nessuno pagasse?
Questo è solo l’inizio. Questa lettera dovrebbe stimolare la discussione e porre altre domande.
– Perché i viticoltori hanno paura di esprimersi contro modi di procedere del genere?
– Perché l’economia dei vini dà spazio e potenza ad una guida che si comporta in questo modo?

Finita la lunga lettura, ci chiediamo: queste domande sono valide pure in Italia, giusto?

Aggiornamento 3 Luglio

Alcune indignate reazioni da parte di alcune case tedesche molto famose e importanti che non manderanno campioni all’assaggio della guida il prossimo anno.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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